Oggetto di gratificazione scientifica, il corpo istintuale mortale incontra il proprio doppio concreto nel corpo controllabile, curabile, manipolabile, scomponibile, macchinino, robotico. L’incontro avviene ben prima del secolo dei lumi e di Cartesio. Volando nel tempo incontriamo gli automi in epoca medioevale e ancora indietro, attraverso la filosofia greca fino alle narrazioni mitologiche.
Dal punto di vista della creazione dell’ideale di un femminile “Golem” gli esempi si sprecano e meriterebbero tutti un approfondimento con la stesura di ulteriori articoli. Sorge, in effetti, la voglia di parlare a lungo di una creatura come Pandora, della stessa Eva e di Galatea la sposa ideale. Tutte prime donne, statue che prendono vita grazie alla mano del principio maschile archetipico. Prendiamo nota; al ritmo di un articolo ogni quindici giorni-tre settimane non è escluso che mi dilunghi, poi, su queste figure del nostro immaginario.
La constatazione del fatto che il corpo delle donne sia manipolabile e che questo corpo sia dalle donne stesse ritenuto tale apre scenari recenti di lotte e di conquiste da parte dei movimenti femminili, alza il volume sulle grida reiterate della modernità: “Libertà! Libertà! Diritti!”
La nascita della psicologia come scienza e l’interesse della psicologia del profondo per l’inconscio ci hanno donato la possibilità di restaurare il significato simbolico e di restituire lo stesso significato agli elementi materiali deprivati di senso. La psicologia analitica soprattutto, grazie a Carl Gustav Jung e ai suoi successori, ha aperto un mondo ricco di strade da percorrere, strade impervie oppure più scorrevoli, strade nuove quando si vanno a toccare tematiche sulle quali non siamo ancora abituati a riflettere.
Siamo abitanti di un mondo dominato dal “divenire”.
“Stanno avviandosi al tramonto … il cristianesimo e ogni residuo di epistème”, tutte le forme di certezza che “pretendono di porsi come alternative all’organizzazione tecnologica della civiltà” (Emanuele Severino – La filosofia contemporanea – Rizzoli, pagina 262).
“Gli elementi non integrabili dalle coscienze adulte restano come materiale fluttuante e agiscono sulla struttura non ancora consolidata, ancora fragile, dei figli.”
Il business globale della fecondazione assistita tocca l’apice nella frammentazione e dis-integrazione della maternità nella triade ovulo-utero-genitorialità per creare famiglie programmate sia etero che omo-genitoriali. La maternità, senza più alcun segreto e misterica valenza, può essere separata in fili che non rappresentano più, se non a livello meramente materiale, l’intricato percorso di coscienza che parte dalla Grande Madre così come appare negli scritti di Carl Gustav Jung e dell’Uroboro materno descritto da Erich Neumann. Si tratta dunque di un prematuro taglio delle radici? La triplice Luna, con tutta la simbolica legata al femminile, è diventata una novella androide priva di anima, una Eva Futura (Villier De l'Isle Adam) utile solamente a soddisfare i bisogni della Grande Macchina, deprivata di senso?
Non possiamo trascurare le ombre della faccenda, non possiamo non domandarci se si tratti di un nuovo livello di prostituzione. Riporto da un servizio giornalistico della trasmissione Anno Uno del 4 giugno 2015:
Il reiterare la gestazione per altri, spesso e volentieri, più e più volte (c’è, infatti, chi è già arrivata alla sua quarta o quinta esperienza) è forse un modo per affrontare questa angoscia, dovendo in effetti lavorare finalizzando il tutto alla “disconnessione emotiva”? Di che cosa si occupano gli psicologi – veramente – quando sostengono questo tipo di procedimenti? E quelli che rifiutano di farne parte?
In Italia la surrogacy è già realtà. Gli italiani che non possono avere figli si rivolgono all’estero per cercare di procreare.
In Europa si cercano leggi armoniche tra i vari stati ma si continua a brancolare nel caos.
Nel contempo, chiunque abbia un budget che gli consenta di procedere, trova realizzazione ai propri desideri di genitorialità.
