La menopausa: una fantasia della donna

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6 ottobre, 2012 - 14:23

La menopausa è una esperienza della donna nell'età matura, una parola coniata nel 1872 da Karl Ernest von Baer, un evento psichico da studiare e da elaborare.
Sebbene sia una fase naturale e universale nella vita di ogni donna, è avvolta nel mistero e nel mito.

In questa ricerca intendiamo elaborare il referente fantasioso della donna nell'atto sessuale durante la menopausa. Iniziamo con l'ipotesi che la fantasia della donna che ha il ciclo mestruale sia connessa alla fantasia generativa e che nella menopausa il referente rimasto sia l'incontro fantasioso con l'Altra di se, intesa quale Altra femminile.
La sintesi teorica che sostiene questa ricerca è così articolata: mestruazioni maternità - menopausa femminilità.

Nella ricerca freudiana i climateri femminili, rintracciati nell'osservazione dei comportamenti umani antichi e moderni sono considerati tabù, per questo sono connessi alla fantasia inconscia, all'inconscio per eccellenza.
Anche nel terzo contributo alla psicologia della vita amorosa, scritto da Freud nel 1917, leggiamo che l'Autore considera l'enigmatico costituirsi donna a partire dalla verginità. Dobbiamo ricordare che l'Autore aveva osservato i costumi dei popoli primitivi, che lo avevano condotto alla pubblicazione di Totem e tabù.
Freud si interroga sul tabù della verginità e lo analizza dal punto di vista del valore e del significato, facendo partire tale ricerca dai popoli primitivi ed evidenziando che tali tabù si riscontrano anche oggi nei così detti popoli civili.
Sappiamo che il tabù ha come luogo naturale un ambito dell'inconscio: quello del rimosso che ingenera la nevrosi. Alla luce della lettura psicanalitica, sappiamo che la dinamica della nevrosi usa la libido al servizio del godimento sintomatico. 
Godimento sovente iscritto, nel rimuginamento immaginario, nell'angoscia che mima una sessualità psichica, che coinvolge il soggetto e lo rende incapace di una rinunzia verso tale richiamo sintomatico e poco propenso nei confronti di una ricerca su se stesso, che possa dare una costruzione propria e individuale a quel conflitto.
Oggi la donna, grazie alla ricerca farmacologica e alla cosmesi a cinquanta anni si presenta ancora attraente e disposta a vivere una sessualità, la quale non è ancora entrata nel linguaggio, nel racconto e nel lessico culturale. Le protagoniste seppure socialmente aperte fanno ancora fatica a parlare dei rapporti sessuali vissuti nel periodo della menopausa.

La modernità arsa dal fuoco di Prometeo apre a sempre più ardite ricerche scientifiche sostenute da una tecnologia rivolta verso nuovi miti del corpo e nuovealterità. 
Si presentano oggi realtà sociali osservabili da un punto di vista sintomatico, la psicanalisi nel sentiero teorico osserva queste alterità da una posizione etica, quella che Freud ci ha indicato con l'atto analitico.
L'alterità si insinua come altro da sé, nella precarietà, nel nuovo, nell'estraneo, nello straniero ed infine nel nemico. Un esempio di alterità è la malattia, che viene vista come non parte del corpo da rifiutare e, in questa logica, la morte è l'alterità assoluta.
L'alterità si caratterizza a seconda della funzione che assume in un particolare discorso: ciò può realizzarsi sia in un ambito sociale in cui la persona è inserita, che in un ottica individuale propria di ciascun singolo, capace di immaginare, fantasticare e creare paure che affiorano proprio quando l'essere umano lambisce l'atto. 
Menopausa, usato come chiave di ricerca dal computer della Libreria Hoepli di Milano, in ambito non medico, evidenziava due testi.
Pronte a cambiare del 1997 della scrittrice Susan Perry e della dottoressa Katherine O'Hanlan; Il corpo femminile in evoluzione, Rappresentazione ed esperienza della menopausa nelle donne di oggi di Anna Maria Nenci, del 1992 edito da Boringhieri.
Vi è anche un libricino, trovato nella Libreria Delle Donne di Milano, di Gabriella Zevi dal titolo provocatorio Ultimo sangue, Sulla patologia della menopausa, del 1994.
Sono interessanti, nell'ambito del romanzo letterario e nella ricerca filosofica sociologica due autrici francesi: Germaine Greer La seconda metà della vita del 1991 edito da Bompiani e I sessi sono due, nascita della femminologia di Antoinette Fouque, edito da Gallimard nel 1995.
