Questo libro è diviso in 7 capitoli: nel primo c’è l’introduzione storica generale; nel secondo vi è il sogno classico, il sogno di Irma; nel terzo è esposto il concetto che il sogno origina dal desiderio; nel quarto il concetto che il sogno deforma la realtà del desiderio sottostante. Non è ancora sviluppato il concetto di processo primario e processo secondario, che uscirà in un'altra importante opera: “L’io e l’es”. Però si ritrova già il concetto che il sogno deforma; la grammatica, la sintassi, la strutturazione del tempo, la sistemazione dei concetti, la declinazione dei verbi, l’uso delle parole: tutto questo è, nell’inconscio, diverso da quanto troviamo nell’Io cosciente. Ad esempio, quello che nel funzionamento mentale cosciente è congiuntivo, condizionale, ottativo, diventa nell’inconscio presente indicativo. È la deformazione, che abbiamo individuato nel sogno dello zio con la barba gialla, in cui la barba gialla aveva un riferimento, attraverso una serie di complesse trasformazioni, ad una profonda aggressività nei confronti del padre.
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Si giunge così al quinto capitolo, che riguarda il materiale e le fonti del sogno: Freud si chiede da dove il sogno prenda la sua materia, da dove tragga le sue argomentazioni, le sue immagini, le sue rappresentazioni.
Quando scrive un’opera teatrale, un autore deve avere in mente il nucleo di una narrativa interna, che poi espande, costruisce e formalizza nei quattro atti. Per esempio, Ibsen in “Casa di bambola”: la materia che diventa narrativa è la storia di una donna, sottomessa e costretta a sottostare alla volontà di un marito dispotico. In realtà, agli occhi dello spettatore, il marito è uno sciocco, a cui la moglie fa delle cambiali, per salvarlo dalla rovina. Tuttavia non le è grato, anzi, la attacca. Ed ecco che questa donna, rompendo tutte le tradizioni, dopo aver ballato una sfrenata tarantella, abbandona la casa e il marito, non piegandosi neppure alla minaccia, che questi le fa, di sottarle i figli. Questo è il nucleo dell’opera, rivoluzionario per un racconto fatto nel 1890, da cui Ibsen ne fa quattro atti.
Ma il sogno da dove prende la sua idea? C’è qui il concetto di realtà, di rappresentazione mentale utilizzata dal sogno.
In questo capitolo si afferma il concetto che il sogno mescola la realtà di oggi con la realtà antica, conflittuale, alterando le barriere del tempo, con il risultato di una mescolanza che avviene del nostro profondo.
Sogno della monografia botanica
Ho scritto una monografia su una certa pianta. Il libro mi sta davanti, sto appunto voltando una tavola a colori ripiegata. A ogni esemplare è allegato un campione secco della pianta, come se fosse preso da un erbario.
Analisi
La mattina ho visto nella vetrina di una libreria un nuovo libro intitolato ‘Il genere ciclamino’, evidentemente una monografia di questa pianta.
Occorre prestare attenzione alle parole, anche se le traduzioni presentano spesso alcune complicazioni: i riferimenti linguistici e lessicali del sogno dipendono proprio dalle parole.
Il ciclamino è il fiore preferito di mia moglie. Mi rimprovero di ricordarmi così di rado di portarle dei fiori, com’è suo desiderio.
C’è il ciclamino, il fiore preferito dalla moglie. A cosa si può pensare? Nel Medioevo, se si voleva qualcosa di “pornografico”, si leggeva “Il romanzo della rosa”. Ciclamino, rosa: il fiore sta per il genitale femminile. Per trattare il sogno bisogna cambiare il sistema di riferimento.
A proposito di questo argomento, portare dei fiori, ricordo una storia che ho raccontato poco tempo fa in un gruppo di amici, come prova della mia affermazione che la dimenticanza è molto spesso l’attuazione di un’intenzione inconscia e permette comunque di trarre delle deduzioni sui sentimenti segreti di chi dimentica. Una giovane signora era abituata a ricevere dal marito per il suo compleanno un mazzo di fiori. Un anno questo segno di tenerezza non c’è e la giovane scoppia a piangere. Il marito le si avvicina, non sa darsi ragione del suo pianto finché lei gli dice: “Oggi è il mio compleanno”. Lui si batte la fronte esclamando: “Scusa, l’avevo completamente scordato”, e fa per andare a prendere dei fiori. Ma lei rimane inconsolabile perché nella dimenticanza del marito vede la prova di non essere più presente, come una volta, nei pensieri di lui. Due giorni fa questa signora L. ha incontrato mia moglie, le ha detto che si sente bene e le ha chiesto notizie di me. Anni fa è stata mia paziente.
