Riassunto
L’ Autore affronta gli aspetti fenomenologici e psicodinamici del disturbo Narcisistico di Personalità. Discute il caso di un paziente narcisistico, visto al momento di una crisi esistenziale, sul punto di essere abbandonato dalla moglie. La sua esperienza interiore viene analizzata sia in senso clinico che attraverso i risultati del Test di Rorschach.
Summary
The Author deals with the fenomenological and psychodinamical aspects of the Narcissistic Personality Disorder. He discusses the case of a narcissistic patient , in the middle of a crysis, being abandoned by his wife. What is going on in his internal experience is seen from both a clinical and a Rorschach-test perspective.
Premessa
Alcune estati fa il festival lirico di Salisburgo aveva proposto al pubblico dei melomani un ‘ opera sconosciuta ai più , composta da Schreker e rappresentata la prima volta a Francoforte nel 1918: “I predestinati” (Die gezeichneten). Dell’ opera, in cui si respira atmosfera decadente, ricordo un episodio che fa da snodo a tutto l’ intreccio narrativo. Carlotta Nardi , bellissima e giovane pittrice, si invaghisce perdutamente del protagonista maschile, Alviano Satriago, nobiluomo depravato , deforme e dall’ aspetto ripugnante, in quanto attratta dai suoi “occhi grandi” che l’avevano colpita mentre la scrutavano al chiaro di luna. La dama riesce a convincere Alviano a presentarsi il mattino dopo nel suo atelier di pittura, dove si svolgerà un complicato tentativo di seduzione che occupa un intero atto dell’ opera. Questo elemento drammatico mi fece riflettere sull’ importanza che tutto ciò che ha a che fare con i fenomeni ottici, con la visione e con la luce è l’ aspetto forse più caratteristico della dimensione narcisistica. Cercando di capire o di intuire le ragioni narrative per cui una donna bellissima può innamorarsi di un uomo brutto e ripugnante sia sul piano fisico che su quello morale , arrivavo alla conclusione che “due occhi molto grandi” possono contenere meglio un ‘ immagine di Sé totale e appagante. In fondo la retina è , morfologicamente parlando, uno specchio concavo e la peculiarità dell’ apparato esterno dell’ occhio , attraverso il minuzioso gioco espressivo dei muscoli perioculari, è quella di restituirci, secondo una gamma potenzialmente infinita di riflessi, l’ impatto che la nostra immagine ha sull’ altro. Il rimando va alle considerazioni di Lacan e al suo lavoro “Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’ Io come si rileva nell’ esperienza psicoanalitica”. Vorrei soprattutto ricordare gli schemi ottici che l’ Autore ci propone e la necessità che i tre elementi fondamentali , lo specchio concavo, l’ oggetto (il mazzolino di fiori rovesciato, considerato come equivalente dell’ immagine di Sé) e l’ occhio dell’ osservatore debbano assumere una posizione reciproca, un allineamento tutto particolare, unico , affinché l’ immagine si formi per intero nello specchio. A mio avviso l’ Autore anticipa e configura alcune osservazioni di Sandler sulla rispondenza di ruolo (1) .
In una relazione duale stretta e intensa i due membri della coppia cercano continue transazioni e cambiamenti di attitudine e di “posizione reciproca” [1] al fine di soddisfare, entrambi, i bisogni di autostima e di rispecchiamento narcisistico. Inutile aggiungere che gli eventuali giochi di luce e di ombra e tutte le sfumature cromatiche, e in genere tutto ciò che “colpisce l’ occhio”, per alcuni soggetti rendono più affascinante e più intrigante il gioco della seduzione reciproca.
