Ringrazio il Professor Cazzullo che mi ha identificato con Giberti, anche perchè con Giberti mi sono identificato spesso, dato che mi sento perfettamente in linea con lui; poi di Giberti devo parlare, e non posso parlare che bene, e questo mi fa piacere, penso appunto che ci sia una specie di identificazione con la sua figura.
Sia Cazzullo, sia Rossi, hanno detto molte cose importanti; io non so da che punto di vista parlare esattamente, perché Giberti lo conosco molto bene, fa parte del mio paesaggio professionale da sempre praticamente, però non lo conosco benissimo come lo conoscono i suoi amici e allievi qui presenti come Rossi ad esempio, io lo conosco per la grande amicizia esistente tra Giberti e De Martis che è stato il mio maestro, come molti di voi ben sanno. Loro si intendevano molto bene, c'erano forse delle affinità anche di personalità: entrambi persone molto garbate e molto rispettose del prossimo, cosa importante per fare un mestiere come il loro, poco prepotenti, in un ambiente come quello accademico, dove spesso le gomitate sono obbligatorie ed anche con un atteggiamento poco lupesco.
Giberti andò in cattedra prima di De Martis, ma De Martis fu psicoanalista prima di Giberti e fu il primo psicanalista ad avere una cattedra di psichiatria; Giberti lo seguì a ruota; quindi andarono di paripasso. Questo permise di creare il nesso tra psichiatria e psicanalisi, internazionalmente molto importante; lo sviluppo di un'impostazione metodica di questa connessione poteva avvenire solo all'interno di una struttura dedicata alla scienza, alla riflessione scientifica, all'applicazione sistematica di questa connessione: questo è avvenuto sia nella nostra peregrinazione cagliaritana, sia qui a Genova in modo molto sistematico. Attualmente devo fare i ringraziamenti al dott. Cazzullo che, pur avendo un animo profondamente organicista, come ha detto lui stesso poco fa, ha sicuramente avuto una straordinaria intelligenza e apertura per molte cose, anche per il discorso psicodinamico in psichiatria. L'attenzione che lui ha sviluppato e sempre sostenuto è sostanzialmente verso la relazione tra medico e paziente. La formazione milanese avveniva fondamentealmente su due fronti: su una preparazione di base, sul modello organicista, ma sempre con una specifica attenzione alla psicoanalisi e agli effetti della psicoanalisi sul nostro lavoro. Ricordo quando io ero specializzando, c'era Morra, psicoanalista ora divenuto stabilmente genovese che teneva delle supervisioni a noi.
Questo accadeva nel ‘64-'65. Peraltro era il periodo in cui io avevo iniziato la mia analisi personale e per me era veramente faticoso.
Giberti ha potuto sviluppare una scuola qui a Genova ad orientamento psicanalitico, però sempre con questa attenzione, testimoniata anche dal suo trattato, ampia, dove la psicoanalisi diventa quel riferimento teoretico di base della psichiatria che ricordava anche poc'anzi Rossi. Ora l'importanza del cattedrattico psicoanalista psichiatra e' enorme, ne parla anche in molti suoi scritti: lo psicoanalista per la diffusione della psicoanalisi e lo psichiatra per mettere la psichiatria sulle sue gambe. Perchè in sostanza lo psichiatra non si occupa di cervelli, ma si occupa di persone; quindi il riferimento al cervello, che è ovviamente l'organo principale, rischia di diventare una sorta di alienazione per lo psichiatra, se non integrato con un discorso che riporti l'atto psichiatrico ad un suo fondamento relazionale, emotivo, personale da cui tutto dipende, inclusa la semeiotica più semplice. Quando ci si trova difronte ad un paziente si tratta di decidere cosa privilegiare e questo qualcosa, spessissimo, segue un canale di valutazione molto affettivo, come la psichiatria più classica ha riconosciuto. Quindi è molto importante che uno psichiatra possa avere una formazione psicoanalitica, forse non è obbligatorio, ma cambia completamente l'orientamento personale.
Nella mia competenza professionale individuo un punto, durante il mio training psicoanalitico, in cui mi resi conto di quanto il risultato della mia equazione personale, fosse importante nel determinare la mia attitudine verso il paziente: fu un mondo nuovo che mi si aperse innanzi.
Ora, e questo lo dico come presidente della società psicoanalitica italiana, ma è anche una mia opinione personale, purtroppo la psicoanalisi non ha capito sufficientemente l'importanza dello psichiatra psicoanalista, per ragioni complesse non sempre nobili, ma in parte giustificate, visto che la psichiatria italiana ha tante luci ma anche ombre.
