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Heroes suicidio e omicidi di massa

26 Feb 17

A cura di lmontecc@libero.it

Heroes suicidio e omicidi di massa di Franco Bifo Berardi e' un libro da leggere per diversi motivi.
Il primo e' perché è scritto bene,non e' facile leggere in questi tempi testi densi di significato, comprensibili e che provengono da una personale esperienza di vita e di pensiero. 
Bifo si interroga più volte sul perché ha scritto un "libro così orribile?" Già, questa e' la cifra che lo attraversa: una fenomenologia dell'orrore.
Troviamo analisi dei fatti di cronaca recenti come la strage provocata da pilota Andreas Lubitz che si suicida uccidendo tutti i passeggeri dell'Airbus a fatti che hanno aperto il secolo come la strage nella scuola di Colombine, passando per la distruzione delle torri gemelle ed arrivando alla isola di Utoya dove Andreas Breivik ha sterminato i giovani socialisti norvegesi. Tutto questo orrore e' analizzato nel dettaglio con uno stile misto fra la descrizione dei fatti riportata dai resoconti giornalistici o dai siti web al commento delle dichiarazioni o dei documenti ritrovati che vengono confrontati con teorie filosofiche o elaborazioni politiche. Questa prima parte ci porta attraverso passaggi vertiginosi e accostamenti insoliti in un regno infero da cui emergono personaggi da gironi danteschi:lo studente Seung-Hui Cho nel campus della università di Virginia, Greg Smith funzionario della Goldman Sachs,il dott Baruch Goldstein nella moschea Ibrahim di Hebron,le loro storie ci narrano di un inferno che non è altrove ma è il mondo in cui viviamo.
Bifo non si limita a descrivere gli abitanti di questo inferno ma prova ad analizzare quale colpa gli esseri umani abbiano commesso per ritrovarsi in questa condizione descritta dalle parole incise sulla porta dell'inferno: lasciate ogni speranza o voi che entrate.
Così la malattia mortale di Kierkegaard diviene il mood dominante di questo tempo caratterizzato dalla deterritorializzazione globalizzante del capitalismo contemporaneo che sradica gli individui dalle collettività di appartenenza li isola e li frantuma riducendoli a frattali di tempo da impiegare nel processo di produzione di significato.
Già, perché l'enorme sviluppo della produzione informatizzata ha trasformato il capitale finanziario in semiocapitalismo che produce significanti e significati ,dominati dal significante principale che è il denaro. Una moneta priva di materialità un algoritmo cui si sacrifica la vita. 
Si sentono gli echi di Ginsberg:
"Moloch la cui mente è puro meccanismo! Moloch il cui sangue è denaro 
che corre! Moloch le cui dita sono dieci eserciti! Moloch il cui petto 
è una dinamo cannibale!" 
E forse qualcosa del Minotauro globale di Varufakis.
Infatti in questo inferno la disperazione e la depressione sono espressione dell'essere umano un resto immodificabile di cui secondo Bifo il sonno ma di sicuro la morte segna un limite alla trasformazione della vita umana in capitale variabile.
Il sonno perché la giornata lavorativa non può essere prolungata per 24 ore, anche se in alcune distopie anche il sonno e l'immaginario e' colonizzato ed anche la memoria come nella Rachel di Blade Runner, che Bifo cita.
Dunque questa deterritorializzazione  distrugge tutti i vincoli frantuma gli esseri umani in particelle elementari,come direbbe Hoellebecq,annichilisce la solidarietà, l'amicizia,l'ospitalità. Rimangono solo identità posticce ricostruite su visioni paranoiche, costruzione del nemico e formazione di capri espiatori. Resta la secessione degli hikikomori, il suicidio, la trasformazione dell'immaginario nel reale e del reale nell'immaginario come nel caso di James Holmes il Joker che è letteralmente uscito dallo schermo de il cavaliere oscuro-il ritorno il 20 luglio 2012 al cinema di Aurora Colorado.
