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Luglio 2015 – IV Cherchez la femme (et Freud)!

2 Ago 15

A cura di luca.ribolini

C’ERA UNA VOLTA FREUD ORA LO PSICOTERAPEUTA SARÀ UN COMPUTER. Dal broker al medico: Science racconta i lavori che presto saranno svolti dalle macchine 
di Silvia Bencivelli, repubblica.it, 17 luglio 2015

Guideranno le nostre automobili e i nostri aerei, ci assisteranno quando saremo malati, e forse arriveranno persino a scrivere i nostri giornali. Intanto, i computer già ci battono a scacchi e in borsa. E un futuro di convivenza stretta tra noi e loro potrebbe essere molto più vicino di quello che sembra. All’interazione prossima ventura tra uomini e intelligenze artificiali è dedicato un corposo speciale dell’ultimo numero della rivista Science, uscita ieri in tutto il mondo con l’ambizione di articolare un dibattito sempre più necessario: da una parte i progressi a cui nessuno vuole rinunciare, dall’altra i rischi su cui è arrivato il momento di confrontarci. L’intelligenza artificiale è un progetto di ricerca che (in termini moderni) ha più o meno sessant’anni. L’idea è quella di costruire macchine capaci di ragionare come esseri umani.
 
Segue qui:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/07/17/cera-una-volta-freud-ora-lo-psicoterapeuta-sara-un-computer35.html
 

VIVIAN MAIER, QUEI RULLINI MAI STAMPATI. Un rigattiere per quattrocento dollari comprò una cassa con migliaia di negativi e scoprì un personaggio di eccezionale talento. Dopo Chicago, una mostra a Nuoro ora celebra la reporter di strada più famosa del secolo

