I DIRITTI DEI SOFFERENTI PSICHICI
Come possiamo organizzare leggi, istituzioni, associazioni e SSN per garantire l'emancipazione
di Manlio Converti

DIRITTO al CAMPO ANTROPICO

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17 marzo, 2014 - 10:00
di Manlio Converti
Due eventi sulla psichiatria lo stesso giorno ed io scappo dal mio turno di lavoro, consolato dal mio collega, che ha capito che sono in fase depressiva, alla ricerca di stimoli culturali, per sostituire il vuoto emotivo che mi circonda e di cui sono solo in parte responsabile.

Col libro Scissioni Parallele, l'estinzione della schizofrenia, di Francesco Blasi (rintracciabile online) per cominciare ci si interroga, come da decenni si fa per i gay, su come sia possibile la presenza costante degli schizofrenici anch'essi supposti poco riproduttivi, per diverse motivazioni, come constatato da molti studi scientifici.
La mia pratica è opposta, sul mio territorio nella provincia di Napoli nord, tutti i miei pazienti e le pazienti soprattutto hanno avuto figli, ed anche i loro genitori, a volte, non sono del tutto sani di mente, se non altro perché sono proprio loro a pretendere che, sopratutto le donne, si riproducano.

Siamo al policlinico nuovo, che dovrebbe essere un centro di formazione culturale e giovanile, ma la sala è vuota, e solo sei specializzandi stancamente si alternano, tacendo le proprie emozioni e le proprie opinioni sincere.

Si parla subito anche di costi vantaggiosi per le case farmaceutiche, che manipolano le diagnosi, tutte empiriche, d'altra parte, per vendere long-acting da 800 euro al mese o antidepressivi da 100 e passa euro al mese a semplici nevrotici. Nessuno fa però ricerca su prevenzione o su scientificità della diagnosi, perché non conviene agli interessi di Big Farma.

Purtroppo iniziano anche ad usare termini poco usuali, come 'campo antropico' l'unico quasi intuitivo. D'altra parte la verità dello psicotico è di una tale complessità che tutti i sistemi che hanno cercato di comprenderla, con un discreto successo, sono state poi tradotti in terminologia poco affascinante, per cui oggi si continua ad ignorare il significato della comunicazione dello psicotico o del nevrotico, preferendo passare dai sintomi che infastidiscono ai farmaci che controllano e sedano senza attraversare l'umanità ed i bisogni di chi soffre.

Esiste anche un secondo problema, legato alla mancanza di parametri scientifici in ambito psichiatri: ogni sintomo è sia simulabile che dissimulabile, da parte dell'utente, allo scopo di controllare il medico che a sua volta oggi può largamente colludere con le esigenze di familiari e società nel controllo di chiunque, garantendo la malattia mentale di chicchessia, senza tema di smentita, essendo invalidato il parere dell'incriminato che appunto viene ignorato nel suo percorso di umanità ed espulso dal suo 'campo antropico'.

Ci sono poi eventi psicotici come le allucinazioni considerate 'sane' e 'vere' in ambito religioso, ma anche quelle poco rilevanti ma comunque portatrici di grave angoscia. Ci sono quelli che mascherano le proprie angosce ed allucinazioni, per poterle godere nel privato della famiglia, quando ne abbiano una, ma ci sono anche quelli che si fanno passare per malati di mente perché questo produce loro vantaggio, in genere in campo delinquenziale o pensionistico.

Citano giustamente Devereux, cercatelo, che ricorda sempre la mancata riproduzione o contagio, seppure ci sia una maggiore diffusione della condizione liminare di 'schizoidia' o 'anaffettività' o di 'disforie' di vario genere, mentre ci ricordano che tutti i sintomi sono rigorosamente etnici, anche quelli dello psicotico che si litiga da solo sull'autobus o della maniacale alla fermata notturna, così come dell'anoressica o del mistico che, da noi, non può che sentire o vedere che santi e madonne.

Ci si può lamentare della logorrea degli psichiatri dell'ottocento che di ogni cartella clinica, pur vuota la vita manicomiale, se non di violenza relazionale, ne facevano romanzi, mentre oggi, al più, usiamo codici numerici, sigle o formule burocratiche pensate da burocrati ministeriali veri e propri.

Citano Bleuler, che osservò per lo più i cosiddetti 'dementi precoci', come descritti già da Kraepelin, detti poi 'schizofrenici', termine che divenne di moda vincendo anche il termine Freudiano di 'parafrenia'. Esistevano già all'epoca Bipolari, Schizoaffettivi, Schizofrenici, come dirremo oggi, che però non diventavano mai dementi e per questo vennero forse meno considerati, ma anche oggi per loro abbiamo solo farmaci che persistono senza che ne capiamo molto di più in termini 'eziologici' o 'patognomonici', parolone mediche anch'esse, mentre le loro vite dipendono dalle loro capacità antropiche, in negativo o in positivo, quando si recludono da soli o quando creano sette, diventando politici di successo o cancellandosi pervicacemente anche dalla storia familiare.

Arriviamo al nucleo del messaggio.

Oggi sicuramente non più psichiatri dai cognomi altisonanti ma sono solamente i burocrati del ministero o gli informatori farmaceutici a stabilire la diagnosi, e questo radicale cambiamento è avvenuto lentamente ma inesorabilmente a partire dalla scoperta del primo antidepressivo di nuova generazione, la Fluoxetina.

