Un’intervista diagnostica strutturata garantisce il migliore inquadramento diagnostico dei disturbi d’ansia poiché assicura la massima accuratezza, affidabilità, completezza e riproducibilità. Negli studi multicentrici l’intervista diagnostica garantisce dalla possibile inclusione di fattori culturali disturbanti ed in quelli a lungo termine protegge dal cosiddetto "criterion drift" (o effetto deriva) per cui i pazienti ammessi all’inizio, differiscono sensibilmente da quelli ammessi alla fine per l’inevitabile modificarsi della sensibilità diagnostica del clinico. L’intervista diagnostica, poi, oltre ad evitare la possibile mancanza di precisione, accuratezza e sistematicità da parte del clinico, consente di aggirare la tendenza, non infrequente nei pazienti con disturbi d’ansia, ad evitare di parlare di certi loro sintomi che temono possano farli considerare strani o anormali, o perché, in generale, si rendono conto della natura irrazionale dei loro disturbi o perché, come i pazienti fobici, temono che anche il solo pensare al loro oggetto fobico riattivi la loro ansia o perché, come i pazienti ossessivo-compulsivi, temono di essere presi per "pazzi" per i loro pensieri, per i loro rituali, eccetera. L’intervista strutturata può, in certo qual modo, rassicurarli poiché le domande che vengono poste dimostrano che le loro esperienze sono comuni anche ad altre persone.

Abbiamo esaurientemente descritto le principali interviste diagnostiche nel Capitolo 7; non tutte hanno un’adeguata sensibilità per i diversi disturbi d’ansia e quindi, in funzione dei livelli di soglia, possono dar luogo a falsi positivi o a falsi negativi. Fra tutte meritano particolare attenzione la SADS-LA, la SCID e la M.I.N.I.

La SADSLA (Schedule for Affective Disorders and Schizophrenia – Lifetime Anxiety) (Mannuzza et al., 1986) è stata sviluppata a partire dalla SADS-L per raccogliere informazioni sui disturbi, i sintomi ed i tratti di ansia nel corso della vita del paziente. È uno strumento assai ampio che esplora aspetti ignorati dalle altre interviste; così, ad esempio, prende in considerazione tre tipi di attacco di panico (spontaneo, legato più frequentemente a situazioni predisponenti e regolarmente scatenato da specifiche situazioni), la demoralizzazione secondaria ai disturbi da panico, i disturbi dell’adattamento con umore ansioso, l’ansia di separazione, i sintomi sotto soglia che non raggiungono la pienezza dei criteri diagnostici, eccetera. Esplora in maniera sistematica l’età di insorgenza, gli eventi precipitanti, la gravità, le modalità di decorso, la gravità, la risposta al trattamento e così via; comprende inoltre una "life chart" che consente la visualizzazione del decorso dei disturbi psichiatrici nel corso della vita del soggetto. Le diagnosi che si ottengono con questo strumento hanno un ottimo livello di affidabilità, con l’eccezione della Fobia Semplice, per la quale manca un adeguato consenso sulla soglia oltre la quale è ragionevole porre questa diagnosi. La SADS-LA, per la sua complessità, richiede anche più di due ore per la sua somministrazione e trova perciò la sua giusta collocazione nel campo della ricerca piuttosto che in quello clinico. Anche per la SCID esiste una versione specificamente dedicata ai disturbi d’ansia, la SCID-UP (Structured Clinical Interview for DSM – Upjohn) (Spitzer et al., 1987), sviluppata per uno studio multinazionale sul panico, che consente di abbreviare molto i tempi dell’intervista. Anche la SCID-UP, comunque, è più adatta all’impiego in ambito di ricerca.

La M.I.N.I. (Mini-International Neuropsychiatric Interview) (Sheehan et al., 1994), per quanto non preveda un’intervista specifica per i disturbi d’ansia, è abbastanza agile ed al tempo stesso esaustiva per prestarsi ad un impiego in ambito clinico. Lo staff della Phobia and Anxiety Disorders Clinic di Albany (Di Nardo et al., 1985) ha sviluppato, sotto l’egida del NIMH, l’Anxiety Disorders Interview Schedule – Revised -ADIS-R, un’intervista strutturata che consente, sulla base del DSM-III-R:

• la diagnosi dei disturbi d’ansia;

• la diagnosi differenziale fra i disturbi d’ansia;

• la diagnosi (o l’esclusione) di disturbi psicotici, di abuso di sostanze, di disturbi affettivi maggiori e di disturbi somatoformi;

• la valutazione della comorbidità fra i disturbi d’ansia tra di loro e/o con altri disturbi psichici;

• la formulazione, oltre che di una diagnosi primaria, anche di diagnosi aggiuntive e la valutazione della loro gravità.

L’ADIS-R è uno strumento complesso che, oltre ai sintomi di ansia, prende in considerazione:

• la storia psichiatrica e medica;

• l’abuso di alcol o di sostanze;

• l’entità dell’interferenza con gli aspetti bio-psico-sociali della vita del soggetto;

• i fattori situazionali e cognitivi che agiscono sull’ansia.

Comprende, inoltre, le scale della depressione e dell’ansia di Hamilton (HAM-D ed HAM-A), la cui somministrazione è comunque a discrezione del clinico. L’intervista diagnostica è suddivisa in diverse sezioni, molte delle quali iniziano con domande sì/no, dove la risposta negativa consente di omettere l’intera sezione e di passare a quella successiva; sono previste (ed esplicitamente indicate) anche altre possibilità di omettere parti dell’intervista sulla base delle risposte ottenute. Per ogni item sono suggerite le domande da porre al paziente e per ogni diagnosi è fornita una breve descrizione dei criteri diagnostici secondo il DSM-III-R. L’intervista, che deve essere fatta da un clinico che ha acquisito una buona conoscenza dello strumento, richiede circa 2 ore. Secondo gli Autori, la maggior parte dei pazienti trovano utile l’ADIS-R poiché li aiuta ad organizzare meglio le loro esperienze e fornisce loro la sensazione di essere capiti.

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sommario

Parte generale

Parte speciale

CAPITOLO 29 - Gli effetti indesiderati dei trattamenti psicofarmacologici