Si e' parlato nel congresso del rapporto tra medicina di base e psichiatria, e abbiamo sentito la presentazione di esperienze pilota in tal senso. Il ministero della salute sta valutando di far iniziare il progetto della UTAP (unita' territoriale di assistenza primaria), una sorta di consorzio di medici di base a formare un grosso ambulatorio, con la possibilita' di richiedere consulenze specialistiche, quindi anche psichiatriche; come si colloca in tutto questo il ruolo del Dipartimento di salute mentale?
I contributi scientifici di alto livello che abbiamo ascoltato, anche ieri, mi riferisco in particolare all' intervento di Michele Tansella, delineano uno scenario di riorganizzazione profonda del dipartimento di salute mentale e questo per due ragioni: intanto il dipartimento si e' storicamente costituito come punto di arrivo del percorso di organizzazione dei servizi psichiatrici sulla base della chiusura e superamento della struttura manicomiale, quindi un sistema relativamente ben organizzato, relativamente forte ma sostanzialmente autonomo e separato dagli altri circuiti sanitari, vuoi dall' ospedale (presenza in ospedale ma scarse interazioni) e vuoi a maggior ragione dai sistemi di primary care; Michele Tansella, come fa da anni, ha chiarito in modo molto lucido nella sua relazione, che un sistema di assistenza psichiatrica che non vada per step e che non copra innanzitutto il livello della medicina di base, con i sistemi di consulenza, di back up e di supporto ai medici di medicina generale, e che poi si ponga il problema di sistemi autonomi e specialistici e successivamente, (il terzo step), di specializzazione per patologia (i cosiddetti centri di eccellenza di cui oggi molto si parla) e' un sistema che non riesce a stare in piedi, non si possono evitare questi passaggi partendo soltanto dallo step due o andando direttamente allo step tre senza coprire le necessita' e l' integrazione col medico di base, questo anche perche' se e' vero come e' vero che un quarto della popolazione almeno una volta nella sua vita, quindi come prevalenza lifetime, ha un disturbo diagnosticabile come disturbo psichiatrico, e' evidente come non sarebbe opportuno per nessuna societa' investire risorse per organizzare servizi specialistici che investono il 25% della popolazione, ivi compresa nel numero la popolazione infantile.
Allora cosa e' successo , che noi oggi abbiamo un buon secondo step rispetto alla media internazionale, abbiamo alcuni passaggi verso il terzo step, che sono i luoghi di maggiore eccellenza e specializzazione (francamente io credo in alcuni casi piu' sull' onda dell' impulso dei media e delle mode piu' che sulla reale competenze di tali centri, tranne in casi particolari) e abbiamo un primo step particolarmente carente che solo negli ultimi cinque anni ha cominciato ad affacciarsi sulla scena dei servizi. Succede quindi che il dipartimento deve riorientarsi, deve rendere prioritario l' intervento con la medicina di base e naturalmente questo puo' essere favorito da nuove forme di aggregazione della medicina di base, se noi abbiamo le nostre colpe anche i medici di medicina generale hanno le loro, perche' fino a qualche anno fa non erano intercettabili, erano dispersi, le loro associazioni erano prevalentemente associazioni di categoria pensate per i contratti ma non per l'organizzazione di modelli tecnico scientifici, e lo dico senza offendere nessuno perche' e' soltanto la possibilità che hanno recentemente avuto di utilizzare i nuovi psicofarmaci che ha fatto si' che essi intercettassero e si sentissero poi piu' disponibili a prendere in carico pazienti con patologia psichiatrica.
Pensiamo ai disturbi dell' umore che fino a dieci anni fa non venivano intercettati dai medici di medicina generale, mentre da quando sono diventati disponibili i nuovi antidepressivi da loro prescrivibili e' aumentata di molto la quota di pazienti che rimangono nel circuito assistenziale.
Quindi riorganizzazione forte sul primo livello, rinforzo sul secondo livello e scelte di priorita' sul terzo livello perche' guai se disperdessimo risorse su pseudo- eccellenze che poi dal punto di vista anche delle competenze tecniche sono scarsamente comparabili con livelli internazionali; in tutto questo io non vedo poi una perdita di centralita' e di ruolo del dipartimento di salute mentale, vedo un sistema che si riorienta e che va a coprire aree di intervento che se prima erano riconosciute marginali oggi sono riconsiderate prioritarie.
In questo schema , soprattutto per il primo step, non c'e' un modello uguale in tutta Italia; davvero le esperienze locali, del territorio servito, quante associazioni di medici di medicina generale ci sono, la forza delle loro organizzazioni, qual' e' la contrattualistica che le regioni favoriscono, tutto cio' fa si' che per fornire questa integrazione si possano fornire dei modelli differenziati.
L' importante e' che nessun sistema psichiatrico non riorienti le sue priorita' sulla medicina di base.
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