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Leghismo interiore

3 Dic 14

A cura di luigidelia

Oggi discutevo un sogno con un paziente. Esso era in sintesi questo: nella sua nuova casa appena acquistata un folto gruppo di persone dell’est Europa sbevazzavano allegramente presso il suo bancone-bar e lui faticosamente doveva confinarli e accompagnarli fuori di casa, non senza qualche loro malumore e bottiglia rotta per protesta. Lo stesso paziente mi riferiva inoltre, per associazione, che da ragazzo era solito fare un sogno ricorrente dove in casa sua una finestra o una porta lasciate inavvertitamente aperte preannunciavano sempre l’ingresso angoscioso e fatale di qualche pericoloso intruso. Massimo esempio dell’esperienza del perturbante.

Naturalmente non mi soffermerò sull’ampia discussione relativa a questi sogni ed alla specifica situazione di questa persona (tra l’altro, come evidente, in rapida evoluzione), ma prenderò spunto da essa per dire dell’esistenza di una predisposizione (forse vulnerabilità?) personale a forme reazionarie e intolleranti in politica che sono scritte nella nostra psiche e che sogni come questo testimoniano.

Dico questo a ragion veduta, non solo perché alcuni recenti campi di applicazione delle neuroscienze che studiano le scelte politiche (Neuropolitica) dimostrano l'esistenza della tendenza del cervello (l’amigdala in particolare) a assumere posizioni reazionarie a seguito di sollecitazioni fobiche, sia perché abitando, ahimè, in un quartiere di Roma ad alta, e recente, densità criminale (il Pigneto), io stesso coabito con un becero leghista dentro di me e l’idea di armarmi di una mazza da baseball e aggredire ciecamente gli spacciatori africani che s’affollano sotto casa e che infastidiscono mia figlia (come realmente accaduto ad un mio vicino) non è ormai più un’ipotesi poi così remota.

Ed allora ripensavo a certe posizioni di Slavoj Žižek, pensatore che nessuno potrebbe mai definire come reazionario, che sono molto critiche verso certa retorica della cultura del multiculturalismo “decaffeinato”, privo di sostanza e di realismo e allo stesso tempo mi soffermavo sulle ragioni del cervello impaurito, il mio compreso, e ne comprendevo la sua umana fragilità. L’esperienza della paranoia e della difesa riflessa e automatica è esperienza comune a tutti gli esseri umani e il sogno ricorrente dell’intruso non a caso è uno dei più diffusi secondo la mia osservazione.

Ed allora pensavo, cosa distingue il cervello, la personalità, le scelte di qualcuno che al suo leghista interiore gli spiana la strada e lo lascia inneggiare ad Odino e organizzare le ronde anti-immigrati, da cervello-personalità-scelte di chi, come quel mio paziente, è un signore civile, equilibrato, sinceramente democratico?

Probabilmente molte cose: intanto la possibilità di vivere in ambienti senza eccessiva pressione paranoicale e quindi la possibilità di allentare l’allarme esterno ed interno. Poi la possibilità di avvertire disagio per il sentimento di assedio di certi pensieri disturbanti. Poi la possibilità d’imbastire un qualche dialogo con l’intruso, di poterlo individuare, riconoscere, parlarci, di poter quindi trasformare l’esperienza da perturbante a semplicemente inquietante e poi anche negoziale (come il sogno riportato in apertura dimostra).

Questi passaggi interiori (e molti altri ancora sui quali non mi soffermo per brevità) non sono sempre e immediatamente disponibili a tutti. Anzi, direi che in genere non lo sono quasi mai, e si richiede una certa congiuntura fortunata di eventi affinché essi si possano realizzare.

Una società autenticamente democratica e civile apparirebbe dunque, secondo quanto dovremmo dedurre se volessimo percorrere radicalmente questa chiave di lettura, come una sorta di eccezione anche piuttosto irrealistica, una sorta di “Svizzera psichica”, forse anche un po’ parassitaria rispetto all’ecosistema più ampio, quindi quasi come un’utopia negativa che si sviluppa a scapito di zone degradate e emarginate. È mai possibile quindi che la tolleranza sia una sorta di escrescenza della natura umana anche piuttosto rara ed instabile?

Il leghista interiore, intanto, è li acquattato dentro ognuno di noi pronto a balzare fuori e a urlare il proprio ferino grido di guerra a difesa delle terre patrie e delle proprie tradizioni ogni volta che instabilità, paure e confusione vengono ricattatoriamente sventolate in faccia da stili e condizioni di vita che progressivamente si spostano sempre più verso la precarietà esistenziale. In tal senso l’abbattimento del welfare state, come avvenuto negli ultimi decenni, aprirà sempre più le porte ad una ri-organizzazione psico-sociale fondata sulla reazione e i presìdi di civiltà saranno sempre più minacciati dalle nostre amigdale sovraeccitate.

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