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Le ereditarietà neurorelatopatica, neurovegetopatica e psichiatrica secondo Luigi Andrenelli

1 Set 19

A cura di Luigi Benevelli


 
Luigi Andrenelli, medico neuropsichiatra, tenente  colonnello medico della Regia Marina, pubblicò i dati di una corposa ricerca condotta presso la Clinica delle Malattie  Mentali dell’Università di Pisa diretta dal prof. Pellizzi presso cui aveva l’incarico di “assistente militare”assegnato dalla Regia Marina[1].
Andrenelli afferma in premessa che la conoscenza della ereditarietà delle malattie neurologiche è “abbastanza limitata”, a differenza di quella assai sviluppata per le malattie psichiatriche. E  riguardo all’impatto nella vita sociale di tali conoscenze  cita l’esperienza degli Stati nei quali “si è creduto addirittura opportuno  impedire la procreazione dei malati mentali – legge germanica del 14 luglio 1933”- un provvedimento giudicato “troppo draconiano non solo perché vengono, in tal modo totalmente escluse le forze rigeneratrici della natura o perché venga impedita la trasmissione, insieme a qualità psichiche morbose, anche di espressioni psichiche di superiore intelletto, che, come noto, possono accoppiarsi nel medesimo individuo,  ma anche perché è tuttora assai arduo, se non impossibile, inquadrare nettamente la questione della ereditarietà neuropsichiatrica, in modo da trarne  delle regole fisse e delle deduzioni costanti. […] Allo stato delle nostre cognizioni, in patologia umana, e soprattutto in quella mentale, bisogna usare la più grande prudenza, la più estrema riserva, prima di poter legittimamente introdurre nella complessità infinita dei fatti clinici, una discriminazione genetica. […] Le moderne concezioni lasciano, inoltre, supporre ch l’eredità non trasmetta la malattia mentale come quadro nosologico, ma soltanto (De Santis) un carattere psichico elementare eccezionale, una varietà paranormale o disnormale che si paleserà nel fenotipo col favore di circostanze ambientali di età, di sesso o di fattori tuttora ignoti. […] La clinica dimostra che alcune affezioni con la medesima eziologia danno differenti forme di psicosi seguendo le particolarità sociali e costituzionali di ciascuno.  […] Tutti gli autori sono d’accordo nell’ammettere che la maggior parte dei malati di mente annoverino nella loro anamnesi una o più tare”.
Andrenelli entra nel merito della ricerca condotta su circa 2000 pazienti registrati nella Clinica del prof.  Pellizzi, tutti provenienti dal Pisano, escluso il mandamento di Volterra, “di ogni classe sociale, escluse o quasi le più elevate”. Scopo ne era  “la determinazione della eventuale continuità ed unità, anche nel campo della ereditarietà, tra malattie nervose, psiconeurosiche e mentali propriamente dette; oppure di differenze fra i tre grandi gruppi di fattori patogenetici ereditari, ritenendo per tali non solo l’ereditarietà ascendente diretta ma anche la discendente e la collaterale”. A differenza di quanto si verificava nelle statistiche manicomiali, egli prende in considerazione sia i malati nervosi che i mentali; i degenti e i malati ambulatoriali, quindi anche  le forme lievi, che non possiedono “l’elemento della necessità del ricovero a scopo di pubblica sicurezza”, che non sono “affatto antisociali. […]  Il campo ristretto, la possibilità di assumere sempre dirette notizie e di praticare eventuali controlli nelle parentele, hanno costituito certamente  condizioni molto favorevoli per tale ordine di ricerche”.
Quanto ai criteri che differenziano le malattie nervose da quelle mentali, sceglie di distinguere i fattori neurovegetativi (distonie neurovegetative o psiconeurosi) dai senso- motori e dagli psichici. Non prende in considerazione le miopatie primitive, la tabe dorsale, le intossicazioni esogene oltre l’alcool, le forme amenziali e confusionali.
Le forme nervose sono suddivise in quattro gruppi: le neuropatie primarie (I), le forme vascolari (II), quelle neuritiche (III) e quelle infettive (IV); quelle mentali in: alcoolismo cronico (V), forme senili (VI), forme vascolari (VII), cerebroplegie infantili (VIII), epilessia (IX), psiconevrosi, “per eccellenza il settore neurovegetativo del Sistema Nervoso” (X), le vere e proprie pazzie (frenosi maniaco-depressiva (XI), parafrenia e paranoia (XII), costituzione psichico-degenerativa (XIII), schizofrenia (XIV). L’alcoolismo cronico è considerato l’anello di passaggio fra malattie nervose e malattie mentali.
Le indagini “sono state fatte sempre nel luogo dove risiedevano i pazienti e i congiunti, sani o pazienti, potendo controllare i dati anamnestici con diversi membri della famiglia”.
La ricerca di Andrenelli, corredata di numerose tabelle e commenti si conclude con le seguenti considerazioni:
“Vi è nelle malattie nervose e mentali una ereditarietà similare generica molto accentuata. Vi è certamente una prevalenza di malattie nervose per i malati di forme nervose, e di malattie mentali per i malati mentali. Passando dai gruppi  di forme nervose  quelli di forme mentali, le cifre percentuali di ereditarietà subiscono sempre un notevole balzo in avanti.
Le neuropatie primarie, e ancor più le vesanie, o vere e proprie pazzie costituzionali, presentano un notevolissimo distacco. I gruppi di malattie nervose comprendenti forme vascolari, forme neuritiche  e forme infettive e i gruppi di malattie mentali ( alcoolismo, forme senili, cerebropatie infantili, epilessia e la stessa psiconevrosi) presentano fra loro tutti lievi differenze, sia per l’intensità che per la prevalenza di ereditarietà neuropatica e psichiatrica.
Nei gruppi di alcoolismo, forme senili, cerebroplegie infantili, epilessia, psiconevrosi, l’ereditarietà neuropatica è nettamente e costantemente superiore alla psichiatrica.
Le ereditarietà più importanti per la determinazione nella discendenza di malattie nervose e mentali sono quelle costituite da forme psiconeurosiche, da forme vascolari e forme vesaniche. Questo a conferma degli assunti della Scuola di Pisa.
Nella ereditarietà di tutte le malattie nervose e mentali predominano decisamente, assumendovi la massima importanza, quelle malattie neuropsichiche  nelle quali è più evidente e più grave la labilità o l’alterazione del sistema neurovegetativo. Cioè l’alterazione della catena endocrino-neurovegetativa, attraverso le trasmissioni ereditarie, favorita, sia pure, da condizioni fenotipiche, sarebbe la causa patogenetica fondamentale di tutte le alterazioni nervose e psichiche, ossia di tutto il sistema nervoso di relazione”.

 


[1] Luigi Andrenelli, Le ereditarietà neurorelatopatica, neurovegetopatica e psichiatrica complessivamente e singolarmente negli stessi ordini di malattia, «Rassegna studi psichiatrici», 1941, pp. 69-126.
 
 

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