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POST-MODERNO E PSICOTERAPIA

9 Gen 13

Di FRANCESCO BOLLORINO

William Lyddon e George Schreiner, Università del Southern Mississippi.

traduzione in italiano di Angela Del Popolo;

tratto dalla Rivista Complessità & Cambiamento, vol° VII, num°1, 1999.

 

 

La sfida per la psichiatria del terzo millennio è, sicuramente, costituita dal superamento dei modelli riduzionistici. 
L'intervento psichiatrico può acquisire maggiore adeguatezza ed efficacia essenzialmente attraverso l'integrazione tra psichiatria, psicoterapia e riabilitazione.
In questa logica, è fondamentale un continuo aggiornamento sui modelli teorici che hanno, peraltro, una immediata ricaduta in ambito clinico, in generale, e psicoterapico, in particolare.
Il modello post-moderno che gli Autori illustrano e confrontano con il modernismo, implica una significativa evoluzione in riferimento al concetto del Sé e della sua complessità. Nell'articolo viene descritta l'emergenza del post-modernismo in diversi orientamenti psicoterapici. Di particolare interesse è l'influenza che il costruttivismo, componente fondamentale del post-modernismo, sta attualmente determinando nell'ambito del modello psicoterapico cognitivo. Infatti, il confronto tra l'orientamento razionalista e quello costruttivista, con significative differenze teoriche e cliniche, è, al momento al centro di un vivo dibattito.
In ultimo vorrei segnalare ai lettori, sempre nell'ambito del post-modernismo, l'importanza della dimensione narrativa, anch'essa descritta nell'articolo. L'approccio narrativo, infatti, oltre che nel trattamento di nevrosi e disturbi depressivi, ha grandi implicazioni anche nell'ambito del trattamento delle psicosi.




Liria Grimaldi di Terresena

 

 

1 – Riassunto e Introduzione.

RIASSUNTO

Il passaggio dal pensiero moderno a quello post-moderno ha influenzato il modo in cui gli psicoterapeuti vedono i problemi psicologici ed il loro trattamento. Passando brevemente in rivista i contesti storici ed i temi salienti associati alla prospettiva post-moderna, vengono identificate importanti tendenze post-moderne che attraversano il paesaggio della psicoterapia.

ABSTRACT

The shift from modern to postmodern thinking has influenced the way in which psychotherapists view psychological problems and their treatment. Following a brief overview of the historical contexts and salient themes associated with the postmodern perspective, significant postmodern trends occurring across the psychotherapy landscape are identified.

INTRODUZIONE

Il movimento post-moderno nelle scienze sociali a comportamentali mette in discussione nozioni fondamentali sulla realtà, la conoscenza, ed il Sé (Lyddon & Weill, 1997).

Ad esempio, il Sé post-moderno, piuttosto che essere considerato come un'entità stabile e separata dal suo mondo sociale, viene visto come tramite verso il mondo (Cox & Lyddon, 1997; Hoskins & Leseho, 1996). Man mano che l'idea di un Sé moderno, stabile ed unificato, lascia il posto ad una visione del Sé, costituito, sia socialmente che culturalmente, gli psicoterapeuti dell'era post-moderna hanno incominciato a rivedere le nozioni tradizionali della persona, della psiche, a perfino dei disturbi psicologici e del loro trattamento (Anderson, 1990; Nèimeyer & Mahoney, 1995; Neimeyer, 1993; Rosen & Kuehlwein, 1996).

Scopo di questo articolo è di rivedere le importanti tendenze post-moderne nella psicoterapia contemporanea. Alla fine vi si trova una breve panoramica dei contesti storici e dei temi salienti associati alle concezioni postmoderne.

 

2 – Contesti storici e filosofici.

Inoltre Bacone descriveva le scienze in maniera gerarchica, e la somma scienza era quella che fornisce le verità universali. La sua massima di astenersi dalla contemplazione della mente e di concentrarsi sulle osservazioni ottenute dall'esperienza ha preparato il terreno alla tendenza scientifica e positivista che seguì (Bacone, 1605/1873). Il metodo secondo cui era possibile decifrare meglio le funzioni "ad orologio" dell'universo è stato in seguito proposto da Newton (1672/1953), il quale sosteneva che solo la sperimentazione dovrebbe essere il giudice del vero contro il falso (p. 7).

In questo paradigma moderno la tecnologia fornisce i mezzi per sradicare la malattia, la miseria e l'ignoranza, ed è quella che nella sua essenza affranca gli esseri umani dai propri limiti.

