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Cosa accade nei CPR

1 Feb 24

A cura di Luigi Benevelli

Dal 2017 in Italia le strutture residenziali in cui sono trattenuti gli immigrati “irregolari” in attesa di provvedimenti di espulsione sono chiamate Centri di permanenza per i rimpatri (CPR).

Alla fine del 2020 risultavano dislocati a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Gradisca d’Isonzo (GO), Macomer (NU), Palazzo san Gervasio (PZ), Roma, Torino, Trapani, Milano; nel 2021 vi sono transitati 5.174 migranti.

I CPR sono affidati a un gestore che si impegna a garantire vitto, alloggio, cura dell’igiene, assistenza alla persona (compresa la tutela psicologica), assistenza sanitaria. Ma non è risultato così sempre.

Alla fine dello scorso 2023 sopralluoghi e perquisizioni della Guardia di Finanza hanno evidenziato gravissime carenze nel CPR di Milano: assenti servizi di mediazione culturale, di supporto legale; gravi carenze nella gestione della mensa e delle pulizie, nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone trattenute, un’assistenza sanitaria affidata non al Servizio sanitario nazionale, ma a privati di fiducia del gestore.

Il quotidiano “Il Manifesto” del 10 gennaio scorso riferiva che agli inizi dell’anno in corso nel CPR di Potenza era stata evidenziata la somministrazione massiccia di farmaci come Rivotril, Seroquel, Tavor. Il procuratore della Repubblica di Potenza ha affermato in conferenza stampa che “quelli che creavano problemi venivano trattati come scimmie”. 35 gli episodi incriminati di maltrattamento, falso ideologico, violenza privata aggravata. Per dare un’idea della qualità della gestione sono eloquenti le ricerche condotte dai NAS da cui è emerso che nell’arco del 2018 sono state somministrate 1.315 confezioni di Rivotril e altre 920 tra gennaio e agosto 2019. Le immagini uscite al Centro mostrano la presenza di blatte, bagni senza porte, letti in cemento.

Alla fine del gennaio 2024 il CPR di Milo (Trapani) ha visto la rivolta delle persone recluse che ha prodotto l’inagibilità quasi totale della struttura. Le ragioni: totale privazione della libertà, condizioni di vita quotidiana inaccettabili, mancanza di tutele giuridiche, privazione dei contatti con l’esterno – gli internati non possono usare i propri cellulari – pasti e condizioni igieniche scadenti, somministrazione continua di psicofarmaci.

Tutto questo è dovuto all’arbitrio di una detenzione amministrativa, senza garanzie per i diritti della persona.

Detto dei costi umani, quanto a quelli economici, il costo pro-capite per migrante “clandestino” trattenuto è intorno ai 50 € al giorno, quasi 30.000 € se la detenzione amministrativa dura 18 mesi.

Nel settembre scorso il governo Meloni ha deciso di istituire un CPR in ogni Regione, di sperimentare 2 CPR fuori dai confini nazionali in Albania e di aumentare a 18 mesi la permanenza nei CPR degli immigrati “illegali”.

Luigi Benevelli

Mantova, 1 febbraio 2024

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