Affrontiamo ora il secondo capitolo, Il sogno di Irma.
Freud esordisce affermando che la credenza popolare sulla possibilità di attribuire un significato al sogno e d’interpretarlo si è avvicinata alla realtà delle cose molto di più delle concezioni scientifiche dell’epoca. Egli sostiene la possibilità d’interpretare i sogni: trovare un senso a quel che fino ad allora era considerato insensato. Secondo le teorie oniriche di quel tempo, infatti, il sogno era privo non solo di significato ma anche di funzione: si era convinti che solo nello stato di veglia fossero operative le funzioni psichiche, mentre nel sonno e nei sogni pochi neuroni restassero attivi e tutto il resto fosse in uno stato di torpore non funzionante. Un medico parlò di una sorta di ‘sconnessione dell’attività psichica’. Freud invece teorizza che interpretare un sogno significhi inserirlo “come elemento di grande importanza e di pari valore nella concatenazione delle nostre azioni psichiche.” [O.S.F., Vol. 3, pag. 99] Occorre inserire il sogno nel fil rouge della nostra narrativa interna; in tal modo esso acquista un significato.



ACQUISTA IL VOLUME DELLE LEZIONI DI ROMOLO ROSSI

[Per inciso: “interpretazione” è una parola che nasce da qui. É interessante notare le diversità lessicali caratteristiche dei diversi idiomi, nell’indicare l’interpretazione. In tedesco ha un significato più indicativo: “Deutung” significa “spiegazione”. Viceversa, ‘interpretation’ in francese o in inglese ha un significato più interlocutorio: la cultura anglosassone e quella francese si mostrano diverse da quella tedesca, la decifrazione, qui, è una chiave di lettura.]
Una panoramica sulle credenze popolari ci dice che esistevano due modi per interpretare i sogni: uno era quello in cui il sogno viene considerato per intero e pensato come una sorta di allegoria; il secondo modo è quello della decifrazione, dove il sogno viene scomposto in “segni”, ciascuno dei quali appartiene ad una sorta di scrittura segreta.
Freud sostiene però come da un punto di vista scientifico queste due metodiche siano inutilizzabili. Egli sembra cercare, con quest’affermazione, di non suscitare un eccessivo rifiuto da parte dell’ambiente accademico. Se avesse affermato: “io studio il sogno come realtà psichica dell’animo umano e da esso posso vedere il profondo delle persone”, l’ambiente accademico lo avrebbe trattato alla stregua di un mago, un visionario. Freud paragona invece il sogno ad un sintomo nevrotico. In verità il sogno non è un elemento dimostrativo di una patologia, è assai ben lontano dall’essere un sintomo, anzi molto spesso gravi schizofrenici fanno dei sogni idilliaci.
Per analizzare il sogno si rende necessario, da parte del paziente, uno stato di auto-osservazione con sospensione della critica. Occorre dire al paziente che il successo della psicoanalisi dipende dal fatto che egli osservi e comunichi tutto ciò che gli passa per la mente (la “regola fondamentale”), e non sia tentato di sopprimere un’idea perché gli sembra insignificante, o non pertinente, o assurda. La critica gli potrebbe impedire di trovare la soluzione del sogno. Se un paziente dice: “sognavo di avere un rapporto sessuale con una persona che io chiamavo Maria, che è il nome di mia mamma”, si potrebbe sostenere che vi è un desiderio incestuoso. Naturalmente, nel soggetto, la critica si opporrebbe subito a una tale osservazione, per esempio notando che, a differenza della madre, che aveva capelli biondi, la donna del sogno era bruna. Molte idee che, se passate attraverso il vaglio della critica, non sarebbero affiorate alla coscienza, sono proprio la chiave per interpretare il sogno, per capirne il significato nascosto. Non bisogna fissare l’attenzione sulla totalità del sogno, ma piuttosto scomporlo in frammenti, e per ogni frammento produrre le varie associazioni. Si può in tale modo definire quel che è sottinteso di questa parte del sogno. In questo senso il metodo di Freud si avvicinava al metodo di decifrazione del passato ma, a differenza di questo, il sogno non viene più tradotto in base ad una chiave fissa, ma lo stesso contenuto riveste un significato diverso a seconda delle persone e del contesto, perché si basa proprio sulla capacità delle persone di produrre le proprie associazioni, ossia le proprie memorie, connesse coi vari frammenti del sogno.
Il sogno di Irma: la notte tra il 23 e il 24 luglio del 1895 Freud ebbe un sogno che cambiò molto nella cultura europea del ‘900.