Altro spunto: una volta ho scritto veramente una specie di monografia su una pianta, e precisamente un saggio sulla coca…
La stimolazione, il piacere: Freud ha scritto una monografia sulla coca, che veniva usata allora come anestetico. Freud fu tra i primi a notare e sostenere le proprietà antidepressive della coca: questo ci indica la connessione con il ciclamino, la donna che è stata dimenticata dall’uomo, la stimolazione, il piacere, la coca.
… che ha richiamato l’attenzione di Karl Koller sulle proprietà anestetizzanti della cocaina. Io stesso avevo accennato nella mia pubblicazione all’impiego dell’alcaloide, ma non ero abbastanza preparato per approfondire la cosa. A questo proposito mi viene in mente che la mattina dopo il sogno (ho trovato il tempo di interpretarlo soltanto la sera) avevo pensato alla cocaina in una specie di sogno diurno. Se dovessi mai avere un glaucoma, andrei a Berlino e mi farei operare in incognito da un medico consigliatomi dal mio amico berlinese (Fliess). Il chirurgo, che non saprebbe chi sta operando, proclamerebbe ancora una volta la facilità di certe operazioni, da quando è stata introdotta la cocaina; non un muscolo della mia faccia rivelerebbe che io stesso ho contribuito alla scoperta.
Si sente qui una non poca grandiosità.
A questa fantasia si collegavano alcune considerazioni su come sia scomodo per il medico ricorrere per se stesso alle prestazioni mediche dei colleghi. Potrei compensare l’oculista berlinese, che non mi conosce, come un qualsiasi altro paziente. Soltanto dopo essermi ricordato di questo sogno ad occhi aperti, mi accorgo che dietro di esso si cela il ricordo di un preciso episodio. Poco dopo la scoperta di Koller mio padre ebbe effettivamente un glaucoma; venne operato dal mio amico, l’oculista dottor Königstein.
Freud va a ricercare il materiale del sogno, i vari mattoni della sua costruzione, in realtà molto lontani dalla monografia botanica: l’intervento all’occhio del padre… Il materiale e la sua connessione con altri elementi emotivi, tramite il sogno e le libere associazioni, è l’unico modo possibile per ottenere l’affioramento dell’inconscio a livello cosciente.
Il dottor Koller fece l’anestesia con la cocaina, osservando che in quella circostanza si trovavano riunite tutte e tre le persone che avevano contribuito all’introduzione della cocaina.
Procedo ora col pensiero, per sapere quando mi sono ricordato per l’ultima volta di questa storia della cocaina. È stato pochi giorni fa, quando mi è passata per le mani una pubblicazione, nella quale discepoli riconoscenti celebrano il giubileo del loro maestro e direttore di laboratorio. Fra i titoli di gloria del laboratorio, ho trovato citato anche il fatto che lì è avvenuta la scoperta delle proprietà anestetizzanti della cocaina, per opera di Koller. Noto ora improvvisamente che il mio sogno è legato a un episodio della sera precedente.
Si nota l’implicita ambivalenza contenuta in questo sogno: è verso la cocaina (che oggi non si usa più come anestetico, al suo posto si usa la lidocaina). L’ambivalenza sta nel fatto che come anestetico viene usato uno stimolante, la cocaina, di per sé è un bell’ossimoro! Anche la moglie ha dalle proprietà fortemente anestetizzanti, anziché essere stimolante…
Avevo accompagnato a casa il dottor il dottor Königstein, col quale mi ero trovato a discutere una questione che ogni volta mi scuote fortemente. Mentre mi intrattenevo con lui nell’atrio, ci raggiunse il professore Gärtner [Gärtner = giardiniere] con la sua giovane moglie. Non potei astenermi dal fare a entrambi i miei rallegramenti per il loro fiorente aspetto. Il professor Gärtner è uno degli autori della pubblicazione celebrativa di cui ho parlato poco fa, e io ebbi quindi la possibilità di ricordarmene. Nel discorso col dottor Königstein era stata citata, seppure in un diverso rapporto, anche la signora L., di cui ho descritto poco fa la delusione nel giorno del compleanno.
