Luca Galdo, medico neuropsichiatra, direttore dell’Istituto di psicologia sperimentale della Regia Università di Napoli[1], intervenne per porre al centro di una “politica razziale” italiana tesa a “valorizzare, possibilmente migliorare, attraverso appropriate selezioni, ed, in ogni caso, conservare e preservare da ogni causa di decadimento", il tema degli " attributi fisici e psichici della propria razza, quale patrimonio sacro ed inalienabile, da trasmettere inalterato alla discendenza”. Attingendo alle ricerche sui Boeri e gli Ottentotti nell’Africa Sud occidentale tedesca (oggi Namibia) di Fischer, per il quale la trasmissione delle qualità razziali degli umani era regolata dalle leggi di Mendel “nello stesso modo che quelle delle piante e degli animali”, Galdo citava fra le cause di decadenza della razza gli incroci con altre razze e il meticciato.
Responsabili del degrado della propria razza secondo lui erano:
1. I fiacchi di una razza superiore i quali, quando non sono assistiti dalla fortuna, nella scelta fra i campioni appartenenti alla propria categoria, cercano conquiste in una razza inferiore, se già non sono eliminati dalla selezione naturale.
2. Gli esuberanti nell’istinto sessuale, nei quali è assopito o spento il sentimento etico-razziale, ove sono facilmente indotti a prevaricare, soltanto da ragioni di lussuria o di degenerazione.
3. Coloro che hanno un campo limitato nella scelta, o cui è impedito, per mutate condizioni ambientali (emigrazione, servizio coloniale, deportazione, ecc.) di contrarre rapporti con soggetti della propria razza.
Ancora, biologi e naturalisti avevano dimostrato l’esistenza di leggi della biologia generale, comuni al regno vegetale e al regno animale, per le quali a seguito di inadeguata “affinità gametica”, “gl’incroci forniscono una produzione scadente e difettosa per qualità e quantità”. Oltre all’affinità gametica avrebbe operatp anche una “affinità psichica” per la quale nella prole erano trasmessi “i caratteri psichici in genere della razza, e in specie dei genitori” . Insieme alle affinità erano presenti e operavano i loro contrari che portavano da una parte a sterilità o difetti fisici negli incroci, e dall’altra alla “ripugnanza che esiste fra una razza e l’altra” negli uomini.
Pertanto: “Gli studiosi sono quasi tutti concordi nel riconoscere minorate qualità fisiche e psichiche nei bastardi”: “Gente senza energia fisica e morale, nonché esseri deboli e malaticci ed ipersensuali, sono considerati i meticci in genere e quelli delle zone tropicali e sud-tropicali”.
E aggiungeva: “Se si pensa che il concetto di razza nell’uomo è basato più sulle differenziazioni psichiche che su quelle somatiche, ne consegue che l’eredità biologica e sociale perde le sue peculiari caratteristiche nei bastardi, e degrada in una promiscuità amorfa di note somatiche e psichiche le quali non potranno darci che soggetti disarmonici da ambedue i punti di vista, e mediocri o del tutto scadenti dal punto di vista etico-sociale. È chiaro quindi come queste condizioni rappresentino un importante coefficiente favorevole per lo sviluppo della criminalità”.
Sulla base di tali considerazioni Galdo osservava come:
“Sinora la nostra politica demografica si preoccupava soltanto di elevare l’indice numerico delle nascite […]; oggi, con la conquista dell’Impero, e con gli aumentati rapporti con altri popoli di razze inferiori, si è imposto il problema nuovo della politica razziale. Al problema quantitativo già brillantemente avviato alla sua completa soluzione, si aggiunge il problema qualitativo basato […] sul principio della difesa e della conservazione della nostra razza”.
Qui Galdo citava l’allarme del Cogni per il rischio derivante dal moltiplicarsi di mescolanze dei bianchi con “elementi inferiori” : “ E’ chiaro che una volta tagliati fuori dal contatto vivo e durevole col mondo europeo, i bianchi finiscono per subire, anche involontariamente, un graduale adattamento al territorio nuovo e alla sua gente, sempre preponderante in numero: che significa una lenta fascinazione verso lo scadimento. […] se si può di tanto in tanto tornare in patria e rituffarsi nell’atmosfera del proprio sangue; o se si può continuamente vivere a contatto con elementi nuovi, di fresco venuti dalla patria e ancora di essa imbevuti, bene: altrimenti l’africanizzazione o lo scadimento morale (corsivo del Galdo) sono una prossima o lontana conseguenza”.
Sulla base degli stessi criteri, Galdo affermava che “La modificazione regressiva (dell’uomo di razza superiore obbligato a vivere con esseri di razza inferiore) […] è una nota costante, che si rivela in grado diverso nell’uomo delinquente, che dai criminologi […] è definito “un selvaggio perduto nella nostra civiltà”.
Di qui la necessità di provvedere “con tempestive ed appropriate misure di difesa, sia contro il pericolo dei fattori fisici e sociali, e sia contro il pericolo degli incroci.
E concludeva: ”L’Umanità intera, che deve tante delle sue conquiste al genio della razza latina, e specie a quello italico, è interessata a che detta razza si conservi pura, e allontani per tempo ogni pericolo di decadimento”.
Nota: Luca Galdo, autore del trattato Nozioni di psicologia sperimentale, Napoli, 1945 e del trattato Elementi di psicologia, Napoli 1950, fu allievo di Cesare Colucci, collaboratore di Leonardo Bianchi, e come lui psicologo di formazione medica. Nel 1937 sostituì il maestro nella cattedra di Psicologia sperimentale dell’Università di Napoli.
