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NON UNA DI MENO

26 Nov 16

A cura di manlio.converti

Siamo tutti d'accordo uno due giorni l'anno che le donne non si toccano neanche con una rosa.
La quale rosa poi avendo le spine può essere trasformata facilmente in un'arma d'offesa e in ogni caso io le rose le voglio ricevere dai miei partner ed è da tempo che nessuno mi porta neanche un fascio di margherite!
Comunque sia, tutti d'accordo a chiacchiere contro la violenza alle donne, ma cosa ce ne facciamo degli uomini che agiscono Violenza di Genere, soprattutto se la vittima sopravvive… ???

Una risposta può essere l'uso di una riabilitazione psicologica, sociale o rieducativa. Esistono centri specifici per questo motivo, ma solo pochissimi posti in Italia, anche se teoricamente senza prevenzione non si va da nessuna parte e se teoricamente ogni Centro di Salute Mentale o i consultori possono accogliere tutti questi casi.

D'altra parte se dobbiamo parlare di prevenzione facciamo prima ad eliminare gli stereotipi di genere che vanno dal fiocco azzurro, al femminuccia dispregiativo, dai giochi rosa o blu, al mito del ratto delle Sabine, dal mito dei calciatori di serie A, ai lavori domestici solo per lei, dall'omofobia, al mito della verginità a doppia frizione per lui e per lei…

E se esistesse anche una terapia farmacologica? D'emblée mi vengono in mente i regolatori del tono dell'umore, ma per esperienza personale con i miei pazienti stalker, anche donne, posso pensare d'usare talvolta anche i neurolettici, meglio se Long Acting di nuova generazione che sono decisamente efficaci. I regolatori del tono dell'umore possono essere misurati con un esame del sangue e possiamo sapere se vengono effettivamente assunti dal paziente ed i Long Acting sono forniti direttamente dai Centri di Salute Mentale e l'assunzione viene quindi monitorata.

Ovviamente non sto pensando affatto che tutti i maschi violenti debbano assumere farmaci né che siano malati di mente. Sto dicendo però che esiste un certo numero di maschi che potrebbe trarre beneficio, pur non avendo affatto una malattia psichiatrica e soprattutto ne trarrebbero beneficio le potenziali vittime. I sofferenti psichici che facciano violenza sono un numero irrisorio, come ben sappiamo dalle storie delle centinaia di donne uccise dai propri partner o ex-partner.

Dobbiamo porci allora nell'ottica di capire se la violenza alle donne sia anche, almeno in alcune circostanze, un problema da diagnosticare come una nuova forma di patologia, cui sia di beneficio il farmaco o la psicoterapia. La patologia sarebbe appunto la facile violenza psicologica e fisica verso le donne.

Sappiamo da uno studio italiano sull'omofobia, l'unico nel suo genere, che in questo caso gli omofobi hanno un disturbo di personalità abbastanza evidente. Studi preliminari, ovviamente, che nessuno finora ha negato. Non esistono studi scientifici nel merito dei disturbi di personalità dei maschi che agiscano forme di violenza sulle donne eterosessuali.

L'uso del farmaco sarebbe una camicia di forza? Forse… Ma la salvaguardia delle donne lo merita.
Stiamo parlando di 120 femminicidi e 3,5 milioni di donne stalkizzate, ma anche del rischio di reiterare il reato o di esacerbare il comportamento per tutti i maschi (migliaia) che ogni anno subiscono restrizioni giuridiche facilmente aggirabili oggi che usiamo internet.

Ovviamente esiste il problema contrario, con donne violente contro i maschi o tra partner omosessuali (due donne o due maschi), ma i maschi, come i gay o le lesbiche sono due volte vittime nella nostra società, si vergognano o hanno difficoltà a fare “coming out” delle violenze che subiscono. Dal punto di vista materiale i morti nel merito sono molti di meno. Solo le persone transessuali MtF sono veramente a rischio della propria vita, con indici di rischio relativo mille volte superiore a quello delle donne eterosessuali.

Gli strumenti utilizzabili realmente in Italia sono anche quelli dell'accoglienza, i cosiddetti “percorsi rosa” soprattutto nei Pronto Soccorso, i centri accoglienza e i consultori, ma anche la presenza di case famiglia per donne e bambini. Qualcuno però li deve autorizzare ed organizzare.

Sono sempre di più i bambini che scopriamo essere o essere stati vittime di violenza in quanto tali, ma sono vittime anche quelli che assistono inermi alle violenze sulla madre o al suo femminicidio.

Un problema rilevante è che la quota di donne straniere vittime di violenza è tre-quattro volte le attese, mentre il partner violento resta quasi sempre di origini italiane. Non esistono programmi di accoglienza specifici, anche per la limitazione delle numerose lingue possibili e a causa del razzismo che esiste anche nel personale sanitario.

Uno strumento di prevenzione molto utile sarebbero le lezioni sulla sessualità/affettività nelle scuole, oggi promosse come “ora d'amore”, ma l'omofobia e le paranoie anti-gender nelle scuole impediscono l'attivazione di questi programmi, perché i genitori, in particolare le madri collegate da questi assurdi gruppi WhatsApp, preferiscono educare ai sani valori i figli maschi per garantire la loro virilità, evidentemente a spese delle donne, nel caso siano eterosessuali, o di sé medesimi, nel caso siano gay.

