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In Italia assalti della malavita con armi da guerra.

22 Mar 24

Di FRANCESCO BOLLORINO
Due recenti fatti di cronaca nera, uno in Sardegna e uno in Veneto, mi hanno portato a riflettere che la guerra non va mai in letargo, anche per la semplice omissione del settimo comandamento, perché i malfattori per rubare, hanno usato armi che si adoperano in guerra. Che non è certo cosa di tutti i giorni. Anche se noi non siamo in guerra e quelle raccontate in televisione non sono guerre nostre, neanche europe e neppure gratis, nel senso che c’è chi ci mette le armi, chi la faccia, chi i soldi, chi i morti, purtroppo! Ce ne fanno vedere quotidianamente di tutte le specie, quasi ci riguardassero, come 80 anni fa, quando c’era ancora la seconda guerra mondiale. In ogni caso, qui in Europa, per furti rapine e svaligiamenti di banche, gioiellerie e supermercati, si usa l’astuzia, la sorpresa e in quanto ad armi, cose occultabili come lame o revolver da borsetta, perfino scacciacani. Non m’intendo di malavita. Non ho ma avuto l’occasione d’incontrare personale delle forze dell’ordine, quando facevo lo psichiatra e neppure ladri o banditi (non ho mai fatto perizie medico-legali), semmai mi avrebbero detto di essere innocenti. A mio avviso, il fatto di leggere che ci sono malfattori che usano armi da guerra per le loro imprese nel mondo, per così dire civile, merita qualche riflessione. Vorrei usare il termine “esagerato”, meglio “inadeguato” forse basterebbe dire solo “sproporzionato”. Ma dopo tutti gli equivoci sorti in questi ultimi mesi dopo l’esplosione della ennesima guerra di Palestina e l’ennesimo invito di Papa Francesco Bergoglio alla pace e alla bandiera bianca – criticato da svariate cancellerie – timoroso che possa mettere la scintilla giusta per la deflagrazione della “terza guerra mondiale a pezzetti” come dice Egli stesso, non mi riesce più di immaginare un luogo, una convocazione, un tentativo serio, dove si possano negoziare un minimo di condizioni di pace. Certamente che i nostri banditi non sono andati a scuola da von Clausewitz, ma anche il più stupido sa che sparando un obice in un formicaio tutte le formiche che non muoiono scappano o si arrendono. In questo caso il problema è di cercare di indovinare cosa passa per la testa di uno che decide di dare l’assalto a un luogo che custodisce molto denaro, una fortuna, con armi da guerra per impossessarsi di quella moneta. Andiamo ai fatti.

Sfogliamo le agenzie e i giornali sardi del 31 gennaio – 1 febbraio 2024 per sapere come un commando di banditi con armi da guerra lunghe, esplosivi e sventagliate di kalashnikov, abbia dato l’assalto a un convoglio portavalori di tre veicoli blindati sulla Strada Statale 131 in pieno giorno. Ne avrebbero aperto solo due e improvvisamente avrebbero desistito avvertiti da una voce microfonata, balzando acrobaticamente dal guard rail e dileguandosi rapidamente col malloppo per la complanare che costeggia la superstrada Carlo Felice all’altezza dello svincolo per Siligo e Ardara nel logudorese. Si calcola che l’entità del furto sia stata di 4 milioni di euro, ma il fatto che siano stati interrotti, ha impedito ai banditi di rubarne altri due. I titoli sembrano parlare di un teatro di guerra della striscia di Gaza o accompagnare una corrispondenza del Donbass, ma potrebbero anche riguardare un assalto dei guerriglieri yemeniti Houthi a una nave nel Mar Rosso …

Sassari, assalto ai portavalori, caccia ai banditi: colpi di kalashnikov e fiamme.