Irma è una giovane donna legata da amicizia con Freud e la sua famiglia, ed egli l’aveva presa in cura per una sintomatologia di tipo isterico. Interessante è il minuzioso collegamento che egli fa con quello che era successo proprio il giorno prima di fare il sogno stesso: il suo collega Otto era andato a vedere Irma e, incontrando poi Freud, alla domanda su come stesse la paziente, aveva risposto: “Sta meglio, ma non del tutto bene”. Freud aveva interpretato tale allusione al carattere incompleto dei risultati della cura come un rimprovero a lui e alle sue capacità professionali. La sera aveva iniziato a scrivere una dettagliata relazione su come si era svolta la terapia di Irma.
Leggiamo, ora, il sogno che Freud fece quella notte stessa.
Sogno del 23-24 luglio 1895
Un grande salone, molti ospiti che stiamo ricevendo. Tra questi, Irma, che prendo subito in disparte come per rispondere alla sua lettera e rimproverarla di non accettare ancora la “soluzione”. Le dico: “Se hai ancora dolori è veramente soltanto colpa tua”. Lei risponde: “Sapessi che dolori ho ora alla gola, allo stomaco, al ventre, mi sento tutta stretta”. Mi spavento e la guardo: è pallida, gonfia. Penso: dopo tutto forse non tengo conto di qualche cosa di organico. La porto alla finestra e le guardo la gola. Irma mostra una certa riluttanza, come le donne che portano la dentiera. Penso che non ne ha proprio bisogno. La bocca poi si apre bene, e vedo a destra una grande macchia bianca e in un altro punto, accanto a strane forme increspate, che imitano evidentemente le conche nasali, estese croste grigiastre. Chiamo subito il dottor M., che ripete la visita e conferma…il dottor M. ha un aspetto assolutamente diverso dal solito: è molto pallido, zoppica, non ha la barba al mento…Anche il mio amico Otto si trova ora accanto a Irma e l’amico Leopold la percuote sul corsetto e dice: “C’è una zona di ottusità in basso a sinistra”; e indica inoltre un tratto di cute infiltrato sulla spalla sinistra (cosa che anch’io sento nonostante il vestito)… M. dice: “Non c’è dubbio, è un’infezione; ma non importa; sopraggiungerà una dissenteria e il veleno sarà eliminato…”. Inoltre sappiamo subito da dove proviene l’infezione. Qualche tempo fa, per un’indisposizione, l’amico Otto le ha fatto un’iniezione con un preparato di propile, propilene…acido propionico…trimetilamina (ne vedo la formula davanti ai miei occhi, stampata in grassetto) … Non si fanno queste iniezioni con tanta leggerezza… probabilmente anche la siringa non era pulita. [Ibidem, pag. 108, 109]
Freud scompone il sogno in vari frammenti, e per ognuno di questi dice tutto ciò che gli viene in mente, usando la sua tecnica. Egli è l’autore del sogno, e quindi fa le associazioni libere, ciò che si fa in analisi. Si annota le varie parti del sogno e quello che gli fanno venire in mente.
Una parte su cui si sofferma molto è la presenza del suo amico Otto. Fa poi una serie di associazioni, dice di aver lavorato molto sia con Otto che con Leopold, e mette in evidenza la rivalità tra i due. Uno era impulsivo, l’altro molto scrupoloso, andava a rivedere più volte il caso in questione. Li mette in antagonismo: Otto è una persona superficiale, il suo parente Leopold, invece, è molto scrupoloso. Ma questo è il rimprovero che si era sentito fare lui stesso da Otto, di non essere stato molto scrupoloso.
Poi considera il propile e la trimetilamina. Otto aveva regalato a Freud un liquore che non gli era piaciuto molto, aveva detto che ‘era un liquore che non si poteva dare nemmeno alla più infima creatura’. L’odore di questo liquore in effetti ricordava il propile. La trimetilamina era invece in relazione al suo amico Fliess; c’è qui l’associazione con la cocaina, che questi aveva prescritto ad un suo amico che poi era morto. Freud non gli aveva detto di somministrarla per via endovenosa, tuttavia è chiaro il suo senso di colpa per la morte dell’amico.
C’è qui l’associazione con l’iniezione: Freud si recava periodicamente da una signora per farle delle iniezioni, e a lui non era mai successo che quella signora contraesse un’infezione. Durante il mese in cui egli si trovava in vacanza, la signora aveva avuto un’infezione, verosimilmente perché non era stata disinfettata bene la ferita. Tutto questo si ripropone nel sogno. Le associazioni di Freud riportano al suo senso di colpa e di rimprovero. Nel sogno ci sono elementi che spostano la colpa sugli altri personaggi, che ‘non sono bravi medici’, ‘non sono prudenti’; vi sono inoltre elementi di associazione con la cocaina: Freud poteva sentirsi colpevole di non essere stato un bravo medico, ritenendosi lui stesso il responsabile dei malesseri della propria paziente. Si trova poi l’elemento di distinzione tra malattia organica o inorganica: affermare che una malattia è organica lo solleva dalla colpa, perché così egli non è più il responsabile della malattia della signora, non rientrando questa nell’ambito delle sue competenze.