Le mamme sono un problema culturale immenso, che non possiamo ridicolizzare, perché altrimenti creeremmo noi stessi una trappola misogina che giustificherebbe le violenze alle donne.

Resta però un fatto che sono le donne ad educare i figli alla diversità di genere, anche quando si mostrano passive rispetto alla violenza domestica. Essere vittime di un marito aggressivo è altamente diseducativo per i figli. Se si esce dalla logica della colpevolizzazione delle madri, quindi delle donne, si vede come siano proprio le vittime a reiterare modelli educativi sbagliati nei figli. Chi assiste a violenze sulle donne non è però condannato come Hannibal Lecter a diventare un mostro! Così come i pedofili non erano state vittime di pedofilia da bambini! Queste sono assurdità e superstizioni! Chi assiste a violenze o chi è vittima di violenze è solo ed esclusivamente una vittima.

C'è da discutere se introiettare un modello violento sia un fatto che produca violenza da adulti, ma il discorso diventa suggestivo, lo ammetto.

Se vi piacciono le suggestioni:

Esiste poi un altro tipo di madre, tipica soprattutto nel meridione, la madre oppressiva ed ipercontrollante. In questo caso il figlio maschio che introietti questo modello e lo applichi sulla partner sarà chiamato stalker. Inutile dire che esistono padri altrettanto ipercontrollanti che forse producono lo stesso effetto diseducativo.

Un altro modello di madre, stavolta tipica delle città metropolitane, è la madre poco presente. Sono tantissimi i casi di violenze tra fratelli e sorelle, o di pedofilia, in case di professionisti, per incapacità genitoriale. Poco presente quindi anche il padre, sia chiaro! L'estrema liberalità, quando diventa assenza, impedisce la formazione di un Super Io capace di gestire i propri impulsi violenti.

Esistono anche i genitori, perché i modelli educativi sono quelli, soprattutto la madre, cui è delegato il compito in modo quasi esclusivo. La madre che difende i figli sempre, anche contro l'autorità scolastica. La permissività a questo punto diventa giustificazione morale del comportamento sbagliato.

In alcuni casi l'educazione familiare è quella legata ai contesti mafiosi, cui allego anche quelli del malaffare politico, sinceramente, e quello universitario dei baroni, dove vediamo trasmissioni ereditarie di cariche di boss, onorevole e professore. Almeno nel primo dei tre casi le violenze sono reclamate per motivare l'appartenenza al genus, ma credo sia altrettanto vero negli altri due casi. Andrebbe investigato!

Esistono insomma degli indicatori già nell'infanzia? La somma da totale pari al 100% secondo me. A questo punto nessuna madre o padre è adeguato al suo compito genitoriale!

Esistono indicatori di violenza possibile sulla partner? Se li andate a cercare, tranne quelli espliciti di violenza o persecutorietà agita, che sono lapalissiani, gli altri sono sovrapponibili ad un comportamento romantico e di cura, anche se chi ve li presenta non ci fa caso.

Esiste la possibilità di proiettare video esplicativi sulla questione delle Violenze di Genere, raccogliendo testimonianze reali. Questo modello educativo dovrebbe essere efficace, soprattutto se si mostrano tutte le violenze di genere, altrimenti si finisce per giustificare quelle contro le persone Lgbt.

E' necessario parlarne e lasciare traccia del materiale elaborato ovunque e ricordare ai medici del Pronto Soccorso che essere più sensibili verso le Crisi d'Ansia, può far rivelare una Violenza di Genere, che va immediatamente Denunciata da parte del Medico alla Procura, possibilmente attraverso un canale privilegiato da realizzare con protocolli specifici.
Nei Pronto Soccorso occorre allora una stanza rosa, utile anche come stanza nera, per la comunicazione del lutto, o come stanza viola, per la gestione dei pazienti psichiatrici, ma chissà di quanti altri colori, che sia appunto una stanza demedicalizzata e familiare, per facilitare la comunicazione empatica.

Brutta notizia finale. I medici sono vittime di violenze e stalking più della medie delle altre professioni, in particolare quelli del Pronto Soccorso e gli Psichiatri. Le donne sono maggiormente vittime di violenze verbali e psicologiche, i maschi di quelle fisiche. Restano ignote quelle contro i medici Lgbt. La mia esperienza personale è quella di aggressioni verbali e psicologiche, talvolta moltiplicata dal personale sanitario, ma sono solo uno…e come la maggioranza dei medici che subisce violenza non ho mai fatto denuncia né ho intenzione di farlo.

Io ho trovato molto utile aver fatto Arti Marziali, non tanto perché questo significhi che io possa difendermi aggredendo a mia volta, anzi al contrario, ma perché ho acquisito la capacità di valutare il rischio fisico e distinguere le provocazioni dalla violenza oggettiva, tollerando maggiormente qualche abuso e qualche strattone senza essere ferito. Le provocazioni sono un aspetto della comunicazione molto complesso da investigare, ne parleremo in un altro contesto, intanto fate anche un po' di Yoga, perché oggettivamente gli scontri verbali sono sgradevoli quando coinvolgono medici esasperati. Tuttavia, come per le provocazioni, l'alterco e la voce alzata da parte di un medico è talvolta terapeutico, occorre un'altra discussione complessa.

Ultima riflessione, quindi. Se le provocazioni e gli alterchi possono ottenere effetti benefici, come potremo distinguere il limite tra litigi coniugali normali e violenze psicologiche di genere? Riflettete gente, riflettete…

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