Si credette che l'enfasi, posta sul sapere empirico, unita alla possibilità di scoprire le verità universali, conducesse alla fine all'assoggettamento della natura ed alla scoperta di leggi che governano tutti i fenomeni, inclusi il comportamento ed il pensiero umano.

Il passaggio all'atteggiamento riduzionistico, volto ad analizzare i fenomeni sociali, culturali a psicologici, nelle loro parti più agevolmente quantificabili, (Capra, 1996) fu prontamente accettato dalla nuova scienza della psicologia, che, alla fine del secolo scorso, creò la propria identità come separata dalle scienze filosofiche (Sokal, 1992).

Mentre William James (1890/1981) riteneva la psicologia, riflessiva per natura e metodologia, Wilhelm Wundt, il "vero padre della psicologia sperimentale" (Watson, 1942/1970, p. 3) istituzionalizzò la nuova scienza nel suo laboratorio.

La psicologia cominciò ad emulare la fisica a la chimica nelle loro rispettive metodologie. Un movimento come quello del comportamentismo in psicologia, divenne il modello teorico più importante nella prima metà del XX secolo.

Esso rigettò la nozione di Freud dell'inconscio a ridusse la complessità dell'interazione umana allo studio "obiettivo" del comportamento, definito come "ciò che l'organismo fa o dice" (Watson, 1924/ 1979, p.6).

Il progetto moderno, tuttavia, sarebbe stato presto messo in discussione. Nietzsche (1887/1974), uno dei primi pensatori postmoderni, descrisse la fisica, la scienza moderna più importante, come "soltanto una spiegazione ed una esegesi del mondo (che vi si adatti, se possibile) a non la spiegazione del mondo" (p.211).

Secondo Horkheimer e Adorno (1944/ 1987), il positivismo moderno riteneva reale solo ciò che poteva essere ridotto a numeri a cercava di distruggere il mito come maniera vitale di conoscere il mondo "descrivendolo in termini letterari" (p.7). Secondo il loro pensiero, il progetto moderno, alla fine, avrebbe fallito perché l'obiettivo di controllare la natura sarebbe stato compromesso dalla significativa alienazione da ciò su cui gli esseri umani cercano di esercitare il loro potere (p.9).

Habermas (1971), nella sua critica al positivismo, sostiene che una ricerca empirica dei fatti esterni che, in definitiva, rende irrazionale il concetto di conoscenza, come processo di auto-riflessione, sta via via sostituendo la riflessione del soggetto pensante su se stesso.

Secondo Habermas, la ricerca tecnicoscientifica, al fine di legittimizzare il suo programma, riduce l'epistemologia allo studio del reale, marginalizzando così tutte le forme di conoscenza diverse da quelle costituite dai "fatti".

 

3 – Modernismo e Postmodernismo, criteri di differenziazione.

Per Polkinghorne (1992), l'epistemologia postmoderna contemporanea emerge dalla distruzione della visione modernista del mondo. Egli illustra quattro temi associati al postmodernismo: mancanza di fondamenti, frammentarietà, costruttivismo e neopragmatismo.

Mancanza di fondamento

Mette in discussione la visione modernista di conoscenza giustificativa (Weimer, 1979), e cioè l'opinione che la conoscenza vera trova fondamento in un suo referente assoluto. La perdita di tale fondamento viene riflesso dalle opinioni contemporanee della filosofia della scienza che rimuovono "dati" e "fatti" dal centro della scienza, e li sostituiscono con la nozione delle comunità interpretative.

Secondo questo punto di vista, gli scienziati, in qualità di membri delle comunità interpretative, interpretano fatti e dati nell'ambito del contesto delle loro supposizioni teoriche e paradigmatiche (Kuhn, 1972; Suppe, 1974).

Così, contrariamente alla visione moderna di conoscenza, come fondamento oggettivo o pietra miliare di fatti incontestabili, la conoscenza, secondo il punto di vista postmoderno, dipende dal contesto a dalla dimensione temporale, senza fondamento assoluto.

La conoscenza viene vista come un costrutto personale e sociale, e l'enfasi principale viene posta sul processo di creazione del significato, secondo il quale gli esseri umani interpretano e comprendono il mondo che li circonda (Rosen, 1996).

Frammentarietà

Oltre a supporre un soggetto conoscente (e cioè un soggetto che possa conoscere il mondo obiettivamente a in modo attendibile), il modernismo suppone anche l'esistenza di leggi e principi che unificano l'esperienza umana a causa della loro generalizzabilità, attraverso molti contesti (Gergen, 1992).

I pensatori postmoderni, per contrasto, sostengono che poiché la conoscenza dipende dal momento e dal contesto, la conoscenza utile, nella migliore delle ipotesi, è frammentaria. In altre parole, la conoscenza postmoderna si occupa di eventi locali e specifici piuttosto che di quelli universali (Polkinghorne, 1992).

