"Artisticamente-Espressione umane e terapie, due mondi a confronto" è il titolo del secondo convegno nazionale promosso da Fenascop, unitamente al gruppo Redancia, alla citta’ di Ceva ed al comune di Montezemolo.
"Artisticamente" nasce dall’ idea di presentare contenuti scientifici ed ambiti di ricerca psicosociale che utilizzano le varie tecniche artistiche di espressione che spaziano dall’arteterapia in genere ,alle forme piu’ specifiche come la danzaterapia,la musicoterapica,lo psicodramma,la manualita’ artistica etc.
Il congresso realizza una comunione dell’arte con la terapia, ponendo a confronto relatori dell’arte psicologica-psichiatrica-psicoanalitica con relatori e specialisti dell’area artistica.
Svoltosi nell’arco di due giorni, il convegno ha voluto realizzare quest’incontro tra due mondi con una comunicazione verbale al mattino,mentre al pomeriggio vi sono stati esibizioni e dimostrazioni pratiche. Il primo giorno infatti, i relatori del mondo psichiatrico si confrontavano con artisti della poesia,del teatro e della pittura;il secondo giorno il confronto si svolgeva con artisti della televisione,del cinema,della danza e della fotografia.
Il contributo di numerosi esponenti dell’area artistica(artisti ,critici,professionisti del settore)e’ servito a creare un momento di riflessione nell’utilizzo pratico delle numerose terapie in psichiatria,ponendo l’accento,in particolare con la collaborazione degli "arte-terapeuti",sia al mattino nel corso delle discussioni,sia al pomeriggio con le esibizioni e laboratori,su quella forma di terapia che utilizza l’arte per trovare contatti relazionali piu’ validi e profondi con i pazienti.
Sono molte infatti le unita’ operative, gli S.P.D.C., le comunita’ che presentano degli spazi dedicati alle tecniche di arteterapia grazie alle quali molti pazienti,anche gravi e in fase acuta, riescono esprimere piu’ liberamente i propri conflitti e a esporli direttamente ai terapeuti. In questo modo l’arte terapia si e’ presentata come un valido strumento di comunicazione relazionale nel mondo della psicopatologia.
Il programma del congresso e’ iniziato venerdi’ 10 giugno con due giorni di serrato lavoro fino al pomeriggio del giorno dopo, sabato.
Il primo giorno il convegno apre con un’introduzione musicale svolta da un duetto(duo Paola & Paolo)che accoglie l’entrata dei partecipanti con un sottofondo musicale di Fabrizio De André.
Segue l’intervento del prof.Giovanni Giusto che presenta l’apertura della 2°edizione del convegno nazionale e saluta i partecipanti,in particolare le autorita’ della prima sessione del congresso:prof.Carmelo Conforto e la prof.ssa Caterina Vecchiato.
La prima sessione vede il confronto del mondo psicanalitico e psichiatrico con l’arte della poesia,del teatro e della pittura.La dinamica del confronto si svolge con delle figure di riferimento rappresentate dal"chairman"il prof.C.Conforto ,la "discussane"prof.ssa C.Vecchiato e i relatori del mondo artistico di ciascuna disciplina.
Ciascun rappresentante del mondo artistico espone il proprio modo di essere ,di vivere e di concepire l’arte non tanto da un punto di vista tecnico-estetico ,ma piu’ che altro da un punto di vista emotivo,relazionale,cogliendo nell’arte quello che piu’ avvicina a un mondo interno individuale e alla possibilita’ di liberarlo in una forma di espressivita’piu’ propria e sentita dall’inconscio.
Gli artisti si esprimono davanti al prof.Conforto con esibizioni che creano immediatamente quest’atmosfera d’intimita’.E’ un ‘intimita’ talmente forte e sentita che infatti il prof.Conforto definisce"imbarazzante",riferendosi soprattutto alla recita dell’attore Giorgio Scaramuzzino.
