PSICOPATOLOGIA SESSUALE
Sessualità e disturbi psicosessuali
di Stefano Sanzovo, Carlo Rosso

Le vittime di stalking: cosa possiamo fare per ristabilire la loro salute fisica e psichica?

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1 luglio, 2015 - 22:46
di Stefano Sanzovo, Carlo Rosso

Le ossessive molestie verso un’altra persona sono state descritte da tempo in letteratura, ma solo nel 1995 riassunte in un termine universalmente riconosciuto: “stalking”. Meloy lo descrive, nell’articolo dell’ American Journal, come “il volontario, malevolo e ripetuto seguire o molestare una persona che teme per la sua integrità”. Negli Stati Uniti vi sono circa un milione di denuncie all’anno per stalking, il 25% sono uomini (dati Current Psychiatry). In Italia sono circa cinquemila l’anno, il 16% sono uomini (dati ISTAT). Nel 77% dei casi è un conoscente, talvolta persino una persona con cui si è iniziata una relazione romantica…
Le vittime di stalking riportano stress traumatico, ipervigilanza, paura eccessiva, riduzione della capacità lavorative e sociali. Il 36% riferisce sintomi paranoidei. Ma i sintomi più caratteristici sono legati all’impatto emozionale : le vittime continuano a sentirsi impaurite, depresse, umiliate, arrabbiate, sfiduciate. Il disturbo mentale che si sviluppa più frequentemente è il post traumatico da stress, ma nel tempo perdurano anche la depressione maggiore e gli attacchi di panico, in maniera molto più significativa rispetto alla popolazione generale.  Costante è anche un abuso di psicofarmaci. Più la vittima tende ad incolparsi, più enfatizza il ricordo, maggiore sarà la ricorrenza di sintomi psichiatrici.
Secondo Tyaden le vittime generalmente cercano di reagire in cinque modi: moving away, moving with, moving against, moving inward, moving outward. Il primo giustificato impulso è quello di andarsene, scappare (moving away), cercare di evitare qualsiasi tipo di contatto con il molestatore. Altre invece cercano di negoziare (moving with) una relazione per entrambi più accettabile. Alcune cercano di ferirlo, di punirlo (moving against). Altre cercano una risposta dentro di loro, dalla vittimizzazione al self control (moving inward).  Altre infine cercano un aiuto esterno (moving outward), Colpevolizzarsi, catastrofizzare, ruminarci su, sono segni di un disadattamento. Cercare un aiuto esterno, capire che in nessun modo si è colpevoli, cercare di conservare il più possibile le personali attività, è segno di un pensiero positivo.
Circa il 30% delle donne e il 20% degli uomini cerca un aiuto psicoterapico dopo un episodio di stalking. Che tipo di trattamento meritano? Non esistono linee guida univoche. Bisogna procedere caso per caso. Spesso le vittime arrivano a non fidarsi degli altri, li vedono come una minaccia, o come persone che le costringono a rievocare cose a cui non vogliono più pensare. Quindi la collaborazione tra tutti (polizia, terapeuti, familiari ecc.) è indispensabile per adottare una strategia. La vittima deve innanzitutto sentirsi sicura, sia in casa che al lavoro. Negli Stati Uniti, Il 7% delle vittime di stalking sul luogo di lavoro si licenzia! - dato dell’US Department of Justice. Per questo la collaborazione con le Forze di Polizia è fondamentale: la vittima  deve sempre denunciare le aggressioni, essere rassicurata in questo, mai condannata. La letteratura ci dice che un’ingiunzione restrittiva (la vittima non può essere avvicinata dal suo stalker) spesso contribuisce a farla sentire più serena. Il supporto psicoterapeutico deve intanto valutare quali sono i punti deboli e i punti forti, cercare di capire le sue paure e di contrastarle. Molte cercano il supporto di parenti e amici, alcune lo rifiutano, altre non lo hanno. La vittima va sempre ascoltata, va sempre invitata a descrivere quanto accaduto senza vergogna e senza mai essere giudicata, va stimolata ad esplicitare le sue paure e la sua percezione del rischio.
Noffsinger S What stalking victims need to restore their mental and somatic health. Current Psychiatry 2015 June;14(6):43-47
http://www.currentpsychiatry.com/articles/evidence-based-reviews/article...

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