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Il Movimento 5 Stelle e il passaggio dalla Biopolitica alla Psicopolitica

21 Feb 16

A cura di luigidelia

 
Può un cavillo procedurale, per quanto grave, capovolgere la posizione di un partito su un tema sociale così importante come quello dei diritti civili ai cittadini omosessuali? Per il M5S evidentemente sì. Delusione, l'ennesima, di tutti coloro che avevano per un attimo immaginato una trasversalità della classe politica più progressista su un tema di questo genere, come ai tempi della legge sull’aborto e quella sul divorzio o come sulla legge Basaglia, ed invece nulla da fare. Nella lotta di potere tra M5S e PD il primo sembra comportarsi come quel famoso marito che preferisce rinunciare ai suoi attributi pur di dare un dispiacere alla moglie. Meglio il dispiacere di Renzi che il piacere di dare i diritti civili ai cittadini.

Ma proviamo a cercare una spiegazione un po’ più articolata a fatti disorientanti come questo.

Ciò che contraddistingue il passaggio epocale da Bios a Psiche nel marketing politico corrisponde essenzialmente al passaggio da una piattaforma finita ad una infinita, da un struttura biologica che rimanda al corpo, alle sue afflizioni, alle sue dinamiche desideranti e pur sempre limitate dal confine della morte, ad una struttura eminentemente immateriale, psichica, fatta di emozioni, fantasie, mondi immaginari, suggestiva, portatrice di orizzonti infiniti.

Il controllo e la cura della vita e della morte, della demografia e persino del comportamento prevalente da parte dell’epoca della biopolitica, descritta da Foucault e relativa alla modernità (per intenderci fino alla seconda metà del secolo scorso) ha lasciato il posto all’era di internet e alla psicopolitica, descritta in questi anni da Byung-Chul Han con i suoi sciami digitali, i suoi auto-sfruttamenti compiacenti del mondo-mercato, e tutte le conseguenze sulla vita psichica individuale e collettiva. È infatti quest’ultimo pensatore che dichiara e descrive questo passaggio dall’era della biopolitica e del biopotere all’era della psicopolitica e dell’alienazione compiacente e della necessità si riscrivere il concetto stesso di libertà (vedi Psicopolitica.).

Faccio questa premessa per parlare in realtà di fatti che, nella loro apparente lontananza, riguardano la cronaca politica di questi giorni: la votazione della legge sulle unioni civili, detta Cirinnà, e il tormentato percorso parlamentare sullo sfondo del penoso panorama politico italiano.

Riassumo i fatti (naturalmente secondo una mia personale ricostruzione).

Il PD, tramite la prima relatrice, Cirinnà, porta il disegno di legge alla votazione delle aule dopo aver ottenuto un largo consenso in commissione anche dai parlamentari del Movimento 5 Stelle lì presenti e nonostante l’opposizione interna dell’area cattolica del suo stesso partito. Alcuni di questi senatori pentastellati si dichiarano apertamente favorevoli alla legge e rassicurano sull’iter parlamentare nonostante l’ordine di scuderia che all’ultimo momento ritira l’iniziale dichiarazione di intenti favorevole dell’intero gruppo e lascia libertà di voto secondo coscienza al singolo parlamentare M5S.

I temi di fondo di questa legge sollevano questioni spinose (riconoscimento dei diritti dei cittadini omosessuali, delle coppie gay e dell’omogenitorialità) in un paese come il nostro dove il fronte delle opposizioni compendia lo zoccolo duro conservatore e fascista che sembra immediatamente saldarsi con una parte di quello cattolico su principi pre-moderni e dove dall’altro lato il coro del mondo scientifico è del tutto unanime nel rassicurare l’opinione pubblica sulla indifferenza dell’orientamento sessuale rispetto alla valenza e qualità della genitorialità e in confronto alla genitorialità etero. Da segnalare in particolare l’inedita e lodevolissima iniziativa dell’Ordine Psicologi Lazio che manda ai parlamentari una incontrovertibile rassegna della letteratura scientifica sull’argomento.

