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Le tv commerciali ci molesteranno in eterno

13 Giu 23

Di FRANCESCO BOLLORINO
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C’è una bambina della pubblicità che stranisce, anzi, disorienta. Si chiama Anna. Non certo la bimba nata da Emerenzia e Achar, della stirpe di Aronne, tribù di Levi, che l’ebbero in tardissima età, oltre gli Ottanta, insieme a un’altra bimba, la sorella Esmerìa o Ismerìa, divenute famose: la prima come nonna di Gesù di Nazareth, la seconda come nonna di Giovanni il Battista il più grande di tutti i profeti. Si pensi che gli ortodossi, venerano Elisabetta e Maria come figlie di sorelle (Esmerìa ed Anna), e dunque Giovanni Battista come cugino di secondo grado di Gesù.

No! Qui i vangeli apocrifi sono del tutto ignorati, a chiunque volesse inoltrarsi per i perigliosi sentieri associativi delle sacre scritture non canoniche, travolti dai biechi interessi commerciali. Per un po’ di tempo Anna era scomparsa dal giro. Si pensò che i pubblicitari fossero rinsaviti, dopo il successi di quelli che svengono quando vanno a visitare un appartamento per comprarlo. Invece no! È tornata a molestare quelli che ancora riescono a guardare la televisione.

1. Vorrebbe mangiare “tuttee!!!” quelle schifezze, di budini pitturati a tempera, che vede in una vetrina, dove resta ipnotizzata per alcuni secondi, sorpresa dalla madre a tradimento.

2. Si chiama come i personaggi delle remote storie della Galilea, dei protovangeli e dei vangeli apocrifi, giunti fino a noi dal medioevo. Ma tutti sanno già che da grande, in vecchiaia, non potrà mai aspirare, neppure in sogno, a sposare Gioacchino e diventare la nonna del Salvatore!

3. La madre di Anna, che non rammenta neppure lontanamente la saggia e paziente Emerenzia, semmai la strega di Biancaneve, dev’essere immediatamente destinata al “41 bis ostativo” per la sua natura malvagia di “madre-gaulaiter delle SS”, perché non si sa dove diavolo abbia lasciato il marito, non certo Achar. Si spera che sia vivo e che venga finalmente a liberare la meschinetta dalle torture della madre con una istigazione ossessiva “ … tu quale vorresti?”

Se alla fine pensi che qualcuno della “reclame” come si diceva ai miei tempi per la collezione delle figurine del “Feroce Saladino” (1937) o degli “spot” pubblicitari come si dice oggi, manda ogni tot minuti pre-regolati, la scena già doppiata, come fosse un “anello di film da sonorizzare”, il risultato finale è uno solo! Quello di affettare come una mortadella, una conferenza, un dibattito, un’opera d’ingegno consegnata al cinema dalla “settima arte”.

A questo punto – molto prima della terza intrudescenza – ti saltano i nervi e, con la bava alla bocca, fai pensieri cattivi. Vai immediatamente con la mente, al ripristino del “Tribunale del Sant’Uffizio” come ai tempi di Roberto Bellarmino!

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