Il caso
Leopoldo ha 35 anni ; al momento del primo contatto si trova ricoverato presso il Servizio Psichiatrico per una reazione depressiva. Terzogenito di 3 fratelli . Il secondogenito (di nome Leone[2]) morì, prima della nascita di Leopoldo, per broncopolmonite; il padre morì allorchè Leopoldo aveva due anni e mezzo. La madre si risposò dopo quattro anni circa (L. ne aveva sei e mezzo) ed ebbe dal secondo marito un quarto figlio. Da allora, per desiderio del patrigno, Leopoldo. e il fratello di primo letto rimasto vivo furono messi in collegio, dove il ragazzo rimase per 12 anni. Le sue aspirazioni scolastiche – desiderava iscriversi a una scuola d' arte – furono frustrate e fu iscritto ad una scuola professionale per elettrotecnici. Ha sempre nutrito, comprensibilmente, odio e rabbia verso il patrigno. Ha un lavoro come operaio, ma ne è insoddisfatto. E' sposato dall' età di 26 con una donna di origine sudamericana da cui ha avuto una figlia, attualmente di 5 anni. Della moglie dice " è una donna bellissima… ma ha un carattere freddo… è una spendacciona… mi ha fregato". I problemi tra i due coniugi si sono acuiti dopo un viaggio della moglie in Sudamerica. Leopoldo commenta: "per consentirle di tornare nei suoi luoghi di origine e andare a trovare sua madre mi sono indebitato ; dall' epoca del suo ritorno è cambiata: come se avesse aspirazioni ad emergere, vuole frequentare gente ricca, mi critica continuamente , mi accusa di non essere un vero uomo" . Nei successivi colloqui, il paziente chiarisce i suoi sentimenti verso la moglie; all' inizio li aveva uniti una complicità legata alle loro storie infantili molto simili : sia lui che la moglie avevano sofferto di esperienze precoci di abbandono. Dopo il ritorno dal viaggio ha sentito che la moglie gli sfuggiva,che voleva recuperare una vita appagante solo per sè, frequentando nuovi amici e staccandosi progressivamente da lui.
Leopoldo – ultimamente – è anche tormentato dalla gelosia, peraltro giustificata dai comportamenti della moglie: telefonate interrotte al suo sopraggiungere, gente che lui non conosce e che la viene a prendere a casa.
L' episodio depressivo acuto che ha condotto il paziente al ricovero sembra ricollegarsi all’ improvviso “collasso narcisistico” , che si innesta nella riedizione di esperienze precoci di abbandono e di separazione, riattualizzate dal mutato atteggiamento della moglie nei suoi confronti. Il “tradimento” da parte della moglie sembra essere tanto più cocente in quanto lei, rinnegando la complicità della comune sofferenza infantile, diventa quella che lo deruba, lo defrauda dell’ illusione di un ideale e di uno standard di vita grandiosi. Il “debito” , che Leopoldo ha contratto per consentire alla moglie di recarsi nei luoghi di origine, coincide con la cifra del suo sbilanciamento narcisistico, e riacutizza il dolore della sua ferita abbandonica: alla moglie, che rientra nei suoi luoghi di origine e dalla madre, è adesso concesso quanto a lui, nell’ infanzia, è stato negato. Con le sue parole di disprezzo e con la minaccia di abbandonarlo e di “vivere grandiosamente per sè” (frequentazione di gente ricca e realizzata), la moglie “mette il dito nella piaga” della sproporzione tra il Sè-ideale e il Sè-attuale di Leopoldo. La relazione tra l’ abbandono e lo scompenso narcisistico è stata , d' altronde, ben chiarita da Lopez: “l'apparire dell' angoscia abbandonica è il primo segnale di cedimento della struttura narcisistica” .
Un aspetto di questa vicenda, che ci permette di riallacciarci anche a quanto si evidenzia nel test, è tutta la dimensione luminosa, pittorica, lussureggiante : la vita di Leopoldo è alla continua ricerca, per realizzarsi, di colori sgargianti, di brillantezza, di luminosità, di visibilità. Se questa “luce” viene portata via , viene portata via la materia stessa del corpo, che si disincarna, si scheletrisce, muore. Il mantenimento del gioco narcisistico si basa su una scommessa impossibile. La caratteristica essenziale della posizione narcisistica è l’ immobilità incantata[3]. Narciso, nel mito, non può allontanarsi dallo specchio: non sarebbe Narciso. Il suo alimentarsi