Le femministe nordiche, a partire dalla Svezia, prendono coraggio e si dichiarano contrarie. Nacono movimenti laici e sempre più organizzati che si dichiarano contro la surrogacy (www.stopsurrogacynow).
In alternativa, le voci ormai rauche che si innalzano dalla Chiesa cattolica e non solo cattolica finiscono per precipitare nell’ilarità collettiva. Qual è il grido che si pone di fronte alla libertà di diritto urlata da chi vuole realizzare se stesso anche attraverso la traduzione tecnologica della maternità?
“La surrogacy è prostituzione!” “Giù le mani dai bambini!”
Nel suo studio Susan Golombok, direttore del Centro per le Ricerche sulla Famiglia all’Università di Cambridge ha seguito 30 famiglie che hanno scelto la via della surrogacy, 31 che hanno utilizzato la via della donazione di ovuli, 35 che han scelto l’inseminazione artificiale, 53 che han concepito naturalmente. Lo studio ha tenuto conto delle emozioni nei bambini. Basandosi sul resoconto di madri ed insegnanti, non si tratta di uno studio esaustivo. Di studi esaustivi non ce ne sono. Non esistono studi longitudinali. Non compaiono ancora elementi relative all’adolescenza dei figli della surrogacy e non c’è materiale che ci possa illuminare circa il se, il come e il quando questi ragazzi e ragazze ormai numerosissimi andranno a formare essi stessi relazioni significative e legami familiari. Questo tipo di studi sarà fondamentale, auspicato dalla stessa Golomok (Journal of Psychology e Psychiatry – http://www.bionews.org.uk/page_315674.asp – Dr Linda Wijlaars; Susan Golombock “Modern Families, Parents and Children in New Family Forms”).
Le difficoltà rientrano dopo circa tre anni ma i limiti di questi studi sono evidenti: scarsità del campione, necessità di seguire le famiglie negli anni, mancanza totale di ricerca sui giovani adulti.
https://www.youtube.com/watch?v=EKi033hiPkE
Una delle ragazze intervistate scherzando, riportando episodi della propria esperienza scolastica, dice di essere “un esperimento di laboratorio…” Quanta verità c'è in questa battuta di spirito?
Nel mito di Zeus, ricordiamo Meti incinta e ingoiata tutta intera dal dio. A tempo debito, egli seppe farla nascere dalla propria testa. Volere è potere, se si è un po’ come gli dei? A tal proposito vorrei sottolineare un saggio: “I parti di Zeus – figure e immaginari della clonazione umana” (che tratta di un altro argomento ma apre lo sguardo su tematiche affini, relativamente alla partenogenesi maschile) – un saggio della ricercatrice Roberta Bartoletti dell’Università di Urbino.
“Solo il paradosso è capace di abbracciare, anche se soltanto approssimativamente, la pienezza della vita.” Così scriveva Jung in Opere 12, pagina 20.
Eh già perché volenti o nolenti la madre segna ancora con la propria presenza e con la propria assenza. Ciò che scompare nel buio nel buio cresce e ritorna.
È da dire: la vita va avanti anche senza agitazioni.
E nella nostra colorata cultura del “narcisismo e della dipendenza” abitiamo il mondo nello scompenso attivando i nostri “Io precari” (Di Lorenzo – 12,13)
“D’altra parte la madre, per una serie di ragioni storico- sociali (…) non è in grado oggi (…) nei paesi industrializzati, di offrire quella esperienza di completo accoglimento al bambino nei primi cinque anni di vita, necessaria per appagare pienamente le esigenze del narcisismo primario, che rimane quindi insoddisfatto.”
Insoddisfazione genera comunque ulteriore narcisismo andando sempre più a strutturare fragilità o, per contro, stimola violente reazioni per compensazione. Mancando l’appagamento viene a mancare “un altro dei pilastri su cui può poggiare una salda organizzazione dell’Io, costretto a rivendicare nell’età adulta l’appagamento di esigenze di rispecchiamento e accettazione che andavano accolte nei primi anni dopo la nascita.”