Al 1° Congresso internazionale di Criminologia di Roma (3-8 ottobre 1938) intervenne sul tema Caratterologia e criminalità.
Le citazioni sono tratte da Luca Galdo, Razza – psicologia- criminalità, « Archivio di Antropologia Criminale, Psichiatria e Medicina Legale», 1941, 61, fasc. I, 413-417.
Responsabili del degrado della propria razza secondo lui erano:
1. I fiacchi di una razza superiore i quali, quando non sono assistiti dalla fortuna, nella scelta fra i campioni appartenenti alla propria categoria, cercano conquiste in una razza inferiore, se già non sono eliminati dalla selezione naturale.
2. Gli esuberanti nell’istinto sessuale, nei quali è assopito o spento il sentimento etico-razziale, ove sono facilmente indotti a prevaricare, soltanto da ragioni di lussuria o di degenerazione.
3. Coloro che hanno un campo limitato nella scelta, o cui è impedito, per mutate condizioni ambientali (emigrazione, servizio coloniale, deportazione, ecc.) di contrarre rapporti con soggetti della propria razza.
Ancora, biologi e naturalisti avevano dimostrato l’esistenza di leggi della biologia generale, comuni al regno vegetale e al regno animale, per le quali a seguito di inadeguata “affinità gametica”, “gl’incroci forniscono una produzione scadente e difettosa per qualità e quantità”. Oltre all’affinità gametica avrebbe operatp anche una “affinità psichica” per la quale nella prole erano trasmessi “i caratteri psichici in genere della razza, e in specie dei genitori” . Insieme alle affinità erano presenti e operavano i loro contrari che portavano da una parte a sterilità o difetti fisici negli incroci, e dall’altra alla “ripugnanza che esiste fra una razza e l’altra” negli uomini.
Pertanto: “Gli studiosi sono quasi tutti concordi nel riconoscere minorate qualità fisiche e psichiche nei bastardi”: “Gente senza energia fisica e morale, nonché esseri deboli e malaticci ed ipersensuali, sono considerati i meticci in genere e quelli delle zone tropicali e sud-tropicali”.
E aggiungeva: “Se si pensa che il concetto di razza nell’uomo è basato più sulle differenziazioni psichiche che su quelle somatiche, ne consegue che l’eredità biologica e sociale perde le sue peculiari caratteristiche nei bastardi, e degrada in una promiscuità amorfa di note somatiche e psichiche le quali non potranno darci che soggetti disarmonici da ambedue i punti di vista, e mediocri o del tutto scadenti dal punto di vista etico-sociale. È chiaro quindi come queste condizioni rappresentino un importante coefficiente favorevole per lo sviluppo della criminalità”.
Sulla base di tali considerazioni Galdo osservava come:
“Sinora la nostra politica demografica si preoccupava soltanto di elevare l’indice numerico delle nascite […]; oggi, con la conquista dell’Impero, e con gli aumentati rapporti con altri popoli di razze inferiori, si è imposto il problema nuovo della politica razziale. Al problema quantitativo già brillantemente avviato alla sua completa soluzione, si aggiunge il problema qualitativo basato […] sul principio della difesa e della conservazione della nostra razza”.
Qui Galdo citava l’allarme del Cogni per il rischio derivante dal moltiplicarsi di mescolanze dei bianchi con “elementi inferiori” : “ E’ chiaro che una volta tagliati fuori dal contatto vivo e durevole col mondo europeo, i bianchi finiscono per subire, anche involontariamente, un graduale adattamento al territorio nuovo e alla sua gente, sempre preponderante in numero: che significa una lenta fascinazione verso lo scadimento. […] se si può di tanto in tanto tornare in patria e rituffarsi nell’atmosfera del proprio sangue; o se si può continuamente vivere a contatto con elementi nuovi, di fresco venuti dalla patria e ancora di essa imbevuti, bene: altrimenti l’africanizzazione o lo scadimento morale (corsivo del Galdo) sono una prossima o lontana conseguenza”.
Sulla base degli stessi criteri, Galdo affermava che “La modificazione regressiva (dell’uomo di razza superiore obbligato a vivere con esseri di razza inferiore) […] è una nota costante, che si rivela in grado diverso nell’uomo delinquente, che dai criminologi […] è definito “un selvaggio perduto nella nostra civiltà”.
Di qui la necessità di provvedere “con tempestive ed appropriate misure di difesa, sia contro il pericolo dei fattori fisici e sociali, e sia contro il pericolo degli incroci.
E concludeva: ”L’Umanità intera, che deve tante delle sue conquiste al genio della razza latina, e specie a quello italico, è interessata a che detta razza si conservi pura, e allontani per tempo ogni pericolo di decadimento”.
Nota: Luca Galdo, autore del trattato Nozioni di psicologia sperimentale, Napoli, 1945 e del trattato Elementi di psicologia, Napoli 1950, fu allievo di Cesare Colucci, collaboratore di Leonardo Bianchi, e come lui psicologo di formazione medica. Nel 1937 sostituì il maestro nella cattedra di Psicologia sperimentale dell’Università di Napoli.
Al 1° Congresso internazionale di Criminologia di Roma (3-8 ottobre 1938) intervenne sul tema Caratterologia e criminalità.
Le citazioni sono tratte da Luca Galdo, Razza – psicologia- criminalità, « Archivio di Antropologia Criminale, Psichiatria e Medicina Legale», 1941, 61, fasc. I, 413-417.
[1] Le cattedre di Psicologia Sperimentale furono istituite da Leonardo Bianchi nel 1905. Fra i professori che le occuparono ricordo De Sanctis e Agostino Gemelli.
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