della bellezza della sua immagine lo mette nella condizione di non poter allontanarsi per cercare cibo e di morire per consunzione. Non può muoversi di lì. Teoricamente potrebbe bere , visto che la superficie riflettente è uno specchio d’ acqua: ma non può neppure accennare il movimento di attingere l’ acqua in quanto la superficie si intorbiderebbe, interrompendo l’ incanto del rispecchiamento. Come conseguenza, la negazione è la caratteristica più importante e pervasiva delle strutture narcisistiche di personalità: viene negato ogni bisogno del corpo (il bisogno sessuale, la fame, come nelle anoressiche); ed è una negazione fatta in nome dell’ aspirazione alla brillantezza e alla luminosità del Sé e dell’ ambiente-Sé. Come osserva Janine Chasseguet-Smirgel: “l’ ambiente che circonda il paziente rappresenta il suo Io idealizzato e gli fornisce una brillante immagine riflessa di sé”. C’è perfetta specularità Sé-ambiente; e l’ incanto e la fascinazione riproducono la beata fusione con la madre del primitivo stato narcisistico, ma gli aspetti di luminosità e di brillantezza delle immagini in gioco sono inesorabilmente destinati a essere persi , proprio per il tipo di soluzione che si è scelta: col tempo il narciso muore di fame , si disincarna, si scheletrizza e l’ ambiente attorno a lui si desertifica[4]. E questo stesso prosciugamento , questo diventare mostruoso e scheletrico, di Sé, e dell’ ambiente a un certo punto della storia diventa l’ oggetto della negazione: lo scoprire la devastazione, il rendersi consapevoli del crollo dell’ illusione, inevitabili in quanto insiti nelle premesse, è peggio della morte. Questo, a mio avviso, è il trait d’ union tra le strutture personologiche narcisistiche e le strutture perverse, bisognose , entrambe , di negazione. Non stupisce quindi che l’ aspetto fenomenologico essenziale di molti protocolli – Rorschach di pazienti con personalità narcisistica contrapponga i “giochi di luce” (l’ illusione ) alla devastazione della morte, al disfacimento, alla scheletrizzazione, all’ erosione , alla mostruosità (ciò che resta dopo il crollo dell’ illusione).
Test di Rorschach di Leopoldo
I
una farfalla G+ FClob A Ban
schiacciata – deterioramento
II
due briganti seduti G+ K+H Ban
a un tavolo, con tabarri
svolazzanti
III
due negrette con un pentolone G+ K+ H Ban
in mezzo, che fanno da mangiare
IV – choc
brutto, questo G+ F+ Pelle Orig+
la pelle di un animale,
la pelle di un facocero
V[5]
questa si e una farfalla, però, G+ F+ A Ban
con il becco li, potrebbe essere
un cigno che si riflette (pos.d) DG+- F+- A (orig)
VI
una volpastra G- F- A
questa può sembrare un ‘ isoletta
(pos b) G+ (C)F Paes
gli alberi qua e cespugli più grossi
VII -Choc
lunga latenza Dd F(C) Hf/Scena Orig+
visto cosi, mi dà l' idea di un fabulazione
cavaliere che viene avanti
(nel centro del III inferiore:
"lancia" = piccola fessura bianca al centro più in alto;
il "cavaliere" è visto dal davanti, nell' atto di avanzare sull' acqua a cavallo = grigio chiaro in basso, zona mediana è il "cavaliere", sotto di lui l’ acqua)
VIII
(pos. a)
due tori, che motivo hanno D F+ A Ban
di stare qui?
un bel teschio G F- Schel Orig-
IX -Choc
più bei qua DDbl F+ Arch Orig+ m
(lunga pausa) – fabulazione
non so
(lat. lunga, con la tavola
tenuta allontanata dagli occhi)
sembra tutto un miscuglio di colori uno sopra l’ altro
(tende a rifiutare la tav. – incoraggiamento)
‘sta parte superiore sembra un paesaggio da
cartoni animati, un castello con guglie e
ponti strani, sotto, una cascatina (arancione superiore + grande dettaglio intramaculare; le "guglie" sono le parti spigolose superiori dell' arancio, il "ponte" è il solito arco; nel bianco intramaculare, l’ acqua che scorre)
il rosso… bah… potrebbe esser un viso, Gbl F- Hd
con questi due occhi qui (nel bianco intramaculare), -“occhi”
un viso deforme
(tavola in giù)
X
potrebbe essere una torre D F+ Arch
con qualcuno sotto che cerca
di costruirla;
tutto quello che è attorno, potrebbe essere
tanti animali che cercano di distruggere G FM Mostri
qualcosa ("strani mostricciattoli")
come i giochi col computer
N° Risposte : 16
Localizzazioni Frequenza
G 11 69% Ban 5 31%
