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Intervista al Prof. Marco Strano, Università Cattolica di Roma

30 Nov 12

Di FRANCESCO BOLLORINO

Professore lei si occupa di criminologia e soprattutto di cybercriminologia , dai suoi studi è possibile stabilire se esistono delle strutture personologiche peculiari dei soggetti che delinquono in rete?

Si, io mi occupo di quelle forme criminali dove c'è la mediazione del computer tra l'autore del crimine e la vittima. La domanda che mi ha posto rappresenta lo scopo delle nostre ricerche, e non posso fornire una risposta univoca perché se è vero che in alcuni casi abbiamo trovato dei soggetti con struttura personologica tendente all'introversione, per cui il mezzo informatico rende meno problematico l'impatto con quello che stanno facendo, è allo stesso modo vero che altri soggetti invece utilizzano il mezzo informatico allo stesso modo di altri mezzi per trasgredire.

Sono necessari ulteriori studi…?

Certamente, parte delle nostre ricerche vengono svolte all'interno dei luoghi di lavoro e ci stiamo rendendo conto che alcune persone che utilizzano il computer per compiere atti criminosi, probabilmente non li avrebbero mai compiuto senza l'ausilio del mezzo.
Alcuni impiegati entrano all'interno del sistema informativo ed acquisiscono delle informazioni riservate, ma non sarebbero capaci di entrare in un ufficio o aprire un cassetto. Questo lascia intendere che lo strumento in qualche modo favorisce un certo tipo di azioni anche in soggetti che con un termine non scientifico possiamo definire con scarsa propensione al crimine.

Si possono ipotizzare eventuali misure preventive?

E' possibile, parallelamente alle ricerche noi progettiamo anche degli strumenti di prevenzione che funzionano, ne abbiamo le prove, nell'ambito di tutte di tutti quei crimini che si verificano in particolari condizioni, quali una ridotta consapevolezza dei danni prodotti, una ridotta stima del rischio di essere scoperti, o addirittura per ignoranza , poiché non si conoscono le norme che vietano quel determinato comportamento. In questi casi è possibile un'opera di prevenzione “coscentizzando” i soggetti con un'attività di formazione specifica. Su tutti i crimini posti in essere da professionisti che invece deliberatamente utilizzano lo strumento per migliorare le proprie capacità criminali, è chiaro che un tipo di intervento di questo genere non è prevedibile ed appare sicuramente più efficace un intervento di tipo repressivo. 

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