Nella visione postmoderna del mondo, la ricerca del modernista di "una misura per tutti" che copre le leggi del comportamento umano, viene trasformata in un caleidoscopio di variazione umana che dipende dalla cultura locale a dalle tradizioni linguistiche di particolari gruppi sociali.

Costruttivismo

In contrapposizione alla visione oggettivistica degli esseri umani come scoperta di fatti e verità oggettivi, il costruttivismo illustra i modi in cui gli esseri umani costruiscono le loro realtà personali a sociali (Guidano, 1987; Mahoney,1991).

Nella cornice costruttivista, le persone vengono sfidate a costruire i loro significati personali basati sulle proprie esperienze evolutive e la matrice delle influenze sociali, linguistiche e culturali cui essi partecipano.

La metafora associata a questo punto di vista è che gli esseri umani sono artefici dei loro mondi sociali e psicologici piuttosto che scopritori di "realtà" pre-esistenti (Gergen, 1994). Come indicato da Polkinghorne (1992), questa posizione, piuttosto che essere solipsistica, pone l'accento sui modelli interpretativi comuni a persone che condividono una storia sociale, culturale e persino familiare.

Il Neo-Pragmatismo

Sostituisce la nozione modernistica di conoscenza valida (e cioè, la conoscenza che corrisponde ad una realtà indipendente) con una nozione di conoscenza come vitale, o che produca un effetto premeditato.

Nella visione postmoderna del mondo, chiedersi perché qualcosa funzioni diventa secondario a chiedersi quanto bene essa funzioni. Tuttavia, facendo queste distinzioni, il neopragmatismo continua a riconoscere il valore a l'utilità dell'impresa scientifica, (per esempio, perché qualcosa funziona) non come conducente a leggi universali, ma come strumento per preservare delle pratiche che producano risultati prestabiliti.

Come annota Polkinghorne (1992): "Piuttosto che essere una ricerca di leggi e verità fondamentali dell'universo, la scienza serve a raccogliere, organizzare e distribuire pratiche che hanno dato esito a risultati prestabiliti (p.152).

 

4 – Concezioni dinamiche del SE’ .

Come notato prima, gli studiosi, influenzati dal pensiero postmoderno, hanno iniziato a porre la loro attenzione sui processi ed i contesti in cui la gente vive (Cox & Lyddon, 1997).

In senso kuhniano, la conoscenza del comportamento umano non viene più vista come cumulativa, ma viene piuttosto considerata come posta all'interno di cicli di cambiamenti rivoluzionari, costituiti da realtà mutevoli, socialmente negoziate (Kuhn, 1962). Inoltre, viene posto in discussione il concetto di un Sé stabile i cui tratti possono essere misurati a disegnati separatamente dal suo contesto.

Maddi (1996), ben inserito nella tradizione del pensiero moderno, vede l'analisi psicologica della personalità umana come lo studio di modelli armonici di pensieri e sentimenti, e come il tentativo di identificare tratti comuni tra la gente.

Per contrasto, i teorici del postmodernismo hanno adottato una diversa visione della personalità e del Sé come più compatibile con quella del filosofo francese Lyotard (1984), il quale scrisse: -Nessun Sé è un'isola; ciascuno esiste in una trama di rapporti che è adesso più complessa e mobile che mai.

Giovane o vecchia, uomo o donna, ricca o povera, una persona è sempre collocata in "punti nodali" di specifici circuiti di comunicazione, per quanto esigui questi possano essere." (p.15).

Il Sé moderno, dal "cogito" di Cartesio, all'ego trascendentale di Kant a Husserls al concetto del Sé razionale dell'Età illuministica, viene associato alla sostanza, all'essenza, e a proprietà fondamentalmente immutate (Kellner, 1992). In aggiunta all'enfasi sulla stabilità e la sostanza, la visione moderna del Sé è anche stata caratterizzata come "auto-contenuta" (Sampson, 1988), "integrata ed unitaria" (Hoskins & Leseho, 1996) e come un'entità decontestualizzata, separata dal suo mondo sociale (Cushman, 1990).

Di contro, le radici delle concezioni postmoderne contemporanee del Sé, risalgono agli Esistenzialisti francesi che descrivono il Sé come intimamente coinvolto in una rete relazionale con il mondo esterno.