D 3 19% Orig+ 3 19%
Dd 1 6% Orig- 1 6%
Dbl 1 6%
Determinanti:
Forma Colore Chiaroscuro Movimento
F 9 56% FC 0 FClob 1 K 2
F+ 5 61% CF 0 F(C) 1
(C)F 1 FM 1
F- 3 39% C 0 Clob 0 m 1
F± 1 6%
Contenuti:
A 5 31% Ad 0 0% A+Ad 5 31%
H 2 13% Hd 1 6% H+Hd 3 19%
Arch 2 13% Geo 1 6% Hf (umano-fantastico)1 6%
Mostro 1 6% Natura 1 6% Ossa 1 6%
Pelle 1 6%
Tipo di Risonanza Intima = 2/ 0.0
Formula Secondaria = 2/ 2.0
fenomeni particolari e R complessuali:
choc IV-VII e IX
"cigno che si riflette" – V tavola
Tavv. VII e IX : v. poi in dettaglio
Interpretazione
Leopoldo è intelligente , con buona capacità di osservazione (alcune risposte originali sono buone , compresa quella del “facocero” ), ha uno stile di esposizione grandioso e esibizionistico, nelle risposte cerca la ricercatezza delle immagini e il linguaggio forbito, allo scopo di impressionare l’ ascoltatore con la sua cultura. Ma è freddo: il fatto che nel protocollo manchi ogni autentica risposta – colore ci informa che il soggetto ha una scarsissima risonanza affettiva agli stimoli ambientali: il Narciso è talmente concentrato nell’ impegno di brillare , ammirarsi e farsi ammirare che non ha tanto tempo per lasciarsi distrarre dai richiami affettivi ed amorosi dell’ ambiente. Ne sa qualcosa la ninfa Eco, che , innamorata e non riamata dal Narciso del mito, perde la sua corporeità e si trasforma in pura voce. La rinuncia alla corporeità e a una sana affettività mediata dal corpo sembrano il destino sia dei narcisi sia di quelli che hanno la sfortuna di incontrarli. E qui notiamo la contraddizione caratteristica delle personalità narcisistiche come si evidenzia nei protocolli – Rorschach: la ricerca spasmodica di brillantezza, di luminosità è artefatta, registica e contrasta con la sostanziale indifferenza affettiva : il narcisista è spesso un ottimo contraffattore e spacciatore di “moneta affettiva falsa”. A tutti è nota la sua seduttività manipolativa, strumentale, inautentica, fredda, ma pur sempre abbagliante e a suo modo accattivante[6].
Trovo particolarmente interessante la risposta del “cigno che si riflette”, posta com’ è a metà , preceduta e seguita da qualcosa di diverso . Fa da “spartiacque” del protocollo.
Di qua e di là si alternano e si contrappongono immagini di un mondo che si sgretola e – per contrapposto – di un mondo bello e brillante . Immagini di deterioramento , di scheletrizzazione, di mostruosità , di lenta e erosiva distruzione (i “mostri” della X tavola, considerata la “tavola sociale”, la tavola dell’ ambiente umano , mostri che erodono e distruggono ogni tentativo di edificare una sicurezza interna :“la torre”) e immagini brillanti, compensative e difensive , che sono a testimoniare il tentativo di negare lo squallore e la morte: assistiamo all’ oscillazione tra la rappresentazione diretta della morte per consunzione e la sua negazione .
Nel “cigno che si riflette” Leopoldo sembra prendersi una pausa contemplativa e di riposo rispetto al turbamento e alla contraddizione , pausa che ha i caratteri dell’ incanto e della compiaciuta immobilità.
Nella favola del “Brutto anatroccolo” , patrimonio comune della nostra cultura occidentale e nota a Leopoldo, la soddisfazione del cigno che può ammirarsi in tutta la sua bellezza e può finalmente ricevere amore, è preceduta da una lunga e penosa storia di bruttezza, di goffaggine, di discriminazione e di espulsione , che il paziente conosce bene. Per un certo verso Leopoldo sa “com’ è andata la storia” (quella dell’ anatroccolo della favola che collima con la sua storia personale) ma non sa bene come continuerà. Forse per questo , nella seconda parte del test, lo stile percettivo si fa cauto, guardingo, sospettoso, paranoicheggiante. Lo cogliamo nella risposta paranoica per eccellenza (“occhi”) e nell’ uso (tavola VI e VII) del chiaroscuro sfumato, isomorfico[7] rispetto ai recenti comportamenti sospettosi di Leopoldo: allo stesso modo in cui aguzza le orecchie per ascoltare di nascosto le conversazioni telefoniche della moglie, a caccia di conferme e di indizi sul suo tradimento , Leopoldo aguzza l’ occhio tra le sfumature e i piccoli particolari delle tavole scure.
