Domanda:Che cos'è l'empatia?
Risposta: L'empatia è un concetto inizialmente legato alla filosofia dell'estetica in epoca romantica di fine ottocento e riguarda la capacità quasi animistica dell'infondere i propri sentimenti in oggetti della natura; poi successivamente diventa qualcosa legato al rapporto tra gli individui e quindi non solo quello che l'altro dice, ma quello che l'altro è, prima di raccontarsi. Questo tipo di connotazione dell'empatia è qualcosa che riguarda sicuramente la psicopatologia ai suoi albori con Jaspers, Minkowsky e Bleuler. Più recentemente diventa un concetto importante anche in psicoanalisi ed in particolare negli anni 70” con gli scritti di Kohut che parla dell'empatia quale capacità di percepire la complessità vivente dell'altro. Ovviamente si tratta di un concetto che apre interrogativi importanti sia nella teoria psicoanalitica che nell'osservazione psicopatologica quando non si hanno parole sufficienti per esprimere cosa sia la soggettività dell'altro.
Domanda: L'empatia si apprende?
Risposta: Su questo punto esistono due posizioni. Alcuni sostengono che l'empatia corrisponde ad una tecnica, cioè che essa dipenda da un'intenzione di un soggetto “addestrato”, il quale facendo leva su una conoscenza di sé, di un repertorio di esperienze emotive e cognitive simili, è in grado di riconoscere l'altro, formando in sè un'immagine dell'altro sufficientemente simile. Anzi, tanto maggiore è la somiglianza, tanto più l'altro può rispecchiarsi nella descrizione data. C'è poi l'altro modo di considerare l'empatia, che è invece più “naturalistico”, che considera l'empatia qualcosa di spontaneo che accade da sé, quindi a prescindere dalla volontà di volerlo, come se si rimanesse “contagiati” dalla presenza dell'altro. La difficoltà, in questo caso, consiste nella capacità di ritradurre questa immagine, inizialmente oscura, così come è oscura l'immagine primordiale di un bambino che non ha ancora sviluppato il proprio sistema sensoriale, in qualcosa che possa essere detto, comunicato e condiviso prima col paziente e poi con la comunità.
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