“LA VITA DI ADELE” di Abdellatif Kechiche di Isabella Bernazzani
Poco importa se questa riguarda due donne e se la trama del film si snoda sulla scia di una relazione omosessuale.
Poco importa per il filo narrativo del film.
Il film si aggira negli spazi invisibili della vicenda sentimentale, narra l’inizio e il dispiegarsi di una relazione, del “bisogno d’amore” di una giovane adolescente, che vive l’incontro imprevisto con un’altra donna , con tutta l’intensità e la forza delle pulsioni adolescenziali.
E’ infatti Adele che narra , in maniera sublime, con audacia ,con la forza naturale del suo giovane corpo le emozioni e i turbamenti interni.
I corpi parlano e ci dicono della forte tensione psicologica che agita da dentro , ci parlano attraverso l’occhio deciso , implacabile , fermo della cinepresa che impudicamente si posa sulla pelle, sui visi, sulle lacrime ,sui sorrisi, sulle bocche , sui sessi.
Tutto è incredibilmente esplicito e vero e travolgente.
Così come incredibilmente esplicita e vera e dirompente è la potenza delle pulsioni in adolescenza.
Certo le lunghe , lunghissime scene di sesso lesbo danno un forte impatto allo spettatore, uno “scossone” per gli occhi e un turbamento per l’anima.
Una potenza emotiva delle immagini (talvolta forzata ma, forse, volutamente forzata) che non concede tregua.
La pellicola del film è un tutt’uno con la pelle , con le carni delle due giovani donne e guarda da vicino la potenza delle pulsioni vibranti, indecenti, selvagge ,eccitanti dell’amore passionale.
Con l’urgenza della curiosità adolescenziale e l’esplosione libidica che la caratterizza.
Le esplicite scene di sesso rimangono tuttavia alla fine del film marginali.
La trama è una lunga, intensa , commovente iniziazione sentimentale ed erotica di una adolescente , Adele , 15 anni , che si innamora di una giovane donna più grande di lei, Emma.
Per caso senza volere e senza nemmeno averlo mai pensato consciamente.
Adele vive nel gruppo dei coetanei, è alla ricerca della propria identità di genere, disorientata , curiosa, confusa , ma attenta ai segnali del corpo.
Prendendo a prestito ciò che D. Meltzer scrive , e cioè ”..il centro di gravità dell’esperienza di identità oscilla, e nell’adolescente oscilla selvaggiamente e di continuo….questo continuo oscillare del centro di gravità del senso di identità, produce la qualità caratteristica dell’instabilità emozionale dell’adolescenza e poiché è fondata su processi di scissione sottostanti,..i variabili stati della mente sono in assai scarso contatto reciproco”, ci risulta spontaneo ritrovare tutto ciò in Adele che nel gruppo dei coetanei cerca la “fuga”.
Nella vita del gruppo le varie parti di se’ sono esternalizzate e fanno meno paura.
Le scene del film in cui il gruppo delle compagne si confronta sulla loro “prima volta” in maniera superficiale, scherzosa,un po’ stupida con la pretesa di sapere cosa passa dentro la mente dell’amica, o le scene in cui Adele viene derisa dal gruppo perché amica di una lesbica, sembrano ben rappresentare questi diversi stati della mente.
Anche quelli che hanno a che fare con i propri aspetti omosessuali.
Adele infatti nega, con rabbia, le illazioni delle amiche, la fanno sentire sporca, e griderà “io non sono lesbica”, forse per gridarlo innanzitutto a se stessa.
La scena del sogno notturno, in cui Adele si sveglia eccitata al pensiero della giovane donna dai capelli blu , il cui sguardo incontra casualmente, rivela invece quanto questo fugace scambio di sguardi abbia toccato corde interne di Adele ed evocato fantasie e desideri sessuali inconsci omosessuali.
I sogni non mentono mai a noi stessi. S. Freud docet.
La confusione, la paura, l’incredulità lasciano il campo alla curiosità inizialmente timida , poi ardita, delle fantasie sessuali omosessuali.
Adele per “difendersi” dall’emergere di questi pensieri, cerca il suo primo rapporto eterosessuale, cerca la “normalità” ma capisce subito che non è quella l’esperienza che le piace.
Non è quella la fantasia che sottende il suo piacere e l’intenso desiderio del godimento sessuale.
Decide di sperimentare , lasciandosi guidare da percezioni inconsce , dalle fantasie , dalla spinta del desiderio, finchè non incontra realmente Emma la donna dai capelli blu.
Emma la donna che le farà scoprire tanta passionalità.
Due donne , due mondi diversi.
Adele semplice , avida.
Avida di cibo , di conoscenza, di affetto.
Avida d’amore.
E, la bocca di Adele, carnosa , infantile , sensuale e vorace veicola il bisogno dirompente di “prendere” di “mettere dentro”.
L’oralità e’ al centro delle pulsioni, una sorta di divoramento rapace.
La bocca di Adele affonda nel cibo, nei biscotti, negli spaghetti cucinati dal padre, nelle carni e nel sesso di Emma.
In tutto ciò vi è una sorta di “bulimia degli affetti” , che rimanda a fantasie sul rapporto al seno materno, dove ci si nutre e ci si arricchisce di una relazione. La relazione primaria con la madre.
E , come afferma Andrè Green, la trasformazione di questa relazione bocca-seno forma la matrice dell’intrapsichico e diventa relazione tra i diversi stati del bambino.
