Percorso: Home 9 Rubriche 9 PSICHIATRIA E RAZZISMI 9 Nicola Pende e il controllo ortogenetico

Nicola Pende e il controllo ortogenetico

9 Ago 13

A cura di Luigi Benevelli

Nicola Pende (1880-1970), allievo di De Giovanni e Viola, occupò una posizione di grande prestigio e  importanza nella scienza e nella medicina italiana della prima metà del Novecento. Fu uno scienziato del regime fascista, sottoscrisse il Manifesto degli scienziati razzisti del 1938.
Egli teorizzò la “biotipologia umana” ritenendo che la nascita e la crescita dei singoli individui potevano essere sottoposte da parte dello Stato ad un controllo “ortogenetico” che avrebbe favorito la presenza di soggetti sani, socialmente utili e il miglioramento qualitativo della razza;
aggiornò la teoria costituzionalista dei suoi maestri costruendo un sistema descrittivo e classificatorio in base al quale ciascun individuo doveva e poteva essere studiato, misurato e valutato dal punto di vista morfologico, umorale-dinamico, morale e intellettivo;
propugnò la riforma della medicina clinica in direzione di una medicina preventiva ortogenetica e dell’igiene individuale, in funzione della bonifica della razza, una medicina e un’igiene “nazionali”.
Nel  1937, alla riunione della Società Italiana per il progresso delle scienze (Sips), affermò:

"La moderna politica razionale e sociologica, che (…) non può più essere fondata su basi metafisiche o mistiche o idealistiche, ma sulle basi realistiche della biologia o della biopsicologia umana, deve riconoscere che il problema centrale di ogni Stato, che al pari del nostro miri all’organizzazione ideale, è il problema della qualità dei cittadini che lo compongono".

E, a proposito della “cartella biotipologica ortogenetica individuale” da lui elaborata e propagandata, specificava:

"La cartella deve contenere l’accertamento completo della personalità psico-fisica normale e sub-morbosa o pre-morbosa, cioè il documento personale del biotipo individuale e scopo di ortogenesi. Tale cartella deve diventare il fondamento dell’allevamento nazionale dell’infante, del fanciullo e dell’adolescente fino all’età adulta; sarà insomma il vero serio documento individuale di identificazione, di salute e di valutazione di un cittadino che, come il cittadino del Regime Fascista, deve essere veramente una cellula produttiva ingranata armonicamente e consensualmente nel complesso cellulare unitario dello Stato Mussoliniano".

(citazioni da Giorgio Israel e Pietro Nastasi, Scienza e razza nell’Italia fascista, il Mulino, Bologna, 1998, pp. 138-141).
 
Luigi Benevelli

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1 commento

  1. veissanrendian

    A leggere di queste
    A leggere di queste deviazioni dall’umanità e dalla sanità mentale fa venire i brividi, penso all’eugenetica e a come i promotori di tale scienza non avessero nulla dalla loro parte per vedersi essi stessi perfetti e salvabili, praticamente dei deficienti, ossessionati da un ideale distorto, perché se le loro convinzioni fossero state applicate con coerenza probabilmente non si sarebbe salvato nessuno, manco loro che ci credevano, chissà perché sono sempre altri i “pazzi”…

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