Il prossimo agosto 2005 POL.it compirà 10 anni di "esistenza" sulla rete, un traguardo importante.
Forse, nel momento in cui cominciammo questa "avventura" sul WEB, imprevedibile, eppure siamo ancora qua ogni mese con immutato entusiasmo supportati dal vostro costante e crescente interesse testimoniato dall’altrettanto costante crescita della nostra audience: ormai Psychiatry on line Italia "viaggia" sul piede di circa 50.000 lettori/mese, un risultato che mai avrei immaginato di raggiungere e che in quest’ultimo editoriale di fine anno credo valga la pena analizzare a fondo.
La rete Internet è nata "fondamentalmente" da aneliti contro-culturali che hanno "piegato" ad un uso civile essenzialmente di comunicazione interpersonale uno strumento nato, come e’ noto, per usi di difesa militare e trasferimento dati digitalizzati (rimando, per un approfondimento, al mio saggio ASCESA E CADUTA DEL TERZO STATO DIGITALE, pubblicato integralmente su POL.it).
Se molti aspetti della controcultura libertaria che ha fatto sorgere la rete come la conosciamo sono diventati patrimonio condiviso e "cultura" del nostro tempo, è un dato di fatto che l’avvento del WEB in dieci anni ha radicalmente cambiato il panorama della comunicazione e della diffusione dell’informazione nell’occidente industrializzato o per meglio dire nell’occidente ormai postindustriale postmoderno.
Lungi dal volere qui analizzare la qualità e la quantità dell’informazione offerta sul WEB, vorrei qui soffermarmi su alcuni aspetti che direttamente riguardano iniziative di rete come la nostra.
Da sempre Internet è "la Mecca" degli interessi di nicchia: la relativa facilità con cui si può realizzare un sito ha favorito la nascita di spazi dedicati agli argomenti più disparati e, spesso, elitari, aiutando anche le persone che coltivavano tali interessi a ritrovarsi e a fare "comunità", come si suole dire (il fatto che ciò possa accadere e sia accaduto anche per fenomeni terribili quali la pedofilia non sposta di una virgola la potenzialità "positiva" della rete in questo ambito).
Accanto ad argomenti diciamo così "futili", vi sono argomenti "alti" ma pur sempre di nicchia che hanno trovato in rete ospitalità e diffusione.
Da sempre esistono le "riviste di settore" si tratta di un tipico "narrowcasting" contrapposto al "broadcasting" tipico delle forme di comunicazione generaliste, che a volte "inglobano" parte di queste informazioni di nicchia ma con intenti e target completamente diversi.
Nel narrowcasting i numeri sono più bassi, come audience, ma al tempo stesso i lettori sono più tipizzati e attenti, un esempio paradigmatico è l’alta fedeltà, ambito piccolo ed elitario, in cui le riviste di settore si rivolgono ad un pubblico numericamente ridotto ma molto partecipe ed attento e per ciò stesso rappresentano un canale importante per i produttori di apparecchiature in quanto il target delle riviste corrisponde perfettamente al target dei loro potenziali acquirenti.
La medicina, la salute è un "argomento" d’interesse ubiquo e come tale è trattata dall’informazione generalista, broacast, in maniera massiccia ancorchè spesso poco approfondita, le riviste scientifiche invece, in campo medico, sono un tipico esempio di narrowcasting, si rivolgono, cioè, ad un pubblico limitato spesso di superspecialisti di una determinata branca del sapere e dell’operare medico, ma non per questo hanno poca importanza o poca rilevanza culturale, anzi…… Kuhn ha sottolineato che il sapere scientifico "alto" è patrimonio di pochi ma non per questo non codificato proprio attraverso i paradigmi che passano per la pubblicistica scientifica, che anzi è spesso se non sempre specchio "fedele" del paradigma dominante.
Ciò che vale per la medicina in generale vale ovviamente per il nostro ambito, la psichiatria.
Riviste a diffusione limitata, ma autorevoli come serietà di impianto, fanno "tendenza", regolano lo sviluppo di vecchi e nuovi paradigmi scientifici.
Questo schema è durato per anni con una divisione molto marcata tra il narrow e il broadcasting, ma poi è arrivato l’Internet e molte cose sono cambiate………molto cambiate.
Accanto a iniziative "amatoriali" sono nate e si sono diffuse, in molti ambiti del sapere, medicina compresa, proposte editoriali che, pur nate sulla rete, non avevano né hanno nulla da invidiare come qualità di impianto, serietà di intenti e validità contenutistica ai loro equivalenti cartacei.
Non solo, dopo una prima fase di "sbandamento", le edizioni "on line" di importanti riviste tradizionali sono cominciate a comparire e a prosperare; e sì , perché la rete ha radicalmente cambiato il modo di offrire contenuti anche limitatamente a quelli scientifici e di qualità: per così dire, vista la diffusione dell’uso di internet a livello scientifico tra gli addetti ai lavori, la "nicchia" si è ingrandita a dismisura e l’audience da narrow che era, si è avvicinata a divenire broadcast.
Il passo successivo è l’annunciato e sempre più probabile abbandono della "carta": è un trend inarrestabile e se, come sta accadendo, viene avviato proprio dalle più prestigiose testate che ormai vedono nella rete il modo migliore di proporre i propri contenuti, senza intaccare per questo il valore degli stessi, ebbene, mi pare che il cerchio si stia chiudendo, aprendo, al tempo stesso, scenari fino ad oggi inimmaginabili.
Non credo sia un caso, infatti, che, per tornare ad un esempio al di fuori della medicina, la prestigiosa rivista di hifi STEREOPHILE offra ormai in alternativa all’abbonamento all’edizione cartacea, un abbonamento all’edizione on line ancora più ricca di contenuti e che lo stesso stia facendo il NEW ENGLAND JOURNAL OF MEDICINE.
Oggi, e solo pochi anni fa ciò era impensabile, è possibile pubblicare su Internet, SOLO SU INTERNET, in riviste dotate di IMPACT FACTOR: io credo che questa sia la nuova frontiera a cui puntare e come Editor di POL.it non posso non pensare ad una evoluzione di tal fatta che passa anche attraverso regole rigide sui controlli della qualità degli scritti pubblicati, sul comitato scientifico che sta dietro, con il passaggio dalla attuale organizzazione a tipo peer rewiew ad modello referees based.
Ma tale evoluzione non può né deve prescindere dal "peso" che pubblicazioni come la nostra, già oggi, hanno grazie al numero di lettori che riescono a raggiungere, imparagonabile con equivalenti modelli "tradizionali", al pari non "nobilitati" dal punteggio di impatto che classifica la qualità della proposta scientifica offerta.
Credo che i nostri sforzi, come direzione scientifica della rivista, debbano primariamente concentrarsi sulla qualità dei contributi pubblicati: POL.it deve ancora crescere come autorevolezza scientifica, visto che come diffusione e serietà informativa non ha nulla da migliorare, per attrarre in un circolo virtuoso sempre migliori collaboratori e contributori. Credo che di strada in questo senso, dai nostri inizi, se ne sia fatta ma ancora molto vi è da fare.
E’ questa la sfida per il nostro 2005, speriamo foriero di sempre maggiori soddisfazioni.
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