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70° MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA: GERONTOPHILIA DI BRUCE LABRUCE, l’Harold e Maude del terzo millenio?

28 Ago 13

A cura di FRANCESCO BOLLORINO

Il canadese Bruce Labruce è un singolare personaggio della scena cinematografica internazionale distintosi fino a pochi anni fa con film  del genere NEW QUEER CINEMA (film di omosessuali per un pubblico omosessuale) di cui fanno parte autori come Ang Lee e Gus Van Sant, di stampo esplicitamente porno-punk  e splatter come la sua penultima opera L.A ZOMBIE in cui la sessualità forte si mischia col grand grugnol.
Questo pomeriggio in prima mondiale Labruce  ha portato a Venezia, in controtendenza rispetto alla sua filmografia, la sua ultima opera GERONTOPHILIA, realizzato in uno stile classico e con un budget molto maggiore rispetto alla sua precedente produzione di stampo tipicamente underground,  tenera storia dell’amore tra un giovanissimo Lake e un ottuagenario Mr Peabody ottimamente interpretati da Pier-Gabriel Lajoie e da Walter Borden icona della comunità gay canadese.
Un film "per tutti" ma che ha sciuscitato clamore al suo annuncio in mostra per andare appunto a rompere il tabù della narrazione di un amore tra esseri umani molto distanti come età anagrafica ma lo fa con leggerezza e senza alcun compiacimento di natura sessualmente esplicita.

Il film racconta dell’innamoramento di Lake per il vecchio ospitato nel ricovero per anziani dove ha trovato lavoro.
In una sorta di Lolita alla rovescia, come ha sottolineato il regista alla fine della proiezione è il ragazzo che fa approcci all’anziano in un film che fa della delicatezza la sua chiave di lettura. Un film d’amore per tutti  anche se particolarissimo in cui il rapporto col corpo invecchiato ma non per questo non desiderato è la chiave di lettura e l’aspetto più intrigante.

Mi è venuto in mente il mio amato Harold e Maude di Hal Ashby del 1971 che molti punti ha in contatto con la pellicola di Labruce non ultimo il finale dove il giovane protagonista esce dal drammatico epilogo che vede la morte dell’anziano, morto vivendo però non più abbruttito nel ricovero lager in cui era costretto e da cui Lake lo ha fatto fuggire per raggiungere un po' fiabescamente l'Oceano e i castelli in aria come sognato da Mr. Peabody, non come uno iato di solo dolore ma come un punto di partenza per un futuro più conscio.
Come dice Cat Stevens (Yussuf Islam) nel finale di Harold a Maude: SE VUOI DIRE DI SI’ DI’ di SI’ SE VUOI DIRE DI NO DI’ DI NO. E' FACILE…

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1 commento

  1. manlio.converti

    È “il compleanno” di Marco
    È “il compleanno” di Marco Filiberti il rovescio di questo film… Un vero capolavoro, che interrompe la teoria dei film ‘a gay morto’, di cui anche questo fa parte.
    Tutti i film gay premiati sono ‘a gay morto’, come lo erano tutte le donne emancipate della musica lirica.
    Sinceramente lo trovo persecutorio e spero non vinca alcun premio.
    Segnalo che a Napoli Bellomunno, la più famosa agenzia funebre, garantisce sepolture condivise alle coppie Lgbt e che iniziano a sorgere anche in Italia ospizi dedicati alle persone gay, al momento sembra solo per uomini, per evitare ‘conversioni’ in fin di vita.
    Ai medici Lgbt e ai colleghi che si siano resi conto di avere pazienti Lgbt segnalo il mio blog : http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4376

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