Secondo l'opinione di Sartre (1957), per esempio, il Sé è in continuo divenire, nel senso che azioni non ancora determinate creano il Sé. In breve, gli esistenzialisti hanno sostituito l'immagine di Cartesio, come filosofo solitario, con un'immagine da patito di cinema che utilizza films, l'arte e la letteratura a guisa di mezzi per visionare e vivere vite multiple. Inoltre, il Sé postmoderno viene descritto come instabile, fluido e multiplo.

Poiché il mondo postmoderno è fatto da una miriade di mondi possibili, il Sé non viene più visto come agente unitario in un mondo stabile (Kellner, 1992), ma, piuttosto, come un "mondo brulicante di possibilità provvisorie", (Gergen, 1991, p.139) che vengono rivelate in diversi contesti e scambi sociali.

 

5 – Una metafora importante del SE’ postmoderno e il SE’ come autore .

Secondo questa opinione, il dialogo e la narrazione umana degli eventi sono fondamentali per l'esistenza umana.

Negli scambi giornalieri di comunicazione, tuttavia, la gente fa più che riferirsi semplicemente i dettagli degli eventi.

Piuttosto, si usano storielle come per dare un significato; come per sintetizzare la vita in una coerenza articolata (Hoskins & Leseho, 1996; McAdams, 1993). Russel e Wandrei (1996), ad esempio, si riferiscono alla narrativa come mezzo primario attraverso il quale gli esseri umani "costruiscono rappresentazioni del passato, scambiano informazioni oggettive e soggettive nel presente e prevedono il futuro" (p.307). Analogamente, May (1991) ha descritto il processo della creazione del Sé attraverso la narrativa come creazione di un mito personale.

Questo mito personale interagisce reciprocamente con i più ampi contesti delle storie familiari e culturali in cui l'individuo vive. Così, nella visione postmoderna del mondo, il Sé può essere visto come un fenomeno raccontato, sia dalle "fiabe culturali", che dalle storie personali di vita (Howard, 1991).

Il pensiero postmoderno ha cambiato il paesaggio psicoterapeutico in almeno due modi. Primo, ha condotto ad una rivalutazione e re-interpretazione delle modalità psicoterapeutiche che si sono evolute e consolidate sin dall'inizio del "parlare di cura", alla fine del secolo scorso. Secondo, ha contribuito allo sviluppo di nuovi modelli di psicoterapia che si identificano significativamente con la prospettiva postmoderna, sia nella teoria, che nella pratica. Quanto segue è una breve esposizione di questi significativi sviluppi e re-interpretazioni.

 

6 – Pensiero psicoanalitico.

La complessità dell'opera di Freud rende impossibile la risoluzione di molte delle tensioni interne che necessariamente emergono in un'opera così vasta. Da un lato, molti aspetti del lavoro di Freud, quali la sua enfasi sull'individualismo, sull'empirismo ed il razionalismo sono centrali al pensiero moderno, mentre dall'altro, paradossalmente, molte delle sue teorie minano le premesse epistemologiche del modernismo (Flax, 1990).

Ad esempio, il tirocinio di Freud come medico, associato alla sua applicazione metaforica della tecnologia del XIX secolo, della macchina a vapore, alla sua visione dinamica/idraulica della mente, senza dubbio illustra la sua visione del mondo, scientifica a determinista (Lyddon, 1989).

Tuttavia, la lettura da parte di Habermas (1971) dell'opera maggiore di Freud, "L'interpretazione dei sogni" va verso la natura auto-riflessiva della psicoanalisi come "unico esempio tangibile di una scienza che ha insita l'auto-riflessione metodica" (p.214).

Secondo Habermas, Freud, sapendo di essere entrato in un dominio chiuso dal positivismo, ha copiato l'interpretazione dei sogni dal modello ermeneutico della ricerca filologica. Questa rottura con la tradizione moderna lo rese in seguito sospettoso verso le cosiddette "scienze forti".

Prendendo la cornice di Polkinghorne come punto di riferimento, la psicoanalisi è postmoderna nell'aspetto costruttivista. Alla persona in analisi viene richiesto di creare nuovi significati attraverso una re-interpretazione del passato in termini simbolici, piuttosto che di lavorare sul richiamo di "eventi reali" (Wachtel & Messer, 1997).

Nella sua interpretazione di Freud, anche Ricoeur (1970) sottolinea il carattere narrativo ed ermeneutico della psicoanalisi. Secondo Ricoeur, i contenuti con cui l'analista lavora sono essenzialmente ermeneutici: essi sono "sempre più rappresentativi, dalle fantasie alle opere d'arte alle convinzioni religiose" (p.66).