di Luciano Del Sette, ilmanifesto.info,18 luglio 2015
 
Il pri­vi­le­gio è grande. Poter cam­mi­nare pres­so­ché in soli­tu­dine nelle sale dove tra poche ore si affol­lerà il pub­blico. E con il pub­blico arri­ve­ranno le tele­ca­mere e i micro­foni dei gior­na­li­sti, i com­menti, il tin­tin­nar di bic­chieri. Tra poche ore la soli­tu­dine, il silen­zio delle sale, ver­ranno riem­piti dalla neces­sità del rito di inau­gu­ra­zione. E Vivian Maier salirà sulla ribalta del MAN, Il Museo d’Arte di Nuoro. Forse, per l’ennesima volta, la prima in Ita­lia, Vivian non lo avrebbe gra­dito. Forse non avrebbe gra­dito le sue foto appese ai muri, o almeno quelle scelte, per forza di cose, da altri. E nep­pure avrebbe gra­dito così tanta folla, tanta atten­zione, tante domande prive di rispo­sta, tanto stu­pore. Il pri­vi­le­gio è grande. Poter cam­mi­nare pres­so­ché in soli­tu­dine e pro­vare a cer­care in ogni foto un bran­dello della vita di Vivian, o meglio pro­vare a farlo. Per­ché lei, all’inaugurazione della mostra di Nuoro non ci sarà. Non c’era nep­pure a Chi­cago, a New York, a Parigi e altre capi­tali d’Europa. Per il sem­plice fatto che Vivian Maier è morta, con­ge­data dal mondo in un necro­lo­gio tanto ano­nimo quanto, guar­dando alla sua vita, ridi­colo ‘Si è spenta sere­na­mente Vivian Maier’, anno 2009. Per il sem­plice fatto, ma sem­plice solo in appa­renza, che della ‘bam­bi­naia foto­grafa’ nes­suno aveva mai sen­tito par­lare, nes­suno aveva mai visto uno scatto. Com­preso chi adesso ne scrive. Quante mostre avete visi­tato, richia­mati dalla cele­brità del foto­grafo? Ogni volta, giu­sta­mente, siete ricorsi a inter­net per docu­men­tarvi, appro­fon­dire. Oggi, digi­tando Vivian Maier su goo­gle, appa­iono bio­gra­fie, arti­coli, fil­mati. Ieri non avre­ste tro­vato una riga. Oggi, digi­tando John Maloof su goo­gle, lo tro­ve­rete sem­pre asso­ciato a Vivian. Ieri non avre­ste tro­vato una riga. La sto­ria che da qui in poi rac­con­te­remo è stru­mento indi­spen­sa­bile per capire, inter­ro­garsi, emo­zio­narsi davanti a cia­scuna delle cen­to­venti foto della mostra; una sto­ria che giu­sti­fica l’uso degli agget­tivi bel­lis­sima, magni­fica, incre­di­bile; una sto­ria che con­fe­ri­sce senso a domande del tipo ‘come avrà fatto?’ ‘dove avrà tro­vato quella fac­cia?’, ‘ma l’avrà messo in posa?’. È bene saperlo: senza cono­scere quanto finora si è riu­sciti a cono­scere della vita di Vivian Maier, diviene impos­si­bile com­pren­dere quanto ha lasciato su migliaia di nega­tivi e che in minu­scola, sep­pure signi­fi­ca­tiva parte, è in mostra al MAN. Anno­tate que­ste quat­tro parole, fon­da­men­tali nell’esistenza di una donna nata a New York il primo feb­braio del 1926 da padre di ori­gine austro — unga­rica e madre fran­cese, morta a Chi­cago il 21 aprile del 2009: com­pul­sione, ano­ni­mato, soli­tu­dine, genia­lità. Quat­tro parole, quat­tro ele­menti che, a poste­riori, hanno por­tato la cri­tica a defi­nire Vivian una delle figure di spicco del repor­tage di strada. Gli scherzi del destino non sono sol­tanto un facile modo di dire. Molti hanno visto, nell’incontro a distanza tra Maier e Maloof, un destino da anni in attesa di com­piersi, aiu­tato da forti somi­glianze caratteriali.
Prima parola da ricor­dare, com­pul­sione. Scrive lo psi­co­logo e psi­ca­na­li­sta Roberto Goi­sis in uno dei saggi che com­pon­gono il libro alle­gato al film in dvd Alla ricerca di Vivian Maier (Fel­tri­nelli Real Cinema) «Ci sono incre­di­bili sovrap­po­si­zioni e siner­gie tra loro due. John sente di dover com­piere una mis­sione… Lui stesso si defi­ni­sce così ‘Sono un po’compulsivo’… Non si capi­sce bene quale pro­fes­sione svol­gesse o chi fosse prima della ‘sco­perta’. Si defi­ni­sce un ex rigat­tiere… Pos­siamo dire tran­quil­la­mente che fosse un col­le­zio­ni­sta… Pos­siamo soste­nere che per John Maloof… il film (Maloof è autore del sog­getto, diret­tore della foto­gra­fia e regi­sta, ndr) abbia rap­pre­sen­tato un suo per­so­na­lis­simo per­corso alla ricerca di se stesso, se non della sua iden­tità, certo della sua pro­fes­sione». Chi è John Maloof? Figlio di una stirpe di rigat­tieri, nato nel 1981 a Chi­cago, decide di met­tersi a scri­vere un libro che rac­conti i quar­tieri della città.
 
Segue qui:
http://ilmanifesto.info/vivian-maier-quei-rullini-mai-stampati/

DEVAZIONI STRATEGICHE NELL’INTERPRETAZIONE DELLA FEMMINILITÀ 
di Franco Lolli, il manifesto, 19 luglio 2015

L’opinione che la perversione coincida con la presenza di comportamenti cosiddetti “aberranti” è il frutto di un pregiudizio diffuso e di un radicato malinteso culturale che ha ingiustificatamente individuato nel perverso un soggetto compulsivamente dedito a pratiche sessuali devianti e moralmente riprovevoli: non che tutto ciò sia escluso. Ma la sovrapposizione di questa psicopatologia a un genere specifico di comportamenti sessuali rappresenta solo una delle molteplici manifestazioni della perversione.
 
