Percorso: Home 9 Rubriche 9 LA VICINANZA DEGLI OPPOSTI 9 MASCHILE E FEMMINILE ESISTONO: l’androginia psichica

MASCHILE E FEMMINILE ESISTONO: l’androginia psichica

7 Lug 15

A cura di bianchivaleria

Nel 1928 Virginia Woolf dà alle stampe il suo "Orlando".

"Egli- poiché dubbio  non v'era  sul suo sesso, per quanto la foggia di quei tempi alquanto lo dissimulasse", è  un  personaggio ritagliato dalla Woolf  sulla figura dell'amica  Vita Sackville-West, "una scrittrice nota, una madre dal seno colmo, una nave spregiudicata" (Camille Paglia).


Il nobile  Orlando  attraversa  quattro secoli  e,  durante  la sua lunga vita, scrive  un  poema (un'opera alchemica, un operare sempre in fieri) dal  titolo  "La Quercia".  Il giovane viaggia in lungo e  in largo, ama le donne da uomo e poi, svegliatosi  donna dopo un lungo letargo miracolosamente  trasformativo, si innamora dell'uomo da donna e finisce per comprendere finalmente se stesso/a.

"Si stirò le membra. Si alzò. Sostò ritto  in piedi  dinanzi  a noi, nella sua  assoluta  nudità,  e mentre durava ancora il tonitruare delle trombe: Verità! Verità! Verità! altro non ci rimane se non confessare la verità…
 
Orlando era una donna."

L'ambiguità di Orlando è "una gioiosa negazione di tutti i ruoli prestabiliti, una gaia affermazione della  polivalenza del carattere umano", una  trovata  bricconesca che tocca,  però, le corde profonde dell'avventura individuale sia maschile che femminile. 
 
L'elemento mercuriale, ovvero l'androginia psichica, ci riguarda tutti: gli antichi alchimisti l'avevano capito prima di Carl Gustav Jung ma allo psicologo svizzero è stato conferito il compito (dal fato, dal tempo, dal mondo…) di svelare gli arcani dell'Opus, la Grande Opera, in un'ottica psicologica oltre il materialismo del lungo procedimento per "produrre l'oro". 
L'oro degli alchimisti è un metallo simbolico e, senza il collegamento, senza il Mercurius Duplex ogni passo è un passo falso. 

Il risultato finale, la Pietra Filosofale, è detto anche Rebis (cosa doppia, androgino) ed è rappresentato spesso come creatura mezza donna (la Regina) e mezza uomo (il Re).

L'androgino Orlando svela in se stessa la donna: una  donna  che è stata uomo (potremmo dire che è stata a lungo identificata con l'Animus, se ci riferiamo a lei come ad una presa di coscienza individuativa "al femminile") e che, come tale,  osserva  il  mondo  e  le relazioni tra i sessi con  uno  sguardo camaleontico, paradossale,  ricco.
 
Anche le alchimiste contemporanee, donne moderne e attive, donne con mille cose da fare, donne, mamme, lavoratrici, creative, artiste e colf sempre con troppo poco tempo per se stesse, si trovano spesso – e ci ritroviamo noi donne in noi stesse, nelle amiche, nelle pazienti – a riprendere il filo di questo fantomatico "se stesse" seminascosto nel vivere quotidiano.  A livello più profondo, possiamo dire che l'Animus – l'elemento maschile in qualità di pensiero e azione mentale, fuoco sulfureo – nella psiche delle donne ha preso spazio per permettere loro di emanciparsi, per farle uscire dal loop dell'immagine sacrificale (madri votate al martirio familiare, crocerossine, sante subito, modelli di devozione e sottomissione…).
Alcune donne ce l'hanno fatta, camminano con maestria sul filo dell'equilibrio tra tutti i ruoli possibili e auspicabili; altre governano alcuni ruoli "alternativi" con altrettanta maestria. Altre ancora scelgono pacchetti pre-confezionati e irridono le "altre" possibilità. Altre proprio non si pongono il problema. Ogni percorso è e rimane personale, lungo e doloroso, ricco di Pathos.
 
