Intervista a: Paolo Lamarca
DOMANDA: Cosa ne pensi di quanto emerso dalla conferenza, quali sono i punti in comune e da quali prendete le distanze?
RISPOSTA: Innanzitutto mi aspettavo che la conferenza fosse veramente blindata, e invece ho potuto constatare che non è stato così, da questo punto di vista il giudizio è positivo, io mi aspettavo una forte tendenza reazionaria, in realtà le voci reazionarie sono poche, la situazione rispetto a dieci anni fa si è ribaltata
Dal punto di vista dello svolgimento dei lavori, personalmente ho seguito questa mattina una sessione sulle nuove sostanze molto interessante, altre cose mi hanno lasciato perplesso soprattutto riguardo la legge 75 sulle sanzioni amministrative comminate al consumatore occasionale che trovava tutti d'accordo sul suo carattere preventivo, ma questa mi sembra un'assurdità?
DOMANDA: Riguardo alle droghe pesanti e all'esperienza svizzera siete d'accordo?
RISPOSTA: La LILA è promotrice, dal 1997, anno dell'inizio dell'esperimento della prima città svizzera, del fatto che bisognerebbe cominciare a pensarci veramente in Italia. A me ha fatto molto piacere sentire il Min. Veronesi, nonostante la Lila non ne condivida la linea politica, parlare come un medico con un pragmatismo che è proprio dei medici E' stato molto abile a sganciarsi dall'ideologico e dal politico, non facendosi spaventare dalla parola eroina in sé perché questa è una sostanza come altre. Mi ha fatto piacere anche vedere come fosse molto documentato e capace di cominciare a pensare ad uno studio di fattibilità.da un clima di totale scontro si è passati ad una condivisione della possibilità di provare ad ipotizzare qualcosa che sia fattibile.
DOMANDA: La Lila come sente di proporsi per la risoluzione del problema della riduzione del danno?
RISPOSTA: La Lila ne parla da dieci anni, la prima unità mobile di strada per i tossicodipendenti in Italia è un progetto Lila. La Lila può portare sicuramente molta esperienza dal punto di vista della progettazione, della ideazione, della verifica della elaborazione dei dati sia per quanto riguarda progetti nazionali che internazionali.
DOMANDA: E operativamente come vi muovete nella realtà sociale?
RISPOSTA: Ci muoviamo fondamentalmente su due livelli. Il primo è prettamente operativo, come ricerca di finanziamenti per promuovere i progetti. I progetti sono diversificati, se è vero che la Lila ha iniziato 16 anni fa in maniera pionieristica con un furgone ed un gruppo di operatori formati, oggi sicuramente c'è stato un grosso miglioramento delle risorse e della scientificità degli interventi, dalla ricerca alla elaborazione statistica dei dati, ad esempio partiremo a gennaio in Albania per un programma di formazione nei centri giovanili.
Il secondo livello è quello della lotta politica, che ha portato a posizioni sostenute anche qui a Genova sia dal cartello degli antiproibizionisti sia all'interno. Non credo che la Lila si possa definire come una organizzazione antiproibizionista perché lo scopo specifico della Lila resta l'AIDS, però la nostra bilancia, come riduzione del danno, pesa da questa parte.
DOMANDA: Ieri il dott. Montecchi ha proposto di far entrare nel circuito riabilitativo anche associazioni come i centri sociali. Siete d'accordo?
RISPOSTA: Sì, assolutamente sì. E' chiaro che bisogna andare con i piedi di piombo perché stiamo parlando di persone. E' la storia stessa dei centri sociali che va in questa direzione. Ad esempio il Leoncavallo a Milano ha cambiato tre sedi da quando è nato ed intorno a queste lo spaccio di eroina è scomparso. Perché non sfruttare questa possibilità, perché non "deistituzionalizzare", anche se una certa istituzionalizzazione è necessaria affinché ognuno abbia le proprie specifiche competenze. il centro sociale può essere un pezzo importante della rete. E' una proposta interessante, fattibile anche se va studiata.