La nera prigione di ferro di cui parlava Philip Dick e' questo inferno desolato che Bifo ci squaderna davanti come quelle carte che si trovano negli edifici con un puntino rosso con scritto: voi siete qui.
 Già noi siamo in questo punto in cui e' interessante la domanda "che dovremmo fare quando non c'è più nulla da fare?"
Domanda che il testo si pone. Dunque dopo la diagnosi la terapia o meglio,individuato il punto in cui siamo sulla carta ora troviamo la via di fuga.
Qui sorge il problema della soggettività: come si fa ad uscire dall'inferno?
"Qui non c’è acqua ma soltanto roccia 
Roccia e non acqua e la strada di sabbia 
La strada che serpeggia lassù fra le montagne 
Che sono montagne di roccia senz’acqua"
In questa Waste  Land come dice Eliot, il soggetto e' stato catturato assoggettato al semiocapitalismo Bifo ci ricorda che gli schiavi delle piantagioni di Haiti si uccidevano a migliaia ma non ci dice che il medico nordamericano Samuel Adolphus Cartwright 
scopri' la drapetomania  ossia la malattia degli schiavi che fuggivano. Per questo medico la fuga degli schiavi era l'effetto di una malattia mentale.
Ora io rivendico quella malattia come salute, si tratta di un altro stato di coscienza,una dissociazione dalla soggettività dello schiavo per costruirsi uno stato di coscienza libero, ribellandosi anche al proprio super-io fabbricato dagli schiavisti.
Un altro esempio e' avvenuto nel super carcere di Palmi alla fine degli anni 80 del secolo scorso.
Un gruppo di prigionieri politici reclusi in quella "nera prigione di ferro" che non condividevano più le identità di resistenza  ne pensavano di assumere le identità di pentiti o di dissociati si trovarono proprio in quella situazione in cui ci si chiede che cosa si fa quando non c'è più niente da fare, e decisero di raccontarsi i sogni. Usando i metodi cifrati anziché comunicarsi risoluzioni strategiche si comunicarono i sogni che facevano, e tramite questi riuscirono ad accedere ad uno stato modificato di coscienza di gruppo. Una interessante via di  fuga.
Perché anche io concordo che la soggettività si può costruire attraverso delle linee di fuga che liberano i flussi desideranti attorno a compiti precisi che possono diventare progetti. Questi soggetti non sono 
individuali, citando sempre Eliot:
"Chi è il terzo che sempre ti cammina accanto? "
Se gli altri sono l'inferno,come diceva Sartre,gli altri sono anche la via di fuga dipende dalla capacità di superare gli ostacoli che impediscono l'elaborazione del compito di trovare una via d'uscita.
Il compito e' "il terzo che sempre ti cammina accanto"
Questi ostacoli si possono superare in momenti concreti di incontro dove si sviluppa l'amicizia tramite l'ospitalità e la convivialita'.
Il soggetto collettivo o gruppale e' un soggetto fluido e caotico effetto di un continuo lavoro sul compito che ha convocato il gruppo. Non ha una identità fissa ma come diceva Pichon Riviere gradi di appartenenza,comunicazione,pertinenza,
apprendimento,cooperazione e tele' cioè capacità di mettersi gli uni nei panni degli altri.
I gruppi crescono nelle pieghe e negli interstizi delle istituzioni, la dove meno li si aspetta, nei bordi dei centri commerciali o negli spazi occupati. Non si possono schiacciare non c'è nessun sterminatore che può cancellare queste forme di vita, come formiche nei grattaceli,erba nel cemento,scarafaggi nelle cucine postmoderne i gruppi proliferano caoticamente affermando con Heroes 
 
Siamo un nulla, e nulla ci aiuterà
Forse stiamo mentendo,
Allora è meglio che tu non rimanga
Ma potremmo essere più al sicuro,
Solo per un giorno
Oh-oh-oh-ohh, oh-oh-oh-ohh,
just for one day
 
 

 

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