La distinzione fra i concetti di ansia "tratto" e di ansia "stato" è stata introdotta da Cattel e Scheier (1961) ed ulteriormente elaborata da Spielberger e collaboratori nello sviluppo della loro scala di autovalutazione, la State-Trait Anxiety Inventory – STAI (1970). In linea di massima si può dire che l’ansia-tratto può essere considerata una caratteristica relativamente stabile della personalità, un atteggiamento comportamentale, che riflette la modalità con cui il soggetto tende a percepire come pericolosi o minacciosi stimoli e situazioni ambientali. I soggetti con elevata ansia-tratto mostrano una più marcata reattività ad un numero maggiore di stimoli e sono caratterizzati, secondo Cattel e Scheier, da elevato "arousal", debolezza dell’Io, tendenza alla sensitività ed alla colpa; sarebbero, in definitiva, coloro che un tempo erano inquadrati nella cosiddetta "nevrosi d’ansia".

Queste caratteristiche sembrano indicare una sorta di predisposizione all’ansia, nel senso che i soggetti con elevata ansia-tratto hanno maggiore probabilità, rispetto agli altri, di presentare ansia-stato in circostanze a basso potenziale "ansiogeno" e/o, a parità di stimoli, di sperimentare livelli più elevati di ansia-stato. Per i soggetti con elevata ansia-tratto, quella ansiosa è la modalità abituale di risposta agli stimoli ed alle situazioni ambientali, mentre per gli altri è una modalità eccezionale. L'ansia-stato può essere definita come un’interruzione temporanea del continuum emozionale che si esprime attraverso una sensazione soggettiva di tensione, apprensione, nervosismo, inquietudine, ed è associata ad attivazione del sistema nervoso autonomo. Alti livelli di ansia-stato risultano estremamente spiacevoli, dolorosi e disturbanti e stimolano il soggetto a mettere in atto dei meccanismi comportamentali di adattamento per evitare o ridurre queste sensazioni; questi meccanismi hanno successo se riescono ad allontanare lo stimolo ansiogeno o a valutarlo come meno minaccioso. Se questi meccanismi non riescono nel loro scopo, il soggetto può ricorrere a meccanismi di negazione o di repressione che sono, però, "antieconomici" poiché non aggrediscono alle radici la causa dell’ansia e possono diventare meccanismi maladattivi in quanto finiscono per aumentare l’ansiatratto avviando (o perpetuando) una spirale perversa. Tenere distinti questi due tipi di ansia è fondamentale quando si voglia valutare le modificazione dell’ansia sotto trattamento poiché, solo valutando l’ansia-stato, si possono evidenziare i modi e i tempi delle variazioni del quadro clinico, che difficilmente potremo rilevare esplorando soltanto l’ansia-tratto. Sono stati perciò messi a punto strumenti di valutazione in grado sia di valutare separatamente i due tipi di ansia, sia di valutare la sola ansiatratto. Così, ad esempio, la Manifest Anxiety Scale – MAS (Taylor, 1953), uno dei primi questionari di autovalutazione, è un tipico esempio di questionario adatto alla valutazione dell’ansia-tratto poiché invita il soggetto ad indicare se ciò che è esplorato da ogni singola domanda è generalmente vero o falso, mentre la Multiple Affect Adjective Check List – MAACL di Zuckerman (1960) esplora sia l’ansia-tratto, mediante una "general form", sia l’ansia-stato attraverso una "today form". Lo strumento più noto e più diffuso in questo campo è, comunque, lo State-Trait Anxiety Inventory – STAI di Spielberger e collaboratori (1970) che si articola in due sub-scale, la STAI T-Anxiety Scale e la STAI S-Anxiety Scale, che esplorano, rispettivamente, l’ansiatratto e l’ansia-stato. Nel 1983, sulla base dell’esperienza acquisita in oltre 10 anni di impiego, è stata pubblicata una revisione dello STAI, la Form Y, capace di distinguere in maniera più netta i due tipi di ansia. È evidente che, nella distinzione tra ansia-tratto ed ansia-stato, è fondamentale la precisa definizione del periodo di tempo esplorato poiché è inevitabile che, quanto più è ampio il periodo di tempo a cui il soggetto deve fare riferimento, tanto maggiore è la probabilità di valutare un tratto. Non meno importante è, tuttavia, anche il problema psicolinguistico, poiché la modalità con cui è posta la domanda ed i termini usati possono influenzare anche pesantemente la risposta ponendo (o, meglio, accentuando) i problemi di affidabilità, sensibilità e validità che questi strumenti spesso pongono.

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Parte speciale

CAPITOLO 29 - Gli effetti indesiderati dei trattamenti psicofarmacologici