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Harold Benjamin Fantham (1877-1937), la biologia e la razza

19 Giu 14

A cura di Luigi Benevelli

Harold Benjamin Fantham(1877-1937) fu uno zoologo inglese, due volte vincitore del premio Darwin; insegnò a dal 1917 Johannesburg e poi dal 1933 alla Mc Gill University di  Montreal dove morì. In Sud Africa fu presidente dell’Associazione per il progresso delle scienze.  In  occasione del 25° Congresso annuale  dell’Associazione Sud-africana per il progresso delle scienze, di cui era presidente, egli tenne a  Salisbury una conferenza dal titolo Some thoughts on biology and race che fu pubblicata sul  «South African Journal of  Science», dicembre 1927. U. Cesarano così la recensì su l’ «Archivio italiano di scienze mediche coloniali»,1928, 360-364:

[…] Ogni civilizzazione deve fondarsi, nella sua costituzione, su principi biologici: l’etica e la sociologia sono leggi soggette al tempo e alle nuove idee, ma la civiltà non può svilupparsi se non conformandosi al fondamento biologico della famiglia, il cui sano istituto deve essere mantenuto ad ogni costo. Non si è certo compreso appieno il grande fenomeno che portò alla decadenza della Grecia e di Roma, ma è probabile che nella sua produzione debbasi invocare il fattore biologico della mescolanza delle razze, delle malattie e di altre simili cose, egualmente responsabili, in altro campo, della scomparsa di vari gruppi di rettili e della fine dell’era Mesozoica. Qui pesa ancora il dubbio che non siano intervenute disarmonie tra gli animali e l’ambiente, piuttosto che infuriare di malattie e bizzarri cambiamenti di natura. […]
In scuole speciali si spendono forti somme per bambini infermi e dementi. Se ciò è corretto eugeneticamente, debbonsi però segregare questi intoppi difettosi ed arrestarne la procreazione, andando alla ricerca della cause influenzanti e sviluppando fenomeni di selezione.
La donna bianca deve ritornare ai domestici lavori, fuggendo la pigrizia. Bisogna poi affrontare poi nel Sud-Africa il problema della elevazione e dell’incremento della razza nera ed impedirne la mescolanza con i bianchi.  Cromosomi bantù sono stati trovati nelle popolazioni bianche attraverso le età, fenomeno da evitarsi per molte eccellenti ragioni biologiche e sociali, specie nei riguardi della ereditarietà, delle abitudini e del temperamento. Vi sono in Africa molte tribù di colore, che possono raggrupparsi in Neri e bantù. Nei lunghi secoli di loro soggiorno indisturbato in Africa non ci hanno lasciato queste razze alcun ricordo materiale e morale della loro vita, dando la più chiara manifestazione  del loro livello intellettuale e della loro capacità. È quindi erroneo curarne l’educazione come si fa per i bianchi: vi si oppongono considerazioni di innate differenze che potrebbero definirsi come la loro eredità ghiandolare.
Keith è d’opinione che il color nero della cute e le fattezze generali siano regolate  dallo sviluppo di ghiandole endocrine, come le surrenali, la tiroide e la pituitaria, le cui variazioni di struttura  e di produzione di ormoni sarebbero anche causa di differenza di temperamento. Ed infatti chi è imparziale, facilmente s’accorge che l’uomo ibrido è instabile, ha minore intelligenza del bianco, ma più del negro, ed è discaro all’uno e all’altro. Il negro è inadatto alla vita di città e, quando vi è impegnato in lavori, deve essere la sua presenza controllata dalle autorità municipali. È preferibile occuparlo nei lavori terrieri. L’A. insiste perché i ragazzi siano nelle scuole avviati agli studi della biologia degli animali inferiori e delle loro relazioni con la vita umana, specie nei riguardi della trasmissione delle malattie. La vita di molti animali riesce istruttiva con lo spettacolo offerto di comunità, divisione di lavoro, disciplina, subordinazione ad uno scopo unico, abitudini di vita. Lo studio degli animali ci fa comprendere l’armonia della natura; ogni individuo che ne vuole sortire , vive artificialmente e cade ogni civilizzazione che non abbia il suo fondamento nelle leggi naturali. Spetta al biologo la ricerca delle relazioni fra gli animali inferiori e l’uomo che possono influire sullo sviluppo della razza. […]
Una branca della biologia è l’eugenetica, di cui è stato istituito un corso a Johannesburg e a Pretoria, in connessione con l’Università. Essa è utile per prevenire molte miserie e sofferenze sorreggendo materialmente e finanziariamente  quelle famiglie i cui membri si presentino meglio costituiti dal lato fisico, morale e mentale e che saranno futuri esponenti direttivi della razza. Il biologo è chiamato a studiare in ogni ragazzo le sue attitudini speciali, per svilupparle adeguatamente ed orientarle, in pari tempo provvedendo a soffocare fin dove è possibile, qualche esistente tara ereditaria, e a selezionare gli elementi migliori cui è dovuta la conservazione della specie. […]
La biologia è la base di quella scienza che ha per fine gli aspetti sociali della vita. Probabilmente col tempo vedremo che la filosofia e la religione saranno reinterpretate nella forma scientifica di ricerche biologiche, come già sta facendo qualche Pastore. La natura è ben lontana dalle meschinità delle vedute parrocchiali e politiche; essa ha degli ideali comuni con la religione e c’insegna a praticare la cooperazione per il bene della razza, la subordinazione delle inclinazioni personali all’interesse comune, lo sviluppo delle relazioni amichevoli, il rispetto mutuo delle piccole differenze esistenti fra gli individui, l’unione nelle cause comuni.

 
 

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