(www.corriere.it › cronache › 31_ gennaio_ 2024 ›) · di Alberto Pinna · Mitragliate di kalashnikov e auto incendiate nell’assalto a un convoglio di tre blindati portavalori, le casseforti fatte saltare con esplosivo e pioggia di banconote sull’asfalto della Carlo Felice, la più importante strada della Sardegna. Paura sulla statale: cinque guardie ferite. I rapinatori fuggono con 5 milioni di bottino: pensioni e stipendi destinati agli uffici postali – l’azione è stata accuratamente pianificata con stile «militare». Andavo al lavoro e mi sono trovato davanti l’inferno …

Assalto al portavalori con i kalashnikov. Guardie giurate ferite … (www.lanazione.it › 1 febbraio 2024 · Quattro guardie giurate ferite) · Assalto al portavalori con i kalashnikov. Guardie giurate ferite, commando in fuga. Commando di banditi armati di kalashnikov, hanno dato l’assalto a una colonna di tre furgoni blindati della Vigilpol che trasportavano contanti sulla Statale 131 in Sardegna… Quattro guardie giurate ferite, bottino ancora da quantificare. Fuga coperta da incendi.

Assalto ai portavalori, il vigilante ferito: «Sono stato fortunato» (www.unionesarda.it › Cronaca Sardegna › Sassari e provincia 2 febbraio 2024) · «Mi ritengo fortunato». G. S. una delle nove guardie giurate assalite da un commando armato mercoledì scorso al bivio per Siligo…

Perfugas, al Carnevale l’assalto ai portavalori | L’ira di una guardia … (www.cagliaripad.it › Prima pagina · Redazione 16 febbraio 2024 · Una delle guardie ferite nel terribile assalto ai tre portavalori a Siligo non ha preso bene la carnevalata di un gruppo di giovani. “Sono triste… amareggiato”. Inizia così il post sui social di G. S., guardia della Vigilpol rimasto ferito nella rapina di Siligo. Le immagini che stanno facendo il giro del web sono quelle di un carro al Carnevale di Perfugas che richiama proprio i terribili momenti dell’assalto ai tre portavalori.

Inutile aggiungere che era nativo di Siligo, Gavino Ledda, il famoso autore del romanzo “Padre padrone” da cui i Fratelli Paolo e Vittorio Taviani – il secondo dei quali è scomparso di recente – trassero l’ancor più celebre film vincitore della Palma d’Oro a Cannes 1977. Mi emoziona sempre raccontare cose della Sardegna dove ho lavorato negli anni Settanta del secolo scorso, dirigendo a Dolianova, nel Parteolla, la piccola sezione staccata, di “Villa Clara”, il manicomio di Cagliari. Erano gli anni in cui il bandito Graziano Mesina inteso “Grazianeddu” era la primula rossa delle evasioni, ma erano anche gli anni di piombo e Giangiacomo Feltrinelli, il 14 marzo del 1972, morì saltando in aria a Segrate presso un traliccio dell’alta tensione, dove tentava di collocare una bomba terroristica. L’editore aveva in mente di affidare al bandito sardo – al tempo latitante – il comando di un gruppo ribelle di truppe sarde rivoluzionarie alla stregua di Ernesto “Che” Guevara.