Nello scenario più vasto della donna di fine millennio ho colto due film e due romanzi.
In principio erano le mutande della regista Anna Negri, presentato al Festival di Berlino, tratto dal romanzo di Rossana Campo e A vendre della regista Laetitia Masson, entrambi non ancora in Italia. 
I due romanzi o riflessioni di donne: Quel Venerdì sera di Emmanuelle Bernheim e della giovanissima Wendy Shalit A return to modesty.
Questo campo della modernità ci presenta una donna più aperta, più consapevole della capacità di mediazione nella scelta, più ironica ed infine genialmente più comica.
Gli studi sulla menopausa degli ultimi anni si possono distinguere a seconda degli approcci. Dal punto di vista medico, psicodinamico, femminista, sociale, politico, antropologico.
La ricerca psicanalitica ha fino ad oggi trascurato l'argomento, questo è molto grave, ciò ha causato il fatto che la menopausa, studiata fondamentalmente dalla medicina ginecologica e endocrinologica, sia stata acquisita da molte donne come una malattia, invece di essere considerata una esperienza psichica importante, compiuta nell'età matura.
Dalle mestruazioni, che mettono in campo la generatività, alla menopausa che la aprono ad una femminilità da scoprire, la donna deve avere da dire e da interrogarsi.
Il curarsi nel senso di prendersi cura di ciò che interessa il soggetto, seppure sembri un paradosso, è il punto problematico sia per il nevrotico che per il così dettonormale.
Il soggetto fin dalla nascita cerca di occupare un posto all'interno del desiderio dei genitori, questa ricerca supera la sessuazione assegnata per divenire ricerca individuale.
Può dar luogo ad una sessualità omosessuale, ad un destino di madre di famiglia, o di ragazza madre, come pure di donna bisessuale.
La legge più difficile da capire è costituita dalla perdita o mancanza, correlata alla castrazione, che Freud ha connesso al referente paterno, simbolizzato dal fallo.
Nella costruzione del desiderio la mancanza, per l'uomo e per la donna, ha un ruolo centrale. 
La donna la elabora come di fronte ad un bivio: da un lato vuole il fallo, dall'altro incontra l'angoscia di castrazione.
Freud, sempre attuale, nonostante spesso male interpretato dalla lettrice femminile, di fatto non riusciva a reperire il significante donna. Per tutta la vita cerca di capire questo enigma che lo attanaglia più di quanto si possa comprendere.
La donna apre a Freud il sentiero del transfert nel Caso di Dora, Egli studia anche la relazione tra madre e figlia in Sessualità femminile del 1931 e scrive che "Tutto, nell'ambito di questo primo attaccamento alla madre, mi sembrò difficilissimo da afferrare, analiticamente grigio, arduo da riportare in vita, come se fosse precipitato in una rimozione particolarmente inesorabile." 
Nell'aprés-coup dello studio di quelle teorizzazioni, Jacques Lacan formula la famosa domanda: Che cosa vuole la donna? 
Si evince dal testo che: ciò che la donna vuole, deve essere lei a dirlo.
L'articolazione teorica di questo concetto permise in Francia, poi in Italia la produzione di un lavoro sul tema da parte delle donne. Fu un passaggio epocale, Lacan fu il primo, dopo Freud, a invitare le donne a scrivere, a dire ciò che l'uomo non può dire al loro posto.
Certo il linguaggio non permette di reperire l'intendere umano.
L'umano crede di parlare soltanto per dire consciamente qualcosa, ma invece emette un materiale sonoro di tale ricchezza inconscia che, se solo potesse ascoltarsi, sarebbe colto da sorpresa o da spavento. La stessa parola può avere significati diversi. Non basta: anche l'arbitrarietà del materiale acustico comporta delle sorprese.
L'ordine simbolico è la via regia per l'inconscio, il cui punto di incrocio è il fallo. La psicanalisi diviene così la ricerca della realtà psichica dell'inconscio, attraverso la pratica di parola, nella quale viene colto il significante.
Il Fallo si trasmette di padre in figlio e questo comporta anche qualcosa che rende nullo il fallo del padre prima che il figlio abbia il diritto di portarlo, questo passaggio di consegne è per Freud la castrazione simbolica.
Non si è di fronte ad un semplice passaggio, ciò che si è ereditato dai padri, va riconquistato e rappresenta il percorso etico individuale, sia per l'uomo che per la donna.