Se la madre non può, per motivi variegati – tra i quali, nel caso della surrogacy, possiamo oggi annoverare l’assenza oggettiva e “programmata” della stessa continuità di relazione tra gestazione e cura materna (nelle coppie eterosessuali) e tra gestazione e presenza effettiva (per le coppie o per i singoli omosessuali) – soddisfare i bisogni del bambino, che cosa accade?
Anna Maria Speranza, direttore della Scuola specializzazione in psicologia clinica de La Sapienza dichiara i risultati degli studi sulle famiglie e dice: "Gli ultimi 40 anni di ricerche hanno dimostrato che lo sviluppo dei bambini non dipende dalle cosiddette dimensioni “strutturali” della famiglia: dal fatto cioè se i genitori siano divorziati, single, omosessuali o padre o madri biologici, ma dalla qualità della genitorialità. Dalla relazione che c’è tra genitori e bambini, da quella tra i genitori, dalla disponibilità di risorse economiche e sociali.”
Se i risultati relativi alla composizione delle famiglie sono molto importanti per aprire lo spazio alla varietà di modi di essere in relazione genitoriale con i figli, non è argomento comunque esaustivo rispetto alla tematica specifica della GPA, della quale non dice assolutamente nulla, e alle sue implicazioni per le donne e per i bambini. Sono troppi i livelli in causa e non ci si può fermare alla superficie, al quotidiano collettivo.
Per gli analisti junghiani sopra citati e ancora per la Di Lorenzo nello specifico manca del tutto oggi un adeguato sviluppo del sentimento. Secondo Valcarenghi va ad aggiungersi la necessità di riconoscere i valori, per nuovi che siano.
“L’Io per crescere non ha bisogno solo di tempo psichico e rispetto, di amore e di contenimento ma anche di valori. I valori sono quei personaggi scomodi, figli dell’intelligenza e del sentimento, inseguendo i quali la vita umana si arricchisce di senso e naturalmente si complica!” (pag. 15 – Red edizioni)
Che cosa dire, dunque, dell’Io alle prese con i valori della tecnologia? Cresciuti in un contesto fatto di divinità scadute, di sacralità andata a male, che valori possiamo scegliere o da quali valori possiamo lasciarci attrarre? La risposta non è scontata.
Parliamone ancora.
È a partire dallo sguardo sul corpo della madre che Rosy Braidotti propone alle donne di incarnare, oltre alla maternità e alla mostruosità, anche la macchina prestandosi «al gioco di ridefinire sia le tecnologie attuali sia l’immaginario che le sostiene». Creare un legame tra femminismo e tecnologia, giocare con l’idea di un corpo-macchina è certamente un rischio e non dà alle donne la certezza di uscire vincitrici da questa sfida, anche se «il gioco ormai è ben avviato e la marcia dei nuovi soggetti mostruosi mi pare inesorabile e soprattutto allegra, nel suo desiderio prorompente di uscire dall’immaginario putrefatto del vecchio patriarcato: un immaginario che la bellezza del corpo mostruoso non l’aveva proprio concepita».
Ma che il gioco non giochi noi donne! Achtung. ATTENZIONE.
“I recenti sviluppi delle bio-tecnologie, con particolare riferimento alle nuove tecniche di procreazione artificiale, hanno esteso il ‘potere della scienza sul corpo riproduttivo femminile’. È ormai a portata di mano la possibilità di meccanizzare la funzione materna; la manipolazione della vita attraverso differenti combinazioni di ingegneria genetica ha creato le condizioni per la creazione di nuovi mostri artificiali» (R.B. pagina 82).
“Bisogna domandarsi” – scrive ancora la Braidotti – “come queste donne, le amiche del Mostro, siano riuscite a fare della relazione con il loro amico un’avventura di conoscenza, che partecipa dell’aldiquà e dell’aldilà insieme (o del familiare e dello straniero) senza soluzione di continuità.
Bisogna sottolineare che nel pensiero femminile del Mostro il percorso prende impulso dalle vicissitudini di un’avventura amorosa, dalla relazione che si instaura fin dal primo momento con un altro da sé, e si sviluppa con il dispiego di invenzioni e di pratiche il cui rigore non è inferiore a quello della logica e anzi lo supera: essendoci di mezzo il desiderio, ingannatore formidabile ma, anche, irrinunciabile alleato in ogni avventura superiore alle forze umane.”