Quest’ultimo infatti improvvisa un pezzo in cui racconta di un fratello premuroso,Peter,nei confronti della sorellina Kate,che si trova costantemente assorbito dai suoi sogni ad occhi aperti a tal punto da confondere i punti di riferimento della realta’(un autobus,una "cacca" per terra..)ed ogni elemento di realta’ diventa spunto per le sue magiche avventure che sembrano non arrestarsi mai;si arrestano ovviamente quando Peter viene richiamato alla realta’ dalla sorella realizzandosi una sorta di amputazione psicodrammatica tra il suo magico mondo interno e la verita’ dell’esterno.
Il prof.Conforto interviene riferendosi alla rassomigliante modalita’ di fantasticare in psicoanalisi e all’importanza di queste fantasie in uno spazio analitico aperto,privo di regole e schemi rigidi,quasi in una sorta di dimensione a tre.
E difatti la mancanza di schemi e regole e’ tale anche nell’arte,distinguendo cio’ che e’ veramente arte dalla creativita’,che talora sembra essere qualcosa di piu’ meccanicistico e inquadrato.Nella libera’ della fantasia,nella magia delle avventure di Peter l’arte del teatro e l’attivita’ terapeutica della psicoanalisi sembrano unirsi e compenetrarsi armoniosamente.E lo psicodramma,di cui il prof.Conforto fa spesso riferimento,ne rappresenta un momento molto importante in terapia.
Interviene poi la dott.Porazzo che con una serie di citazioni riguardanti l’arte del teatro,incentra la sua relazione soprattutto sul significato della catarsi in arteterapia e di come quest’aspetto rappresenti un punto fondamentale per permettere ai pazienti di liberare completamente la propria interiorita’.
Il prof.Conforto risponde alla relazione della dottoressa puntando l’attenzione su un rischio che certi pazienti possono correre nell’immedesimarsi troppo,da un lato amplificando il proprio narcisismo che puo’ portare a un blocco,dall’altro una sorta di confusione che puo’ compenetrare una sorta di dimensione delirante.I pazienti infatti devono essere pronti a determinate terapie e raggiungere un certo livello di consapevolezza per affrontarle senza determinati rischi di questo tipo.
La mattinata prosegue con la relazione di Dino Gambetta,artista della pittura e della ceramica. Nel descrivere la sua vita artistica e le sue ispirazioni Gambetta fa spesso riferimento a un’amore innato per la natura ,il mare,le isole,gli animali.Dice di essere nato tra contadini e di essere cresciuto come un pescatore professionale,immergendosi in una realta’ naturale di stretto contatto tra la terra e il mare.
I suoi lavori artistici infatti realizzano questa commistione presentando titoli del tipo "il bosco dei pesci","l’orto del mare" e "le foche monache che mangiano l’uva"(fatto ralmente avvenuto e da lui descritto sull’isola di Bergeggi).
Il prof.Conforto si rivolge a Gambetta dicendo che in lui "c’è la capacita’ di trasformare il mondo come se lui lo ricreasse" e che quando parla dei pesci che "volano sui prati del bosco"c’e’ un qualcosa di meraviglioso,una vita psichica stupefacente che si avvicina a quella delle meravigliose fantasie dei bambini.
Negli adulti questi sono processi mentali molto difficili da realizzarsi perche’ fanno ormai parte di un mondo lontano e faticosamente recuperabile.La terapia dell’arte sembra proprio insita in questo recupero.
Per concludere la mattinata il dott. Riccardo Pedrotti,arteterapeuta espone una serie di disegni dei suoi pazienti ,sottolineando non tanto il gusto estetico ,ma le modalita’ con cui queste persone si prestavano al disegno;realta’ che secondo la prof.C Vecchiato rimanda quasi a un discorso fenomenologico,ossia del "come" e il prof.Conforto conclude dicendo che in fondo il "come" non altro e’ che "il perche’"della psicanalisi,facendo riferimento per tanto a terapie uguali ma con linguaggi diversi.