La settimana scorsa improvvisamente i nodi vengono al pettine: non si trova un accordo sulle procedure di voto in aula, si rimanda alla settimana successiva e il voto favorevole all’impianto della legge (senza emendamenti liberticidi delle minoranze) sembra fortemente minacciato, con la relatrice sconfortata e pronta a lasciare la politica dopo aver ammesso i propri errori. Il PD mostra per l’ennesima volta di essere un partito senza un’anima e non riesce a ricomporre le posizioni interne e il M5S dimostra la sua vera anima cioè quella di un movimento privo di principi strutturanti, di una visione della società, dell’uomo contemporaneo, privo in sostanza di una vision filosofico-politica, di una visione teroretica della politica e dei suoi principi costitutivi. Quindi un’entità che di fatto raccoglie posizioni e umori di ogni genere senza una precisa identità.

Ma torniamo alla psicopolitica e cerchiamo di capire cosa c’entra in tutta questa vicenda.

Secondo Byung-Chul Han uno dei passaggi che caratterizza questa epoca “psicopolitica” è la mutata rappresentazione di libertà del soggetto. Mentre in epoca moderna il rapporto di assoggettamento tra capitale e individuo sfruttato era visibile e riconoscibile: l’uno sfruttava l’altro e quest’ultimo in quanto assoggettato poteva ribellarsi allo sfruttamento, in epoca psicopolitica gli interessi del capitale e quello dell’individuo sfruttato finiscono per coincidere, nessuno impone più dall’alto il proprio interesse coercitivamente, e il soggetto finisce per introiettare del tutto le logiche di sfruttamento diventando di fatto autosfruttamento e assoggettandosi volontariamente e inconsapevolmente. La partecipazione stessa alla vita online determina ipso facto la partecipazione indulgente all’utilizzo di informazioni personali, i cosiddetti big data in possesso delle aziende multinazionali, in grado oggi di prevedere e anticipare il comportamento di acquisto e politico, delle masse.

Il M5S si muove esattamente in questo spazio di liberazione apparente. Il cittadino è, secondo la rivoluzione movimentista, protagonista della politica (uno vale uno), partecipante all’intelligenza collettiva indignata e rivoluzionaria attraverso la democrazia diretta della rete, elegge rappresentanti in Parlamento che sono solo dei “portavoce” che può controllare e indirizzare e che devono rispondergli in ogni momento, partecipa alla costruzione dei programmi, alla selezione e scelta dei candidati, impone l’onestà come metodo e contenuto di tutta l’azione politica, e via dicendo.

In realtà il M5S si comporta coerentemente con le proprie premesse del tutto opache:

1.      verticismo di fatto relativamente alla proprietà del logo e del nome, al momento, che a me risulti, il movimento è ancora di proprietà di Grillo.
2.      l’inganno della dichiarata leaderless che di fatto costruisce e riafferma nei momenti topici le leadership reali (nemmeno occulte) di Grillo e Casaleggio che impongono la linea a pie’ sospinto (vedi appunto proprio quest’ultimo episodio del voto alla Cirinnà).
3.      l’inganno della democrazia diretta, mai di fatto attuata, né tecnicamente né di fatto, che fa del movimento un partito rappresentativo come tutti gli altri ma travestito da democratico-diretto. Con l’aggravante che il rappresentante è pure multato se non si muove nel solco della linea politica dei suoi reali leaders.
4.      ed infine, ma forse più rilevante come problema, la dichiarata non ideologicità, non teoreticità, del movimento che di fatto lo trasforma in una sorta di barbapapà al servizio dei malumori elettorali dei cittadini e dei calcoli elettorali dei suoi portavoce.

Ma non solo, il movimento nasce esattamente nella “pancia” dolente e mortificata della realtà sociale italiana nella crisi economica e culturale e da questa zona simbolica del corpo non intende spostarsi di un millimetro. Essendo un assemblaggio disidentitario di istanze e malumori sociali, tutto fa brodo ed è impossibile individuare una direzione precisa e univoca e una presa di posizione netta sulle tematiche etico-politiche relative all’uomo. Ora sembra prevalere un’ottica ecologistica anticapitalistica, ora invece un’ottica passivamente neoliberista; ora prevale una spinta al cambiamento di paradigma sociopolitico, ore una spinta reazionaria di stampo fascistoide antimodernista e tutto questo calderone appare convivere allegramente sotto l’egida di quello che gli attivisti si ostinano a definire il “catalizzatore” Grillo che fa finta di mettersi da parte, ma che in realtà rimane con Casaleggio, l’unico effettivo portavoce e leader del movimento.