Vi invito a diffidare delle strade facili, dei pacchetti tutto compreso, del "benessere" e delle formule (anche quelle che negano ogni formula) a portata di mano.
Il  tempo  di  Orlando è  un  crescere ciclico di vita,  un  germogliare di idee, un  lento comprendere  il mistero della differenza tra i sessi;  si tratta di un  ritmo qualitativo, in costante maturazione. Il nobiluomo (o donna)  inglese  impiega  quattro  secoli  per  fare  della "Quercia"  un'espressione  del Sé, quattrocento  anni  per  conoscersi  in un'opera che non si concluderà mai:    "Il   fine   importa soltanto come idea, ma essenziale è l'opus che porta al fine"… (scrive Jung).
 
"Scriverò quello che mi farà piacere di scrivere", afferma  Orlando, ritrovandosi con "ventisei volumi.  Pure, per quanto avesse molto viaggiato, e corso avventure senza numero, e avesse  profondamente  meditato, volgendosi  ora  a  un ordine  di idee,  ora all'altro,  ella  si trovava ancora in via di elaborazione."

Lo  scorrere quantitativo degli anni e dei secoli nel romanzo passa quasi in secondo piano rispetto  a quello che,  seguendo Erick Neumann  nella sua  analisi  della  coscienza matriarcale, si rivela "il tempo individuale del mondo".
Quando la coscienza lunare riprende il girotondo, entriamo in sintonia con il flusso temporale dell'inconscio, con i ritmi di nascita, crescita e morte vicini alla "realtà vivente".
La quercia cara a Orlando cresce  in  cerchi concentrici sulla cima della collina, così come cresce la via del femminile nelle storie trans-generazionali: di nonna in madre, di madre in figlia. 

Vi suggerisco un film, e se non l'avete visto all'epoca vale la pena andare a cercare la pellicola. "L'albero di Antonia" – 1996 – Marleen Gorris – premio Oscar come miglior film straniero.
Pellicola decisamente "al femminile" piuttosto che "femminista". E, se mai di femminismo si trattasse, la questione è di certo giocata nel senso della congiunzione alla pari. Donne e uomini sono differenti ma con uguali doveri, non solo diritti, e forza che porta avanti il mondo.
 
"Gettatasi a terra, Orlando sentì l'ossatura dell'albero delinearsi sotto di lei, come costole che si diramassero da una spina dorsale."
 
La donna esplora, comprende e concepisce se stessa a partire da se stessa, secondo  il movimento del corpo biologico e di quello simbolico, lasciando "affiorare" e fiorire ciò che precedentemente  era  penetrato  in lei come  seme fecondante l'idea, come  germe di possibilità da realizzare.
Perché ciò sia possibile, la scissione tra maschile e femminile dentro di noi, dentro ogni uomo e ogni donna, deve guarire. Per compiere questo atto di guarigione, il Mercurio, l'elemento androgino in noi è importantissimo. 
Orlando, il "transessuale" nel senso simbolico del termine, l'uomo-donna immaginale, la donna che si scopre tale dopo un passato da eroe letterario, l'elemento mercuriale fantastico descritto da Virginia Woolf è ormai donna.

Una donna vera, una futura madre.

Orlando si riproduce, genera una figlia ma non lo fa in modo autonomo, come una vergine baciata dallo spirito incorporeo. Non rimane incinta del vento ma di un compagno in carne ed ossa portato a lei dall'occasione – occaso – sulle ali, appunto, del vento. Se non si sposasse, perderebbe l'eredità. Ma sposarsi senza amore non è nelle sue corde. Non potendo rinunciare alla propria libertà, Orlando sceglie di non tradire l'anima. Ed ecco che arriva a lei un compagno alla pari: Shelmerdine.
Nei suoi quattro e più secoli di vita il-la protagonista del romanzo diventato film negli anni novanta e giustamente incoronato con molti premi ha esplorato il mondo interno ed esterno, le relazioni sociali dell'epoca vittoriana per trasformarsi via via, come archetipo del femminile verso il presente, e ancora oltre, invecchiando "solo di un giorno". 
Se il romanzo della Woolf è di difficile lettura, spesso confuso, arzigogolato, il film della Potter è di certo più adatto ad un pubblico contemporaneo, per quanto la storia in sé possa essere giudicata bizzarra, se non viene guardata con occhi alchemici o, come direbbe Anais Nin, "camaleontici" ("Guardai con occhi di camaleonte la mutevole faccia del mondo…").