Tenterò di interpretare anche le altre determinanti del contenuto onirico. Un campione secco della pianta è allegato alla monografia, come se si trattasse di un erbario. All’erbario si collega un ricordo di ginnasio. Un giorno il nostro direttore radunò gli allievi delle classi superiori e consegnò loro l’erbario dell’istituto, perché lo esaminassero e lo pulissero. Vi erano annidati dei piccoli vermi – tignuole [Bücherwurm significa “tignuola”, ma anche “topo di biblioteca]. Non sembrò aver troppa fiducia nel mio aiuto, perché mi cedette soltanto pochi fogli. So ancor oggi che contenevano delle crocifere. Non avevo mai avuto rapporti particolarmente stretti con la botanica. All’esame preliminare di botanica mi toccò di nuovo individuare una crocifera, e non la riconobbi. Mi sarebbe andata male, se non fossi stato tratto d’impaccio dalle mie cognizioni teoriche. Dalle crocifere passo alle composite. In fondo anche il carciofo è una composita, e precisamente la composita che potrei chiamare il mio fiore preferito. Più generosa di me, mia moglie ha l’abitudine di portarmi dal mercato questo mio fiore preferito.
Vedo d’innanzi a me la monografia che ho scritto. Anche qui non manca un riferimento. Il mio amico, evidentemente preveggente, mi ha scritto ieri da Berlino: “Mi interesso moltissimo del tuo libro dei sogni. Lo vedo terminato davanti a me e lo sfoglio”. Come l’ho invidiato per questo suo dono di preveggenza! Se anch’io potessi vederlo davanti a me già terminato!
La tavola a colori ripiegata. Quando ero studente in medicina, ero afflitto dalla tendenza a studiare unicamente su monografie. Nonostante i miei mezzi limitati, in quel tempo ero riuscito ad abbonarmi a numerose rassegne mediche le cui tavole a colori mi incantavano addirittura. Ero fiero di questa brama di perfezione. Quando poi io stesso incominciai a fare delle pubblicazioni, fui anche costretto a disegnarmi le tavole illustrative e mi ricordo che una di esse riuscì così misera che un collega, pur benevolo, mi prese in giro. A ciò si aggiunge, non so bene come, un ricordo della primissima infanzia. Un giorno mio padre si era divertito a dare da strappare a me e alla maggiore delle mie sorelle un libro con tavole a colori (era il resoconto di un viaggio in Persia): da un punto di vista didattico il fatto era difficilmente giustificabile. Avevo allora cinque anni, mia sorella meno di tre e l’immagine di noi bambini che beati strappiamo quel libro, foglio a foglio, proprio come un carciofo, mi ritrovo a dire, è praticamente l’unica di quel periodo di cui abbia conservato un ricordo plastico. Più tardi, studente, mi si sviluppò una predilezione spiccata a raccogliere e possedere libri, analoga alla tendenza a studiare su monografie (un’attività preferita che compare di già nei pensieri del sogno a proposito dei ciclamini e dei carciofi). Divenni un topo di biblioteca. Da quando rifletto su me stesso, ho sempre ricondotto questa prima passione della mia vita a quell’impressione infantile, o meglio ho riconosciuto in quella scena dell’infanzia un “ricordo di copertura” della mia successiva bibliofilia. Naturalmente ho anche imparato presto che dalle passioni facilmente nascono i dolori. All’età di diciassette anni avevo un notevole conto presso il libraio, ma non i mezzi per saldarlo, e di fronte a mio padre ebbe scarso valore la scusa che queste mie tendenze non si erano volte a qualche cosa di peggio. L’accenno a questa vicenda giovanile mi riporta subito alla mia discussione con il mio amico dottor Königstein. Infatti nella discussione della sera precedente il sogno, si trattava degli stessi rimproveri di allora: io concedevo troppo alle mie attività preferite.
Freud fa notare come vi siano diversi livelli in questo sogno, e non solo emotivi: il ciclamino, la donna, la passione, ma contrastata dall’anestesia, il problema del padre e l’attacco contro il padre stesso; si ritrova il riferimento al rimprovero del padre, “compri troppi libri”, e quindi la bibliofilia, il libro che lui viene a sognare. Ma questo è connesso con il rimprovero ricevuto il giorno prima, fattogli dal suo amico: "Eh, tu spendi tutti questi soldi, compri troppi…".