(Rosy Braidotti – Madri, mostri, macchine – Manifesto libri – IBS)
Le donne, noi donne, siamo sufficientemente forti nel nostro essere connesse al centro, al Sé, per utilizzare questo tipo di tecnologia così intimamente ammiccante senza finire in pezzi?
I dubbi sovrastano le certezze.
La riflessione è aperta.
La riflessione è in fieri.
Link utili a farsi un quadro generale, tra i numerosi che ho raccolto in ogni ambito:
http://www.bionews.org.uk/page_315674.asp
http://www.today.com/health/new-study-tracks-emotional-health-surrogate-kids-6C10366818
http://www.bionews.org.uk/page_521339.asp
http://www.bionews.org.uk/page_460525.asp
http://www.carloflamigni.it/scripta/donazioni.html
http://www.dimt.it/2015/03/03/miglior-interesse-del-bambino-e-maternita-surrogata-secondo-strasburgo-gli-illegittimi-genitori-vanno-risarciti-sulla-ragionevolezza-del-giudi/
http://surrogacy.ru/it/news/news16.php
http://www.istitutodeglinnocenti.it/?q=content/la-maternita-surrogata-profili-costituzionalistici-e-penalistici
http://www.huffingtonpost.com/2015/01/30/sherri-shepherds-surrogate-jessica-bartholomew-breaks-silence_n_6581112.html
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/australiaandthepacific/australia/11024890/Australian-couple-say-they-would-have-preferred-to-abort-Baby-Gammy.html
https://www.youtube.com/watch?v=vAHYvl7eYBs
http://childofastranger.blogspot.it/
https://www.youtube.com/watch?v=YxZnwX5MdUk
https://www.youtube.com/watch?v=YKR4kTzW7qc
https://www.youtube.com/watch?v=xL-MvIbwq2Q
https://www.youtube.com/watch?v=RU41bvirmho
https://www.youtube.com/watch?v=EKi033hiPkE
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/04/announo-figlio-di-gay-riguarda-tutti-i-video-della-terza-puntata/1748005/
Complimenti, bello ed
Complimenti, bello ed esaustivo.
Io per me oscillo tra due posizioni…
Quella per me è il culto di Erode, siccome siamo troppi su questo pianeta…
Quella per gli altri è invece una constatazione pragmatica. Se è certo poco sensato staccare un neonato dal seno di una madre , qui stiamo parlando di una doppia coppia, donatrice di ovulo e prestatrice di utero da una parte, coppia eterosessuale o coppia omosessuale dall’altra. nel primo caso sia della coppia eterosessuale l’ovulo o l’utero o nessuno dei due sono certo di una maggiore comprensione planetaria, nel secondo prevarrà l’Italica omofobia.
In entrambi i casi dalla doppia coppia senza costrizione alcuna nasce una vita desiderata e non casuale o incidentale.
Siccome nel caso della coppia omosessuale uno dei due è il padre biologico, come la mettiamo?
Per una volta che i maschi desiderano i figli più delle madri, considerando la quantità di orfani e ragazze madri, volete lamentarvi per forza?