La distribuzione degli choc (IV , VII, con comparsa tardiva dello choc colore alla IX, fenomeno noto come “interferenza”) conferma che è in particolare il carattere scuro delle tavole che turba il soggetto e lo mette in risonanza con il suo terrore della perdita del nitore e della brillantezza . La combinazione di choc alle tavole considerate “materne” (VII e IX) ci induce a prendere in considerazione anche la dimensione abbandonica della personalità di Leopoldo. Alla presentazione di queste due tavole si verificano fenomeni simili: una lunga latenza seguita da due risposte ipereleborate, “lucenti” (IX) o finemente sfumate (VII).
La tavola VII merita un ‘ analisi particolare.
La lunga latenza e l’ improvviso brusco viraggio da un modo di percezione “in grande” (ben 11 G nel protocollo con un G% di 69) a una decisa coartazione dello spazio interpretato (Dd) fanno pensare a potenti turbamenti complessuali e alla messa in atto di fattori inibitori. Nella risposta si avverte , d’ altronde, una ipercompensazione difensiva dell’ immagine di Sé: nel “cavaliere che avanza lancia in resta” c’è sia una grande , potente e favoleggiante negazione delle inefficienze sessuali di cui la moglie subdolamente lo accusa, sia una rappresentazione diretta del proprio “essere piccolo in un grembo femminile”. Il dettaglio centrale della VII tavola evoca in senso simbolico la vagina, il “cavaliere lancia in resta” ha carattere decisamente fallico: il piccolo uomo impotente e svilito dell’ adesso diventa un affascinante cavaliere. La rappresentazione è fortemente sovradeterminata ed è possibile coglierne solo alcuni aspetti simbolici: l’ affascinante cavaliere, tutto sommato, è incluso in un contenitore vaginale più grande di lui : cavaliere grande e contraddittoriamente uomo piccino[8]. Ma anche rappresentazione del Sé dentro il contenitore materno. Osserva Ferenczi : “Il coito genitale contiene ed esprime il desiderio di tornare nel grembo materno dove la frattura tra l’ Io e ambiente non ha ancora avuto luogo”: in questo senso l’ immagine è ancora fortemente impregnata di aspetti narcisistici, evocatrice com’ è della beata fusione primordiale con la madre[9].
Nell’ attribuire tutto il valore affettivo e simbolico a questa rappresentazione del Sè-Ideale che contrasta con il Sè-attuale , sintetizzabile nelle parole della moglie “non sei un vero uomo”, ci vengono incontro alcune osservazioni di Joffe e Sandler. Nell' articolo sul “Dolore” , gli Autori ricordano : “man mano che il mondo rappresentazionale del bambino si struttura , il suo sistema di rappresentazioni del Sè comprende immagini che riflettono stati affettivi di benessere. Il Sè Ideale deriva il suo contenuto non soltanto da rappresentazioni di affetto , ma contiene anche componenti ideative che possono avere diverse origini. Queste fonti comprendono ricordi di situazioni reali di benessere sperimentate in precedenza, o di elaborazioni fantastiche e simboliche di questi ricordi: le elaborazioni fantastiche possono avere delle funzioni difensive e in questo caso esse possono inserire nel Sè ideale delle componenti di tipo magico e onnipotente”.
L’ attività percettiva al lavoro
La percezione trasforma le sensazioni, prive di organizzazione, quali si originano nei diversi organi di senso, in percetti strutturati e organizzati. L’ atto della percezione è una vera e propria attività ; si tratta cioè di un processo di padroneggiamento che l’ Io opera sugli eccitamenti, vale a dire i dati sensoriali non organizzati, proteggendosi così dall’ essere sopraffatto traumaticamente. L’ efficace attività percettiva è uno strumento di integrazione e si accompagna a un ben preciso sentimento di sicurezza.
