PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Gli ascari secondo i comandi militari italiani

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24 agosto, 2013 - 16:52
di Luigi Benevelli

Chi sono, come sono e come sono da trattare gli ascari
 
Gli ascari erano soldati mercenari soprattutto eritrei, al soldo degli italiani e che dagli italiani furono molto utilizzati nelle guerre coloniali, in particolare in Libia nella lotta contro l’insurrezione senussita repressa da Badoglio e Graziani nel sangue e con l’internamento in campi di concentramento dal 1929 al 1932. Degli  ascari eritrei parlò sempre con entusiasmo e nostalgia Indro Montanelli che ne fece l’esperienza al comando di una banda.

La nota che segue, tratta da il  Promemoria per l’ufficiale subalterno destinato in Eritrea al comando di reparti indigeni, Ministero della Guerra, Ufficio Colonie, Roma, 15 febbraio 1935, documenta il giudizio sui tratti “razziali” e caratteriali di questi combattenti, che le gerarchie  militari italiane ritenevano utili per i quadri che deputati al loro comando.

Caratteristiche dell’ascari eritreo
 

È alto, robusto, ed in genere di buona salute. Sono tuttavia frequenti le forme luetiche e polmonari. Ha molta adattabilità al clima e vive bene sull’altipiano anche a quote superiori ai 3000 metri. È ottimo marciatore, resistente […]. Per la prestanza fisica, la violenza di temperamento e lo slancio istintivo ha grande capacità d’urto e di azione individuale. È di massima buon tiratore; ma poiché nella lotta si esalta, diventa un tiratore disordinato. […] Le qualità intellettuali sono modeste. […] ha notevole spirito imitativo, che può far presumere l’esistenza di qualità di assimilazione, che invece non possiede. Ha buona memoria, ma poca attitudine all’attenzione; facilmente si stanca e si distrae. Sente molto l’attaccamento per la propria terra e per la propria famiglia. Ha sentimenti morali modesti: è egoista, brutale, avido, e perde facilmente il controllo di sé nel combattimento. È tuttavia sensibile al sentimento di devozione e di gratitudine.
Non dà quartiere al vinto, perché per lui la guerra vuol dire annientamento e sterminio. […]
 
Da Goglia e Grassi, Il colonialismo italiano da Adua all’Impero, Laterza, Bari, quarta ed., pg. 359

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