La donna certo deve elaborare in modo personale e complesso questo passaggio, deve interrogarsi e non riumuovere la sua differente posizione sulla trasmissione della legittimità e sull'ordine successorio. 
Sulla relazione tra madre e figlia, Freud eticamente si ferma.
La donna deve esporsi e chiedersi di quale legittimità parliamo.
Occorrono domande non ancora formulate.
Lacan rintraccia una via elaborando il concetto di godimento che riguarda la donna nel suo specifico.
Il significante e il godimento Altro divengono i referenti fondamentali in cui sono presi sia l'uomo che la donna.
Proprio su questo terreno Lacan incontra il godimento della donna, diverso da quello fallico, che nessun significante arriva a dire e che non risponde alle leggi del significante stesso, come avviene per il godimento fallico.
A questo godimento Altro le donne hanno un accesso più facile.
Può esserci insomma un godimento supplementare, che non riesce ad esprimersi, che resta fuori dalla parola, ma che esiste. E' tramite questa parte supplementare di godimento che ogni donna, testimonia che nell'universo c'è una dissimmetria nel passaggio simbolico tra i due sessi, che non si può ricomporre.
Si possono fare alcune considerazioni. 
Uomo e donna rientrano nella la categoria del soggetto.
Il soggetto come tale non è né maschile né femminile, perché il maschile e il femminile non sono dati se non che sul piano corporeo, in quanto sono una costruzione che attiene allo psichico.
Il fatto di nascere con un corpo, quindi con una costituzione materiale, con una materia corporea già determinata non può essere irrilevante. Inoltre la sessualità ci viene assegnata, il corpo viene immediatamente percepito come corpo maschile o femminile. La modalità con cui i genitori e la società ci ricevono è molto diversa a secondo del nostro sesso.
Noi riceviamo un corpo già significato dalla società, dalla cultura della quale viviamo e poi, all'interno di queste coordinate, possiamo elaborare un corpo nostro, visto che quello di cui ci vestiamo è diverso per ciascuno di noi.
Quindi si va dal corpo pensato e dato, al corpo attribuito, al corpo soggettivato, posseduto e gestito da noi anche se in modo mai totale, perché il corpo, avendo una zavorra di realtà, di non pensabilità, costituisce sempre un problema.
L'identità corporea non è mai data una volta per tutte, come rivela l'ansia con cui ci guardiamo allo specchio, ci vediamo sempre diversi e interroghiamo specchi diversi, proprio per cercare di ricostruire una identità corporea che sempre ci sfugge.
Il nostro corpo è sessuato e comunque deve sessuarsi.
Che cosa vuol dire questo paradosso?
Che si deve passare da una sessualità attivamente recepita, ad una sessualità fatta propria, vissuta nella propria soggettività.
Rivendicare, da parte di Freud, la centralità del riferimento alla sessualità, significa ciò che si incontra in tutta la sua opera teorica: la sessualità come interrogativo inevitabile, non solo per il desiderio di sapere di Freud, ma per ogni soggetto.
Helene Deutch, psicanalista polacca, elabora i passaggi della donna fino alla menopausa. Risente dei forti pregiudizi che ancora esistevano negli anni Quaranta: è critica verso quella donna che più di altre subisce cambiamenti comportamentali in menopausa.
Il primo elemento sostanziale nella menopausa, elaborato teoricamente, è nel concetto di interesse nuovo, interesse di ritorno, il secondo è il tratto erotico della donna nella creatività.
In alcune, continua l'Autrice, questo interesse nuovo rimane nel pre-climaterio e può accompagnare la donna per tutta la sua esistenza.
Possiamo paragonare questa fase a quella della pubertà: nel segno dell'interesse ad un migliore adattamento della realtà.
Gli antichi valori crollano, la giovane prova un impulso a vivere esperienze nuove ed eccitanti.
In menopausa alcune donne si indirizzano verso il settore minacciato: esse provano un intenso bisogno di diventare incinta e di rivivere l'esperienza della maternità. Altre lo rivolgono verso l'attività lavorativa, fuori di casa con nuove esperienze. Interessi che furono abbandonati in gioventù ritornano.
Del resto la relazione interiore, che esiste nella donna fra esperienza erotica e realizzazione creatrice, spiega perché il bisogno di creare risorga nel periodo in cui vi è un cambiamento di attività e contemporaneamente l'erotismo è minacciato.