Il pomeriggio si apre al Teatro Comunale di Ceva, con due interventi in tema di Musicoterapia.
Il primo intervento e’ di Gerardo Manarolo, Psichiatra, Psicoterapeuta e Musicoterapeuta.
Ci si interroga sulle qualità che il mediatore deve possedere: in esso c’e’ gia’ un progetto, la proposta di una certa relazione. Si lavora con la parola in un discorso poetico o teatrale, con il segno in un dipinto, mentre nella musica ci sono modelli di relazione diversi su cui riflettere.
Anche in senso clinico ci si chiede quale sua il linguaggio più adeguato per ciascuna persona.
Esistono diversi livelli di coinvolgimento della dimensione corporea, in cui la corporeita’ ha un peso diverso, e così e’ nel lavoro con la materia; in ogni mediatore espressivo troviamo diversi linguaggi e codici. Con l’espressione grafico-pittorica si parte da un qualcosa di molto materiale arrivando a qualcosa di molto simbolico ed espressivo, e lo stesso vale per la musica.
Trattando di dimensione espressiva, i linguaggi della dimensione corporea, sensoriale e percettiva hanno all’interno un codice primario, corporeo, arcaico, innato, che in tutti noi è presente e che sopravvive anche in patologie assai regredite: un linguaggio in comune su cui ci si può incontrare.
Tutte le terapie espressive hanno una dimensione primaria corporea /materia ed una dimensione simbolica. L’emozione fa riferimento ad un’entrata in campo della dimensione corporea: integrazione psico-corporea che riacquistiamo proprio in quel momento.
Nella musica abbiamo due soggetti: noi ed i pazienti da un lato, la musica stessa dall’altro.
La musica non e’ un oggetto neutrale; la dimensione acustica (o se vogliamo sonoro-musicale) ha in se’ alcune valenze, ossia potenzialità di senso che il fenomeno in se’ possiede:
- Ci penetra (valenze magiche): entra dentro di noi con ripercussioni benefiche o malefiche
- Parla al corpo (anche la musica piu’ "costruita"): e’ senza mediatore, arriva e sollecita direttamente la corporeita’, piu’ ad esempio di un quadro, in cui abbiamo una maggiore esperienza cognitiva. Si vede soprattutto trattando bambini simil autistici o malati di Alzheimer
- E’ l’arte della nostalgia, con forte valenza consolatoria: si inscrive nel tempo, drammatizza e puo’ essere riascoltata (col rischio di diventare ossessivo). Parla di presenza / assenza (c’e’ e scompare) e puo’ avere funzione lenitiva di un dolore depressogeno
- Coesiste in essa qualcosa che appartiene all’urlo, allo sfogo dell’emotivita’, al caos. Quest’emotivita’ primaria puo’ essere organizzata, abbiamo non solo una valenza regressogena della musica, ma anche l’ordine, la costruzione
- Il suono, per il suo divenire nel tempo, da una direzione ad un’altra, ha la possibilita’ di orientare la dimensione spazio-temporale (per questo in bambini simil autistici puo’ essere sollecitata una risposta attentava, quasi un risveglio)
- In fondo la musica, come l’inconscio, puo’ essere vista come la coesistenza di armonia e simmetria , ambivalenza, caos ed ordine, creazione e distruzione: un ascolto coinvolgente e’ una micro-esperienza di continui lutti, perche’ ascoltando i passaggi di un brano devo abbandonare quelli precedenti, a cui il mio coinvolgimento affettivo era ancora legato (investimento / disinvestimento)
- C’e’ una dimensione non verbale (regressiva), ambito in cui c’e’ una comunicazione indistinta ed ambivalente
- Stimola la sensibilita’ alla comunicazione: evoca i sensi, colora il mondo di una valenza. C’e’ progressione (attribuisce senso al mondo), ed in fondo la decodifica del linguaggio materno primario e’ musicale, e solo in un secondo tempo cognitiva
L’arte ci pone delle domande, mettendoci di fronte a parti di noi non integrate, di cui non siamo consapevoli.
