DSM E FUTURO DELLA PSICHIATRIA TERRITORIALE
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di Vittorio Di Michele

Lo psichiatra dei servizi: un uomo per tutte le stagioni?

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20 giugno, 2015 - 12:00
di Vittorio Di Michele
Vorrei partire da tre considerazioni di base.

1. Il numero di psichiatri nei servizi territoriali d'Abruzzo è stato tagliato dal 25 al 50 % nel corso degli ultimi anni. Contestualmente questi medici si sono fatti un po' piu' vecchi e qualcuno anche malaticcio.
2. I servizi di psicogeriatria (vedi centri UVA) si sono ridotti e contestualmente si sono ridotte le Unità Operative semplici che si occupavano di demenze e di psicogeriatria. Ma gli anziani sono aumentati, specie nelle aree interne.
3. Le esigenze di cura sono aumentate esponenzialmente assieme ai nuovi bisogni degli immigrati e alla riduzione dei posti letti anche nelle strutture residenziali riabilitative o socio-assistenziali.

Purtroppo molti giovani psicotici o all'esordio di malattie anche gravi, inconsapevoli dei problemi che sta attraversando la sanita regionale ( e forse anche nazionale), continuano ad ammalarsi e a sfuggire pervicacemente ai servizi.
Ricordo con turbamento i miei primi mesi di servizio in un nuovo ambito territoriale, dove  mentre mi spremevo le meningi su come captare giovani all'esordio o con disagio psicologico, andavo per le campagne ad eseguire viste domiciliari ad ultranovantenni, che litigavano con i familiari o non dormivano o presentavano un deterioramento cognitivo ormai ingestibile.
Purtroppo temo che non sia una esperienza unica nel panorama italiano, e se le cose stanno cosi' e non riaffermiamo il nostro diritto di lavorare in qualità, con mezzi e strumenti idonei (anche normativi), credo che non andremo molto lontano e resteremo nell'immaginario popolare gli acchiappamatti.
Tanti ragazzi continueranno a sfuggire ad un loro diritto di cura precipitando in quell'abisso dal quale risollevarsi sarà quasi un lotteria.
Qualcuno la pensa come me?
Buona giornata a tutti.

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Commenti

Caro Vittorio, la tua realtà è quella di tutti noi. la Regione Veneto ha da poco dimezzato le Unità operativa di psichiatria, riducendo non solo di conseguenza tutte le strutture semplici, ma anche servizi, comunità, ecc. Di contro, quando c'è un episodio di violenza spesso si chiama prima lo psichiatra delle Forze dell'Ordine. E' difficile liberarsi dello stigma quando siamo costretti a lavorare così. Che fare quindi? Il nostro dipartimento ha appena promosso delle Giornate di Salute Mentale formando tavoli di lavoro con giornalisti, associazioni di volontariato, mondo della scuola e dell'industria, cercando di capire le esigenze del mondo soprattutto giovanile e spiegando agli interlocutori chi siamo e cosa possiamo offrire (noi lo diamo per scontato che la società lo sappia, ma spesso non è così).
Non è molto. E lo dobbiamo fare noi, non vedo questi grossi aiuti istituzionali. Ma forse è già un inizio.


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