A livello inconscio tutto è mescolato: libri, coca, donna, amico…
Per ragioni non inerenti all’argomento, non voglio continuare l’interpretazione di questo sogno, ma indicarne semplicemente l’orientamento. Nel corso del lavoro d’interpretazione sono stato condotto a ricordare, e precisamente da vari punti di vista, la discussione con il dottor Königstein. Se tengo presenti gli argomenti toccati nella discussione, il significato del sogno mi si rivela comprensibile. Tutte le successioni d’idee che sono state accennate – i fiori preferiti di mia moglie, i miei, la cocaina, le difficoltà dell’assistenza medica da parte dei colleghi, la mia predilezione per gli studi monografici, la mia negligenza in altri campi, come la botanica – tutto dunque trova una continuazione e termina in qualche filo di quella folta discussione. Ancora una volta il sogno assume il carattere di una giustificazione, di una difesa del mio diritto, come il primo sogno analizzato, quello dell’iniezione a Irma; anzi esso continua l’argomento allora iniziato e lo discute in base al nuovo materiale aggiuntosi nell’intervallo fra i due sogni. Perfino la forma espressiva, apparentemente indifferente, acquista un accento particolare. Significa: “Eppure sono io che ho scritto il prezioso e fortunato trattato sulla cocaina”, così come nel primo sogno adducevo a mia giustificazione: “Sono uno studente bravo e diligente”. In ambedue i casi, quindi: “Me lo posso permettere.” Ma posso rinunciare a proseguire l’interpretazione di questo sogno, perché mi ha indotto a comunicarlo soltanto l’intenzione di stabilire, in base a un esempio, il rapporto fra contenuto onirico ed esperienza del giorno precedente, che funge da stimolo. Finché di questo sogno io conoscevo soltanto il contenuto manifesto, mi si rivelava un solo riferimento a un’impressione diurna; ad analisi compiuta, risulta una seconda fonte, che deriva da un’altra esperienza dello stesso giorno. La prima delle impressioni cui si riferisce il sogno è insignificante, è una circostanza secondaria: ho visto nella vetrina un libro il cui titolo mi colpisce fugacemente, e il cui contenuto non dovrebbe interessarmi. Il secondo episodio era di alto valore psichico: ho discusso calorosamente per un’ora con il mio amico oculista; gli ho accennato cose che ci toccano entrambi, e ho ridestato in me ricordi che mi hanno variamente turbato. Inoltre, questo discorso è stato troncato prima della conclusione dall’arrivo di conoscenti. Qual è dunque il nesso tra le due impressioni diurne e quale il loro rapporto con il sogno avvenuto nella notte?
Nel contenuto onirico trovo soltanto un’allusione all’impressione indifferente, e posso quindi confermare la tendenza del sogno ad accogliere nel suo contenuto soprattutto gli eventi marginali della vita. Nell’interpretazione invece tutto tende all’esperienza significativa, che giustamente mi ha colpito.
Freud qui esordisce facendo un primo accenno a quello che vedremo in seguito, parlando del lavoro del sogno. Il sogno disperde e raccoglie, apparentemente in modo disordinato, mettendo qua e là tutta una serie di elementi, operando una sorta di travestimento, di modificazione: il problema è cercare il contenuto centrale che il sogno ha abilmente cercato di disperdere. Il sogno lavora per allontanare dalla possibilità di interpretazione cosciente. Il sogno lavora per non far capire, inganna, lancia messaggi inconsci; l’Io tenta invece di capire, di togliere i dubbi.
Se giudico il significato del sogno nel solo modo esatto, vale a dire in base al contenuto latente affiorato all’analisi, giungo improvvisamente a una nuova importante conoscenza. Sparisce l’enigma, per cui il sogno si occuperebbe soltanto delle briciole insignificanti della vita diurna…
[Il sogno della notte, immagini false e corrotte: è un concetto che i neurofisiologi hanno ancora oggi]
… e mi vedo costretto a smentire l’affermazione che la vita psichica della veglia non continui nel sogno, e che quindi il sogno sperperi attività psichica per un materiale irrisorio. È vero il contrario: ciò che ci impegna di giorno domina anche il pensiero del sogno e noi ci sforziamo di sognare soltanto di ciò che durante il giorno ha offerto spunto al nostro pensiero.