Orlando si risveglia in un corpo femminile in un'epoca in cui le donne sono ritenute più che altro dei complementi d'arredo.
Ornate di piume e cappelli, incedono leggiadre e mute, timorose del giudizio di Dio, del Padre, del Marito, della società e, soprattutto, delle altre donne. Lei no. Orlando punta alla libertà di spirito. Sarà che è stata uomo lei stessa, prima? O, forse, ha trovato un nuovo modo di esprimersi lavorando su se stessa per quattrocento anni? Né la Woolf né tanto meno la Potter ce lo dicono, ma il personaggio che raccontano è un po' come loro stesse, ed è un po' come tutte le artefici che cercano se stesse dentro e fuori da sé, attraverso sogni, fantasie, riflessioni e relazioni. 
Relazioni che devono necessariamente essere in sintonia con il proprio Sé, con i desideri dell'inconscio nel rispetto della libertà reciproca tra i sessi. Una conquista per poche, ancora. Un modello da seguire oltre la chiusura in se stesse come difesa e oltre il dominio sull'altro o la sottomissione come obiettivo.

La donna libera è libera di essere single o in coppia. Può essere anche allegramente poliandrica ma senza il timore del giudizio altrui. Se sceglie di entrare in relazione con un'altra persona, però, una relazione monogama e profonda, lo fa in equilibrio e nel rispetto di se stessa. 
"Ci incontreremo senza appartenerci, ci avvicineremo senza strangolarci in legami troppo stretti; accetteremo l'uno dall'altro l'ombra di sconosciuto che ci avvolge. Staremo nell'estraneità reciproca ammirando che l'altro possa fare cose diverse da noi,  dire cose che non capiamo,  e tuttavia  ci appartengono", scrive Nadia Fusini in "Una fratellanza inquieta".
 
Poco prima di incontrare "Marmaduke Bonthrop Shelmerdine", lo sposo, "Orlando" pensava, osservando i suoi averi materiali:
"E io che sono la padrona di tutto quanto, io vivo nubile, isolata, solitaria".

In dubbio se insistere nel cercare appoggi accettando il tradizionale legame patriarcale con un vecchio nobiluomo o restare zitella, la donna sceglie di seguire "il volo turbinoso e inquieto dei corvi" oltre le colline, attraverso la landa malinconica, verso la trasformazione.
"Da anni non aveva camminato così lontano. Già sei penne aveva raccolto nell'erba, lisciandole con le dita, premendovi sopra le labbra per sentir la morbidezza rilucente della piuma…Una penna ancora tremolò nell'aria, cadde nel mezzo dello stagno. Allora, una strana estasi invase Orlando. L'assalì un selvaggio impulso di seguire gli uccelli sino all'estremo limitar del mondo, di gettarsi nell'erba molle come una spugna, e là bere l'oblio, mentre sul suo capo i corvi gracchiavano la loro rauca risata."
A questo punto ella inciampa e cade, spezzandosi  la caviglia; stesa nell'erba, si lascia rapire dal profumo della Natura e trova l'anima gemella: si sfila dal dito l'anello e proclama:
"Le mie mani non porteranno anello nuziale…Le radici le cingeranno."
Orlando opta per la rinuncia al potere e al possesso, morendo alle vecchie forme e rifiutando di sottostare  alle solite dinamiche che hanno impacchettato la donna in ruoli limitati.

La versione cinematografica di "Orlando", realizzata nel 1986 da Sally Potter, si focalizza soprattutto sull'autonomia del femminile raggiunta progressivamente dalla protagonista nel corso della sua lunghissima vita. La relazione con Shelmerdine passa in secondo piano, rispetto al percorso individuale di Orlando, esaurendosi alla partenza dell'uomo verso l'avventura americana; il frutto dell'unione, una figlia, è ciò che rimane del confronto romantico tra i due. Seduta sotto la quercia, Orlando si ferma; ha finito di cercare il proprio senso a zonzo per i secoli.
Guarda la sua bambina e  si comprende, finalmente rinnovata, attraverso la propria maternità.

