PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Dopo la prima guerra mondiale: Il debole genera il debole: Eugenetica e Igiene mentale secondo Leonardo Bianchi (1848-1927)

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1 gennaio, 2015 - 09:45
di Luigi Benevelli
Il 2015 è l’anno in cui entrano nel vivo le celebrazioni del centenario dell’entrata del Regno d’Italia nella grande guerra; il prossimo 27 gennaio si terrà il “giorno della memoria”. A documentare alcuni significati di quei drammatici eventi, sulle loro conseguenze e sui loro perché propongo alcuni passi di Leonardo Bianchi, medico, clinico universitario e neuropsichiatra, parlamentare e uomo politico napoletano, ministro del Regno, relatore alla Camera dei Deputati della “legge manicomiale”, la legge  Giolitti  n. 36 approvata il 12 febbraio 1904. A lui fu intitolato il manicomio provinciale di Napoli Capodichino, vero monumento alla psichiatria asilare.
Egli pubblicò nel 1925 per i tipi dell’editore Idelson di Napoli il libro Eugenica Igiene Mentale e profilassi delle malattie nervose e mentali nel quale il prestigioso psichiatra italiano argomentò in modo  eloquente le sua ragioni a sostegno della domanda di provvedimenti ispirati all’eugenetica, in risposta  ai problemi della sanità della popolazione dopo i massacri di una generazione di giovani maschi adulti nelle trincee.
Di seguito le citazioni:
 
E’dovere dunque, per i biologi ed i sociologi, avvisare a mezzi per assicurare una vita più forte e lieta alle generazioni future. […] Più fortunato è il paese il quale produce minor numero di deboli, di incapaci e di perturbatori della vita ordinata e laboriosa della nazione. […] Mentre la durata media della vita è allungata rispetto a quella che era 60-80 anni fa, e la percentuale dei morti è diminuita notevolmente, la percentuale dei tubercolotici, dei luetici, dei criminali, dei folli, dei deboli, degli imbecilli, dei non valori, di quelli insomma che rappresentano la malattia cronica, la fiacchezza e la degenerazione umana, è relativamente aumentata. […]
La guerra […] ha spazzato dalla faccia del nostro paese più che 600 mila giovani forti, ed altrettanti ne ha ridotti in salute e attitudine lavorativa […].
Il debole genera il debole […]. La guerra è certamente una scuola di virtù.
Noveriamo  […] nella nostra struttura sociale 28 mila ciechi, 27 mila sordomuti, 500 mila cronici, 500.000 indigenti; […] (dei folli) ne erano ricoverati intorno a 15 mila nel 1875; la cifra dei ricoverati oggi è più che triplicata. A questi bisogna aggiungere i folli non ricoverati, di cui non abbiamo una statistica, molti idioti non ricoverati, un esercito di imbecilli. Gli epilettici che valuterei a 100 mila, i deboli di spirito e gli uomini frivoli ed insignificanti, i quali spiegano nelle fami­glie e negli ambienti sociali lo spirito del male, che è negazione... i morfinisti, i cocainisti, i suicidi.
Questi ultimi hanno raggiunto una cifra alquan­to alta in Italia. Invero nel 1915 si ebbero 3092 sui­cidi, nel 16 furono 2531, nel 17 furono 2439; questa apparente diminuzione devesi alla guerra.
Esiste poi il suicidio minorile come la delinquen­za minorile. Da una statistica di Manheimer risul­ta che in Francia si ebbero in un anno un suicidio a 7 anni, 3 a 8 anni, 2 a 9 anni, 8 a 10 anni, 9 a 11 anni, 20 a 12 anni, 39 a 13 anni, 64 a 14 anni, 74 a 15 anni.
Non mi permetto di tradurre in cifra le spese che la umanità che lavora e che ascende sulla linea del­la evoluzione sostiene per l'altra umanità che di­scende sulla linea della dissoluzione o degenerazio­ne. Basti ricordare che la provincia di Milano spen­de poco meno di 17 milioni all'anno per i ricoverati nel suo manicomio, Genova, ne spende 12, Napoli molto meno, ma è cifra molto alta rispetto alla sua potenzialità economica.
In America del Nord sono ricoverati intorno a 90 mila folli all'anno; tra questi una sola malattia,  che è tra le più frequenti, ed è particolarmente -dei giovani, la cosiddetta demenza precoce, grava sul bi­lancio dello Stato per 40 milioni di dollari all'anno, senza dire delle conseguenze disastrose in 20 mila famiglie all'anno disorientate dalla demenza pre­coce di un loro figliuolo. […]
Prima di ogni altra cosa bisogna nascere bene. Nascere bene dipende in gran parte dal ben generare […].
La debolezza mentale o è personale, e spesso è progressiva nelle generazioni successive, o è per insufficiente evoluzione cerebrale, ed era già cominciata dai genitori dai quali è trasmessa aggravata. […] La vigoria mentale è condizione indispensabile ad operare bene, a sentire le gioie dell’esistenza individuale e collettiva […].
La degenerazione può essere ridotta a proporzioni più tollerabili; gli uomini deboli e malati possono diminuire e gravare meno sul bilancio dei lavoratori; quelli che servono la civiltà possono essere più numerosi e meglio allenati in un ambiente più sublimato di spiriti forti. […] Se noi potremo prospettare le cause della fiacchezza in un troppo grande numero di uomini, e sorprendere le deficienze di un organismo sociale, o almeno le principali di esse, e se con i mezzi dei quali possono disporre i poteri statali, ed i liberi cittadini, potremo eliminarle o attenuarla, noi avremo adempiuto ad uno degli inderogabili doveri, che la civiltà odierna impone ai biologi, ai sociologi ed a tutti i cittadini.    ­Si può affermare che l’eugenica si basa essenzialmente sulla genetica[1].