Il movimento attua in ogni forma le suggestioni rivoluzionarie e riformistiche della società italiana di fatto anestetizzandole in quanto si muove esattamente nell’area dell’autoassoggettamento volontario e compiacente di cui parla Han utilizzando la piattaforma digitale e le conseguenze psichiche da lui descritte.

Qualcuno senz’altro obietterà: ma gli altri sono anche peggio di loro. Il sistema politico italiano è un teatro di burattini in mano ad interessi di questo e di quello e non dei cittadini. I partiti sono mere casse di risonanze di questi interessi e null’altro. Preferisco sapere di dovermi interfacciare con espliciti disonesti i cui interessi dentro il baraccone spettacolistico sono espliciti invece che con un movimento di onesti che, dentro il medesimo baraccone e senza una direzione e un’identità filosofico-politica, muove solo illusioni, ingenue suggestioni ed emozioni infinite di riscatto.
 
 

 
 
 

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4 Commenti

  1. manlio.converti

    Ben lungi dal rassicuranti
    Ben lungi dal rassicuranti visioni post moderne, il mondo medico è sinceramente omofobo oltre il limite del buon gusto, come il Ministro degli della Sanità e il celebre neurochirurgo Gandolfini o peggio ancora tace, aggregandosi col silenzio alle posizioni deteriori, cui ogni altro ordine dei medici o associazione di psichiatri e medici occidentale avrebbe invece risposto con un’immediata richiesta di espulsione dalla Fnomceo….

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  2. antonello.sciacchi16

    Trovo molto convincente –
    Trovo molto convincente – purtroppo – l’analisi di di D’Elia. Ho una convinzione che mi ribolle in pancia, ma che non riesco a concettualizzare. Provo a dirla come riesco, sperando che qualcuno mi aiuti a cavarmela. Uso un termine coniato da Thomas Mann: IMPOLITICO.
    Grillo prolunga Berlusconi. Grillo (è lui il soggetto; M5S non c’entra, è una maschera) prolunga l’impolitica di Berlusconi; condividono la stessa mancanza di idee e di progetti politici, immersi come sono nello stesso tanto declamato quanto fatuo populismo. Quel che mi fa orrore pensare, ma lo devo pensare, è che che Grillo e Berlusconi (non come persone ma come soggetti impolitici) sono la nostra ombra. Ci accompagnano passo passo, inquinando ogni nostro progetto, quasi rendendolo velleitario. Una volta le ideologie, rispettivamente democristiana e comunista, coprivano la nostra miseria politica. Ora non possiamo più nascondercela. Siamo come loro, G and B, i nostri grandi modelli di impolitica.
    Cosa mi aspetto? Lo dico con una metafora: mi aspetto un poeta della politica; mi aspetto qualcuno che prenda in mano la massa inerte della politica attuale, come il poeta prende in mano la massa inerte del linguaggio, e la trasforma in un’opera bella che dice qualcosa a tutti. “Meriggiare pallido e assorto”… La poesia non è un miracolo. Qualcuno ci riesce di tanto in tanto. Quando ci riusciremo noi a fare (poiesis) della politica come i poeti fanno poesia?

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    • luigidelia

      Grillo e Berlusconi
      Grillo e Berlusconi condividono a mio parere la stessa “società dello spettacolo” dove la merce si sublima in immagine e dove ogni cosa vale il suo opposto. Grazie del commento

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  3. simonetta.putti

    Nella prospettiva di
    Nella prospettiva di Byung-Chul Han: “Nuestro futuro dependerá de que seamos capaces de servirnos de lo inservible, de la singularidad no cuantificable y de la idiotez –dice incluso– de quien no participa ni comparte.” A noi… trovare gli antidoti….

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