Nel romanzo della Woolf l'idillio continua, nonostante la separazione;  il filo di significati che Shel-   "soldato e marinaio"-   ricama nelle proprie esplorazioni del mondo ( con la brezza di sud-ovest egli salpa per andare a "doppiare il Capo Horn in piena tempesta" )  origina  dallo  stesso gomitolo  relazionale nel quale si racchiudono le trame di Orlando. Il ragazzo si allontana dall'amata  per compiere la sua opera personale e torna a lei come uomo fatto, iniziato all'Anima e all'amore. Orlando resta a casa  muovendo i propri passi per concludere il poema "La Quercia", tessendo scorci  di vita vissuta, domande e risposte a  proposito  di  uomini, di donne e di rapporti tra i sessi.
"La visione di quel ragazzo (poiché era poco più d'un ragazzo) il quale succhiava pastiglie alla menta (ne andava pazzo) nel bel mezzo  della tempesta,  mentre gli alberi crollavano e le sartie ballavano, ed egli urlava i suoi comandi brevi- tagliate questo, gettate a mare quest'altro- quella visione fece venire le lacrime agli occhi di Orlando, e le sembrò di non aver mai versato lacrime più dolci in vita sua.

"Sono una donna" pensava "una vera donna, finalmente."


La danza  spirituale di Orlando e Shel, la comprensione reciproca delle uguaglianze e delle differenze li porta ad una simultanea presa di coscienza:
"Shel, tu sei una donna!", gridò lei.
"Orlando, tu sei un uomo!" gridò lui."
L'interpretazione delle loro esclamazioni potrebbe essere cercata leggendole al tempo passato:   Orlando è stata uomo e sa che dietro la simpatia immediata che prova per Shel ci sono  "larghezza d'idee e libertà di linguaggio"  guadagnate  vivendo nei panni dell'Altro.  Shel, dal canto suo, pare proprio poter dire lo stesso eguagliando una donna in "originalità e delicatezza"

I due amanti alternano vicinanza e distacco come passi di un ballo. Orlando si addentra nel bosco per "andare incontro alla morte", in solitudine:
"vedeva se stessa e il suo compagno come macchioline in un deserto, e altro non desiava se non andare incontro alla morte; perchè la gente muore ogni giorno, muore a tavola, oppure così, all'aperto, nei boschi autunnali… desiderio di morte invadeva Orlando, e quando diceva "Bonthrop" in realtà diceva  "Sono morta", e avanzava come un fantasma tra il pallore spettrale dei faggi, e si seppelliva in profonda solitudine come se, finito ormai l'assillo di piccoli rumori e agitazioni, ella fosse libera di seguir la sua via; tutte cose che il lettore udrà nella voce di Orlando, quando diceva "Bonthrop"; meglio ancora se vi aggiungerà, per illuminare la parola, ciò che essa evocava a Bonthrop stesso: un mistico senso di separazione, isolamento, e di puri spiriti erranti sul ponte della sua nave, al disopra dei mari insondabili."
Puri spiriti, erranti spiriti,  Marmaduke Bonthrop Shelmerdine  e  Lady Orlando danzano al ritmo del  vento  il loro rapporto. Quando il soffio di sud-ovest giunge, Shel si allontana a sua volta,  per molto tempo; tornerà per incrociare il suo al viaggio dell'amata, negli orditi e nelle trame dell'arazz che, insieme, stanno intessendo.

"Vogliamo la differenza, che agisca libera, non costretta in immagini coatte", sottolinea la Fusini:  alla donna che sceglie, dovremmo dare credito anche di ciò che "rifiuta".  

Orlando,  come le donne d'oggi, scopre e cuce il proprio essere in un "complesso lavoro di creazione e decreazione…Rispetto al quale lavoro di tessitura, la donna è diventata in questi anni, nel diritto e nel rovescio, abilissima."

"Come la scissione fra maschile e femminile guarisce", scrive Marion Woodman nella ricerca su "Lo sposo nascosto" (Edizioni Red), "anche la polarizzazione fra bene e male, fra sentimento e non-sentimento guarisce. La guarigione  trascende gli opposti. A questo punto,  il maschile creativo può svilupparsi e risplendere attraverso l'Io della donna che lo ama, fa l'amore con lui e vive con lui un rapporto continuo, dando alla luce i figli creativi e spirituali della loro unione. Per molte donne, naturalmente, il risultato più importante consiste in un rapporto con un uomo maturo e affettuoso, ma tale rapporto non è che il prodotto secondario di un lavoro che è avvenuto all'interno."
 
