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Psicologi: Professione difficile in tempo di crisi

6 Lug 13

A cura di ciofi

Nella media gli psicologi non guadagnano molto. E la crisi si fa sentire anche per loro. Da una parte la contrazione della domanda. Dall'altra parte la concorrenza sempre più organizzata da parte delle professioni "di confine". E su tutto questo l'aumento del peso fiscale e i nuovi obblighi di legge (aggiornamento permanente e assicurazione obbligatoria) che rappresentano ulteriori costi.

Prendo spunto da una mail inviatami da una collega indignata per proporre qualche pacata riflessione.

Questo il testo della mail

Gentile Dott. Ciofi

le scrivo per capire alcune cose riguardo la situazione di noi psicologi in Italia. Ormai è stato inserito l'obbligo di assicurazione "per tutti gli iscritti all'albo", anche per chi, magari, svolge un altro lavoro, e adesso anche la formazione obbligatoria che darà diritto ai crediti. In quest'ultimo caso, i relativi ordini regionali, dovranno organizzare una serie di iniziative gratuite….assieme a tutta una serie di progetti che verranno sfornati dai privati, sempre per gli iscritti all'ordine!

Io che non lavoro, ma pago le tasse per mantenere l'iscrizione all'ordine, perchè dovrei farmi un'assicurazione? perchè dovrei spendere altri soldi per la formazione (pensa che sarà facile partecipare agli eventi gratuiti organizzati dagli ordini?), quando mi trovo in una situazione economica poco piacevole?

Le parlo a nome di tanti che, come me, vedono in queste riforme affari poco chiari!!! come mai nessuno dice nulla e tutto fila liscio, quando in realtà c'è malcontento?? chi ci rappresenta??? Mi auguro che lei possa darmi una risposta! 


Riflessione N. 1. L'Ordine. Come noto chi scrive ritiene l'Ordine struttura obsoleta e corporativa dalla abolizione della quale l'intera comunità professionale avrebbe molto da guadagnare. Ma la collega pone la questione in modo inquietante. Non chiede l'abolizione dell'Ordine al quale anzi vuole rimaner iscritta pur non esercitando la professione. Chiede invece, anzi rivendica, l'abolizione di basilari requisiti di professionalità. Ci si muove evidentemente su equivoci e confusioni. Principale funzione dell'Ordine è attestare che i propri iscritti sono professionisti. 

Riflessione N. 2. In ogni paese civile che abbia tra i suoi valori fondanti la tutela del consumatore, che ci siano gli Ordini professionali o che ci siano altri sistemi di organizzazione delle professioni, i professionisti sono, ed è corretto che siano, tenuti a far conoscere al cliente la loro formazione le loro competenze e le loro tariffe, a dare garanzia di tenersi costantemente aggiornati, a essere assicurati per la responsabilità civile. Chi non è trasparente e non si assoggetta a percorsi e pratiche ostensibili finalizzate alla tutela dell'utente semplicemente non è un professionista. Nulla di male ma la sua iscrizione a un Ordine Professionale o a qualunque altra Associazione professionale diventa non solo insensata ma inaccettabile in quanto arrecante danno alla comunità professionale di riferimento.

Professionalismo. La terza logica

Riflessione N. 3 Nell'agosto del 2012 il Governo con decreto poi recepito dal Parlamento ha reso, come avviene in tutti i paesi europei, obbligatorio l'aggiornamento permanente per i professionisti e l'assicurazione obbligatoria. Ha concesso alle comunità professionali un anno di tempo per adeguarsi e organizzarsi. E' un anno dunque che i colleghi sono a conoscenza di queste norme e i più avveduti sanno che queste incombenze basilari possono essere assolte con investimenti davvero modesti. Tanto modesti che il MoPI sta lavorando (ma la parola definitiva la diremo dopo avere valutato i regolamenti che da qui a breve l'Ordine Nazionale dovrà varare) per poter garantire gratuitamente l'aggiornamento ai propri iscritti.

Riflessione N. 4 E' vero che la crisi "morde" anche la comunità degli psicologi. Ma quale è la soluzione? Certo non quella di pretendere di sottrarsi a criteri che garantiscano ai cittadini professionalità e qualità delle prestazioni. Anzi al contrario la nostra opportunità sta proprio nella capacità che avremo di dimostrare alla società intera che il nostro lavoro può riuscire ad incrementare il benessere (individuale e sociale) contemporaneamente riducendo costi (in particolare quelli sanitari). 

Riflessione N. 5 L'augurio infine, ma per ora nulla è dato sapere, è che L'Ordine Nazionale vari un regolamento sull'aggiornamento permanente, che sia snello, che preveda con flessibilità le varie casistiche, e che sia rafforzato da iniziative di informazione capillare. Ben venga poi, e sarebbero soldi comuni ben spesi, se gli Ordini riusciranno a fare molta formazione gratuita (nel loro ambito deontologico e normativo ovviamente, altrimenti li trasformeremmo in Enti di formazione la qual cosa sarebbe molto discutibile…)

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