In pochi giorni cambio letteralmente scenario: dalla sierra ci spostiamo verso la selva. Viaggio lungo che passa per alture andine…
Entriamo in un altro mondo, il parco del Manu… gradualmente si comincia a scendere sotto i mille metri e in questa culla trascorro notti e giorni.
"Despacio"…
Questa la parola che ripete più volte la guida natia del posto e che in pochi giorni ci ha fatto completamente immergere in una realtà così forte, così totalizzante che la vegetazione selvatica e selvaggia si è arrampicata addosso anche alla mia anima, creando un tutt'uno tra dentro e fuori.
"Despacio" rende proprio l'idea, perché spiega un concetto temporale con un termine che rimanda ad una dimensione spaziale…
In fondo "rallentare", "andare adagio" richiama la necessità di fare spazio ad "altro", di accoglierlo dentro di noi, di farlo entrare e coabitare, fuori dalla fretta…
Ci tuffiamo letteralmente in questo sistema vivente, giorno e notte, con sole e pioggia ed inizio a conoscere alberi, segreti medicinali e ad assaporare frutti tipici sconosciuti e conosciuti ( ananas, frutto del cacao)
Nella foresta c'è tutto: puoi nutrirti, curarti, crescere attraverso riti di passaggio… Sorprendente la "Palmera camminante", una palma che sviluppa delle vere e proprie gambe che generano uno spostamento nel corso degli anni!
Ci raccontano di vari tipi di simbiosi tra piante tra di loro, tra animali ed animali, tra piante e animali/insetti. Non solo simbiosi, ma anche parassitismo e vampirismo tra esseri vegetali e non…
Come nel caso di una pianta disarmante, il "Fico strangolatore" con la vittima. Insomma, relazioni inglobanti e mortifere presenti così come tra noi esseri umani… Dove domina il principio "mors tua vita mea"…
E poi ancora, mimetizzato, scopriamo un boa dormiente attorcigliato su un ramo, di uno splendido colore verde smeraldo… e poi l'orma di un piccolo giaguaro, la veduta nascosta e silenziosa di un branco di cinghiali… e poi immersi nella laguna in cerca dei caimani… ancora sveglia all'alba per vedere appostati e nascosti da una laguna i mitici pappagallini colorati ("loros") arrampicati sulla terra a mangiare argilla… Uccelli di varie forme e colori… scimmie di diversa grandezza e tipologia… E poi, indimenticabili camminate notturne nella selva, con sosta, nell'immobilità allertata, illuminati da una splendida luna piena… In completo ascolto della polifonia unica e quasi assordante della foresta…
Stanotte si dorme ancora una volta vicino al fiume e già so che la notte sarà piena di note tra lo scorrere dell'acqua e i versi della miriade di animali che mi guardano ma che non vedo.
Il mio corpo va da solo… Ed entra in completa sintonia col contesto, il suo ritmo è autonomo da me, la testa perde ogni potere.
Sto bene… Dormo, mangio, respiro, sento…
I confini e l'immagine corporea non cercano uno specchio…
Il sentirmi con tutti i sensi mi fa esistere in ogni piccolo rumore o suono fuori e dentro di me. Scompare ciò che non serve, scorre via… e tocco l'essenziale.
Mi piace sporcarmi, camminare nel fango, in mezzo ai ruscelli rumorosi.
Purtroppo giunge l'ora: Si ritorna al porto di Atalaya…
Vado via con la voglia di stare e di esplorare più a fondo zone al limite, proibite dallo stato peruviano e abitate da indigeni che mai hanno avuto contatti con l'area esterna e "culturale" che ci ha ospitato…
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