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Tra due mondi. Riflessioni di classe

5 Mag 22

A cura di matteo.balestrieri

Il film “Tra due mondi” è uno di quel film giocati sulle sfumature dei sentimenti che i film francesi spesso sono bravi a rappresentare. Il regista Emmanuel Carrère ha al suo attivo un altro interessante film a tema psicologico, benchè giocato su un registro surreale (“L’amore sospetto”), mentre la protagonista Juliette Binoche non ha certo bisogno di presentazioni per la sua vastissima carriera, che comprende tra tanti i film “Il paziente inglese”, “Film blu” e “Chocolat”. I due mondi sono quelli di una classe abbiente, da cui proviene la protagonista Marianne, e il proletariato delle donne delle pulizie nel cui mondo Marianne si immerge. Il tema in breve è il seguente: Marianne è una affermata scrittrice che vuole scrivere un romanzo di denuncia sulla precarietà del lavoro degli addetti alle pulizie costretti a turni massacranti e sottopagati. Per documentarsi, decide di vivere lei stessa come addetta alle pulizie e inizia a lavorare come infiltrata, passando da un appalto all’altro fino a diventare addetta alle pulizie sui traghetti che solcano la Manica. Il tema qui è quello della inconciliabilità tra i due mondi, nonostante le iniziali intenzioni sincere di Marianne, che crede di porsi un obiettivo etico. Inevitabilmente però l’appartenenza di classe esiste e finisce per segnare pesantemente la sua esperienza. Se da una parte il risultato è quello di un libro che presumibilmente avrà successo, dall’altra il prezzo pagato è il tradimento delle persone. Il problema di Marianne è quello di spingersi oltre il limite costituito dai sentimenti. Fin quando i rapporti riguardano il piano delle condizioni lavorative il gioco funziona, tant'è che quando la finzione viene scoperta le persone con cui Marianne si era rapportata lavorativamente sono contente di vedersi rappresentate nel romanzo. Invece le colleghe di lavoro con le quali ha sviluppato un legame di amicizia intenso, seppur di breve durata, si sentono giustamente tradite. Marianne non è in grado di gestire il suo tradimento, non comprendendo fino in fondo le conseguenze della sua finzione. Il distacco dall’esperienza di lavoro delle pulizie è totale, non esiste una terra di mezzo. Quando le colleghe la vogliono mettere alla prova, chiedendole di tornare a fare per un giorno il lavoro di pulizia che aveva svolto in precedenza, Marianne si rifiuta. Una volta smessi i panni del personaggio che ha voluto rappresentare non è infatti più in grado di tornare nel mondo in cui si era immersa. Il personaggio della Binoche non è capace di prevedere dove si pone il limite oltre il quale non si può andare, e a un certo punto non sa più come tornare indietro. Il finale amaro arriva dopo aver seguito Marianne nel suo tentativo di cercare un contatto con l’altro mondo, avendo simpatizzato con lei per la gran parte del film. Il tradimento finale è quello verso le sue amiche, ma è anche il tradimento nei confronti dello spettatore che si trova a riconoscere che Marianne è in fondo una che narcisisticamente ha fatto solo il suo mestiere (e questo la sua amica glielo riconosce), arrivando a scrivere un libro di successo. I sentimenti sono materia delicata, si basano sulla fiducia e non possono reggere alle finzioni attuate anche con buone intenzioni. Per concludere, la Binoche è bravissima in una interpretazione magistrale, dove con pochi cenni riesce a presentare una varietà di sentimenti, ma anche le altre attrici sono molto brave. Un film da vedere perché fa pensare. Effetto collaterale: dal giorno in cui ho visto il film guardo con ancora maggior interesse e simpatia le donne che fanno le pulizie in ospedale. E questo era un obiettivo di Marianne, così come probabilmente di Carrère.

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