Bisogna arrivare al senso di colpa: questo è legato fondamentalmente ad un avvelenamento, causato dall’aver introdotto con l’iniezione qualcosa in Irma, che le ha provocato la malattia, tramite una siringa che non è stata ben disinfettata.
Irma è la signora per cui Freud ha subito la critica da parte di un collega, per non averla curata bene. Freud la sogna con un’infiammazione in bocca, le fa aprire la bocca ma con difficoltà, come succede alle signore che portano la dentiera. Rileva che Irma ha una alterazione di turbinati, affezione di pertinenza otorinolaringoiatrica. Gli altri personaggi del sogno sono tre suoi amici, di cui uno è Fliess. Alla fine del sogno Freud si rappresenta un’iniezione di acido propionico, che riferisce in qualche modo alla trimetilamina, rappresentazione mentale abbastanza tipica.
Perché proprio l’acido propionico? Si tratta di sostanze vasodilatatrici, usate dagli otorinolaringoiatri.
Nel secondo capitolo Freud espone il modo in cui si struttura un sogno, secondo la sua teoria, che è in via di definizione, e che dal 1899 fino ad oggi non verrà mai abbandonata.
Sembra qui che Freud si vendichi con Otto, non soltanto per l’insinuazione mossagli circa le cure prestate a Irma, ma anche nei confronti del liquore che gli aveva regalato, dal sentore di acido propionico.
Oggi diremmo che Freud ha il timore di essere avvelenato, una paura molto arcaica, da mettere in relazione con la mamma. Egli era tuttavia ancora assai lungi dall’applicare la psicoanalisi ai primi anni di vita, anche perché non ha ancora acquisito gli strumenti mentali che rileverà dopo il 1917, con ‘Lutto e melanconia’, per utilizzare la psicoanalisi in un’epoca prelinguistica. In realtà la psicoanalisi deve essere associata a simboli, e il simbolismo linguistico non è funzionante prima dei 2 o 3 anni. È a 3 anni che comincia a crearsi il conflitto linguistico, con la possibilità di usare l’interpretazione per chiarire l’elemento simbolico che c’è al di sotto della rappresentazione mentale, del simbolo linguistico. Non si può fare psicoanalisi senza linguaggio, così come sarebbe stato impensabile, all’epoca in cui operava Freud, pensare di fare psicoanalisi ad un bambino di 2 anni: oggi si sa invece che con sistemi e tecniche differenti, non certamente linguistiche, quali il gioco, essa è possibile.
L’aggressività di Freud è anche nei confronti della paziente che non guarisce; i disturbi riportati nel sogno, però, non erano collegati direttamente alla paziente, ma ad un’amica di lei, che Freud considerava poco docile al trattamento. Una paziente che non accetta la cura proposta dal medico non può guarire, e Freud non ne può certo essere colpevole! Nel sogno si vendica anche con il Dott. M., facendogli affermare a sproposito che Irma può guarire grazie alla dissenteria, e si vendica doppiamente contrapponendolo al suo amico Fliess, utilizzando la teoria dalla trimetilamina, che era la teoria dell’amico. Si vendica quindi con Otto cui contrappone il parente Leopold, medico più attento di lui. Nel sogno Freud tutto questo ha lo scopo di evitare le critiche a lui rivolte.
L’autoanalisi di Freud, con l’interpretazione di questo sogno, giunge alla comprensione che questo è nato dal desiderio di spostare la colpa sugli altri: Freud è stato frustrato, ha avuto una delusione o un’umiliazione, e fa questo sogno nel tentativo di dire: “è colpa di Otto…”.
Emergono inoltre: la figura della figlia, che aveva avuto dei disturbi, della moglie, che in gravidanza si era gonfiata, il problema di un suo paziente, che era andato in Egitto e si era ammalato: Freud sostiene che l’elemento comune era il tentativo di dimostrare quanto buona fosse la sua conoscenza medica.
Il volersi dipingere come “una brava persona” fa capire che egli ha in realtà pensato diversamente. Emerge qui l’elemento dell’appagamento del desiderio, che verrà poi ripreso nel terzo capitolo. Freud approfondisce tale concetto innovativo. Oggi questo appare ovvio, e probabilmente tutti i poeti già lo sapevano. Si capisce il significato del sogno falso di Agamennone, quello dell’Iliade, in cui arriva il messaggero di Giove: altro non rappresenta se non il profondo desiderio di dimostrare ad Achille che anche in sua assenza, lui, Agamennone, avrebbe conquistato Troia.


 

Loading

Autore