Dopo circa otto anni di contenzioso amministrativo, il Consiglio di Stato ha stabilito in via definitiva che soltanto un medico è abilitato a dirigere un'Unità Operativa Complessa (UOC) di una ASL. Una sentenza che trova piena soddisfazione da parte dell'Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma: "E' una pronuncia determinante per la tutela tanto della salute del paziente nel suo complesso quanto della nostra professione. Per alcuni aspetti direi storica per la categoria medica", è il commento del presidente dei camici bianchi capitolini, Roberto Lala.
Il Consiglio di Stato, infatti, ha riformato una precedente sentenza del TAR Lazio del 2007 (la n. 10538) accogliendo pienamente le tesi dell'Ordine di Roma, formulate dall'avv. Francesco Caroleo, in opposizione a un ricorso dell'Ordine degli Psicologi del Lazio che aveva impugnato l'avviso pubblico di una ASL per il conferimento di incarico di direttore della propria UOC per le dipendenze patologiche, afferente all'Area Medica-Medicina Interna e comprendente anche il Ser.T. (Servizio Tossicodipendenze). Oggetto dell'impugnazione la scelta di riservare la partecipazione alla selezione dell'incarico ai soli medici, senza prevedere anche quella degli psicologi.
Sul lungo contenzioso ha fatto infine chiarezza la decisione del Consiglio di Stato, sottolineando che "Non si vede come avrebbe potuto essere affidato un servizio di Medicina Interna, per il solo fatto che vi era ricompreso anche un Ser.T., alla direzione di una professionalità diversa da quella appartenente all'area medica tenuto presente che l'unità operativa di medicina interna era articolata in vari ambulatori e degenze e dunque implicava la somministrazione di cure dirette ai pazienti".
A tale proposito Lala ricorda che "A tale proposito Lala ricorda che "Da anni l'Ordine di Roma difende la centralità e l'esclusività dell'atto medico dalle numerose invasioni di campo da parte di profili professionali non medici che determinano rischio di minore tutela della salute. Tali profili professionali sono una ricchezza per l'intero sistema sanitario ma ognuno li deve esercitare nell'ambito delle proprie competenze. Questa fondamentale decisione della Magistratura ammnistrativa va ben oltre il caso specifico – evidenzia il presidente dell'Ordine della Capitale – e traccia un confine ben preciso e invalicabile anche per tutte quelle altre professioni sanitarie non appartenenti all'area medica".
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