Quanto sarà stato un “buon seno”, un “seno che nutre” e quanto un “seno insaturo” il rapporto al seno di Adele?
I genitori di Adele sono presenti nella sua vita, nella concretezza della quotidianità, che nelle scene del film si svolge a tavola attorno alla consumazione del cibo.
Sembra esser un cibo “quantitativamente “ nutriente, ma che lascia poco spazio ad un cibo “qualitativamente “ nutriente.
Non nutre la mente, non soddisfa il bisogno di affetto di Adele.
Si mangia , con ingordigia, non si assapora. Sembra un cibo non metabolizzato.
Questo è ciò che Adele conosce.
E questo è ciò che Adele si trova a sperimentare nella relazione sessuale con Emma.
I corpi si cercano, si mangiano, la furia della carnalità “brucia” la scena.
Sconvolge il fatto che la telecamera si posa senza vergogna sui sessi delle due donne. Del resto senza vergogna è spesso la sessualità esibita dagli adolescenti.
Ma la linfa vitale del film non è quella delle scene d’amore tra le due donne.
La passione , la voracità della conoscenza dei sessi, della esplorazione dei reciproci piaceri, la scoperta delle reciproche fantasie sessuali è in fondo la stessa sia che si tratti di amore eterosessuale che omosessuale.
Adele è vera.
I primi piano su di lei ne colgono i vari stati d’ animo.
L’intensità della gioia e del dolore.
Adele si “trasforma” identificandosi nell’uno o nell’altro stato d’animo.
Adele è bellissima.
Ma come ogni storia di passione , questa finisce.
La passione brucia e si estingue.
L’amore continua.
Manca nella relazione tra le due la condivisione di vita la “complicità intellettuale”.
Nel film Adele cresce, la coppia convive, ma nel tempo qualcosa cambia, qualcosa manca .
Adele fa quello che conosce, come veicolo dell’affettività cerca e dà sesso e cibo, cucina per Emma, per i suoi amici.
Emma è intellettualmente proiettata altrove, in un’altra dimensione, non si accontenta più dell’amore dipendente e del sesso di Adele.
Emma ha un’altra donna, che ama .
Adele cerca attenzioni da un uomo.
Si rompe un equilibrio, seppur già incrinato, come succede in ogni coppia quando si arriva alla rottura.
Il dolore della perdita dell’abbandono e lo strazio di ritrovarsi sola , insoddisfatta, fragile e disorientata è ben rappresentato dal volto di Adele sconvolto dalle lacrime.
Così come l’amore era entrato attraverso il corpo, il dolore esce dal corpo di Adele attraverso la perdita incessante delle lacrime , della saliva, il colare del muco dal naso .
Adele è fragile, poco attrezzata emotivamente.
Come fosse senza “filtri” e così come si è data senza filtri nel rapporto con Emma , senza filtri lascia fuoriuscire la sua disperazione.
Vive nel corpo , nella pelle , nelle viscere ciò che prova.
Tanto è l’avidità del mettere dentro tanta è la forza del metter fuori.
Il corpo sembra esser un corpo senza confini. Come del resto e’ il corpo strabordante degli adolescenti nello spazio.
La fine del film è la consapevolezza della fine della storia con Emma a cui Adele non aveva mai rinunciato nonostante fossero trascorsi anni di apparente normalità.
Ne uscirà sconfitta, inappagata nella sua ricerca insaziabile d ‘amore e di piacere totale ed assoluto.
Ma la vediamo avviarsi e percorrere una strada , da sola.
L’immaginario dello spettatore si apre a varie ipotesi.
Forse possiamo fantasticare che, se riuscirà ad uscire dalla “illusione”di una vita dipendente e saturata nell’esclusivo soddisfacimento dei bisogni orali, Emma trovi il senso della sua vita nella realtà, dove la “piccola” e la “grande” Adele possono integrarsi superando gli aspetti scissi di sè.
La vita di Adele non è un film scandaloso, è un film intenso vero e commovente.
Le scene di sesso rimarranno nella mente dello spettatore come un contorno di un piatto più sostanzioso e succulento perché il contenuto del film è un altro.
Commenti
Ho sicuramente apprezzato la recensione "psicoanalitica" del film. Un film che mi è molto piaciuto per la sua forza espressiva, per la sua capacità di misurarsi con la contemporaneità , i suoi sussulti e i suoi intoppi, con la sua sfida al tempo di accelerazione e di passaggio che stiamo vivendo. Il fatto che si tratti di una vicenda di amore omosessuale fra un'adolescente che si confronta con la maturazione della sua identità sessuale e non solo e una giovane matura "in carriera" e dominante, non è per nulla secondario. E' il centro del film. Come non sono secondari gli ambienti, i gruppi sociali, le famiglie, con i loro ruoli confusi, scombinati, smidollati e smodellati: sembrano nel film dettagli insistiti, anche troppo a volte, ma sono parti fondamentali dello svolgersi della tela narrativa e del presentarsi degli eventi. Come le scene di sesso, improntate a descrivere la passione del piacere nella condizione della peculiarità omosessuale, esplicitamente esibita e vissuta. Alla passione, come alla felicità consegue la sofferenza, che combattuta, bevuta e accolta, forma le persone. In conclusione un film riuscito, all'altezza della complessità del tempo nostro. Aspro, non consolatorio, tagliente anche, come la realtà che viviamo. E che va oltre tutte le legittime chiarificazioni, che la psicoanalisi può darci, accettandole come contributo prezioso e arioso. Angelo Guarnieri.