Inoltre Ricoeur suggerisce che, sebbene Freud intendesse dare alla sua teoria un'impostazione strettamente scientifica, la teoria non può soddisfare gli stessi criteri logici di altre teorie delle scienze naturali. Nella psicoanalisi, così come nel mondo postmoderno, non esistono fatti, solo interpretazioni, dal momento che lo psicanalista non osserva, ma interpreta.

Più recentemente, Dorpat a Miller (1992) hanno re-interpretato il concetto psicoanalitico del transfert: esso è più di una semplice ripetizione patologica di conflitti con altre figure significative (ad esempio, i genitori). Piuttosto, essi affermano che il rapporto tra l'analista ed il paziente è permeato da processi inconsci che apprezzano e ri-apprezzano in continuazione le interazioni con il loro mondo, basate sulle interpretazioni che ricevono dall'analista.

 

7 – Psicologia individuale.

Nell'ultimo decennio la Psicologia individuale di Adler è stata interpretata nell'ambito di una cornice postmoderna/ costruttivista (Jones, 1995; Jones & Lyddon, 1997; Master, 1991; Mahoney 1991; Scott, Kelly & Tolbert, 1995; Shulman & Watts, 1997; Watts & Critelli, 1997).

Una analisi più attenta delle posizioni epistemologiche di Adler suggerisce, non solo che egli è stato un precursore del costruttivismo, ma anche molto postmoderno nel suo pensiero.

Adler ha rifiutato la visione modernista di una realtà stabile a conoscibile (Gergen, 1991) a ha piuttosto fatto riferimento alla verità come un errore vantaggioso che nasce dall'interfaccia tra il mondo concettuale e quello esterno (Ansbacher & Ansbacher, 1956, p.83).

La Psicologia individuale ha così assunto significato creando proprietà della mente nella tradizione kantiana. Influenzato dalla filosofia del "come se" di Vaihinger (1925), Adler si riferisce alle costruzioni cognitive dell'essere umano come a "nozioni fittizie" che, nonostante tutto, diventano la base del comportamento.

Si potrebbe arguire che l'identificazione di una nozione fittizia ed una conseguente sostituzione con una cosiddetta "visione autentica" della realtà, in terapia, di fatto completa un programma modernista.

Tuttavia, nella prospettiva Adleriana, il terapista non è un esperto onniscente che può dare risposte a soluzioni (Jones, 1995). Inoltre, il Sé "creativo" del cliente è, in definitiva, influenzato dalle sue costruzioni ed aspettative personali ed il loro inserimento nei contesti familiari/culturali.

La concezione di Adler di inserimento è parallela al pensiero costruttivista contemporaneo che sottolinea l'importanza del modo in cui le realtà personali vengano plasmate a vincolate dalle realtà sociali (Gergen, 1994).

 

8 – La famiglia e l'approccio sistemico.

L'emergenza della terapia familiare è stata agevolata dal passaggio da modelli meccanicistici di causalità a quelli dell'organizzazione dei sistemi. Mentre la tradizione cartesiana del modernismo tentava di analizzare le entità, esaminando le proprietà delle loro parti, chi pensa ai sistemi riconosce che le proprietà intrinseche delle cose non possono essere trovate nelle singole componenti (Capra, 1996).

Poiché le parti si uniscono per formare un tutto, emergono nuove proprietà che non possono essere dedotte prima dalle caratteristiche note dei componenti singoli.

Pertanto, il terapista della famiglia pone l'attenzione sulle relazioni ed i processi di feedback tra i membri che costituiscono la famiglia come un sistema complesso autoorganizzato a si preoccupano meno della disfunzione del singolo componente familiare. Inoltre, i terapisti della famiglia contemporanei sono stati influenzati dalla concettualizzazione costruttivista della realtà. I costruttivisti sociali vedono la realtà come emergente da un processo socialmente negoziato in cui le pratiche linguistiche costituiscono le "regole" secondo le quali arriviamo alla comprensione del mondo (Lax, 1996). Pertanto, la narrativa a l'ermeneutica assumono un ruolo centrale nella comprensione delle convinzioni a delle idee socialmente costruite a mantenute dal sistema familiare.

Neimeyer a Neimeyer (1994) hanno anche identificato delle specifiche tecniche di terapia della famiglia che si collocano entro una cornice costruttivista. Queste tecniche propongono un'enfasi sulla prevalenza dell'esperienza personale, un'attenzione particolare sul processo di creazione del significato attraverso il linguaggio, a un dedicarsi alla messa in opera del comportamento, come mezzi per la ricostruzione dei problemi.

 

9 – Prospettive femministe a multiculturali.

La diversità del pensiero femminista va oltre lo scopo di quest'articolo. Tuttavia, i denominatori comuni fra le varie prospettive femministe includono, sia la critica, che la distruzione della filosofia illuministica, così come una visione positiva delle differenze socioculturali tra i due diversi sessi.

