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Recensione L’Altro, diversità contemporanee Cinema e psicoanalisi nel territorio dell’alterità di Rossella Valdrè

11 Giu 15

Di Matteo Balestrieri
  Opera densa di riferimenti cinematografici e psicoanalitici questa di Rossella Valdrè. Va lentamente assaporata, perché molti sono i temi affrontati, forse anche troppi per essere tutti sviluppati in profondità. Uno però li accomuna tutti, ed è quello del Male, non presente tuttavia nel titolo che parla invece di Alterità, termine generale che può rimandare sia all’alienazione personale (gli alienati sono i matti, come noto) che al ruolo dell’altro diventato oggetto della proiezione, o dell’identificazione proiettiva, della propria aggressività.
  Un’altra pecca, che però è facilmente trasformabile nel suo contrario, è che alcuni dei film raccontati sono di difficile, se non impossibile, reperimento. Ci dobbiamo accontentare del fascino del racconto e dell’analisi di Rossella Valdrè, che frequenta abitualmente Mostre del Cinema note e meno note, o comunque non dietro l’angolo (p.e. il Tribeca Film Festival di New York), ed ha perciò l’occasione, a volte anche casualmente, di assistere a prime di film che poi non sono più rintracciabili. Ovviamente questo non è colpa dell’Autrice, ma delle pecche della distribuzione cinematografica, anche se poi è tutto da dimostrare che tale distribuzione sarebbe stata confortata da un sufficiente afflusso di spettatori.
  Bisogna comunque anche aggiungere che esiste un approfondimento, anche con occhi nuovi, di film ampiamente distribuiti nelle sale e fruibili su supporto informatico, come La grande bellezza, Lei, Blue Jasmine, La vita di Adele, Wall Street, Il capitale umano. Dico con occhi nuovi perché normalmente questi block-buster, per chi non ha una cultura “psi”, rischiano spesso di essere banalizzati o addirittura fraintesi. Il ruolo dello psicopatologo è allora quello di evidenziare non solo quello che era presente nella mente del regista (e dello sceneggiatore) ma anche quello che il regista non aveva consciamente presente. Può essere qui applicato il principio espresso nella frase di Eric Rohmer, che Rossella Valdrè cita, che recita: “La missione del cinema è … di dirigere i nostri occhi verso gli aspetti del mondo per i quali non avevamo avuto sguardi…”. Si intende dire che il cinema ci può regalare nuovi sguardi verso realtà geografiche mai esplorate, ma anche che il cinema va “letto” con sguardo attento, per portare alla luce cose che potrebbero essere non direttamente visibili. O ancora, come la Valdrè nota, che il cinema ci conduce con lo sguardo anche verso luoghi dell’essere che vorremmo fare a meno di vedere, come ad esempio il Male.
  Cito il Male come elemento comune di tutta l’opera perché mi sembra l’elemento unificante di tanti approfondimenti, anche se apparentemente è l’oggetto solo del primo capitolo, dove il Male è “il luogo dell’Altro”. I film recensiti in questo capitolo hanno a che fare con diversi tipi di Male, da quello legato alla frustrazione del pater familiae che diventa l’attore della violenza familiare, a quello del vendicatore, a quello della noia e del disfacimento dell’”Uomo senza Qualità” di Musil.
  Nel secondo capitolo il tema è quello, difficile e tremendo, del mondo dell’infanzia. I film, incluso quello introduttivo al capitolo stesso, ci parlano di violenza, frustrazione, desiderio di rivalsa, identità incerta, necessità dell’odio. La Valdrè dice che il mito della felicità a tutti i costi,  un imperativo del nostro tempo , rischia di fare del bambino e dell’adolescente la sua vittima più esposta. Il cammino dell’infanzia è invece irto di ostacoli e traumi, come esemplificato nei film Pelo Malo, Sister, Tutto sua madre e La vita di Adele.
  Le crisi economiche, con l’intreccio tra personaggi che cercano di sopravvivere o di avvantaggiarsi delle disgrazie altrui, è il tema del terzo capitolo. Qui compaiono, accanto ad un piccolo ma significativo film italiano (Gli equilibristi), opere di grande successo sia targate USA (Wall Street, Blue Jasmine) che Italia (Il capitale umano). La Valprè esplora qui come la fantasia di ricchezza rappresenti un oggetto di desiderio umano e la vita intera possa essere dedicata alla ricerca di questo oggetto.  La fantasia trasforma il desiderio in bisogno e induce a volere essere altro da sé, comprando una casa che non potrei avere, un tema che si situa all’interno del tema generale di questo volume dedicato al Territorio dell’Alterità. La scelta dei film collega le vicende e le conseguenze italiane derivanti dalla “bolla speculativa” a quelle americane dove tale bolla è nata. Le riflessioni sono di carattere psicoanalitico sui protagonisti delle opere, ma a me è venuto anche in mente il famoso aforisma dei nativi americani: Quando avrete abbattuto l'ultimo albero, quando avrete pescato l'ultimo pesce, quando avrete inquinato l'ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro…”.
   Infine vi è un quarto capitolo tutto dedicato al rapporto tra corporeità e realtà virtuale, a partire dal film Her di Spike Jonze. Questo film è stato più volte recensito su Pol.it, a testimonianza di come sia un’opera di rilievo per il ragionamento psicopatologico. La riflessione può partire dal bisogno che abbiamo tutti di confrontarci con l’altro da sé che è la realtà virtuale e dalle fantasie proiettive che ci stanno dietro, finalmente liberate dai vincoli corporei, ma io ho anche proposto, sempre su Pol.it, anche una lettura reciproca dove è la realtà virtuale che si autonomizza dall’uomo e ne cerca la corporeità.
  Chiude il volume di Rossella Valdrè una riflessione, attraverso l’uso di parole chiave (libertà, verità, labilità e oniricità del cinema), sui rapporti tra cinema e psicoanalisi. Qui vengono citate le parole dei registi le cui opere sono più cariche di significato (spesso vi è Pasolini), di psicoanalisti (Freud in primis) e di studiosi del cinema, tra i quali non può mancare Metz.
  In conclusione, si tratta di un’opera intensa, che va letta più volte per cogliere appieno le riflessioni e le relazioni esistenti tra psicoanalisi e cinema e tra opere filmiche diverse. E’ un’opera che segue ad un’altra centrata sulla Esplorazione della Contemporaneità e che presumibilmente sarà lo stimolo per altre ancora. A Rossella Valdrè l’augurio di proseguire questo filone così interessante e carico di significati.

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