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La certezza e il dubbio

2 Dic 14

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Bertrand Russell disse che il problema con il mondo è che gli stupidi e i fanatici sono sempre così certi di loro stessi mentre i più saggi sono così pieni di dubbi. A giudicare dai risultati delle elezioni regionali in Emilia Romagna è difficile dargli torto. Almeno stando al risultato senza precedenti della Lega del Nord, che potrebbe proiettare i xenofobi al posto del secondo partito italiano con percentuali simili a quelle dell’Ukip in Gran Bretagna e del Fronte Nazionale in Francia. La domanda angosciosa di certezze in tempi di precarietà sociale, quando il futuro non lascia presagire nulla di buono, rende  redditizio il matrimonio tra la sciocchezza e il fanatismo. Bisogna essere sciocchi per essere convinti che ricette schematiche e sbrigative possono risolvere problemi complicati e incancreniti e solo i fanatici fanno dell’idiozia il loro destino.
Tra la saggezza, che riflette senza sapere che pesci pigliare, e la sciocchezza, che pesca  vecchi scarponi, la fa da padrona l’astensione che ha raggiunto livelli catastrofici. È un’astensione che rifiuta equanimemente certezze e dubbi e fa della critica radicale di tutto la più solida delle posizioni acritiche. Si sente odor di bruciato, cioè di qualunquismo, che trasforma lo scetticismo nell’unica certezza possibile.
Renzi ne è uscito con un commento su Twitter che non ci fa dormire tranquilli, perché questo giovane orfano di Ulisse è pur sempre il nostro presidente del consiglio: “ Male affluenza, bene risultati: 2-0 netto. 4 regioni su 4 strappate alla dx in 9 mesi. Lega asfalta forza Italia e Grillo. Pd sopra il 40.”
L’ottimismo della volontà, che “asfalta” le contraddizioni, si dissocia in lui dal pessimismo della ragione.  Questo, qualche volta, può andare bene in una partita di pallone ma la vita resta un po’più complessa del calcio. La volontà che rottama la ragione è la reazione emotiva ai problemi che crea più danni dei terremoti ma chi non è rimasto affascinato dal soccorritore improvvisato, che arriva al momento giusto, prima che costui gli rovinasse il frigorifero?
L’aforisma di Russell potrebbe essere ampliato: essere troppo convinti di se stessi può portare le persone intelligenti a comportarsi come gli sciocchi e i fanatici, finendo per favorirli, perché restano comunque privi della loro coerenza inossidabile. Le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni perché queste intenzioni che rifuggono il dubbio, inseguendo il volontarismo della bontà, portano a soluzioni che non sono buone, preparando la strada per quelle pessime.
Nondimeno, se la saggezza ama il dubbio, indugiare nel dubbio non è saggio. Quando affrontare una situazione avversa diventa difficile, perché il peso di emozioni intollerabili immediate (che non consentono un’elaborazione efficace) intralcia la valutazione adeguata delle possibilità e dei rischi, il dubbio persistente può assumere una funzione simile a quella della certezza ad ogni costo nel far apparire come investimento il disimpegno. Mentre la certezza nega le difficoltà, trasformando i sentimenti di impotenza in onnipotenza, il dubbio le ammette ma preferisce sguazzare nell’impasse: ciò che lo muove è l’ambivalenza tra accettare e rifiutare le rinunce che le trasformazioni richiedono.
Il dubbio può avere, invece, una funzione liberatoria, se rappresenta la necessaria tensione tra il legame con la propria tradizione e la ricerca di un nuovo orizzonte. Questa tensione spinge a usare il dolore della perdita, che difende il valore delle cose perdute, per operare  trasformazioni e non demolizioni, per ricostruire su un terreno solido e non sulla sabbia.

 
 

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