Da un lato quello dei padri
Da un lato quello dei padri omo è un movimento davvero nuovo, questo crescere e concretizzarsi del desiderio paterno. Dall’altro questa “cura” alla Zeus partenogenetico fa un po’ riflettere, eh… Ma infatti il limite tra desiderio e realizzazione della paternità e della maternità, la modalità di relazione con la donna in carne ed ossa (le due donne donatrici di ovulo e utero) per procreare “al maschile” e compagnia bella sono tutte questioni da non sottovalutare e da seguire negli sviluppi, in itinere. Certamente ciò che stona è l’idea dello strappo dalla prima diade… un po’ come buttare nella pattumiera gli studi sull’attaccamento. Come trovare una quadra? Ascoltando certe interviste fatte ai ragazzi e agli uomini che cercano di figliare attraverso la GPA e che ci riescono (sia cercando le donne nei paesi poveri Nepal and co. che in modi più rispettosi del femminile) trovo varie e variegate risposte. C’è chi pare impegnato nello shopping. Chi attende, soffre, riflette. Chi vuole e basta, punto. Chi… “Sempre in movimento il futuro è”, diceva il maestro di Guerre Stellari. Aspettiamo. Osserviamo. Intanto io e te dovremmo confrontarci sul serio ogni tanto su questi temi. Grazie Manlio
Valeria B. Mian conclude il
Valeria B. Mian conclude il ponderoso articolo con un richiamo alla riflessione: non posso che essere d’accordo, ed evito la tentazione di risposte im-mediate. Tanti sono i fili implicati nella articolata trama della surrogacy, argomento che credo occuperà l’attenzione degli addetti ai lavori e dei massmedia per lunghi anni ancora. La surrogacy si inserisce nell’ambito della ‘genitorialità come diritto’, che già sembra determinare polarizzazioni delle opinioni. Il fatto che in nome di un figlio assolutamente voluto, si possa procedere ad affitti e compravendite di cellule ed organi è fenomeno probabilmente oggi alla ribalta perchè investe il ‘sacro campo’ della maternità, ma già da tempo il commercio di organi è – purtroppo – una realtà. Ed è pressochè inevitabile, anche se non desiderabile, che la pratica in oggetto divenga oggetto pubblico di contesa, prestandosi a manipolazioni ideologiche e politiche, e chiamando in causa la sfera dell’etica e della religione. Credo utile sospendere al momento il giudizio, per meglio documentarsi… e sono grata a Valeria che ha indicato una serie di utili link (in dettaglio, ho trovato una articolata disamina al link http://www.carloflamigni.it/scripta/donazioni.html ). Eppure, anche se soggettivamente procedo con la sopradetta cautela, sento che – per me – il punto di riferimento resta il senso del Limite, come argine ad un dilagante richiamo collettivo ad una – apparentemente conseguibile – onnipotenza.
NO….
I Paesi che fanno la
NO….
I Paesi che fanno la Surrogacy non sono solo quelli del terzo mondo, ma anche quelli ricchi.
NO…
Non sono solo i gay (e tra questi pochissimi) a volere come desiderio non realizzabile, e nemmeno ad ottenere dei figli in questo modo, ma sono al 90% le coppie eterosessuali, senza considerare i o le single.
Tra l’altro la Surrogacy ha un costo molto elevato, di molto superiore all’eterologa.
Affido, Adozione, Eterologa e Surrogacy sono discusse SOLO perchè reclamate anche dai gay.
In effetti sono discusse per il PREGIUDIZIO omosessualità uguale perversione, omosessualità uguale pedofilia.
Se invece uno parte dal limite della parità e della sanità, il problema non si pone più, perchè fare nascere una vita, chiunque siano i genitori che la seguiranno è meraviglioso.
Una surrogacy è un’adozione programmata.
Una surrogacy è talvolta un RAGAZZO PADRE GAY…. invece di una ragazza madre etero.
Di solito è un gruppo di donne (o di persone di ogni genere) solidali tra loro, che contribuiscono insieme alla vita ed alla cura dell’infanzia.
Non è tutto rose e fiori
Non è tutto rose e fiori Manlio.
Nemmeno nei paesi ricchi. Il fatto che gli uomini gay si siano messi a utilizzare questo metodo ha fatto risaltare il problema. Che non è una bella storiella di donne amiche complici e ben disposte. A volte la gestione della cosa, tra donatrici di ovuli e di gestazione sembra una casa per prostituzione della maternità. E molta onnipotenza, spesso. Ci sono interviste, alcune le ho postate. Ci sono libri e testimonianze di donne che si ritengono “macchine perfette” mentre le altre, alle quali queste offrono il proprio corpo, non lo sono… Pare.
Certo che non riguarda solo i gay. Anzi. Gli etero di più, certo.
Riguarda tutti.
E fa riconsiderare alle donne come me e come molte altre il senso di “l’utero è mio e me lo gestisco io”.
E il rapporto delle donne con le donne, per le donne.
Non è tutto omofobia, Manlio.
Il mondo è vario.