In questa prospettiva, l'imponente narrativa illuminista, in cui il progresso viene misurato esclusivamente in termini di valori androcentrici, è stato sostituito da una nuova enfasi sulle modalità multiple della conoscenza (Goldberger, 1996) e sul valore di diversi gruppi e culture, inclusi quelli femminili (Van Vucht Tijssen, 1990).

Così, coerenti con le concezioni postmoderne, le studiose femministe hanno attirato l'attenzione sui modi in cui valori, potere a cultura permeano le esperienze quotidiane.

Le terapiste femministe sono state anche critiche nei confronti dei modelli decontestualizzati della psicopatologia a della psicoterapia che non considerano adeguatamente gli aspetti economici, culturali, razziali a di genere dei pazienti (Brown & Ballou, 1992). Coerentemente all'enfasi postmoderna sul ruolo dei valori, nelle questioni umane, le femministe hanno sollevato riserve sulla pertinenza di molti approcci contemporanei alla psicoterapia per comprendere le esperienze delle donne a di altri gruppi non privilegiati della società (Enns, 1993).

Nell'ambito dei comportamenti di dipendenza, ad esempio, le femministe fanno notare che i modelli di trattamento riflettono spesso i valori patriarcali, sorti nel contesto dello sviluppo della proprietà privata a della società capitalista.

Inoltre, laddove i modelli di trattamento delle dipendenze tendono a prescrivere una strategia di trattamento, rigidamente strutturata, i principi femministi si basano su strategie d'aiuto multiple (auto-aiuto, psicoterapia, approccio a dodici fasi) (Van Den Berg, 1991).

Parallelamente alla critica contemporanea femminista della psicoterapia, anche il multiculturalismo cerca di rendere esplicite le origini socioculturali a le prescrizioni per il comportamento.

Mentre le femministe a gli studiosi multiculturalisti richiamano l'attenzione ai fattori sociali ed economici che tendono ad emarginare gruppi sociali ed a contribuire ai problemi psicologici (Ponterroto, Casas, Suzuki & Alexander, 1995), anche i teorici multiculturalisti insistono sul fatto che l'esperienza femminile non sia monolitica.

Ad esempio, gran parte della psicologia femminista, basata sulla donna bianca di classe media, potrebbe non essere adatta per le donne di colore (Miller, 1986). Il concetto centrale del multiculturalismosostcene una prospettiva pluralista che sottolinei l'importanza di una molteplicità di vedute a valutazioni (Skillen, 1996).

Inoltre, gruppi sociali a culturali differenti elaborano modi idiosincratici di interpretazione ed attribuzione di significato al mondo circostante. In questa prospettiva, nessuna concezione del mondo è necessariamente più "giusta" o "corretta". Così, anche se i concetti teorici possono apparire sufficientemente astratti da essere trasportati da una società all'altra, essi possono essere di fatto limitati al contesto in cui sono stati originariamente costruiti (Modood, 1996).

 

10 – Approcci cognitivi.

Mentre, sia il postmodernismo che la psicoterapia cognitiva, si interessano entrambi di come gli esseri umani interpretano e valutano il mondo circostante, il postmodernismo presenta una serie di sfide nell'ambito della psicoterapia cognitiva.

Le terapie cognitive, accoppiate alla visione modernista del mondo, tendono a collocare i problemi psicologici all'interno dell'individuo sotto forma di convinzioni irrazionali o di distorsioni cognitive.

In conseguenza dell'applicazione delle tecniche cognitive, la persona ben adattata emerge o come un esempio evidente di razionalità, che interpreta il mondo in maniera coerente agli assiomi ufficiali del pensiero razionale (Ellis, 1980), o come un "percettore" della realtà che è libero dalle cosiddette distorsioni cognitive (Beck, 1993).

Lyddon a Weill (1997) sostengono, tuttavia, che il postmodernismo mette in discussione il terapista cognitivo per (a) elaborare un maggiore apprezzamento dei modi in cui le realtà umane vengono personalmente e socialmente costruite, (b) incorporare le dimensioni sessuali e culturali delle esperienze e delle convinzioni del cliente nella terapia, e (c) sottolineare il ruolo delle strategie di conferimento di potere collettivo con i clienti. Una significativa tendenza postmoderna della terapia cognitiva è stata l'emergere della prospettiva costruttivista (Guidano, 1991; Mahoney, 1991; Neimeyer & Mahoney 1995).

