Intervista a M. Manfredi

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26 novembre, 2012 - 14:07

D. Parliamo brevemente dei prossimi appuntamenti della SIN a cominciare dal convegno del prossimo anno a Firenze passando per un anno di lavoro che sicuramente con termina con questo congressso né rinasce con il congresso di Firenze, quindi parliamo un po' dell'attività del 2007 della sua società
R. I due prossimi congressi sono Firenze nel 2007 e Napoli nel 2008, che in qualche modo celebrano ambedue la società perchè il primo cade nel centenario di fondazione della società nel 1907 e il secondo nel centenario del primo congresso che è stato fatto proprio a Napoli nel 1908. Adesso noi dovremo elaborare, oltre alla normale attività di preparazione dei congressi (scegliere i temi, i relatori, che sono la cosa più importante per dare un'ossatura scientifica al nostro incontro), dovremo anche studiare le modalità celebrativa. Abbiamo già delle idee, di cui le più importanti sono due: un volume che ricordi il passato della neurologia, cioè quali sono stati i personaggi di spicco della neurologia italiana dalle origini ai giorni nostri, quali sono stati i gruppi che hanno particolarmente sviluppato temi di ricerca, quali sono stati gli istituti nei quali si è svolta preminentemente questa ricerca e quindi vorremmo fare un volume in lingua inglese, ormai linguaggio scientifico, su questo; poi stiamo raccogliendo le immagini storiche delle neurologia italiana, soprattutto filmati, perché abbiamo trovato in due cliniche a Roma e Torino una serie di filmati molto belli di casi neurologici con disturbi filmabili, quindi disturbi del movimento, che furono fatti agli inizi del '900 e addirittura a Torino ci fu una proiezione pubblica di questo "film neurologico". Quindi vogliamo recuperare tutti questi documenti e cercare di metterli su un formato attuale (dvd o cd). Questo sarà il nostro lavoro per i prossimi due anni per i due anniversari.
D. Oggi sono stato a Montesilvano a sentir parlare Livia Turco, ospite al convegno SIP. Un tema molto importante, che è saltato fuori e che vale per la Psichiatria, la Neurologia e molte altre branche della Medicina, è il tema di spostare in maniera più forte di quanto è avvenuto finora il centro della cura sul territorio rispetto all'ospedale. Che ne pensa lei come neurologo rispetto ad una serie di disturbi che usciti dall'acuzie necessitano di un trattamento cronico o riabilitativo di lunghissimo tratto e che all'estero vengono svolti molto spesso a livello domiciliare, mentre in Italia continua ad esserci il centro dell'ospedale con tutti gli svantaggi dal punto di vista economico. L'idea di Livia Turco è di fare questo. Lei pensa che ci si possa arrivare?
R. Io penso che tutte le programmazione del futuro della Medicina siano basate su un solo fatto: bisogna trovare il sistema di utilizzare bene le risorse, che sono limitate e sempre più impegnate, perché l'aumento della vita media è continuo, e più la vita media aumenta più aumenta il carico delle malattie, che tra l'altro sono soprattutto malattie neurologiche, basti pensare ai parkinsonismi, alle demenze, etc. Io penso che noi in Italia possiamo considerarci fortunati perché abbiamo un Sistema Sanitario "Nazionale", il quale ci assiste fino a 105 anni, se ci arriviamo ( a differenza di altri paesi come gli Stati Uniti e la Germania, dove ci sono assicurazioni private non si prendono cura di lei fino a 100 anni!). Tutto quello che si può fare per razionalizzare la spesa è ben fatto, quindi anche l'idea di curare molti pazienti non in ospedale ma sul territorio, ad esempio in Emilia Romagna hanno un ottimo programma per cui, ad esempio un infermiere si prende cura del paziente che ha problemi motori. Questo sistema sicuramente è economico perché si utilizza meglio l'assistenza da parte dei parenti, che in ospedale spesso sono pesci fuor d'acqua perché possono dar fastidio agli infermieri. In casa invece può essere utilizzata meglio l'assistenza dei familiari, ma naturalmente poi ci vuole la parte professionale (medico che va a visitare il paziente a casa, l'infermiere che lo assiste, il neuroriabilitatore che lo segue). Quindi è una buona idea.
D. Il primo giorno il presidente della regione Puglia ha parlato delle luci e delle ombre e ha detto che "se è vero che qui c'è la scienza fuori ci sono un sacco di problemi". La domanda che le pongo è: secondo lei perché ci sono così tante differenze qualitative in Italia, a parità spesso di competenze e a parità di Servizio Sanitario Nazionale?
R. Perché l'Italia ha una storia di regioni separate che sono cresciute culturalmente in maniera indipendente e che hanno cominciato a avere degli ideali comuni negli ultimi 150 anni, quindi ogni regione ha la sua storia e i suoi problemi. Non c'è dubbio che ci sono alcune regioni italiane, non solo del Nord, che hanno risolto meglio alcuni problemi. Ad esempio l'Emilia Romagna è l'emblema di una regione in cui il sistema sanitario funziona abbastanza bene. Ci sono altre regioni nelle quali questi problemi sono maggiori. Non credo che alimentando i regionalismi miglioriamo le cose. Credo che il servizio sanitario debba essere "nazionale" pur lasciando spazio alle differenze regionali. Di questo sono assolutamente convinto, altrimenti ritorneremmo indietro di qualche secolo.
(a cura di F. Bollorino e A.Tinelli)

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