Segue qui:

http://www.zeroviolenza.it/item/72260-deviazioni-strategiche-nella-interpretazione-della-femminilit%C3%A0

http://www.zeroviolenza.it/rassegna/pdfs/20Jul2015/20Jul20153161e1de072657962f0d8818ae914312.pdf

LO STUPRO? ALTRO CHE BRAVATA! Il branco non ragiona, non pensa, ma agisce guidato da una pulsione collettiva che è priva di sentimento 
di Giuseppe Maiolo, ladigetto.it, 20 luglio 2015

L’incredibile sentenza della Corte di Appello di Firenze che manda assolti un gruppo di giovani accusati di aver violentato una ragazza di 23 anni, stupisce non poco. Si tratta infatti di registrare come ancora oggi l’abuso non sia considerato un atto riprovevole e un’azione da condannare. Non è per criticare la sentenza che non vede censurabile il comportamento di questi ragazzi in quanto la giovane vittima prima era stata consenziente e poi in stato di ubriachezza e difficoltà psico-fisiche non voleva più partecipare, ma quanto per sottolineare come ancora oggi non si presti la dovuta attenzione al processo educativo che dovrebbe prevedere un’adeguata educazione alla sessualità. Viceversa appare significativo il fatto che vengano ridotte a «bravate» cose così gravi e non sanzionabili atti di violenza sessuale da parte di un gruppo che hanno a che fare con un processo di maturazione problematico, soprattutto a livello sessuale.
 
Segue qui:
http://www.ladigetto.it/permalink/45703.html

PERVERSA (ANCHE) IO 
di Anastasia Garbo, letteradonna.it, 21 luglio 2015

È stato pubblicato per la prima volta nel 1991, ma adesso il classico della sessuologia Perversioni femminili (Cortina editore, pp. 346, 25 euro) torna in libreria nella sua versione più aggiornata, quella uscita prima della morte dell’autrice, la psicoanalista Louise J. Kaplan. E nonostante siano passati quasi 25 dalla prima edizione del libro l’interpretazione della Kaplan di questi misteri della sessualità umana, nonostante tutti i progressi compiuti in psicologia e neurologia, «resta ancora la più convincente», spiega a Il Venerdì deLa Repubblica la psicologa Roberta Rossi, dell’Istituto di sessuologia clinica di Roma. D’altronde indagare sulle parafilie, come vengono indicati oggi questi comportamenti, non è per niente facile. «Chi ne soffre spesso non le vive come un problema, e di rado si rivolge a noi. Molti di quelli che possiamo studiare ci vengono inviati dai giudici dopo che hanno commesso qualche reato: non sono quindi un campione attendibile della popolazione generale», chiarisce il sessuologo Gaetano Gambino, della Società italiana di sessuologia e psicologia. Inoltre dipendono dai costumi dei tempi: cinquant’anni fa, per esempio, anche l’omosessualità era considerata da molti una «perversione».
 
Segue qui:
http://letteradonna.it/180641/perversioni-femminili-libro-louise-j-kaplan/

IL FALLIMENTO E L’ADDIO DEI GENITORI LE NUOVE ANSIE DEGLI ADOLESCENTI 
di Vera Schiavazzi, repubblica.it, 22 luglio 2015

Il buio? Non spaventa più nessuno. Ha fatto la stessa fine dell’uomo nero, del mostro che dorme sotto il nostro letto, del leone o del drago che potrebbero aggredirci lungo il sentiero che porta alla casa di montagna. Le paure dei bambini, e degli adolescenti, sono cambiate e diventate più drammatiche, un po’ per colpa nostra un po’ perché i ragazzi di oggi sono i primi ad aver vissuto sulla propria pelle la crisi, e a rendersi conto delle difficoltà dei genitori. La tendenza arriva dal mondo anglosassone, dove la guerra nucleare e il fallimento di sé, sia a livello scolastico sia a livello di carriera futura sono saliti ai primi posti in classifica. «La paura dei fantasmi — ha scritto Tim Lott, autore appassionato di famiglie sul Guardian — è stata sostituita da quella del fallimento». In trent’anni, la paura di animali feroci, oscurità, vertigini si è trasformata in quella del divorzio, della guerra nucleare, del cancro e dell’inquinamento. E in tempi ancora più recenti si sono aggiunti il terrore del bullismo e quello dei brutti voti, di un’università non adeguata, di studi non appropriati alla bella carriera che i ragazzi sentono o sentirebbero di dover fare.
 
