Sbircio angoli,
rubo momenti
e provo ad entrare in altre epoche attraverso strade,
conventi, chiese, fabbriche tessili…
Sorprendente il Convento di Santa Catalina, "una città nella città": comprendo antichi intrecci tra chiesa e ricchezza, poi trasformati e affini a ciò che è di oggi…
Mi addentro nelle stanze della clausura e del silenzio…
Ma anche della discriminazione tra chi "ha" e chi "non ha", che non solo ora, ma già nel 500 determinava chi "può" e chi "non può"…
Tocco con mano chi ha barattato la perdita di ogni libertà, autonomia e contatto con la vita per una "fortunata e ambita" esistenza all'interno di "una gabbia dorata".
Finalmente incontro l'alpaca, fin d'ora osservata in tutte le forme artistiche tipiche del luogo… e mi addentro ancor di più sino a contattare idiomi antichi e sguardi pieni di leggende.
Ho la fortuna di viaggiare con chi ha vissuto in questi posti, con chi c'è nato e assieme a me tornato e con chi c'è sempre stato e ancora c'è …
Tante angolazioni e linguaggi misti, stranieri e famigliari, antichi (quechua, aymara) e moderni, per conoscere e assaporare vecchio e nuovo in un miscuglio unico e a volte contraddittorio.
Scopro che c'è una parte di gente, con cui ho la fortuna di condividere queste emozioni, che del viaggio ha fatto uno strumento per favorire azioni pro sociali ed accompagnare questo paese in uno sviluppo sempre più autonomo e pieno di rispetto e di valori umani.
Mi emoziono, in questo banchetto di scambi intrecciati e di bellezza pura.
Cosa chiedere di più in questo momento…?…
In alcuni istanti credo che il semplice stare al mondo e lasciarsi andare all'incontro è di per sé un'offerta che già tutto contiene…
Proprio io, incontentabile ostinata e insoddisfatta affezionata, mi ritrovo ad ospitare questi pensieri stranieri.
Mi addentro…
0 commenti