 
E ancora alcune pagine dopo:
 
Comprendo la difficoltà del divieto del matrimo­nio; difficoltà individuali e sociali; è bene prospet­tarsele. L'uomo non tollera le restrizioni profilat­tiche; le sue emozioni, le sue simpatie, le sue pas­sioni lo portano ad infrangere i vincoli della profilassi che vuol tutelare l'avvenire della sua discen­denza. La simpatia amorosa pervade talvolta sif­fattamente l'anima che nessuno ostacolo ne fermi il determinismo verso il suo scopo. Tutte le leggi, tutte le forze dell'universo non la estinguono, spe­cie nei nevrotici e passionali, se non se ne estin­gue da sé la sorgente. E se è così, bisogna per ora fissare i termini generali, e i principii fonda­mentali della quistione. Non sono utili né ef­ficaci le leggi; bisogna educare il popolo. Formia­moci una coscienza sociale, che è pure essenzial­mente morale, civile o religiosa, ciò non importa ai fini che ci proponiamo. I particolari, i nuovi a­dattamenti e i regolamenti verranno dopo.
Fin qui io non ho parlato della sterilizzazione de­gl'individui bene avviati alla degenerazione. E sta­ta proposta da tempo. In Italia hanno sostenuta la tesi Lugaro e Zuccarelli per i criminali gravi. La mia esperienza fu di epilettici gravi ammogliati ri­coverati nel manicomio e dimessi, cessata la psico­si, che ebbero figli; di alcuni malati di demènza precoce dimessi in fase di remissione, che ebbero figli, così pure paranoici puri, malati di psicosi maniaco depressiva, di paralisi progressiva, e di alcoolisti. Senza dubbio le rispettive famiglie diedero un largo contingente alla pazzia e alla criminalità. Tuttavia sono molto peritante a consigliare la sterilizzazione. Il nostro paese è troppo sentimentale , ed io partecipo alla ripugnanza dei più per un intervento chirurgico o di diversa natura. D’altra parte da noi va diffondendosi pacificamente, per istinto di conservazione la pratica maltusiana. Molte donne, anche del popolo, non vogliono saperne di una numerosa figliolanza. […]
Si può e si deve tener presente la possibilità di una legislazione che permetta la sterilizzazione; ma è anche possibile che non si trovi modo di una pratica applicazione di essa, salvo nei casi più gravi, nelle prigioni e nei manicomii[2].

 

 
                                                                                     
 
 



[1] pp. 3-22, passim.
[2] pp. 53-55, passim.

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