Questo è il punto debole della teoria freudiana, gli psicoanalisti contemporanei possono facilmente metterlo in evidenza.
La spiegazione più ovvia del fatto che io ciononostante sogni l’impressione diurna indifferente, mentre il sogno è stato provocato da quella che mi ha a buon diritto turbato, è che anche in questo caso esiste il fenomeno della deformazione che abbiamo precedentemente ricondotto a una forza psichica con potere di censura. Il ricordo della monografia sul genere ciclamino viene utilizzato come un’allusione al discorso con l’amico; in modo analogo, nel sogno della cena mancata, l’accenno all’amica è sostituito dall’allusione “salmone affumicato”. Resta ora da chiedersi attraverso quali anelli intermedi l’impressione della monografia possa entrare in rapporto allusivo con la discussione con l’oculista, dato che a prima vista tale rapporto non è chiaro.
La sua associazione conduce alla seguente conclusione: questo sogno deve avere qualcosa a che vedere con la discussione avuta con il signor Königstein, che fra l’altro in tedesco significa “maestà”, “atteggiamento regale”. C’è l’oculista, Freud ha pensato al padre, all’attacco al padre; guarda la monografia botanica, piena di colori, vede il ciclamino: qui c’è il riferimento all’adulto che guarda la vita sessuale a tre, dal buco della serratura. Freud insiste verso questa direzione, poi l’amico lo rimprovera: “Tu badi troppo al tuo piacere”. Nel sogno il piacere è diventato, tramite una serie di passaggi, il libro, e non più le donne. Il “Ciclamino” è diventato una monografia botanica. Ecco il punto centrale di questo sogno: si parte dalla donna e la si fa diventare un libro, attraverso una serie di sublimazioni.
L’amico lo rimprovera: “guarda che tu spendi troppo in libri”, così come gli diceva suo padre. La sublimazione fallisce, non serve: la colpa emerge comunque. “La colpa è lesta di piedi e segue gli uomini ovunque vadano” diceva Omero.
Nell’esempio della cena mancata, il rapporto è dato sin dall’inizio: “salmone affumicato” fa parte senz’altro, come cibo preferito dell’amica, della cerchia di rappresentazioni che la personalità dell’amica è in grado di evocare nella sognatrice. Nel nostro nuovo esempio si tratta di due impressioni distinte, che non hanno nulla in comune se non il fatto d’essersi verificate nello stesso giorno.
Il salmone affumicato allora era considerato un cibo straordinario.
Noto la monografia nella mattinata, faccio il discorso la sera. La risposta che mi viene offerta dall’analisi è la seguente: tali rapporti, inizialmente inesistenti, fra le due impressioni, vengono istituiti più tardi fra il contenuto rappresentativo dell’una e il contenuto rappresentativo dell’altra.
Si vede qui il vizio letterario di Freud. Egli è considerato un narratore mancato; possiede un procedimento simile agli scrittori di gialli, per le modalità di avvicinamento ai processi inconsci.
Già durante la stesura dell’analisi ho posto in rilievo i rispettivi anelli intermedi. Escludendo altre interferenze, alla rappresentazione della monografia sui ciclamini si collegherebbe soltanto l’idea che si tratta del fiore preferito di mia moglie e in più, eventualmente, il ricordo del mazzo di fiori che non è stato inviato alla signora L.
Si sente qui, pesante, la colpa.
Non credo che questi pensieri sottintesi sarebbero bastati a provocare un sogno
Il concetto di colpa potrebbe richiamare la figura di Otello, che uccide la innocente Desdemona. Invece Freud si ricollega all’Amleto: la colpa si ritrova in tutto l’Amleto, per l’omicidio del padre: In risposta ad Ofelia, che si rivolge a lui dicendo: “Ma io pregherò per te”, Amleto recita: “Nelle tue orazioni ricordatele tutte le mie colpe”. Bion mette proprio questa frase all’inizio della sua autobiografia.
There needs no ghost, my lord, come from the grave
To tell us this [Ma non è necessario, signor mio, che uno spettro sorga dalla sua tomba, per dirci questo]
È detto nell’Amleto. Ma ecco che nell’analisi mi vien fatto di ricordare che l’uomo che disturbò il nostro discorso si chiamava Gärtner [giardiniere]…
Riguardo alla colpa citata da Amleto, per essa Shakespeare fa apparire gli spettri, che esprimono la pressione interna della colpa che emerge. Per Freud è necessario il sogno per ricordare e far uscire la colpa: ciclamino, la moglie, il padre che interviene.