Mentre le forme moderniste di terapia cognitiva tendono a concentrarsi sulle cognizioni presenti, gli approcci costruttivisti illustrano to sviluppo storico delle opinioni e la loro importanza in specifici contesti.

Il costruttivismo tende anche a sottolineare il valore funzionale dei diversi sistemi di significato a punti specifici dello sviluppo della vita di un individuo.

Mentre le terapie cognitive come la terapia razionale-emotiva di Ellis, tendono ad isolare specifiche unità di pensiero come bersagli d'intervento, le psicoterapie costruttiviste, al contrario, valutano le relazioni tra costrutti generati personalmente a si concentrano sul processo della creazione del significato che emerge da queste relazioni (Neimeyer & Neimeyer, 1993).

Adottando la distinzione costruttivista tra i meccanismi di feedforward a feedback (Mahoney, 1991), Lyddon (1993) ha suggerito che anche la psicologia costruttivista può fornire una cornice integrativa per la pratica psicoterapica.

I meccanismi di feedforward nascono da strutture cognitive pre-esistenti che servono a mantenere to status quo psicologico, conferendo un senso di stabilità a continuità al sistema del Sé.

Di contro, i meccanismi di feedback sono fonti di informazioni nuove sul Sé ed il mondo che possono indurre nuovo apprendimento a cambiamenti.

Secondo Lyddon (1993), uno dei compiti principali della psicoterapia è dare ai clienti l'opportunità di sperimentare feedback nuovi e relativi al Sé che pongano in discussione le strutture di conoscenza disfunzionali e le concomitanti deviazioni di feedforward. Lyddon suggerisce che, da una prospettiva costruttivista, le diverse strategie psicoterapiche (interpretative, interpersonali, comportamentali, cognitive ed empiriche) possono tutte essere considerate metodi per fornire ai pazienti nuove fonti di feedback relazionato al Sé, feedback che ha la potenzialità di rendere più facile un processo evolutivo ed il cambiamento nella terapia.

 

11 – Approcci empirici.

Concettualmente radicate nell'umanesimo, nella fenomenologia a nel costruttivismo, le psicoterapie empiriche illustrano il ruolo dei processi emotivi nelle integrazioni e nei cambiamenti personali (Daldrup, Beutler, Engle & Greenberg, 1988; Greenberg, Rice & Elliott, 1993); Greenberg & Safran, 1987).

Mentre i terapisti della tradizione moderna tentano di concentrarsi sull'applicazione di specifiche strategie di trattamento ai specifici sintomi dei clienti che si riteneva riflettessero i comuni ed universali problemi diagnostici, i terapisti empirici pongono l'attenzione sulla "unicità dell'esperienza intima e della costruzione del significato diogni persona" (Greenberg, Rice & Elliott, 1993, p.35) e fanno notare che lo stesso sintomo può avere significati diversi per clienti differenti.

L'unicità della persona viene concettualizzata dalla terapia empirica come originata dal gioco dialettico tra due diversi ma ugualmente pertinenti modi di sperimentare il mondo. Questa integrazione comprende la visione degli esseri umani come processori, sia di informazione proposizionale (simbolica/logica) che non-proposizionale (sensoria/percettiva). In breve, gli esseri umani assegnano al mondo un significato in base, sia alla loro interpretazione cognitiva del mondo, che ai loro processi emotivi.

Pertanto i terapisti empirici scartano la divisione cartesiana mente-corpo, proponendo che la conoscenza umana è sia cognitiva, che emotiva (Greenberg, Rice & Elliot, 1993).

La teoria empirica abbraccia anche la nozione postmoderna del Sé come un processo dinamico ed in continua evoluzione che ha la capacità di costruirsi e ricostruirsi attraverso un'elevata riflessione ed autoconsapevolezza.

Elaborando ed interiorizzando nuovi dati, il Sé può anche costruire una varietà di "Sé" differenti in momenti diversi o anche nello stesso momento (Hermans, Kempen & Van Loon, 1992). Dal punto di vista di una prospettiva empirica, un importante compito terapeutico è quello di facilitare un dialogo interno tra i diversi Sé che possono trovarsi in conflitto. Questo dialogo, a sua volta, si ritiene possa agevolare il cambiamento e l'integrazione evolutiva costruttiva.

 

12 – Psicoterapia narrativa.

Uno dei più importanti sviluppi postmoderni della psicoterapia dell'ultimo decennio è stato l'emergere della prospettiva narrativa (Russell, 1987; Terrell & Lyddon, 1996; White & Epston, 1990).

I teorici della narrativa sostengono un paradigma di linguaggio narrativo, che essi spesso distinguono dal paradigma razionale (Russell & Wandrei, 1996). Nel paradigma razionale, il linguaggio viene visto come un sistema complesso di segni che viene utilizzato per riflettere la realtà e comunicare lo stato delle cose tra persone.

