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DALLE “CASALINGHE DISPERATE” ALLE “ORGOGLIOSE MADRI SURROGATE”? – preparazione di marmellate oppure di mamme fatte in casa e convegni in vista

11 Nov 15

A cura di bianchivaleria

“Their bun, my oven”

ovvero:

"Il loro panino, il mio forno"

Attualmente, sul social network “Pinterest” e un po’ ovunque nel web, tra le pubblicità alla moda compaiono nuove seducenti proposte rivolte alle donne anglosassoni per invogliarle ad affittare la … maternità. Oggetti, spille, braccialetti e altri accessori sono dedicati alle madri surrogate.

Digitando “surrogate mum” compare un tripudio di fotografie che mostrano magliette stampate con frasi specifiche.

 “I’m not the mum” – "Non sono io la mamma"
“Keep calm, they’re not mine” – "State calmi, (i gemelli) non sono miei"
“I’m not the mum, I’m only the stork” – "Non sono la mamma, sono solo la cicogna"

A corteggiare le donne (per lo più americane) in età riproduttiva direttamente via social network è la pubblicità “intelligente” creata dalle cliniche della maternità, dai centri della fertilità, dai siti internet pro-surrogacy.

Ma di cosa stiamo parlando?

E’ questo un incanto proposto alle ormai cresciute “desperate housewives”? E’ questo, forse, uno sfavillante nuovo ruolo, quello delle “proud surrogates”?  

“The proof that gay men could have children” è il dimostrativo-performativo scritto su un’altra maglietta.  “Costruire famiglie tramite amici” – questa è la via indicata da un sito a favore della maternità surrogata. “Raggiungici al sito surrogatecommunity.com.”, suggerisce un'altra voce.

Surrogacy, Egg Donation, Surrogate Mothers, Intended Parents, Agencies, IVF clinics: la pubblicità è l’anima del commercio, no?

La maternità surrogata è ancora un po’ dappertutto una faccenda controversa, ma le donne che scelgono di donare la propria capacità di gestazione sono numerose ormai. Il numero delle madri surrogate aumenta sia nei paesi in cui questa pratica è legale e invogliata, sia altrove, nei paesi più poveri, territori in cui, grazie all’affitto di un organo in vivo – l’utero – alle donne è possibile mantenere economicamente la propria famiglia. Se pensiamo al commercio di organi in alcuni paesi orientali non c'è proprio da stupirsi!
Molte coppie eterosessuali sterili, coppie omosessuali e singoli individui si rivolgono ad Est e a Sud-Est per andare a formarsi una famiglia, per potersi vivere come “genitori”. Per quel che riguarda la legislazione nella UE, i vari paesi stanno ancora cercando una linea comune per affrontare l’argomento “utero in affitto”, ma diverse coppie anche in Italia (circa una trentina l’anno, secondo un sito affidabile come http://www.associazionelucacoscioni.it/rassegnastampa/gli-italiani-che-vanno-ucraina-cercare-un-utero-affitto) si rivolgono ai paesi dell’est come l’Ucraina. In questi paesi, infatti, è possibile affidare i propri sogni di genitorialità ad una madre surrogata.
 
Avendo esplorato moltissimi siti, letto centinaia di articoli e guardato film e video sul tema negli ultimi mesi, ho notato che la madre surrogata viene vista sia come prostituta, una meretrice della maternità sfruttata dal sistema, una mucca-umana prigioniera del sistema negli allevamenti intensivi del sogno collettivo della “genitorialità per tutti”, sia come vero e proprio angelo. Un essere speciale, donatore di vita. Una santa. Una specie di Madonna.

L’annosa questione del femminile?
Mucca schiava, segregata nelle cliniche della maternità, la donna dei paesi poveri, l’indiana, la nepalese.
Vero angelo, la “generosa” americana che si offre come aiuto per l’insperabile raggiungimento della felicità?

Sono le stesse donne coinvolte nel processo a descrivere (nei blog e nelle interviste rilasciate ai media) la propria esperienza come “mistica”, come percorso che le ha condotte a superare il livello materiale.
Qualcuna scrive: "è stata l’esperienza migliore della mia vita!”.
Molte di queste donne sono a loro volta descritte come: “donna meravigliosa dal cuore compassionevole”, “cuore speciale che ispira speranza”, “una che vede il bene ovunque”, “fata turchina”, “femminile di dio”.

Umanità o onnipotenza?

L’elemento “dio” viene tirato in mezzo anche nei siti specifici delle cliniche della maternità, proprio accanto all’elemento “denaro”.
Alla madre surrogata vengono associati i super poteri della dea madre, della Grande Madre, in danza negli ingranaggi della Grande Macchina della scienza e della tecnologia.

VEDI IL MIO ARTICOLO IN QUESTO SITO 

“Qual è il tuo super potere?” domanda una pin-up in perfetto stile casalinga anni cinquanta nella pubblicità di un sito: “Il mio è creare famiglie”. E’ questo il glamour delle super eroine della maternità in affitto?
Molte adepte della maternità surrogata si offrono come gestanti non solo una volta, ma tre, quattro, cinque: “Sono felice se sono incinta”, “Amo essere incinta” – 

“Stretch marks, barfing, bloating, episiotomies and all I think the miracle of pregnancy is fascinating and magical. The ability of a woman's body to grow a complete person in less than a year is amazing to me, and feeling that little person kick and twirl around in your ribcage is just the best … ”

Dalla casalinga disperata alla surrogata orgogliosa, insomma? Queste donne hanno trovato uno scopo? Dalle marmellate fatte in casa, dal sogno letterario di evasione in altre storie di vita, in altri amori, queste donne passano al donare la vita ad altre vite, inseminate da un'altra storia, da un’altra narrazione?

Ciò che indubbiamente accomuna le madri surrogate è il fatto che alla gestazione e al parto non seguirà la cura della prole. La maternità viene scissa in due, sia a livello fisico, poiché spesso la portatrice è solo “gestazionale” (mentre inizialmente, negli anni ottanta, nel procedimento tradizionale la donna era sia madre biologica – dispensatrice di ovulo – che gestante) che nell’atto: la surrogata porta a compimento fisicamente il bambino ma non è lei ad allevarlo.

“Not in our flesh but in our hearts” – recita un’altra maglietta pubblicità.

“This pregnancy feels very different from my others. I don't have a nursery to decorate, a pram to choose or even clothes to buy.”

Tra due settimane sarò a Roma in compagnia della Dottoressa Silvana Graziella Ceresa, psicologa analista, con la quale andrò a presentare un lavoro di ricerca e di "esplorazione" che ormai procede da mesi, come si evince dai temi di questa specifica rubrica. 

Il mondo contemporaneo, che novità ci offre? E noi junghiani che questo mondo abitiamo quale sguardo abbiamo attivato per cogliere e tradurre le vie inesplorate? Tra gli argomenti possibili abbiamo scelto di trattare la "surrogacy" – ben più nota come "utero in affitto", insomma: la "gestazione per altri".

The International Association for Analytical Psychology in collaboration with the Associazione Italiana di Psicologia Analitica (AIPA), the Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica (ARPA) and the Centro Italiano di Psicologia Analitica (CIPA) and The University of Rome 3 December 4th 5th and 6th, Rome
 

 
 

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