… e che trovai sua moglie fiorente; anzi, ricordo a posteriori che una delle mie pazienti, che ha il bel nome di Flora, era stata a un certo momento al centro della nostra conversazione. Attraverso questi passaggi intermedi, appartenenti alla cerchia delle rappresentazioni botaniche, deve essersi verificato il collegamento fra i due episodi diurni, l’uno indifferente, l’altro perturbante. Subentrarono poi altri rapporti, come quello della cocaina – che a buon diritto può far da anello intermedio fra la persona del dottor Königstein e una monografia botanica da me scritta – consolidando la fusione delle due sfere di rappresentazione. In tal modo un brano del primo episodio poté servire da allusione al secondo.
Mi si obietterà che la spiegazione è arbitraria oppure artificiosa. Che cosa sarebbe successo se il professore Gärtner non fosse sopraggiunto con la sua florida signora, …
[Fiorente, florida vuol dire desiderabile, gradevole. Questo si ricollega a flora, ai fiori, alla monografia botanica, alla cocaina]
… se la paziente della nostra conversazione non si fosse chiamata Flora ma Anna? Eppure la risposta è facile. Se non si fossero verificati questi rapporti di idee, sarebbero stati scelti probabilmente altri rapporti. È molto facile istituire rapporti di questo tipo, come dimostrano le facezie e gli indovinelli che ci rallegrano la giornata.
Si allude alla psicologia del motto di spirito che nascerà nel 1902. All’opera di Freud di cui stiamo parlando, seguiranno due lavori: uno sulla psicopatologia della vita quotidiana, l’altro sul motto di spirito. Così come nel sogno c’è il lavoro del sogno, nel motto di spirito c’è un analogo lavoro. Quando il sogno deve presentare qualcosa impresentabile, deve in qualche modo cambiarlo; il motto di spirito fa lo stesso: non sarebbe tale se fosse così aperto, deve esserci un sottinteso. Rimane questa ambiguità nel motto di spirito.
L’ambito del motto di spirito è illimitato. Oppure, per andare un poco oltre, ove non fosse stato possibile creare dei rapporti di collegamento sufficienti, il sogno sarebbe riuscito diverso. Un’altra impressione indifferente, come infinite altre che si presentano e vengono dimenticate, avrebbe preso il posto della monografia, sarebbe entrata in rapporto con il contenuto della conversazione e l’avrebbe rappresentata nel contenuto onirico. Dal momento che solo l’impressione della monografia ha avuto questa sorte, deve essere ritenuta la più adatta a stabilire il collegamento. Non bisogna mai meravigliarsi, come “Giovannino il furbo” di Lessing, “che al mondo soltanto i ricchi abbiano tanto denaro”. [O.S.F, Vol. 3, da pag. 161 a pag. 168]
Questo è un racconto di Lessing, un famoso archeologo, ma anche autore di racconti inediti. Il Giovannino del racconto diceva: “Ma come mai al mondo i soldi ce li hanno soli i ricchi?”. In definitiva: “Prendo in mano questa monografia botanica, io sono grandioso e desidero il ciclamino della mamma, ma il ciclamino della mamma non lo desidero più perché il rimprovero del padre, che Dio gli faccia perdere la vista, non me lo permette.”
L’analisi di questo sogno risponde alla critica intrinseca che obiettava “Se invece di aver incontrato il professore che gli aveva ricordato il padre che lo rimproverava, se invece di Gärtner che interveniva e disturbava la conversazione con la sua florida moglie, ci fosse stato un altro?”. “Sarebbe stato lo stesso”, è la risposta di Freud, “sarebbe cambiato il contenuto del sogno, modificato, ma non la sua struttura unitaria, che è intrinseca, interna”.
Al sogno della monografia botanica si fa cenno nel sesto capitolo, dove si parla del meccanismo del sogno.
Freud elenca alcuni meccanismi del sogno:
La drammatizzazione
La simbolizzazione
La condensazione
La dispersione
L’elaborazione secondaria
Sesto capitolo
Nel sesto capitolo Freud riprende il sogno suddetto, non più a proposito del materiale da cui esso deriva, ma del modo in cui questo traduce una cosa nell’altra. Il sogno opera come un autore di teatro, che deve mettere in scena, deve rappresentare qualcosa con movimento o meno.