Il bisogno creativo artistico e intellettuale e la produttività della maternità sgorgano dalle stesse fonti, quindi è naturale che possa sostituirsi all'altro.
Una donna materna può abbandonare gli altri interessi in favore della funzione generatrice e può, quando ciò tramonta, ritornare ad essi. E' certo difficile acquisire l'abilità di comprendere che da un certo punto di vista, fare la madre sia un lavoro a termine, dato che fare la madre, spesso beneficia anche altri membri della famiglia, i quali non sempre sono disposti a diventare autonomi. Quindi, il passaggio dalla posizione materna a quella di donna sganciata dalle cure è vissuto in modo conflittuale.
Come la mestruazione è segno di maturità seppure esperienza carica di attesa, così l'interruzione del ciclo mestruale, può avere lo stesso significato.
Da quando sono in menopausa mi sento più egoista.
Mi disse un giorno una analizzante, mentre la accompagnavo alla porta, dopo la seduta. Per quanto tale espressione possa sembrare generica, mi colpì per la sua essenzialità e per il senso di particolare solitudine che rimandava.
E' vero che in una recente indagine, in cui si chiedeva alle donne quale fosse, secondo loro, l'aspetto peggiore della menopausa, la maggioranza ha risposto: Non sapere che cosa ci si deve aspettare. 
Freud usa il termine egoismo per caratterizzare i sogni egoistici nel senso che ...in tutti compare l'amato Io. L'egoismo è definito come investimento da parte delle pulsioni dell'Io, mentre il narcisismo è visto come investimento dell'Io da parte delle pulsioni sessuali, dato che le pulsioni dell'Io pongono l'energia al servizio dell'Io nel conflitto difensivo e sono opposte a quelle sessuali. 
L'ambito che compete al conflitto difensivo è quello delle identificazioni, quello nel quale l'Altrafantasmatizzata al materno, fa sentire la sua consistenza immaginaria nel suo aspetto delusorio e rassegnato oppure rivendicativo e aggressivo. La normalità è difficile da rintracciare in questo ambito. 
Nella menopausa che destino può incontrare la pulsione sessuale? 
Può essere accolta con maggiore consapevolezza dalla donna. A volte alcune riferiscono di avere un maggiore interesse sessuale a quest'età, precisando che ciò sia dovuto al fatto che finalmente i figli sono cresciuti, lasciando loro più tempo ed energia da dedicare alle esigenze personali, sesso incluso; altre sostengono di poter dare libero sfogo ai loro desideri sessuali perché non temono più gravidanze indesiderate.
Donne che hanno avuto una vita sessuale soddisfacente prima della menopausa continuano ad averla anche dopo; quelle che, per una qualunque causa, hanno avuto problemi di carattere sessuale spesso usano l'avanzare dell'età o meglio la menopausa come scusa per interrompere del tutto i rapporti. 
Osserviamo ora il corpo per comprendere questo processo, descrivendo, brevemente, il funzionamento dell'apparato genitale.
E' fondamentalmente la storia di tre ghiandole, per la nostra lettura tre significanti. 
Il sistema endocrino consiste in una serie di piccole ghiandole, esse liberano potenti sostanze chimiche chiamate ormoni, che scorrono nel sangue e raggiungono tutti gli organi. Gli ormoni si comportano come messaggeri verso le cellule. Senza questi messaggi, gli organi interni, inclusi quelli che costituiscono il sistema riproduttivo, non sarebbero in grado di compiere la loro attività giornaliera.
Il sistema riproduttivo riceve messaggi principali da tre ghiandole endocrine: l'ipotalamo, la pituitaria e le ovaie. Sia l'ipotalamo, che è grande come una noce, sia al pituitaria, che è grande come un cece, si trovano nel cervello. Le ovaie sono collocate ai lati dell'utero, proprio al di sopra delle tube di Falloppio, che sono condotti di forma tubolare.
L'ipotalamo è la ghiandola principale e funziona come nesso di controllo tra il cervello e il sistema endocrino. Regola molte funzioni interne del corpo, dalla temperatura alla ritenzione idrica, ed è connessa ai bisogni primari quali la fame, la sete. Gioca anche un ruolo dominante nella riproduzione, dirigendo il ciclo mestruale mensile. L'ipotalamo risponde anche allo stress e al trauma e questo spiega perché alcune donne abbiano cicli irregolari o addirittura possano, in momenti di stress fisico o emotivo, smettere di avere le mestruazioni per un certo periodo.