Non difforme il secondo assalto compiuto da banditi in assetto di guerra, formato mercenari, nel Veneto. Se ne vedono tante di scene di guerra in televisione che fucile più, cannone meno, si rischia di farci l’abitudine, ma lo spavento c’è stato. Marcon è un frettoloso centro commerciale di quelli che vanno di moda adesso. È posto agli incroci strategici di quelli che chiamiamo infrastrutture e trasporti, che, nel caso in questione, si trovano nelle foci palustri fluviali più contese alla natura del veneto più meridionale. Il nodo delle grandi autostrade da Verona, Vicenza, Padova per Venezia, e viceversa. Il tratto dove vanno fuori strada gli autobus elettrici che cascano dal cavalcavia, come quello del 3 ottobre 2023 proveniente da Mestre, 21 morti e 15 feriti. Quello dove corre la “Tangenziale di Mestre”, e la strada ferrata Venezia-Trieste con l’apposita stazioncina che si chiama Gaggio di Marcon. L’ideale per vendere/comprare qualunque cosa. Da qui il detto “Tutto el mondo xe paese, fora che Gaggio, Marcon e Dese”. Ricordo benissimo l’areale che ho fatto per molti anni con mia madre – nativa della Valsugana – che mi portava dai nonni e dagli altri parenti. Ricordo con un certo timore l’Adige di Montagnana dove abitava il più grande dei suoi fratelli, lo Zio Giovanni Battista, inteso Zio “Nani”. Egli aveva cinque figli, che mi erano cugini germani, ed era terrorizzato che qualcuno di noi potesse andare in riva all’Adige e annegasse. Ancora si parlava del terribile straripamento del settembre 1882 che colpì la città di Verona. una delle più devastanti piene dell’Adige. Causò numerose vittime, danni e un rimodellamento della laguna meridionale di Venezia. Rammento di essere stato con lui da bambino, ad una fiera – antesignana dell’attuale “Valecenter” – che si teneva al Foro Boario di Verona. Avevo anche la Zia Gaetana sorella maggiore di mia madre che abitava a Mestre. Tornando ad ora, tra i tanti centri commerciali che vendono gioielli e preziosi ce n’è uno a Valenza (sulla destra del Po in provincia di Alessandria) dove lavorano i più bravi orafi conosciuti in tutto il mondo. Dunque, mercoledì 7 febbraio u.s. si è svolta una rapina a mano armata al “Valecenter”. Secondo le prime ricostruzioni, intorno alla 19, un commando di cinque o sette malviventi col volto coperto da un passamontagna, ha fatto irruzione nel negozio “Gioielli di Valenza”. quando era ancora pieno di clienti. Imbracciavano armi lunghe da guerra, forse M 16, kalashnikov, erano determinati e pronti a tutto, certamente professionisti del crimine. Hanno agito con freddezza e precisione. In quel momento c’erano due commesse nel locale, che hanno minacciate con le armi. Uno dei banditi ha immobilizzato quella che sostava sull’uscio della gioielleria, trascinandola dentro e costringendo l’altra ad aprire la cassaforte. I rapinatori hanno quindi arraffato quanto più possibile, anche la merce esposta nelle vetrinette infilando i preziosi entro alcune sacche. Per proteggersi la fuga, si sono portati dietro la commessa sequestrata, ma poiché singhiozzava e li scongiurava di lasciarla, afferravano l’altra trascinandola fino alle due auto che li aspettavano – sembra una Golf bianca e una Panda rossa, dove pare ci fosse un complice ad attenderli – lasciandola libera prima di fuggire. Naturalmente seminavano il panico tra le famiglie che si attardavano a fare spese. Si è immediatamente attivato il personale della vigilanza che ha avvertito i carabinieri prontamente partiti con pattuglie da Mestre. Si ignora la cifra del bottino, ma si stanno esaminando i filmati. Di seguito una sequenza di Agenzie locali.

Assalto armato in una gioielleria del Valecenter – VeneziaToday (www.veneziatoday.it › cronaca › rapina-armata-valecenter 7 febbraio 2024) • Verso le 19 un gruppo di banditi incappucciati è entrato al centro acquisti con delle armi da fuoco – dei mitra, in base alle prime informazioni … «Un altro passo e le sparo»: i rapinatori erano pronti a uccidere la commessa. Il Gazzettino.it

Caccia in tutto il Veneto ai banditi armati che hanno rapinato la … (www.veneziatoday.it › cronaca › caccia-banditi-rapina-valecenter-marcon 8 febbraio 2024) · Cinque in tutto, hanno colpito ieri sera al Valecenter di Marcon, tenendo in ostaggio le commesse del punto vendita …

La Fiat Panda dell’assalto alla gioielleria di Marcon allo studio dei Ris (www.veneziatoday.it › cronaca › indagini-commando-armato-gioielleria-v… 9 febbraio 2024) Usata dal commando armato nella rapina di mercoledì da “Gioielli di Valenza” al Valecenter può contenere tracce biologiche, capelli ed elementi utili alle …

