La terza giornata del convegno è stata aperta dalla relazione del Dr.Luigi Zoja, ex presidente sia della Associazione Internazionale di Psicologia Analitica che del CIPA , e autore del recente libro sulla figura paterna dal titolo "Il gesto di Ettore". Riprendendo il tema del suo ultimo lavoro, l'autore ha proiettato una serie di diapositive tratte dall'iconografia pittorica dal ‘500 ai giorni nostri, raffiguranti l'evoluzione e i cambiamenti del modo di rappresentare l'immagine del padre nelle varie epoche, ispirandosi a una lettura junghiana della dimensione immaginaria. Le ultimi diapositive, tratte anche da pubblicità e dall'attualità, raffiguravano i "nuovi padri", figure paterne capaci di assumere atteggiamenti di tenerezza e contatto con la prole un tempo quasi esclusivo appannaggio della figura materna.
Il Prof. Paolo De Benedetti, ebraista e autore del testo "Quale Dio", ha fornito una relazione sulla figura del padre nella tradizione biblica, partendo dall'analisi di elementi fonetici e linguistici tipici del testo biblico fino ad arrivare alla definizione concettuale di tale figura. Secondo l'autore il ruolo del padre possiede tre valenze: una attiene al presente (funzione paterna attuale esplicata nei confronti dei figli), la seconda al passato (rapporto con gli antenati, il padre è per i figli anche "ponte" verso il passato e la tradizione), la terza infine ha una valenza giuridica, costitutiva della legge al di là del semplice rapporto di generazione biologica (si dice "padre" anche nel caso di adozione). Successivamente il concetto di padre assunse un significato salvifico: Dio premia i figli per i meriti dei padri. Il relatore si è soffermato quindi sul fatto che, nell'evoluzione storica del concetto biblico di padre, tale figura ha ad un certo punto iniziato ad integrare caratteristiche più attinenti a quello che usiamo definire il registro materno: lentamente nella figura paterna si sono evidenziati tratti "materni". Uno degli attributi fondamentali di Dio è la misericordia, che nella tradizione biblica è messa in relazione con la funzione generatrice dell'utero materno. Dio infatti crea l'uomo e la donna a sua immagine e somiglianza assumendo un ruolo che è ad un tempo "materno e paterno".
Il convegno è poi proseguito suddividendosi in due sale. In una sono stati dibattuti il tema della costruzione dell'identità maschile post-patriarcale e il ruolo paterno.
In maniera esemplare Giorgio Cavallari, socio analista del CIPA e membro del Consiglio dei docenti della Scuola di Psicoterapia, ha illustrato a partire dalla presentazione di un caso clinico come i padri di oggi siano chiamati a svolgere il loro ruolo in una società che è divenuta "post-patriarcale". La cultura post-patriarcale, che non divide più in modo rigido la dimensione paterna (pubblica, normativa, sociale) da quella materna (domestica, nutritiva, intima) chiama ogni singolo padre a incarnare in modo originale e costruttivo la propria paternità.
"Da padre a figlio, da figlio a padre" è il titolo della relazione di Angela Maria Frigerio, socio analista del CIPA, Segretario dell'Istituto di Milano e Direttore della Scuola di Psicoterapia: la relatrice rivisita i motivi onirici dei pazienti provenienti dai movimenti di contestazione e dal movimento delle donne degli inizi degli anni settenta e i motivi archetipici legati ai miti della creazione, fino ad arrivare alla tradizione giudaico cristina nel passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento, col tema drammatico del padre che manda a morire il figlio e che nella storia biblica segna, nel passaggio di morte/rinascita, la salvezza per ognuno di noi; intravvede nei padri degli anni cinquanta l'ultimo padre della cultura patriarcale, un padre ancora troppo collettivo, monco anche se ai nostri occhi più padre di quelli di oggi; mentre intravvede nella generazione dei loro figli, che ebbe il compito di mettere allo scoperto la debolezza di quei padri e quindi, così come nei miti più antichi, di depotenziare e "uccidere" l'ultimo padre patriarcale, quella generazione che ha aperto la strada a una nuova possibilità di dimensione psichica, suo malgrado, della funzione paterna. Fino ad arrivare ai padri di oggi, per il momento persi dentro un femminile sicuramente disorientante, "un ventre di donna", ma che sembrano per primi avere la possibilità nel passaggio dall'esperienza collettiva a quella della presa di coscienza individuale e nell'interiorizzazione e recupero di aspetti femminili di eros di aprire la strada a un padre più complesso e completo del precedente. Per cui mai come oggi parola e silenzio del padre potrebbero essere presagio di trasformazione.
Nella seconda sala Massimo Giannoni, socio analista CIPA, ha dibattuto il tema di Edipo nella concezione freudiana ed in quella junghiana, soffermandosi sulla figura di Laio che è stata messa in secondo piano da Freud, ma che è stata rivalutata successivamente come responsabile per la sua ira e la sua violenza del complesso del figlio. Il padre di Jung non parla prescrivendo la legge, ma è simbolo della ricerca di significato.
Ha concluso Gianni Nebbiosi, psicoterapeuta, Presidente ISIPSE (Istituto per la Psicologia del Sé), che ha presentato una relazione dal suggestivo titolo "Padre, padre perché mi hai abbandonato! L'assenza (e il ritorno) del padre alla luce della psicologia del sé. Partendo dal concetto che spesso nella teoria freudiana le emozioni negative sono considerate più vere, l'autore tende a sottolineare come in realtà anche le emozioni positive hanno valore di verità. Ha introdotto il mito di Ulisse in Kohut e il mito del semicerchio della salute mentale.
Il Convegno è terminato con una tavola rotonda a cura di Enzo Vittorio Trapanese (Presidente CIPA), Concetto Gullotta (Presidente AIPA), Enrichetta Buchli ( membro della Commissione Scientifica del Convegno), Marco Garzonio ( socio analista ed ex Presidente CIPA), Maria Ilena Morozza (socio analista CIPA e membro del Consiglio dei docenti della Scuola di Psicoterapia). Tutti gli intervenuti alla tavola rotonda hanno portato contributi brevi ma molto incisivi: Riprendendo alcuni temi già proposti da altri relatori nel convegno, e fornendo nuovi spunti originali, i contributi della tavola rotonda più che a "chiudere" il convegno hanno mirato ad "aprire" una più ampia riflessione sul tema del padre all'interno della comunità psicoanalitica e dell'intera società, fornendo stimoli culturali per ulteriori approfondimenti e riflessioni.
Anche l'ultima giornata ha avuto una numerosa partecipazione, se si pensa che all'ultimo momento è stato necessario trovare una sede per le relazioni in plenaria più grande, e ha scatenato un vivace e costruttivo dibattito a testimonianza dell'interesse che la figura del padre sta assumendo nelle nuove concezioni analitiche.
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