La grande fantasia dell'uomo produsse da allora un gioco allo scarica barile di farmaci poco costosi, su cui si accanirono per cercare effetti dannosi, mentre nessuno parla ancora mai male di quelli nuovi e terribilmente costosi, ma ancorché siano meno verificati nel tempo, sono preferiti necessariamente dagli psichiatri, costretti da un sistema che include anche i magistrati ed i codici etici ministeriali, che fanno leva su concetti complessi dal 'non nocere' all' 'off-label', che potrete capire cercandoli online.

Incredibilmente e soprattutto si è invertito l'onere della prova, e così andando alla ricerca di nuove diagnosi o spostamenti su dettagli, creando panacee inverosimili, lotta di classe tra farmaci e soprattutto vere e proprie epidemie di diagnosi precedentemente ignote all'umanità, i colossi farmaceutici tramite le loro pedine hanno messo in scacco le conoscenze ed il ruolo di medici e psichiatri, creando una realtà in psichiatria, ma anche in altri ambiti medici, dagli effetti economici disastrosi.

Io cito allora Allen Frances autore di Primo, non curare chi è normale ma anche il manager del DSM IV, che durante la redazione del DSM, restò folgorato da una rivelazione per la via e si rese conto che quelli che erano stati da lui inseriti del DSM IV come diagnosi fini per segnalare rarità e dettagli psicopatologici, erano diventati nel giro di dieci anni causa di vere e proprie EPIDEMIE, a causa del meccanismo di Big Farma di ABUSARE del DSM per VENDERE psicofarmaci!

Non ho citato invece Watzlawick, che a me sta antipatico in quanto inventore di un paradosso ferocemente omofobo (quello del 'vero uomo', che vi potete cercare online), ma sicuramente fu lui, tra gli psicologi e filosofi, ad avere parlato per primo del concetto di 'Realtà Inventata' ed allo stesso modo che 'la credenza che la realtà che ognuno vede sia l'unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni', valida per psichiatri e società soprattutto colpevoli, più che per i sofferenti psichici per i quali è invece di scusante.

D'altra parte i pochi giovani psichiatri che assistono alla lezione non hanno alcun possibile futuro se non nei Manicomi Privati o in altre Regioni o all'estero, lo riconoscono loro stessi, da me provocati, ma sempre ed esclusivamente come precari, quindi ormai ultimi ed ultime in un sistema che li abuserà per aumentare i profitti delle case farmaceutiche.
Nessuno di loro, ma neanche di noi che abbiamo almeno un posto garantito e forse una pensione plausibile riconosciuta, sarà mai capace di assurgere al mito della psichiatria, essendo ormai noi dei burocrati o degli 'spaccaitori' e loro precari condizionati anche culturalmente da un'Università allo sfascio che non ha mai riconosciuto neanche la rivoluzione culturale della legge Basaglia.

Cambio di scena.

In fuga verso il centro storico in simpatica compagnia di un' 'amica' psicologa resa tale dalla perversione del 'campo antropico' generata ormai definitivamente da facebook, arrivo in una lussuosa sala del Pio Monte della Misericordia piena di colleghi e di borghesi di una certa rilevanza economica per assistere alla presentazione a Napoli del progetto ITACA, i cui dettagli si trovano, come sempre online.
Il concetto di base ribadito in tutte le salse, perfino dal professore del vecchio policlinico presente è il compito di base ufficialmente proposto da Itaca.
Il ruolo dei familiari è centrale nell'emancipazione dei pazienti dalla sofferenza psichica ed è loro dovere partecipare in modo al sistema gestionale organizzandosi in associazione.
Il professore ci spalma venti slides illeggibili, tranne le prime che ribadiscono il ruolo dei familiari: facilitare la richiesta d'aiuto, l'assunzione farmaci, la gestione pratica, verso un'ipotesi di guarigione. Si passa attraverso le fasi del lutto, quando compare una patologia psichiatrica in famiglia, ma ci sono soprattutto problemi economici, perdita di lavoro del paziente e del caregiver, generalmente una donna.

Si ribadisce che i genitori non sono la causa, se non genetica, della schizofrenia.
L'eccesso di emotività espressa si impara anche nei corsi autogestiti da Itaca, aumenta la crisi dei pazienti, in effetti, come scientificamente provato,, ma a Napoli, l'emotività espressa è una caratteristica culturale generale, il che rende difficile applicare questo modello, essendo come abbiamo detto 'etnici' i sintomi della sofferenza psichica.

Parla finalmente la Presidente di Itaca usando una fraase a mio avviso mitologica:

“Anche il peggior paziente con malattia mentale ha almeno un mignolo che funziona e su questo si può e si deve lavorare per ridare dignità , diritti e speranza...lavoro e serenità!”

Itaca, parlando a parte con il politico invitato, sembra essere soprattutto il mito del ritorno, e forse dell'espulsione familiare in salsa rosa.
Esistono in effetti, ma non sono stati citati i “percorsi di autonomia abitativa per persone con una storia di disagio psichico”, che forse sono il vero obiettivo di Itaca o sono io a pensare sempre male.
In ogni caso Itaca si rivolge a persone “interessate ad abitare in autonomia per sperimentare ed accrescere le proprie competenze personali e sociali e migliorare la propria qualità di vita.”

Leggo dal sito il motivo principale dell'associazione tra familiari ed utenti e con questo concludo essendo questo motivo a mio avviso quel motore del 'campo antropico' che si è perso per colpa della perversa congiunzione tra DSM e Big Farma.

“Aiutare chi soffre, puntando sulle risorse di ciascuno, sulla prevenzione e sulla riabilitazione, lasciando alla scienza medica il compito della terapia, senza chiudere gli occhi sulla disinformazione che ancora pesa su questi disturbi e sull'indifferenza delle istituzioni riguardo all'essenziale importanza dell'informazione e prevenzione.”

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