Professionisti, forse ex milizie armate al Valecenter. Erano in zona …(www.veneziatoday.it › cronaca › ipotesi-professionisti-milizie-armate-assalt.. 10 febbraio 2024) Cronaca Marcon. Professionisti, forse ex milizie armate al Valecenter. Erano in zona prima della rapina. Informazioni strategiche a disposizione del …

Assalto a Marcon coi kalashnikov, caccia ai rapinatori estesa a tutto … (www.ilrestodelcarlino.it › Veneto › Cronaca 8 febbraio 2024) · L’azione è stata rapida, non hanno sparato un colpo e hanno parlato poco: cospicuo il bottino di gioielli · Le indagini · La rapina.

(www.ilrestodelcarlino.it › Venezia › Cronaca 10 febbraio 2024) • Tutte rapine in centri commerciali ben studiate, sotto la minaccia di armi da guerra e con bottino di preziosi da svariate decine di migliaia di … Rapina con armi da guerra Venezia Assalto a Marcon coi kalashnikov, colpo da “professionisti” ma forse …

Rapina alla gioielleria del Valecenter: spunta anche un “Suv”. (www.ilgazzettino.it › Nordest › Venezia 18 febbraio 2024) · Rapina alla gioielleria del Valecenter: spunta anche un Suv. Le commesse sotto choc non sono ancora rientrate al lavoro · di Monica Andolfatto.

Tutto quello che si può dire è che il tempo passa la gente dimentica, i centri commerciali riprendono la loro attività frenetica, anche se non ci sono soldi da spendere, ma la gente va li per passare un po’ di tempo a guardare e stare un po’ insieme con l’illusione di vivere. Le indagini veneziane sul colpo di Marcon, continuano con molte domande e poche certezze, ma molti “precedenti”. Per esempio c’è il mistero della Golf bianca, «o sarebbe meglio dire, chiara su cui un testimone afferma aver visto i cinque malviventi allontanarsi dopo aver fatto il cambio macchina nel parcheggio del vicino “Mondo Convenienza” abbandonando sul posto la Panda rossa, rubata il giorno precedente a Scorzè» – scrive la corrispondente del Gazzettino Monica Andolfatto – Più avanti prosegue «… spunterebbe un secondo veicolo che sarebbe stato notato aggirarsi nell’imminenza del raid … impegnato per una decina di volte la strada provinciale esterna al perimetro del centro commerciale … un Suv, una Volkswagen Touran grigia con la sola persona al volante: il palo della banda … ?», cita anche come precedente quello in cui «I malviventi potrebbero essersene liberati gettandola in un canale, come avvenuto dopo la rapina alla gioielleria Burato al Centro Piave di San Donà avvenuta nel gennaio 2019 e con tanto di sparatoria», concludendo che le indagini parrebbero restringersi al «mondo degli specialisti del genere sia in ambito locale (ex mala del Brenta, cosiddetti “giostrai”) che in ambito nazionale (trasfertisti dal nord e dal sud)» e anche « sul tipo di armi utilizzate, come detto armi d’assalto e revolver». Anche in Sardegna, nella zona di cui si è detto sopra, esistono precedenti famosi anche per il flop, come quello di Villamassargia, zona del Sulcis Iglesiente, abitata dall’uomo fin da neolitico come dimostra la presenza delle tipiche tombe ipogeiche prenuragiche. Assalto con Kalashnikov e dinamite – La Nuova Sardegna (www.lanuovasardegna.it › regione › 2011/04/19 › news › assalto-con-kala…) Villamassargia. Assalto al furgone portavalori stile far west, ieri mattina, sulla rampa dello svincolo tra la strada provinciale 86 e la statale 130. Assalto con Kalashnikov e dinamite. Investigatori cercano tracce dei banditi sul luogo dell’assalto, il parabrezza del blindato ha resistito ai proiettili La cassaforte del blindato resiste all’esplosione, banditi a mani vuote. Fingere di fare la guerra per rubare meglio, non è la stessa cosa che fingere di difendere la democrazia mondiale per vendere armi e fare biechi interessi, incuranti di migliaia di morti innocenti che affogano o muoiono di fame e di sete o sparati addosso perché scacciati dalle terre dove sono nati. Ora poi, sembra che nel pacioso ma sozzo frusinate, col bacino idrografico più inquinato della Regione Lazio (Sacco-Liri-Garigliano), spuntino tranquillamente tra ragazzotti seduti al bar, delle pistole calibro 9 parabellum, per regolare i loro conti di droga e spaccio. “Frosinone. 10 marzo 2024, 08:05 (www.ansa.it › Cronaca 9 marzo 2024 Redazione ANSA). Scontro al bar tra bande di albanesi, un morto e tre feriti · “Dopo poche battute uno degli uomini scesi dall’auto ha estratto una pistola” … “Un altro ferito è stato operato allo Spaziani … Killer arrivati in auto, la vettura poi è stata abbandonata sul posto”. “Convocato il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Blitz per controllo delle piazze di spaccio”. Controllare le armi e le munizioni inviate all’estero, per aiutare la democrazia ucraina, noo?