In musica, abbiamo prodotti in cui tutto e’ ordinato, messo a posto (musica romantica e musica classica), mentre ci sono prodotti che invece pongono domande, e non organizzano piu’ il mondo; nel ‘900 l’arte e la musica sollecitano una partecipazione nel fruitore, che e’ chiamato a dire che cosa vede nell’opera: egli organizza e proietta qualcosa di se’ nel materiale.
L’ascoltatore, nel nostro caso, come si pone?
Esiste un ascolto semi-conscio, i cosiddetti distratti, e le risposte riflesso-motorie ed associativa ed emotiva. Vi e’ inoltre un ascolto conscio, empatico, con mediazione cognitiva, o ascolto strutturale.
Infine, il cosiddetto ascolto orientato al soggetto, in cui la musica diventa luogo dove proiettare qualcosa che appartiene a noi.. Un teatro in cui far agire i propri personaggi interni, per cercare una riabilitazione fisico-motoria in pazienti gravi, come metafora di un possibile rapporto con la realta’, per lavorare su tematiche affettive e sensibilita’ emotiva.
Segue la relazione di Andrea Masotti, musicista ed autore di pubblicazioni in ambito di musicoterapica, sulla tematica dell’improvvisazione in musicoterapica.
In un ottica relazionale, il musicoterapeuta mette a disposizione il proprio essere musicale per incontrarsi attraverso la musica. Si ha una condivisione di oggetti musicali, oggetti che hanno a che fare con condotte di produzione del sonoro.
Viene affrontato la specificita’ dell’agire improvvisatorio in musica: una funzione importante e’ la temporalita’: quando il musicista suona lo strumento, diventa anche oggetto, perche’ ascolta cio’ che accade, e succede nella contemporaneita’. Egli ascolta inoltre se stesso e il gruppo insieme; e’ una specifica del fare musicale, enfatizzata nel setting musicoterapico. L’improvvisazione puo’ causare disagio nel codice musicale, o errore; per proseguire sevre comunque competenza tecnica.
Emerge l’azione autorigenerante nel setting improvvisatorio, e ci vuole una buona capacita’ di ascoltare se stessi, per suonare qualcosa di se’, e non la musica. Cio’ e ‘ ancora piu’ importante se si lavora con pazienti gravi; necessita buona elasticita’, poiche’ l’evento musicale e’ qualcosa che interviene poi a modificare quello che avviene dopo. Tale competenza (potere perlocutorio) consiste in una serie di condizioni che permettono l’evolvere dell’azione.
Il musicoterapeuta e’ impegnato nell’adottare il materiale da proporre in base al patrimonio culturale ed al setting: una competenza improvvisativi che va a proporre azioni musicali calibrate sul paziente (Che, se si vuole, e’ un punto di vista fenomenologico).
Al di la’ delle competenze tecniche, si deve rendere musicale l’incontro e le azioni coinvolte, e proporre azioni adeguate a chi si ha di fronte: pertinenza dell’operare rispetto ai risultati terapeutici che si intende ottenere. Si produce, si riascolta cio’ che si e’ prodotto, o cio’ che e’ stato prodotto altrove: nel setting di musicoterapia si impara a produrre, si puo’ progettare e comporre, cioe’ condividere un setting relazionale.
E’ necessario mettere da parte le proprie esigenze estetiche e di competenza, per mettere a disposizione le proprie competenze improvvisative a servizio della sofferenza del paziente.
Il pomeriggio prosegue e si conclude con le esibizioni di Musica (Dino Cerreti Quartet), di Danza (Giovanna Badano), di Pittura (Margherita Piccardo, Simonetta Porazzo, Dino Gambetta), e di Poesia (Giorgio Scaramuzzino).
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