Questo non va negato, e bisogna dire che le figure ultime del panorama iteliano, tra cui il dottor Cazzullo, hanno il grosso merito di aver attenuato assai queste ombre
Ricordo, visto che oggi è giornata di ricordi e rievocazioni, la mia tesi di laurea, che feci con Cazzullo, aiutato direttamente da De Martis, e che riguardava una cosa che sarebbe diventata straordinariamente attuale e cioè la cronicità psichiatrica. Rientrava nel quadro di una curiosa sperimentazione per l'epoca, l'idea penso fosse stata del Prof. Cazzullo, di trasferire nella Clinica Psichiatrica di Milano un certo numero di pazienti del manicomio, che dovevano inizialmente essere 7 e poi diventarono 40. Io ero un giovane studente di medicina che frequentava, per sua follia personale, fin troppo precocemente, la clinica psichiatrica, (ero al quart'anno di medicina, comunque fin dal liceo volevo fare lo psicanalista) e mi occupai per un certo tempo di questi cronici […fine cassetta]
Dicevo prima, nell'onda della rievocazione personale ho perso ciò che stavo dicendo, la società psicoanalitica non ha capito nel tempo un granchè dello psichiatra psicoanalista, il suo ruolo fondamentale che permette di calare la psicoanalisi all'interno dell'istituzione psichiatrica, operazione ardita che richiede una messa in gioco personale dello psichiatra di gran lunga superiore alla consuetudine clinica.
Noi Milanesi abbiamo messo molto al centro l'assistenza psichiatrica, forse anche troppo. Il servizio è molto simile all'ospedale; abbiamo avuto anche molti specializzandi genovesi per cui si è formato una sorta di gemellaggio Genova-Pavia, io stesso ho fatto delle supervisioni.
Giberti è stato presidente per anni della Società di Psicoterapia Medica, che ebbe grande importanza nello sviluppo della psicoterapia in Italia nei servizi.
E' una filiazione, per così dire, una società satellite della Società Italiana di Psichiatria, che all'inizio era costituita da un coplesso sparuto di persone, di cui Giberti, Rossi, io stesso, siamo stati presidenti. Ha avuto moltissimi soci, è cresciuta moltissimo, ha avuto un'importanza notevole, dovuta soprattuto all'imput di psicanalisti psichiatri che facevano parte del suo direttivo. Era interessante, perchè era l'unico esempio in Italia di un'assise dove potevano sedere accanto, psicoanalisti, psicoterapeuti sciolti, ma anche comportamentisti, jnghiani, adleriani: c'era una grossa eterogeneita' di voci. Negli anni si sono verificati degli scambi. I primi lavori di quei congressi facevano pietà, ma poi sono andati migliorando e molto è dovuto agli psichiatri psicoanalisti, che avevano allora la maggioranza, per i quali è andata maturando una cultura psicoterapeutica all'interno della psichiatria, con accento prevalente sui servizi, i gruppi, l'osservazione dei pazienti: scoprendo infondo l'acqua calda, ovvero che il momento psicoterapeutico è strettamente legato all'atto psichiatrico e se si vuol fare della buona psichiatria non si può far altro che attuare contemporaneamente della psicoterapia, non in forma necessareamente esclusiva, ma come qualcosa strettamente intessuta con l'ntenzionalità dell'atto terapeutico.
Questo insieme di orientamenti è stato una caratteristica di questa associazione che trovava negli psichiatri psicanalisti di cui Gibrti ha fatto parte, un sostegno veramente forte.
Vorrei aggiungere che la figura di Giberti, insieme alle altre di psichiatri psicoanalisti, visti spesso da altri psichiatri meno accorti con una certa diffidenza, ha avuto un ruolo molto importante. Praticamente oggi rappresentano un baluardo molto importante per vedute eccessivamente organiciste, per i rischi che continuamente la psichiatria corre di perdere di vista il suo fondamento interumano, il fatto che si ha a che fare con persone e non con cervelli almeno in prima battuta. E' quest'istanza che la psicoanalisi degli psichiatri condivide con la fenomenologia.
E' importante che la psicoanalisi non si arrocchi, ma invece dialoghi con la psichiatria; forse mi piace pensare che il fatto che io sia diventato il presidente della società psicoanalitica testimoni un'apertura di questo genere.
Per questo, per riprendere il lapsus del professor Cazzullo, e per gli altri motivi, mi sento identificato con il professor Giberti, e forse mi identifico più di lui con la prospettiva del pensionamento, perchè con il pensionamento si toglie di torno parassiti, persone che gli stanno intorno e traggono da lui più energie di quante lui non possa pensare e può ritrovare se stesso con la sua libertà e con mille possibilità che la vita ancora gli riserva.
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