Ancora due ricordi sull’areale di Marcon dove hanno costruito lo spropositato “Valecenter”, con negozi di moda, cosmetici, elettronica, supermercati e quant’altro. La zona non è mai stata ubertosa né ricca, sia sotto la dominazione francese con Napoleone, sia sotto quella austriaca con gli Asburgo-Lorena, dopo la pace di Campoformio (17 ottobre 1797), che decretò lo spegnimento degli splendori della Serenissima e pure la chiusura della “via della seta” tre secoli prima che la ordinasse il Pentagono. Era una zona paludosa che valeva solo come sosta dei tronchi di legname pregiato accompagnato giù dalle valli, lungo l’originario intrico di fiumi e corsi d’acqua che affluivano in laguna. Fu necessario alla Repubblica di Venezia iniziare imponenti opere di ingegneria idraulica fin XIV secolo, cominciando con le prime opere di sistemazione della gronda lagunare, dove facevano disastri il riottoso Brenta, il Bacchiglione e l’Adige, come già detto. Gli antenati di mia madre erano agiati boscaioli della Valsugana istruiti da un Ajo personale che trascorreva l’inverno nella grande casa di famiglia e insegnava perfino passi della Commedia. Codesti parenti, salivano sull’Altopiano di Asiago, per tagliare abete rosso e bianco, faggi, larici, e “bodolarli” (rotolarli coi piedi) lungo la Val Frenzela da Foza fino a Valstagna e poi da lì, accompagnarli lungo il Brenta sempre ritti in piedi sui tronchi fino in laguna. Proprio come nel film holliwoodiano “Sette spose per sette fratelli” USA 1954. Erano benestanti perché il legno pregiato, per impreziosire la Repubblica dei Dogi era pagato bene. Facevano Zannoni di cognome, forse per il fatto di essere alti e robusti, come a dire “cristoni”, ma poiché di nome facevano quasi tutti Giovanni (o varianti, come Giovanni Battista, Nani, Gianni, Gianfranco, Nane, ecc.), il cognome poteva essere inteso come “zvanon” (“giovannoni”). Lo zio Pietro Cesare, era il penultimo dei cinque fratelli di mia madre (tre maschi e tre femmine) ed essendo bilingue lo avevano scelto per fare il segretario comunale nel sud-tirolo a Lana Postal, tra Bolzano e Merano. Fu lui a parlarmi di Marcon per primo, raccontandomi della migrazione in America dei veneti che, al contrario dei “meridionali”, avevano conosciuto prima di tutti gli italiani la miseria e la povertà. «Ricordati Sergio, mai emigrare senza solide garanzie! Nel 1877 ci sono stati dei marconesi raggirati in modo clamoroso “per andare in Merica”. Vendettero tutto e si recarono al porto di Genova perché avevano sentito dire che lì c’era un piroscafo che attraversava l’Atlantico, ma non trovarono nessuno. Erano così disperati che il Sindaco diede loro delle terre da coltivare». E il blocco navale per fermare gli immigrati?

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