Alla ricerca di Spinoza. Emozioni, sentimenti, cervello

Share this
8 aprile, 2013 - 16:17
Autore: Antonio Damasio
Editore: Adelphi
Anno: 2003
Pagine: 424
Costo: €30.00

Emozioni e sentimenti sono fenomeni collegati in una sequenza identificabile che il libro descrive assieme alla loro funzione nel quadro dei rapporti tra corpo, cervello e mente alla luce della concezione spinoziana dell’Io. Un apparato di appendici, note con bibliografia e glossario completano il testo che ha l’ambizioso obiettivo di "suggerire che la natura sublime della spiritualità sia inclusa in quella, pure sublime, della biologia".

Antonio Damasio è un noto e stimato neurologo portoghese-americano che in questo saggio manifesta la sua forte carica empatica nel riferire i risultati delle proprie ricerche e nel rivisitatre il pensiero di Baruch Spinoza, precorritore di importanti concetti della neurobiologia contemporanea. In particolare Spinoza si oppose alla divisione tra mentale e corporeo implicita nel dualismo cartesiano, in nome di una concezione filosofica, etica e politica secondo la quale un Dio non identificabile come ebreo o cristiano era immanente al mondo e all’uomo.

Questo libro è il terzo volume di una trilogia, che comprende i precedenti L’errore di Cartesio ed Emozione e coscienza, dedicata in generale al rapporto che lega emozioni e pensiero cosciente.

Damasio si può ancora definire un localizzazionista che dalla massa di dati raccolti nella propria esperienza neuropatologica e clinica ha identificato molte importanti correlazioni tra lesioni cerebrali e stati comportamentali Questi dati lo hanno portato a condividere la convinzione spinoziana che "L’oggetto dell’idea costituente la mente umana è il corpo". In particolare, Damasio afferma che i messaggi inviati dal corpo al cervello come emozioni diventino sentimenti una volta che vengano elaborati come pensieri.

Da un punto di vista filosofico idea è in generale un oggetto del pensiero risultante da un’elaborazione che si differenzia nettamente da sensazioni, percezioni o immagini. Cartesio distingueva tra le idee quelle innate da quelle acquisite, mentre gli empiristi consideravano tutte le idee come un prodotto dell’esperienza sensibile. In seguito Kant precisò che le idee erano i costrutti della ragione e Hegel le definì come categorie dell’essere tra loro collegate, ovvero essenze dello spirito che sono oggetto della logica.

Se dal punto di vista medico-clinico la percezione del corpo si definisce cenestesi e corrisponde alla sensazione complessiva delle nostre funzioni nascoste, il problema dell’identificazione del corpo come origine di tutte le idee è di difficile soluzione. Considerando per esempio le idee matematiche ci si può domandare quale sia l’origine corporea dell’idea di integrale e a questo punto non è facile capire la sopra ricordata tesi spinoziana sulla natura della mente. Tutti sanno, per fare un altro esempio più drammatico, che Stephen Hawking, uno dei più grandi scienziati contemporanei, colpito da sclerosi laterale amiotrofica o malattia di Charcot, non può muovere la maggior parte dei muscoli del suo corpo e non può nemmeno parlare. In queste condizioni la sua mente non solo non si è spenta, ma ha prodotto una delle teorie astrofisiche più avanzate del nostro tempo.

Oltre a questo vi sono purtroppo innumerevoli esempi di individui che hanno "perduto" completamente la loro funzione corporea, ma ciò nonostante conservano capacità mentali in apparenza del tutto intatte. Damasio deve aver considerato questo problema, anche se non lo esplicita nel libro, poiché, dopo osservazioni su pazienti affetti da asomatognosia o mancanza di riconoscimento corporeo, ha rilevato che il fondamento corporeo principale per la formazione della mente dipende dal milieu interno, cioè dalla parte viscerale dell’organismo. Possiamo perciò suggerire qui che il corpo-idea della mente di cui parlano sia Damasio che Spinoza sia in realtà un inconscio corporeo ovvero addirittura un corpo inconscio, anche se mi rendo conto dell’enorme carica problematica di questa proposta. Ricordo solo che la perdita di una parte o di una funzione corporea comporta sempre una ferita mentale inguaribile e sempre dolorosa come la ferita di Amfortas, il re del Parsifal.

