B. Winblad non solo illustra le attuali opzioni terapeutiche per la demenza, in modo esauriente e sapiente, ma ne delinea anche le prospettive future citando i risultati delle sperimentazioni e degli studi più recenti, con un intervento di altissimo livello.
Le terapie attualmente utilizzate sono prevalentemente di tipo sintomatico: precursori colinergici e chEI: tacrina, donazepil, rivastigmina e galantamina che ha anche un'azione stimolante sui recettori colinergici postsinaptici. Diversi studi, per lo più con follow up di un anno, hanno dimostrato la capacità dei chEI di bloccare il declino cognitivo che invece continua ad avanzare nei casi trattati con placebo. Tuttavia quando la terapia viene interrotta, il beneficio permane ancora per alcune settimane, da qui l'ipotesi che l'azione di questi farmaci oltre che sintomatica, coinvolga anche i complessi meccanismi fisiopatologici probabilmente riducendo il rilascio e la produzione di b amiloide. Ci sono poi farmaci antiossidanti: ginko biloba, che sembra sicuro, in grado di stabilizzare la malattia e nel 20% persino di migliorare il funzionamento cognitivo; vitamina E e selegilina (iMAO). Esistono farmaci glutammatergicicome memantine un NMDA-antagonista recentemente testato su pazienti con demenza di grave entità, ed ancora farmaciantiinfiammatori, inclusi gli inibitori Cox-2, probabilmente di qualche efficacia solo in caso di interventi molto precoci. Desta interesse anche la terapia con estrogeni visti i dati epidemiologici dai quali risulta una minor incidenza di AD nelle donne anziane in terapia sostitutiva, i primi studi però appaiono deludenti. Per quel che riguarda le terapie più avveniristiche e patogenetiche, Winblad cita uno studio effettuato su tre pazienti con la somministrazione del fattore di crescita NGF per via intraventricolare. Benchè tale terapia abbia dimostrato una qualche efficacia determinando un miglioramento delle prestazioni ai tests cognitivi ed un aumento dei legami nicotinici cerebrali, valutati alla PET, la sperimentazione è stata interrotta per la gravità degli effetti collaterali: anoressia con perdita di peso e forti dolori. Infine sono stati sperimentati su topi vaccini per stimolare la produzione di anticorpi anti sostanza amiloide, con il tempo nei topi vaccinati le alterazioni neuropatologiche sono risultate decisamente inferiori rispetto a topi della stessa età. Infine Winblad ricorda l'importanza delle terapie con statine, antiipertensivi ed antiaggreganti quando necessarie.
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