Il sogno della monografia botanica.
Contenuto del sogno. Ho scritto una monografia su una specie (lasciata imprecisata) di pianta. Il libro mi sta davanti, sto voltando una tavola a colori ripiegata. All’esemplare è allegato un campione secco della pianta.
L’elemento più vistoso di questo sogno è la monografia botanica. Questa deriva dalle impressioni del giorno prima: avevo visto effettivamente nella vetrina di una libreria una monografia sul genere “ciclamino”. L’accenno a questo genere manca nel contenuto del sogno, in cui rimangono soltanto la monografia e il suo rapporto con la botanica. La “monografia botanica” rivela immediatamente il suo rapporto con il lavoro sulla cocaina, che ho scritto una volta; dalla cocaina il collegamento di idee giunge, da un lato, allo scritto pubblicato in occasione di una celebrazione e a certi fatti capitati in un laboratorio dell’università, dall’altro, al mio amico, l’oculista dottor Königstein, che ha contribuito all’utilizzazione pratica della cocaina. Alla persona del dottor Königstein si ricollega inoltre il ricordo della conversazione interrotta, che ho avuto con lui la sera prima, insieme a molteplici considerazioni sul compenso dovuto per prestazioni mediche fra colleghi. Questo colloquio è dunque il vero e proprio spunto attuale, promotore del sogno; anche la monografia sui ciclamini è un argomento attuale, ma di natura indifferente; la “monografia botanica” del sogno, lo vedo, si rivela “un termine medio comune” tra i due episodi del giorno, ripreso senza variazioni dall’impressione indifferente e congiunto all’episodio psichicamente significativo mediante estesissimi collegamenti associativi.
Ma non soltanto la rappresentazione composta “monografia botanica”, bensì anche ciascuno dei suoi elementi: “botanico” e “monografia”, separatamente, penetra sempre più a fondo, mediante molteplici collegamenti, nell’intrico dei pensieri del sogno. A “botanico” appartengono i ricordi che si riferiscono alla persona del professor Gärtner [Giardiniere], alla sua florida consorte, alla mia paziente che si chiama Flora e alla signora di cui ho raccontato la storia dei fiori dimenticati. Gärtner porta di nuovo al laboratorio e alla conversazione con Königstein; della stessa conversazione fa parte l’accenno alle due pazienti. Dalla signora con i fiori si dirama una serie di pensieri verso i fiori preferiti di mia moglie, serie il cui termine finale si trova nel titolo della monografia scorta fugacemente durante il giorno. Inoltre “botanico” ricorda un episodio ginnasiale e un esame di università, mentre un nuovo argomento toccato in quella conversazione, l’argomento cioè delle mie attività preferite, si ricollega per mezzo del mio fiore preferito – così chiamiamo per scherzo il carciofo – alla catena ideativa che parte dai fiori dimenticati; dietro “carciofo” si cela da un lato il ricordo dell’Italia e dall’altro quello di una scena infantile, con cui ho dato inizio ai miei rapporti, fattisi più intimi, con i libri.
Freud aggiunge che il carciofo è sì il suo fiore preferito, ma è anche il ricordo dell’Italia: l’Italia per i tedeschi di allora era espressione del gran tour. Tuttavia per Freud il viaggio in Italia si era rivelato piuttosto difficile. Quando venne in Italia disse che Genova era una brutta città, nelle spiagge liguri non si poteva fare il bagno perché erano sporche. A Roma non riuscì ad andare per anni: si fermava a Civitavecchia senza riuscire a raggiungere la città eterna.
La concezione diffusa allora per cui l’Italia era un giardino da coltivare, era in opposizione al totale, assoluto disprezzo per gli Italiani che i Tedeschi nutrivano da sempre. Gli italiani erano considerati delinquenti, ladri, molesti, deboli di mente, che vivevano in un giardino meraviglioso. Questa era anche l’opinione di Freud. Tutti i tedeschi facevano il tour per l’Italia, infastiditi dagli Italiani, finché non si trovavano poi di fronte alle opere di Michelangelo, Raffaello, Leonardo dimenticandosi quasi che anche loro erano Italiani.
