Nel suo intervento ha evidenziato come in televisione venga spesso utilizzata l'arte della seduzione, in programmi che poi in realtà non hanno molto di educativo, se non sono addirittura diseducativi ed intriganti; a tal proposito ha portato all'attenzione dell'uditorio un interessante confronto parallelo fra pensiero magico e metafora, rispettivamente adoperati nei programmi quali dibattiti e talk show e nella pubblicità, e su come ambedue spostino l'attenzione dello spettatore dall'evento concreto e ne mettano, invece, in moto fantasia ed immaginazione…
In realtà questi programmi sono delle rappresentazioni teatrali sceniche di fatti reali, che poi, però, una volta rappresentate perdono la loro realtà, e quindi sono occasione per discussioni che non portano alla fine ad una valutazione critica di quello che succede. Tant'è vero, come ho detto, che utilizzano gli stessi mezzi della pubblicità: quello della seduttività, un pochino ipnoide, in cui praticamente la molteplicità anche delle opinioni fa sì che in realtà le persone ne escano poi confuse più di prima.
Lei ha messo in evidenza come alcuni programmi perdano l'occasione di stimolare il pubblico, privilegiando , invece, lo “spettacolo”, e come le ipotesi psicologizzate – di valenza metastorica – azzerino ogni criticismo da parte degli ascoltatori, garantendosi momentaneamente il loro consenso e la mancata richiesta di verifiche reali sui fatti presentati…
Di fatti molte persone sono assolutamente bravissime nella dinamica del cosiddetto eventuale assassinio, per cui sanno esattamente, si chiedono e partecipano al fatto che la pantofola famosa avesse la macchia di sangue o meno, vale a dire che entrano nel meccanismo perverso, ma naturalmente anche umano, di quello che può essere un gioco, dello scoprire l'assassino, perdendo di vista, però, la ragione per la quale in realtà è nato il dibattito.
Un'altra delle sue proposte – di grande importanza – è stata di promuovere dibattiti su avvenimenti positivi di persone normali o con disturbi psicologici…
Certo è una possibilità, ma ho anche detto che però è molto noioso questo: è chiaro che una tv ed anche un giornale ha già capito che poi nessuno seguirebbe quell'evento; se comunque uno fosse anche bravo a realizzare una buona regia di argomenti positivi, potrebbe forse essere anche una cosa che non si è mai provata, non si è mai assolutamente fatto! Certo, se soltanto una persona lo vedesse, quel programma perderebbe di efficacia, bisognerebbe metterci molto entusiasmo, essere dotati di una forte motivazione a raggiungere l'obiettivo.
La seconda proposta riguardava il proporre ipotesi interpretative di fatti anche drammatici, nell'ottica di una concreta prevenzione – affinchè non manchi più la speranza in tal senso – quale quella insita negli approcci dell'Educazione Socio-Affettiva ovvero “L'Educazione dell'Anima”. Ha parlato della possibilità di introdurla a livello scolastico: si tratta di un'ipotesi o di un progetto in via di sviluppo?
Sì, questo è un approccio, una cosa concreta – non sono parole – è un qualcosa di concreto che passa attraverso delle cose che si discutono, si insegnano, e parte dal fatto che molto spesso i giovani non hanno la capacità di esprimere i propri sentimenti, sono come afasici; le percepiscono, ma non sanno esprimere le cose che sentono, non riconoscono neppure le loro emozioni e spesso non sanno neanche capire che cosa provano gli altri, perché non sanno dare un nome alle sensazioni, per es. alla tristezza: hanno solo due vocaboli, “bene” e “male”. Allora in questo percorso educativo, una delle tappe è quella che si chiama “Alfabetizzazione Emotiva”, per conoscere le proprie emozioni ed arrivando a conoscere le proprie acquisire la capacità di comprendere e rispettare quelle altrui; è una tappa delle tante che ora non faccio a tempo ad enumerare e spiegare.
Attualmente vi è già qualcosa di concreto in atto o si è ancora nella fase preparatoria?
No, sono cose che noi mettiamo già in pratica da un po' in alcune scuole, perché riteniamo che gli insegnanti presenti possano essere dei buoni educatori in classe, certo per poter attivare questo processo di espressione dei sentimenti, per conoscere meglio le persone.
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