I MEDICI-GAY ed i pazienti LGBT di ogni medico!
Raccolta e analisi di casi personali, clinici, tra colleghi e di fantasie sull'omosessualità di medici e pazienti.
di Manlio Converti

Da Ippocrate ad Avicenna, l'omosessualità e l'omofobia dei primi medici.

Share this
25 giugno, 2013 - 20:39
di Manlio Converti

Abbiamo pochi elementi per parlare della storia dell’omosessualità o del transessualismo tra i medici antichi, perché  la storia la scrivono gli uomini e i vincitori.
 
Il testo più antico è di una donna: Saffo descrive direttamente un attacco di panico quale forza del sentimento represso di fronte alla donna che ama, mentre ella altrui sorride:
 
Mi sembra simile a un dio quell'uomo
che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta, mentre tu parli
con dolcezza
e con incanto sorridi.  E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, subito non posso
piu` parlare:
la lingua mi si spezza: un fuoco
leggero mi corre sotto la pelle:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote: sono piu` verde
dell'erba e poco lontana mi sento
dall'esser morta

Tanto da chiedere una morte fiorita come compimento alla propria solitudine:

Ermes, io lungamente ti ho invocato.

In me è solitudine: tu aiutami,

despota, ché morte da sé non viene;

nulla m'alletta tanto che consoli.

Io voglio morire:

voglio vedere la riva d'Acheronte

fiorita di loto fresca di rugiada.

 
Questi testi oggi possono essere letti anche in modo diverso, come la poetica interpretazione degli effetti del cosiddetto Minority Stress ovvero dell’Omofobia Introiettata, di cui parleremo in un altro intervento specifico, ma sono certamente suggestivi della commistione e confusione tra malattia e desiderio omoerotico anche in epoca greca.
 
Al padre della medicina, Ippocrate, viene invece attribuita una definizione di “effeminatezza” sacra:
 
Oltre a ciò i più degli Sciti divengono disutili al congiungimento e si mettono a fare le bisogne feminili, e il ragionar loro è parimente da femine: e questi sono chiamati ENAREI (uomini senza maschilità).
Ora i paesani attribuiscono la cagione a Dio, riveriscono questi uomini e adorangli, temendo ciascuno di sé simile disavventura
Ma a me pare che e questi mali e tutti gli altri procedono da Dio, e che niuno abbia più del divino dell'altro o dell'umano, anzi tutti sono divini, e ciascuno di questi ha sua natura, né niuno aviene senza natura.
 
Di Ippocrate va segnalato, soprattutto, il codice di comportamento paritario per i medici eterosessuali, omosessuali e bisessuali, che in italiano viene oggi reso in modo ambiguo proprio nel famoso Giuramento:
 
In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.
 
Il testo è altresì tradotto al di fuori dell’Ordine dei Medici in questo modo:
 
In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendomi ad ogni offesa e da ogni danno volontario, e soprattutto da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia liberi che schiavi.
 
Il medico Celius Aureliano cita invece Parmenide, filosofo greco, nel merito del carattere innato dell’effeminatezza:
 
Parmenide cerca di dimostrare che al momento della procreazione capita, a volte, ed anche molto spesso, che siano concepiti esseri maschili con caratteri femminili – subacti homines pathici
 
Drammatica è invece la condanna prodotta dal primo testo di Medicina moderna, che approda in versione latina in Italia nel 1500 tradotta dalla versione araba nota già all’epoca della Scuola Salernitana.
Avicenna,, che aveva già condannato la sodomia nei suoi testi religiosi, inventa un termine, al-abene, per indicare gli omosessuali, entrando nei dettagli del comportamento in modo ingenuo e a tratti comico:
 
L'alabene secondo il valore etimologico è una malattia che viene a chi ha l'abitudine che gli altri uomini si corichino sopra di lui, e ne ha soprattutto un desiderio intenzionale.
 
La definizione di malattia viene dettagliata e quindi precisata come psichica e non medica, come aveva supposto ad esempio Ippocrate per l’effeminatezza degli Enarei, ricondotta allo sfregamento eccessivo sulle selle dei cavalli, e propone una terapia, del tutto simile a quella proposta anche in Italia come “terapia riparativa” e di cui parleremo ancora in altri momenti:
 
E sappi che tutte le cose che vengon dette su questo argomento sono false. E sciocchi sono gli uomini che li vogliono curare. Infatti la loro malattia è mentale, non fisica. 
Se certamente una cura giova loro, allora è quella che affievolisce il loro desiderio tramite l'asprezza, la fame, le veglie, il carcere e le percosse.
 
La medicina si assume quindi dal 1500 il compito specifico di curare in modo più o meno violento l’omosessualità e tutte le forme di effeminatezza, generalmente rivolte agli aspetti maschili, dal momento che il riconoscimento della sessualità femminile sarebbe avvenuto secoli dopo.
 
Ogni commento, suggerimento o ulteriore testo antico noto, vi preghiamo di mandarlo in forma completa anche anonima a manlio.converti@tiscali.it o al direttore del sito.

> Lascia un commento



Totale visualizzazioni: 2984