Ogni città le possiede… a Genova mi ricordo di averle viste dalle parti del quartiere di Sampierdarena a ponente: parlo delle bancarelle che vendono “arte”.
Avete presente?
Terrificanti paesaggi e tramonti fatti in serie illimitata, accostati a improbabili “nudi artistici” venduti a prezzi stracciati, dove il mercante sottolinea sempre, l’ho sentito la qualità della cornice rococò e le doti di arredo del “dipinto del famoso pittore, per un “mercato” che evidentemente esiste e per un “pubblico” di persone che altrettanto evidentemente ama questo genere di croste rispetto ad una onesta riproduzione o poster di qualità magari più a buon mercato.
Non si tratta quindi di una questione di “prezzo” ma di una questione di “gusto”: non posso pensare ad una questione di “status” visto che a parità di budget viene effettuata una scelta precisa all’insegna di un cattivo gusto (giudizio personale) e di una a-cultura più che in-cultura (giudizio ritengo obiettivo) che la dice lunga, purtroppo, sulla strada che la bellezza deve ancora fare nelle menti e nel cuore delle persone.
Lo stesso accade in rete e in particolare su Facebook: qui è un profluvio di gattini, amorini, tramonti, abbracci, cagnolini, orsetti, composizioni floreali all’aerografo, paesaggi, spiagge “arricchiti” spessissimo da “pillole di saggezza” e poesie degne dei foglietti di carta velina dei mitici BACI PERUGINA.
Mamma mia!!
Queste immagini penso, sinceramente, siano la “fuffa della fuffa” nella quantità di inutili post che affollano i social networks ma l’alto numero dei famosi “mi piace” indica inequivocabilmente un gradimento “immediato” su cui pensare.
Al tempo stesso rappresentano uno specchio fedele non solo del livello del gusto diffuso (purtroppo) ma della incapacità a veicolare i sentimenti (poiché questo credo sia l’onesto desiderio) in maniera alta e, temo, elitaria per troppi.
Sorgono spontanee delle domande che lascio volutamente aperte alla discussione se ci sarà (altro tema non da poco il “silenzio in rete” ma ne parleremo un’altra volta):
1) Postare immagini sul proprio profilo corrisponde spesso più o meno a voler trasmettere un proprio stato d’animo o un ricordo ma questa sdolcinatura diffusa non corrisponde per nulla alla realtà che si percepisce in strada. Siamo di fronte ad una anestesia collettiva?
2) Il livello di tali rappresentazioni è davvero basso non solo in termini artistici o di gusto (che forse si debbono “imparare” con un processo non automatico) ma anche di comunicazione, ma la loro diffusione è ubiqua e allora sorge il sospetto che, come per i famosi nanetti nei giardini vi sia un livello sociologico inespresso ma diffuso che l’intellighenzia non coglie ma con cui occorrerebbe fare i conti.
3) La domanda che sorge spontanea è che dialogo intessere con queste persone armate spesso di buone intenzioni ma schiacciate narcotizzate, sembra, da un “oppio digitale” fatto di fotografie di piedi o di cibo , di selfie da eterni felici e rappresentazioni dei sentimenti da cartolina lontane mille miglia dalla realtà stessa di chi le propone.
Ho provato a documentarmi e ho trovato in rete un po’ di link di risorse dove credo si peschino queste immagini che affollano la rete ve li propongo con lo spirito dell’etnografo digitale che è in me….
1) http://www.aurorablu.it/postcard/buongiorno_buonanotte.htm
2) http://www.amando.it/cartoline/
3) http://www.auguri.it/
4) http://www.ablecards.com/
5) http://www.cartolineanimate.it/
Avete presente?
Terrificanti paesaggi e tramonti fatti in serie illimitata, accostati a improbabili “nudi artistici” venduti a prezzi stracciati, dove il mercante sottolinea sempre, l’ho sentito la qualità della cornice rococò e le doti di arredo del “dipinto del famoso pittore, per un “mercato” che evidentemente esiste e per un “pubblico” di persone che altrettanto evidentemente ama questo genere di croste rispetto ad una onesta riproduzione o poster di qualità magari più a buon mercato.
Non si tratta quindi di una questione di “prezzo” ma di una questione di “gusto”: non posso pensare ad una questione di “status” visto che a parità di budget viene effettuata una scelta precisa all’insegna di un cattivo gusto (giudizio personale) e di una a-cultura più che in-cultura (giudizio ritengo obiettivo) che la dice lunga, purtroppo, sulla strada che la bellezza deve ancora fare nelle menti e nel cuore delle persone.
Lo stesso accade in rete e in particolare su Facebook: qui è un profluvio di gattini, amorini, tramonti, abbracci, cagnolini, orsetti, composizioni floreali all’aerografo, paesaggi, spiagge “arricchiti” spessissimo da “pillole di saggezza” e poesie degne dei foglietti di carta velina dei mitici BACI PERUGINA.
Mamma mia!!
Queste immagini penso, sinceramente, siano la “fuffa della fuffa” nella quantità di inutili post che affollano i social networks ma l’alto numero dei famosi “mi piace” indica inequivocabilmente un gradimento “immediato” su cui pensare.
Al tempo stesso rappresentano uno specchio fedele non solo del livello del gusto diffuso (purtroppo) ma della incapacità a veicolare i sentimenti (poiché questo credo sia l’onesto desiderio) in maniera alta e, temo, elitaria per troppi.
Sorgono spontanee delle domande che lascio volutamente aperte alla discussione se ci sarà (altro tema non da poco il “silenzio in rete” ma ne parleremo un’altra volta):
1) Postare immagini sul proprio profilo corrisponde spesso più o meno a voler trasmettere un proprio stato d’animo o un ricordo ma questa sdolcinatura diffusa non corrisponde per nulla alla realtà che si percepisce in strada. Siamo di fronte ad una anestesia collettiva?
2) Il livello di tali rappresentazioni è davvero basso non solo in termini artistici o di gusto (che forse si debbono “imparare” con un processo non automatico) ma anche di comunicazione, ma la loro diffusione è ubiqua e allora sorge il sospetto che, come per i famosi nanetti nei giardini vi sia un livello sociologico inespresso ma diffuso che l’intellighenzia non coglie ma con cui occorrerebbe fare i conti.
3) La domanda che sorge spontanea è che dialogo intessere con queste persone armate spesso di buone intenzioni ma schiacciate narcotizzate, sembra, da un “oppio digitale” fatto di fotografie di piedi o di cibo , di selfie da eterni felici e rappresentazioni dei sentimenti da cartolina lontane mille miglia dalla realtà stessa di chi le propone.
Ho provato a documentarmi e ho trovato in rete un po’ di link di risorse dove credo si peschino queste immagini che affollano la rete ve li propongo con lo spirito dell’etnografo digitale che è in me….
1) http://www.aurorablu.it/postcard/buongiorno_buonanotte.htm
2) http://www.amando.it/cartoline/
3) http://www.auguri.it/
4) http://www.ablecards.com/
5) http://www.cartolineanimate.it/
“oppio
“oppio digitale”…………Bellissimo!!!
o preferisce un “Mi piace” ?!
ahahahahah