La pituitaria fa da intermediario dell'ipotalamo, traducendo messaggi della ghiandola principale alle diverse ghiandole endocrine del corpo. Quando per esempio, l'ipotalamo segnala alla pituitaria di dare inizio al ciclo mestruale, la ghiandola-intermedia risponde rapidamente, inviando due dei suoi ormoni alle ovaie.
Le ovaie sono produttori principali degli ormoni sessuali femminili; gli ormoni più importanti sono l'estrogeno e il progesterone. Entrambi questi ormoni svolgono un ruolo importante nella vita fisica ed emotiva della donna.
La menopausa significa l'esaurimento degli ovuli non è un fenomeno che si verifica da un giorno all'altro; anzi comincia addirittura prima della nascita. 
Nella donna le ovaie producono, stimolate da altri ormoni, estrogeni, nella prima fase del ciclo, e progesterone nella seconda, cioè dopo la maturazione dell'ovulo e la sua "caduta" nell'utero.
I primi hanno la funzione di far maturare l'ovulo, i secondi hanno il compito di favorire l'impianto dell'ovulo nell'endometrio (il tessuto spugnoso che riveste l'utero) nel caso di gravidanza.
Questi ormoni sostengono un benessere generale ed in particolare permettono una buona circolazione del sangue nelle arterie e nelle vene, pelle morbida e senza rughe, sonno regolare, la disintossicazione di tutto il corpo, ma soprattutto della zona pelvica quando si verifica la mestruazione, una buona lubrificazione vaginale e mantengono compatta la massa ossea.
Estrogeni e progesterone iniziano ad essere prodotti con le prime mestruazioni, diminuiscono verso i 35 anni, poi ancora dopo i 45 per arrivare a non essere più prodotti dalle ovaie intorno ai 50 anni.
Durante la pre-menopausa si possono verificare flussi abbondanti, o scarsissimi, l'ovulazione non avviene più tutti i mesi e le mestruazioni possono diradare.
Seri disturbi da menopausa sono stati riscontrati in donne adulte alle quali sono state asportate chirurgicamente le ovaie. Il corpo si trova improvvisamente privato di un elemento e la reazione patologica può essere giustificata.
Ma nelle donne sane la trasformazione è lenta, inizia a 35 anni per terminare, in media a 50; l'organismo ha modo di adattarsi alla nuova situazione ed in questo è stato aiutato dalle ghiandole surrenali, che si fanno carico di produrre ormoni che verranno trasformati, da tessuto adiposo, in estrogeni.
Nella compiutezza femminile, rappresentata dalla cessata ovulazione, alcuni disagi si presentano, ma il prendersi cura di sé, può aiutare a sostenere i passaggi, che il corpo nella sua fisiologicità, conquistata psichicamente, ci presenta.
Essi hanno una connotazione che riguarda il reale psichico del corpo, la materia inconscia delle nostre pulsioni.
C'è oggi la possibilità di continuare per almeno dieci anni la mestruazione artificiale, prodotta dall'assunzione della così detta pillola, specifica per gli anni della menopausa, da assumere sotto controllo medico.
Vi sono anche donne che accettano la menopausa con rassegnazione nel sentiero della propria esistenza, altre preferiscono lasciare il proprio corpo alla sua naturalità al suo esprimersi.
Se vi è una ipotesi positiva della relazione della donna rispetto alla menopausa ve ne sono alcune più complesse.
Vorrei precisare però che la complessità non è imputabile alla menopausa in quanto tale, quanto invece al tipo di struttura propria del soggetto.
Riprendiamo l'enunciato della analizzante.
Verrebbe da chiedersi: che fantasia produce la donna nell'atto sessuale sganciato dalla generatività?
Ciò vale sia per la donna che ha procreato sia per quella che non ha vissuto tale esperienza. Quali sono gli ambiti?
L'esperienza delle mestruazioni così pure quella della menopausa vanno incontrate nel sentiero della soggettività.
Le mestruazioni sono il presupposto della fertilità, di una sessualità legata alla generatività.
Nell'essere umano, al contrario che negli animali, l'esplicazione dell'atto sessuale può essere sganciato dalla riproduzione, ma quando la donna è fertile la sua potenziale fecondità incombe su di lei.
Per esplicare una sessualità senza fecondazione sono necessari accorgimenti denominate, pratiche anticoncezionali.
Quando spontaneamente, o artificialmente, viene rimossa la potenzialità della fecondazione, alla donna resta solo la propria sessualità senza generatività.