Neumann scrive in "La psicologia del femminile" (pagine 44 e 45) "Sebbene il giungere-a-se-stessi stia alla fine dello sviluppo cosciente e personale come meta finale dell'individuazione, l'interdipendenza destinale del  partner maschile con  quello femminile è presente in tutti gli stadi  dell'evoluzione  maschile e  femminile . A partire dallo stadio più basso fino a quello più alto, dall'esser contenuto nell'inconscio fino alla riconquista del  Sè  nella trasformazione, il Proprio viene sperimentato anche nell'altro, e sempre il completamente-diverso, ciò che anche nella polarità   maschile-femminile  è opposto al Proprio, si rivela come numen misterioso dal quale prende la scintilla l'evoluzione." 
 
CONGIUNZIONE
Nozze chimiche degli opposti. Gli sposi sono i principi maschile e femminile, personificati in vari modi, che si rigenerano nel corso dell'Opus alchimistica e della ricerca interiore di ogni essere umano sulla via della coscienza.
Sole e Luna, Adamo ed Eva, spirito e corpo, Re e Regina. La congiunzione avviene grazie all'intervento del Mercurius Duplex che viene personificato o rappresentato come fluido, sangue, serpente, drago ecc. e presenta elementi sia maschili che femminili. Egli stesso si rinnova rinnovando gli sposi ed è parte di essi. È lo sposalizio stesso. Il mediatore.
"RIsulta evidente", scrive Jung, "che il procedimento chimico della Coniunctio rappresenta al tempo stesso anche una sintesi psichica." Mysterium coniunctionis
 
La congiunzione è spesso rappresentata come azione colpevole e incestuosa attribuita alle figure regali. "L'alchimia elevò proprio la peggiore trasgressione della legge, ossia l'incesto, a simbolo dell'unione degli opposti", scrive Jung. 
A livello simbolico, psichico, la ricerca della coscienza per noi creature umane contemporanee riprende – a volte, spesso, senza esserne cosciente – l'idea insita nello hieros gamos degli dei "la mistica prerogativa dei sovrani, un rito sacerdotale."
A livello simbolico, l'alchimia mette insieme ciò che fa paura unire, gli opposti psichici ma con la psicologia, finalmente, nell'alchimia appare la possibilità di riconoscere in questo movimento un compito cosciente psicologico E NON concreto, materiale. 
Il modo di porsi nell'opera ermetica da parte della donna differisce rispetto al modus operandi maschile.
"…il suo Leitmotiv sarebbe non tanto la tenera Venere quanto il Marte di fuoco, e non tanto la Sophia quanto Hecate, Demetra, Persefone, Kali matriarcale dell'India meridionale nel loro aspetto più chiaro e più oscuro."("La Psicologia della Traslazione")

Loading

Autore

8 Commenti

  1. manlio.converti

    Capisco la necessità
    Capisco la necessità redazionale di rispondere al mio articolo scientifico sul tema del contrasto al manicheismo sessuale, http://www.psychiatryonline.it/node/5730
    Ma il titolo è evidentemente castrato :
    Maschile e Femminile CO esistono,
    E già così dato il testo sarebbe riduttivo…
    Parola di Orlando!

    Rispondi
    • bianchivaleria

      Come ti ho scritto altrove,
      Come ti ho scritto altrove, il titolo fa evidentemente il verso al tuo. L’ironia aiuta a volte nella vita. Spero che tu ne sia dotato perché questi argomenti, se mancanti di spirito critico abbinato a sguardo ironico, purtroppo, scadono nelle ideologie. Non è il caso…

      P.s. Orlando era una donna 😉 Vita S. West – in lei si rifletté l’archetipo…

      Rispondi
      • simonetta.putti

        A proposito del commento di
        A proposito del commento di Manlio Converti…e della risposta di Valeria Mian…… e se questa ‘castrazione’ del titolo fosse un lapsus..?