“Botanico” è dunque un vero punto nodale, in cui per il sogno convergono numerose successioni di pensieri che, posso assicurarlo, a buon diritto sono state poste in correlazione tra loro nel corso di quella conversazione. Ci troviamo qui nel centro di una fabbrica di pensieri, in cui come nel capolavoro del tessitore:
Ein Tritt tausend Fäden regt,
Die Schifflein herüber hinüber schiessen,
Die Fäden unghesehen fliessen,
Ein Schlag tausend Verbindungen schlägt.
[Un colpo alle calcole ed ecco mille fili che si muovono,
Le spole volano in qua e in là,
I fili scorrono invisibili,
Un colpo solo forma mille combinazioni.]
[Goethe, Faust, parte prima, seconda scena dello Studio]
Immagine magnifica utilizzata da Freud: il sogno è una fabbrica di contenuti, di pensieri che vengono tessuti in vari modi finché si ottiene una tela diversa.
“Monografia” sfiora di nuovo nel sogno due temi, l’unilateralità dei miei studi e la dispendiosità delle mie passioni.
Da questo primo esame si ricava l’impressione che gli elementi “botanico” e “monografia” siano stati accolti nel contenuto del sogno perché possono dimostrare i più numerosi punti di contatto con la maggior parte dei pensieri del sogno, rappresentano dunque “punti nodali” nei quali convergono moltissimi pensieri onirici e perché, riferiti all’interpretazione, sono dotati di molti significati. La realtà su cui si fonda questa spiegazione può essere espressa anche in altro modo e cioè: ogni elemento del contenuto onirico si rivela come “sovradeterminato”, come rappresentato più volte nei pensieri del sogno.
Sovradeterminazione oppure dispersione dell’accento, in cui l’elemento viene ripetuto più volte.
Veniamo a saperne di più, indagando sulla presenza nei pensieri del sogno delle altre componenti del medesimo. La tavola a colori che sto sfogliando tocca (vedi l’analisi a p.164) un nuovo argomento – la critica ai miei lavori da parte dei colleghi – insieme a un altro già rappresentato nel sogno, quello delle mie passioni, e in più il ricordo d’infanzia nel quale distruggo un libro con tavole colorate; …
A questo punto emerge il ricordo d’infanzia, in cui egli prende un libro e ne strappa le tavole colorate: distrugge le tavole perché non si rende conto della differenza di valore tra il libro senza tavole e questo con le tavole colorate.
… l’esemplare secco della pianta sfiora l’episodio ginnasiale dell’erbario e pone in particolare risalto questo ricordo.
Vedo così di che tipo è il rapporto tra contenuto e pensieri del sogno. Non solo gli elementi del sogno sono più volte determinati dai pensieri del medesimo, ma anche i singoli pensieri sono rappresentati nel sogno da più elementi. Il percorso delle associazioni conduce da un elemento del sogno a più pensieri del medesimo, da un pensiero a più elementi.
Condensazione e dispersione: da un pensiero più elementi, da più pensieri un elemento.
La formazione del sogno non si effettua dunque in modo tale per cui il singolo pensiero, o un gruppo di pensieri, dà luogo a un compendio per il contenuto del sogno, e il pensiero successivo a un altro compendio in sua rappresentanza, all’incirca come in una popolazione vengono scelti i rappresentanti popolari, ma l’intera massa dei pensieri del sogno soggiace a una determinata elaborazione, dopo la quale gli elementi più volte e meglio sorretti si mettono in risalto per entrare nel contenuto del sogno, in modo pressoché analogo all’elezione per scrutinio di lista.
Scrutinio di lista indica una lista eleggibile. Il sogno fa lo stesso.
Qualunque sogno io sottoponga a una dissezione di questo genere, trovo sempre confermati gli stessi principi: gli elementi del sogno vengono formati a partire da tutta la massa di pensieri del medesimo e ognuno di essi, rispetto a questi stessi pensieri, appare più volte determinato. [Ibidem da pag. 261 a pag. 264]
Non c’è risparmio né ordine, manca la nitidezza che c’è nel pensiero. Il sogno rassomiglia al racconto di un ‘ignorante’, un racconto che contiene tutto, utilizzando una modalità confusa, mancando di precisione e di definizione. Il sogno non è intelligente: è furbo. È come l’artista: ha delle capacità di cogliere delle connessioni, magari facendo delle ripetizioni.