La differenza tra questa situazione e quella della donna che segue pratiche anticoncezionali consiste, a livello psichico, nella irreversibilità della situazione.
Ma come possiamo osservare l'evento menopausa?
La menopausa è il risultato di un insieme sovra determinato di elementi che si posano sul reale del corpo, ma che implicano settori differenziati da un fenomeno di natura universale, applicato all'individuale, formato da una serie di significanti inconsci, di fatti simbolici, di elementi immaginari che fanno emergere la soggettività.
L'aspetto particolare dell'evento menopausa, a differenza del concepimento, che ferma il carattere contingente e accidentale di un incontro, tra i sessi, è l'incontro per eccellenza con la femminilità.
La menopausa evento naturale nel ciclo femminile è spesso ancora oggi vissuto dalle donne con timore e come minaccia.
La menopausa, come altri tabù, incontra quei fantasmi che ogni essere umano porta con sé rimossi.
E' dovere etico di ogni psicanalista osservare i cambiamenti, gli eventi, le vicende umane, questa lettura, propria e personale, di cui se ne assume il taglio interpretativo. 
La rimozione umana produce incapacità di comprensione, sbarra la comunicazione interumana e ingenera menzogna. Guarire significa: ricordare, ripetere, rielaborare
Osserviamo gli ambiti nei quali possiamo osservare l'Altra nella soggettività e nelle produzione di fantasie . 
Nel sintomo l'Altra è sovente l'estranea, la nemica, quella delle identificazioni negative materne, pronta a sostenere la delusione della madre facendosene carico, l'Altra che richiama la parola femmina come colei che è senza fede, l'Altra che ritorna nella menopausa nelle fantasie melaconiche: è quella dell'alterità.
Nella elaborazione soggettiva l'Altra femminile può anche essere “vista” come l'occasione per accogliere la menopausa nei suoi muliebri aspetti connessi alla nuova sessualità: tutta da inventare e da raccontare. 
Nel 1990 Women's Health & Reproductive Rights Information Center pubblicava per le suddite britanniche un poster ironico e assolutamente in sintonia con la donna di oggi: quella che riesce a ridere di sé e ad essere comica proprio sulla menopausa.
In Caducità, Freud si interroga sulle relazioni psicologiche dell'umano di fronte al senso della caducità delle cose belle. Osserva che vi sono due aspetti che implicano un forte valore affettivo. Il primo riscontrato nel tedio universale rispetto alla ovvietà della fine delle cose, seppure belle; il secondo descrive invece larivolta contro la caducità. In un modo o nell'altro le cose belle devono perdurare, sottraendosi ad ogni forza distruttiva.
La riflessione psicanalitica scopre nel lutto, nella perdita, non soltanto ciò che è stato perduto, ma l'enigmaticità con la quale ogni umano vi si relaziona.
Questa ricerca freudiana ci aiuta a capire che anche la donna nella menopausa, si trova di fronte al senso della caducità, può tediarsi o attuare una rivolta.
Nell'uno o nell'altro caso ciò che non potrà venir meno è la spinta pulsionale, il desiderare umano, l'investimento libidico, che fa concludere Freud con questa espressione: Torneremo a ricostruire.

J. Lacan, Seminario libro XX Ancora (1972-1973), Einaudi, Torino 1983.
J. Lacan Séminaire Le sinthome, 11 Febbraio 1976.
J. Lacan, Il sintomo e il padre, in Ornicar?, Prospettive della psicanalisi, Marsilio, Venezia 1978.
S. Freud, Sessualità femminile, (1931), in Opere, Vol. XI Boringhieri, Torino 1972.
S.Freud, Caducità, (1915), in Opere, vol. VIII Boringhieri, Torino 1976.
S. Freud, Il tabù della verginità, (1917), in Opere, Vol. VI Boringhieri, Torino 1976.
AA.VV. L'immacolata fecondazione, La Tartaruga edizioni, Milano 1996.
M. Focchi, La femminilità, in Atti del convegno Madre Donna del Campo Freudiano 1993.
J. Laplance, J.B. Pontalis, Fantasma originario, Il Mulino editore, Bologna 1988. 
E. Neuman, La grande madre, Casa Editrice Astrolabio, Roma 1981.
E. Jones, Teoria del simbolismo, Scritti sulla sessualità femminile, Casa Editrice Atrolabio, Roma 1972.
J. Hilman, Il mito dell'analisi, Adelphi, Milano 1979.

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