Segue qui:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/07/22/le-nuovepaure28.html?ref=search

TUTTE LE MADRI CHE SIAMO 
di Ilaria Bernardini, huffingtonpost.it, 22 luglio 2015

Quest’anno ho pubblicato un piccolo libro, si chiama L’inizio di tutte le cose e parla di madri. Sono nove racconti e ogni racconto affronta in modo diverso la rivoluzione che è diventare genitore. A volte le madri delle nove storie sono buffe, altre terribili o terrorizzate. Mentre scrivevo ho cercato di non censurare certe intuizioni e pensieri anche spaventosi che ho avuto o intercettato in altre madri mentre diventavo madre. Da questi pensieri che spesso sono inconfessabili, estremi, difficili da condividere e accettare, sono arrivate le narrazioni. Per via del libro mi sono trovata a rispondere a domande sulla maternità e sulla gravidanza a qualche giornale. A parlare di madri alle presentazioni e sorprendermi di un’accoglienza cosi viva e sentimentale. Soprattutto ho ricevuto domande personali e spesso timide o fragili, su essere infelici, spaventate, perse. Una giornalista, forse la prima con cui ho parlato dopo l’uscita del libro, piangeva. Così come mentre diventavo madre il mondo tutto mi sembrava parlare di madri, quando è uscito il mio libro, il tema della maternità mi sembrava così tornare in maniera più evidente, ovunque. Nelle mostre, nei film. Insieme ad altri libri e saggi sul tema, ho ricevuto in regalo il libro di Massimo Recalcati, Le mani della madre e quello di Concita De Gregorio, Mi sa che fuori è primavera. Ho letto Recalcati e ripassato le teorie di Lacan o Winnicott e intanto rivisto i film citati, Mommy, Sinfonia d’autunno e riletto attraverso le sue pagine quelle di Valeria Parrella dello Spazio Bianco o le poesie di Pasolini.
 
Segue qui:
http://www.huffingtonpost.it/ilaria-bernardini-/tutte-le-madri-che-siamo_b_7847968.html

LA TESTA DELLA TENNISTA 
di Umberto Silva, ilfoglio.it, 22 luglio 2015

Non solo Tsipras. Ben altri eroi nella greca polis da quando Ulisse diede luminoso esempio nella terra dei feaci, sicché ancora oggi i cittadini del mondo trovano negli atleti e in chi li supporta i loro politici più amati, alacri tutori d’una spudorata gioia. Vecchio combattente della racchetta, deputato alla volée, anch’io ho la mia eroina: ambasciatrice dell’Unicef e famosa tennista, la serba Ana Ivanovic è ospite fissa sul lettino YouTube delle mie notti, verso le tre, le ore migliori, quando si è un po’ assassini e un po’ santi, in grado di gustare al meglio certi deliziosi ricordi, certi desideri ancora onorati a costo di dolorosi strappi alla schiena. Il campo da tennis è il campo di battaglia della giovinezza, non la guerresca gioventù del calcio che scalpitando marina la scuola, ma la giovinezza studiosa e pensierosa dei Finzi Contini dai bianchi pantaloni, i calzoncini dell’incantevole Micol resuscitata da Dominique Sanda, i giovani amori che tra un diritto e un rovescio nascono e muoiono per tornare a vivere quando, alzando al cielo la palla del servizio, senti che la spalla ti duole.
 
Segue qui:
http://www.ilfoglio.it/la-politica-sul-lettino/2015/07/22/la-testa-della-tennista___1-vr-131090-rubriche_c105.html
 
Video

“E LASCIATEMI DIVERTIRE: L’ACCIDIA”, CON MASSIMO RECALCATI E ALTRI OSPITI

da rai.tv, 18 luglio 2015
 
L’intervento di Recalcati è a 4′ 48” dall’inizio del programma.
 
Vai al link:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-e328cdc4-e23e-46ed-9b91-85f595c6f05b.html
 
 
I più recenti pezzi apparsi sui quotidiani di Massimo Recalcati e Sarantis Thanopulos sono disponibili su questo sito rispettivamente ai link:
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4545
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4788
 
Da segnalare le seguenti rubriche: "Laicamente, Dialoghi su psichiatria, arte e cultura" di Simona Maggiorelli, al link 
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/5673
"Mente ad arte, percorsi artistici di psicopatologia nel cinema ed oltre, di Matteo Balestrieri al link 
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4682
 
(Fonte dei pezzi della rubrica: http://rassegnaflp.wordpress.com

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