        Rispondi
        • bianchivaleria

          co-esistono se vengono
          co-esistono se vengono considerati… esistono nel senso che mi par che li si voglia spesso negare… coglievo qualche pulce in alcuni scritti contemporanei che mi fa pensare ciò… ;D

          Rispondi
          • manlio.converti

            Usando il manifesto
            Usando il manifesto transgender della Woolf con un titolo da Family day, fai solo confusione e confermi quanto siano ignoranti gli omofobi!

      • simonetta.putti

        Oltre alla mia prima –
        Oltre alla mia prima – giocosa – risposta… sul tema di fondo, potrei dire che il Maschile e il Femminile – quali modi di essere umani – complementari fra loro, possono acquisire il significato di momenti relativi del divenire , non solo sul piano individuale ma anche sul piano collettivo.
        Le modalità maschili e femminili di comportamento possono essere considerate non come relative a differenze strutturali dell’Io, ma come attitudini generalmente umane presenti sia nell’uomo sia nella donna.
        Per Jung l’essere umano procede dialetticamente riferendosi sia al mondo esterno sia al proprio mondo interiore, utilizzando – a livello dell’Io – la Persona e la Funzione Animica. La persona rappresenta l’espressione pubblica del soggetto, la Funzione Animica rappresenta la dimensione privata in cui trovano luogo modalità di esistenza non contemplate dal ruolo pubblico. Jung differenzia la Funzione Animica in Animus al maschile per la donna, e Anima al femminile, per l’uomo, proprio ad evidenziare la possibilità per l’essere umano di recuperare e integrare le funzioni contro sessuali.
        Scrive C. G. Jung: “a questo lato maschile della donna ho dato il nome di Animus, mentre ho chiamato Anima il correlativo femminile esistente nell’uomo.” (Jung, 1928)
        Anima, pertanto, è il corrispettivo psichico del Femminile, come Animus è il corrispettivo psichico del maschile.
        Nella mia soggettiva ottica, preferisco parlare di Femminile e Maschile piuttosto che di Donna e Uomo in quanto credo che non sia tanto l’appartenenza biologica ed anagrafica ad un sesso o all’altro ad essere determinante, quanto piuttosto la prevalenza di Anima o Animus.
        I due Archetipi paiono in continua relazione e comunicazione e – laddove si avvia un percorso di individuazione – si osserva un dinamismo che sembra tendere ad una mediazione, al superamento degli opposti, in una trasgressione dei rispettivi confini verso la relazione, il dialogo, l’interconnessione.

        Rispondi
        • bianchivaleria

          La questione è di rilevanza
          La questione è di rilevanza medico.legale soprattutto per i minori, ma svela anche la follia reciproca del percorso psicologico obbligatorio per ottenere giuridicamente l’autorizzazione all’operazione chirurgica sul proprio corpo.”

          Così scrive il Converti.
          Cosa significa?
          Quale follia?
          Forse dovrebbe esplicitare meglio.

          Ci sono persone transessuali che hanno bisogno di tempo. Soprattutto quelle che van troppo di fretta dovrebbero farci riflettere. Ho seguito personalmente alcuni casi. Pochi. Una di queste persone era un transessuale F to M, desideroso di cambiare sesso. L’urgenza. La fretta. Padre psicotico cronico. Madre depressa seguita dai servizi. Sottoporsi di corsa alle operazioni devastanti a livello corporeo della fallo-plastica avrebbe aiutato?
          Forse avrebbe aiutato questa persona a crollare, proprio grazie alla realizzazione (parziale) di un desiderio.

          Rispondi
  2. stefanosanzovo@quipo.it

    Due sessi sono troppo pochi,
    Due sessi sono troppo pochi, scrive così Claire Ainsworth sull’ultimo numero di Nature. Ce ne siamo occupati ad aprile sulla nostra rubrica di Psicopatologia Sessuale. http://www.psychiatryonline.it/node/5583 Evidentemente il problema è sentito più che mai e ha radici profonde: bellissime le tue citazioni da Orlando. Sono passati quasi novant’anni dalla pubblicazione del romanzo della Woolf, ma certe tematiche sono ancora attuali. E forse irrisolvibili, per certi aspetti. Nemmeno la genetica, che sembra così certa, può darci delle risposte sicure.

    Rispondi

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Caffè & Psichiatria

Ogni mattina alle 8 e 30, in collaborazione con la Società Italiana di Psichiatria in diretta sul Canale Tematico YouTube di Psychiatry on line Italia