Per Spinoza l’ordine e la successione delle idee è equivalente all’ordine e la successione delle cose e, al fine di ricavare e descrivere le proprie idee sull’etica ha proposto un "modo geometrico". Per lui mentale e fisico non hanno nature separate e il suo monismo è senza compromessi, tanto che definisce corpo e mente come attributi paralleli della medesima sostanza.

In un saggio recente ( L. Galzigna. La mente. Complessità e irriducibilità dell’attività mentale normale e patologica. Piccin, Padova, 2002) ho cercato di dare una rappresentazione insiemistica della mente, concepita come luogo dell’intersezione tra insiemi diversi quali corpo, cervello ed ambiente. Penso che le idee di Damasio possano essere utilmente integrate con quelle sottese a questa rappresentazione.

Per l’autore portoghese-americano "le emozioni si esibiscono nel teatro del corpo: i sentimenti in quello della mente" e, dal punto di vista temporale, prima vengono le emozioni, poi i sentimenti. L’intero sistema emozioni/sentimenti rappresenta peraltro il meccanismo omeostatico con cui l’individuo si sforza di adattarsi all’ambiente per autoconservarsi.

Nel testo vi sono diagrammi a blocchi per seguire gli stadi dello scatenamento e della esecuzione di un’emozione: nel caso della paura si parte dalla definizione di uno stimolo in cui sono coinvolte la corteccia cerebrale e le aree associative, per passare ad un innesco o scatenamento in cui interviene l’amigdala, quindi ad un’esecuzione da parte di prosencefalo, ipotalamo, tronco encefalico, fino a pervenire allo stato emozionale finale vero e proprio che comporta modificazioni corporee generalizzate e comportamenti specifici.

Gli esperimenti riportati si avvalgono di elettrodi posizionati stereotassicamente nei pazienti per stimolare aree cerebrali specifiche e gli effetti della stimolazione elettrica vanno dal controllo di neuropatologie come il morbo di Parkinson allo scatenamento di reazioni di tristezza e di gioia indipendenti da cause esterne. Le tecniche specifiche di studio comprendono misure dell’attività metabolica "in vivo" mediante metodi di imaging come il PET (positron emission tomography).

Secondo Damasio "ogni funzione mentale complessa deriva dai contributi ben concertati di molte regioni cerebrali…e non dalla funzione di una singola regione del cervello concepita secondo i dettami della frenologia." Dall’altro lato i sentimenti emergono da insiemi di reazioni omeostatiche che "traducono nel linguaggio della mente lo stato vitale in cui versa l’organismo".

A parte Spinoza, il riferimento filosofico di Damasio è William James con le sue rappresentazioni delle mappe corporee, ma l’aggiunta fondamentale che egli fa alla concezione di James è l’idea che i sentimenti siano "percezioni interattive" in cui memorie e desideri giocano un ruolo essenziale. Nel libro viene sottolineata anche l’importanza delle percezioni allucinatorie e delle distorsioni percettive considerate come componenti "normali" della funzione mentale.

Damasio considera con grande attenzione i concetti spinoziani di laetitia, tristitia e conatus, cioè tendenza all’autoconservazione e la loro totale applicabilità alla propria definizione di sentimenti. Le funzioni omeostatiche sono, in particolare, la giustificazione biologica di quest’ultimi in termini di comportamento sociale e di postura etica in generale.

L’opera di Damasio è certamente uno dei più importanti contributi alla attuale comprensione della natura della mente cosciente, ma, in perfetta aderenza allo stile di Spinoza è bene concludere questa eulogia con l’avverbio caute che egli trasse certamente dalla sua frequentazione dei gesuiti. Della grande pentola che potrebbe rappresentare la mente umana stiamo infatti iniziando a sollevare solo il coperchio.

> Lascia un commento



Totale visualizzazioni: 4828