Al contrario, nel paradigma narrativo, il linguaggio è ritenuto creatore attivo di realtà piuttosto che semplice specchio di stati di cose esistenti. Inoltre, gli studiosi narrativi sottolineano che il gioco di parole umano può condurre a nuovi livelli di significato che trascendono le loro funzioni originarie di denotazione (Rosen, 1996).

Così, gli studiosi narrativi mettono in discussione l'attenzione modernista sul paradigma razionale a la sua tendenza ad escludere modalità di conoscenza non esclusivamente associate alla logica ed alla ragione ed invece vedono la narrativa come appropriata forma di sapere per rivolgersi alla ricchezza, alla diversità ed alla complessità delle vite umane (Russell & Wandrei, 1996).

I terapisti narrativi tendono a concettualizzare le difficoltà dei clienti come derivanti dalla creazione di storie personali che sono o contraddittorie con le loro esperienze di vita, o prive ormai di significato.

Uno dei compiti primari del terapista narrativo è quello di proporre la possibilità di nuove storie o trame e lavorare in collaborazione con il cliente per incoraggiarlo a riscrivere la sua storia dandole maggiore importanza e significato.

Attraverso questo processo di esternazione (White & Epston, 1990), i terapisti narrativi cercano di aiutare i clienti a distanziarsi dai loro problemi e a vedere le loro difficoltà come costruzioni uniche, personali e sociali che sono aperte alla rinegoziazione ed al cambiamento.

 

13 – Note conclusive.

Nella sua analisi della storia della psicoterapia, Cushman (1992) giustamente nota che il filo comune, che unisce tutte le teorie psicologiche, è il concetto dello psicoterapista come il dottore dell'intimo.

Gli psicoterapeuti forgiano, mantengono e guariscono il dominio del privato che l'era moderna ha individuato come una dimensione all'interno di ogni individuo (p.22)

Al contrario, il postmodernismo mette in discussione le vacche sacre del modernismo e cioè l'idea di individualità autocentrata e l'idea che sia possibile studiare a definire l'individuo separato/a dal suo contesto sociale (Goncalves, 1997).

Le sensibilità postmoderne distolgono l'attenzione della psicologia dalla sua quasi esclusiva concentrazione sulla "archeologia della psiche" per portarla sulla "architettura del paesaggio culturale" (Kvale, 1991, p.10).

In conseguenza, il postmodernismo sfida gli psicoterapisti ad esplorare lo spazio tra la gente (Neimeyer, 1996) e ad illustrare i modi in cui i problemi e le difficoltà del cliente possano essere separati dai processi e dai contesti sociali.

Mentre alcuni approcci postmoderni alla psicoterapia (ad esempio, quello costruttivista ed empirico) tendono a concentrarsi di più sull'esperienza e lo sviluppo unici dell'individuo, essi riconoscono anche i modi in cui la persona che si evolve è collocata all'interno dei suoi contesti relazionali.

Così, dal momento che i Sé umani del mondo postmoderno sono ritenuti, sia come esseri unici creatori di significati, che socialmente costituiti, i terapisti del mondo postmoderno devono essere preparati a salire a scendere con agilità una scala di astrazioni, occupandosi dei significati concreti personali (es: in termini di "emozioni" comunemente usati o metafore idiosincratiche), così come dei più astratti sistemi linguistici, culturali a familiari in cui sono rifugiati (Neimeyer, 1995, p.352).

Poiché le verità postmoderne sono considerate multiple, paradigmatiche e contestuali (Neimeyer, 1995), il postmodernismo sfida anche gli psicoterapisti ad apprezzare la complessità e la diversità del sapere umano.

I recenti sviluppi nelle scienze cognitive convergono su questo tema postmoderno, illustrando i modi multipli e diversi modi in cui gli esseri umani creano la conoscenza (Bruner, 1996).

Viene altresì stressato che la mente umana, piuttosto che essere un'entità singolare, centralizzata a gerarchicamente organizzata, sarebbe invece un sistema multiplo e modulare di coalizione di sistemi (Fodor, 1983; Mahoney, 1991; Ornstein, 1992) nell'ambito del quale sistemi differenti (o "menti") appaiono diversamente attivi in contesti differenziati (Teasdale, 1997).

Questa comprensione (e celebrazione!) della complessità e della diversità del Sé, delle realtà e delle modalità conoscitive umane costituisce, forse, nel modo più adeguato e sintetico, la prospettiva contemporanea del postmodernismo.

 

 

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