La percezione è un processo attivo dell’ Io , una componente della sua attività eminentemente integrativa; l’ atto di percezione costituisce un tentativo di aggiungere significato agli eccitamenti in arrivo, nei termini dell’ esperienza passata e dell’ attività futura. Sappiamo anche che i moti pulsionali e le idee che li accompagnano (la cosiddetta fantasia inconscia) possono modificare in modo sostanziale la forma e il contenuto delle nostre percezioni e che, nell' atto della percezione, segnali sgradevoli e minacciosi possono essere soppressi e aspetti incongruenti venire trascurati.
La caratteristica principale del processo percettivo è pertanto la tendenza a organizzare e strutturare i dati in entrata, provenienti dagli organi di senso; da questo punto di vista, l’ Io si comporta, nei confronti degli stimoli in arrivo, esattamente allo stesso modo in cui interviene nel modificare i pensieri onirici latenti che trasforma in contenuto manifesto. Esiste un lavoro percettivo come esiste un lavoro onirico. Il fatto che da adulti la nostra attività percettiva si eserciti in modo tanto preciso sul mondo esterno mentre non siamo in grado di differenziare con tanta chiarezza le stimolazioni provenienti dall' Es , deriva dalla necessità evolutiva di abbandonare il principio di piacere a favore del principio di realtà (2).
Gli stimoli al lavoro percettivo permessi dal test di Rorschach rappresentano il trait d ’ union ideale tra il mondo esterno della realtà e il mondo interno delle fantasie inconsce: come osserva Caterine Chabert : “…questa macchia di inchiostro è identificata come oggetto banale , vicino al reale e , nello stesso tempo, investita dal significato originale , portatrice di scenari fantasmatici , di intrecci, di rappresentazioni e di affetti con caratteristiche personali , appartenenti al regno dell’ illusione , tali da dare al materiale percepito il marchio del soggetto”(3).
Nel momento in cui inizia il test il soggetto è sollecitato ad esaminare le tavole e a dare risposte in base alla consegna , che si può a buon diritto considerare la “regola fondamentale” del test (“cosa potrebbero essere”): in essa è consacrata l’ ambidirezionalità del compito, l’ obbligo di fare attenzione contemporaneamente agli stimoli del mondo esterno e del mondo affettivo-rappresentazionale interno, il vincolo a ottemperare alle esigenze del “principio di realtà” e all’ invito dell’ esaminatore a rendere permeabile la censura psichica al passaggio di derivati preconsci di varia profondità, o, se preferiamo, di fantasie (descrittivamente) inconsce.
La funzione percettiva è dunque sollecitata su due frontiere (mondo esterno e mondo interno) in senso psicodinamico e in due direzioni in senso psicofisiologico, “bottom up” e “top down”: l’ anatomia e la fisiologia dei sistemi sensoriali ci insegnano che tutti i sistemi percettivi che si affacciano alla realtà esterna o interna ( occhio, orecchio, recettori somestesici , chinestesici, introcettivi ) rappresentano senza eccezione un' interfaccia periferia-centro, nel senso che in essi convergono vie centripete e vie centrifughe; attraverso queste ultime , il cervello , come parte del substrato biologico della personalità, esercita sugli organi di senso le sue influenze integrative, percettivo- strutturanti.
Sandler ricorda che “ il mondo interno rappresentazionale fornisce il materiale per la strutturazione percettiva, ad opera dell' Io, degli impulsi sensoriali”
In questo importantissimo concetto si sono innestate alcune riflessioni:
a) il test di Rorschach è un vero e proprio strumento di monitoraggio della personalità, non in astratto, ma nel suo pulsare vivace all' interfaccia percettiva;
b) i primi anni di vita dell’ individuo sono di primissima importanza nella messa a punto di un sistema di codificazione delle prime esperienze di vita, nella creazione di una matrice interfacciale personalità-percezione che farà sentire i suoi effetti strutturanti per tutta la successiva esistenza, e che incorporerà le esperienze successive innestandole nei suoi schemi . E’ a questa matrice, io penso, che dovremmo guardare con sempre maggior attenzione nel lavoro clinico e psicoterapico per comprendere qualcosa di più sugli aspetti affettivi, comportamentali e relazionali dei nostri pazienti.
(c in piccolo spazio circostante la Dd F- Scena Orig-
"cerniera") una scena teatrale con cantante → Mp
tipo Aida (sagoma scura centro basso)che sta – confabulazione
scendendo le scale e altre due figure
grottesche (lati) che la stanno quasi
succhiando …non aggredendo…le sono troppo
vicine, incombono su di lei
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